Il (talvolta stucchevole, ma sempre calcolato) dibattito politico fa sì che anche l’opinione pubblica, da mesi a questa parte, sia concentrata prevalentemente sul tema della Tasi. E così, i cittadini sono inevitabilmente portati a non rendersi conto a sufficienza che anche altri tributi dovrebbero essere oggetto di una seria riflessione. Primo fra tutti, la Tari. Secondo uno studio condotto dal Servizio politiche territoriali della Uil, la tassa rifiuti, tra il 2012 e il 2015, è aumentata mediamente del 32,4% (72 euro in più), mentre nell’ultimo anno l’aumento è stato del 3,3% (10 euro medi in più), passando da una tariffa annua di 224 euro a 296 euro medi a famiglia.
Per giungere a tale risultato, il sindacato ha elaborato i costi in 103 città capoluogo di provincia, per una famiglia di 4 persone con una casa di 80 mq. “Nello specifico – ha commentato il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy – tra il 2012 e il 2015 a Matera l’aumento medio è stato del 207%; a Pescara del 165%; ad Avellino del 114%; a L’Aquila del 103%; a Nuoro del 98,2%. Sempre nello stesso periodo, la tariffa è diminuita del 17,4% a Belluno; del 9% a Varese; del 7,4% a Bergamo; del 5,6% a Udine e Gorizia. Per quanto riguarda le grandi città, tra il 2012 e il 2015 a Cagliari l’aumento medio è stato dell’85,3%; a Genova del 54,2%; a Palermo del 37,5%; a Milano del 31%; a Firenze del 30,6%; a Bari del 22,5%; a Torino del 21,9%. Più contenuti gli aumenti a Napoli (+ 1,8%); a Roma (+2,3%); a Venezia (+2,9%); A Bologna (+5,2%). In soldoni, questi aumenti hanno comportato un esborso in più, a famiglia, pari a 295 euro a Matera; 212 euro ad Avellino; 209 euro a Grosseto; 208 euro a Pisa; 207 euro a Cagliari. Al contrario, a Belluno il risparmio è stato di 34 euro medi a famiglia; a Varese di 24 euro; a Gorizia di 18 euro; a Bergamo di 16 euro; a Udine di 11 euro”.
La Uil ha quindi preso in esame l’andamento nell’ultimo anno. Ebbene, tra il 2014 e il 2015, ben 55 città hanno aumentato la tariffa, tra cui Bologna, Firenze, Genova, Milano, Torino, Venezia; sono 35 le città che, invece, hanno diminuito la tariffa, tra cui Cagliari, Napoli, Palermo, Roma; 13 città hanno invece confermato le tariffe dell’anno precedente tra cui Bari, Trento, Verona. Nel dettaglio, a Matera l’aumento è stato del 106%; a Pordenone del 43%; a Cremona del 41%; a Brindisi del 40%. Invece, a Vibo Valentia si è registrata una diminuzione dell’11%; a Potenza del 9%; a Macerata e Lecce dell’8%. Anche in questo caso gli aumenti valgono mediamente 225 euro in più a Matera; 111 euro a Brindisi; 62 euro a Pordenone; 58 euro a Cremona; 37 euro a Chieti. I risparmi valgono 31 euro medi a Cagliari; 28 euro a Pisa; 26 euro ad Avellino; 24 euro a Potenza; 23 euro a Pescara.
Ciò che colpisce, è che l’incremento ha colpito piccoli comuni come grandi città, anche in quelle aree del Paese dove è cresciuta la diffusione della raccolta differenziata. Nello specifico delle metropoli, la tariffa è aumentata mediamente del 7% a Torino; a Venezia del 4,2%; a Firenze del 3,7%; a Bologna del 3%; a Milano del 2,9%; a Genova del 2,8%. Viceversa, la diminuzione a Cagliari è stata del 6,4%; a Palermo del 5,8%; a Napoli del 2,8%; a Roma dell’1,5%.
In valori assoluti, nel 2015 il costo maggiore si è registrato a Salerno con 462 euro l’anno a famiglia; a Benevento 454 euro; a Grosseto 450 euro; a Siracusa 444 euro. Si paga un po’ meno ad Ascoli Piceno (160 euro medi a famiglia); a Isernia e Belluno (161 euro); a Novara e Vibo Valentia (167 euro). Per quanto riguarda le grandi città, a Cagliari la tariffa sui rifiuti pesa 450 euro medi a famiglia; a Napoli 436 euro medi; a Reggio Calabria 431 euro; a Venezia 334 euro; a Milano 331 euro; a Genova 330 euro; a Roma 318 euro; a Bari 308 euro. Più contenuto l’importo della tariffa a Bologna (229 euro medi); a Firenze (238 euro); a Torino (262 euro); a Palermo (289 euro).
Insomma: tirando le somme la Tari è più cara della Tasi. Con una media di 296 euro, infatti, la tassa sui rifiuti è più alta di 66 euro rispetto a quella sulla prima casa (230 euro medi).
“I dati esposti – conclude Loy – sono una ragione di più per non staresereni, nonostante le norme previste nella Legge di Stabilità e i proclami del Presidente del Consiglio che afferma che il prossimo anno la pressione fiscale non aumenterà. Ciò perché la Tari (così come, peraltro, le tariffe degli asili nido, delle mense scolastiche, del trasporto pubblico) non è oggetto del blocco dei tributi previsto per l’anno prossimo. Tra l’altro, gli aumenti della tassa dei rifiuti non sempre si accompagnano ad una migliore qualità del servizio”.