Catasto e Imu: due temi sempre d’attualità nell’agenda della politica fiscale abitativa. e, di conseguenza, due argomenti che stanno molto a cuore ad associazioni di categoria, operatori del settore, e a chiunque a vario titolo se ne occupi, per ragioni professionali. Tra questi, l’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, che commenta: “Si stanno facendo sempre più forti le pressioni degli organismi internazionali affinché l’Italia proceda a una revisione della tassazione sugli immobili. Dopo i rilievi in serie dell’Unione Europea, è arrivata ora la presa di posizione del Fondo Monetario, che raccomanda di procedere celermente alla riforma del catasto e alla reintroduzione di un’imposta sulla prima casa. Con una campagna elettorale che si è di fatto già aperta, appare improbabile che le misure, entrambe di buon senso e improntate a uno spirito di equità sociale, possano essere varate nel corso dell’anno. Ma all’inizio della nuova legislatura, con le forze politiche meno condizionate dalla ricerca del consenso, il varo dei due provvedimenti potrebbe costituire una strada obbligata, soprattutto se gli orizzonti economico-finanziari del Paese dovessero restare incerti”.
Quando che le si applicassero, tuttavia, le due misure in oggetto non potrebbero che scatenare la consueta ridda di polemiche. Come sciogliere questo nodo? “La questione va affrontata da un punto di vista il più possibile oggettivo e razionale – spiega Simoncini – anche in considerazione del fatto che nel resto d’Europa tassare l’abitazione principale non è un tabù. In Italia, la prospettiva di suscitare il malcontento di circa l’80% dei cittadini, vale a dire la quota di connazionali che possiede un immobile di proprietà, ha frenato i vari tentativi di riforma. Come accaduto di recente, ad esempio, annunciare l’adeguamento delle rendite catastali ma imporre ai Comuni l’invarianza del gettito fiscale complessivo ha di fatto condannato a morte prematura qualsiasi abbozzo di legge. Ma ciò ha pure significato mantenere in piedi sperequazioni paradossali, che consentono che un’abitazione di lusso in pieno centro storico a Roma abbia una rendita più bassa di un appartamento di periferia perché la sua classificazione è ferma a settant’anni fa e non tiene conto del valore di mercato dell’immobile e del contesto urbano in cui lo stesso è inserito. Per le imposte derivanti, poi, andrebbe studiata una progressività proporzionata alle disponibilità finanziarie di ciascuno: pagare Imu e Tasi anche sulla prima casa non costituirebbe un problema per chi ha un reddito consistente, mentre si potrebbero contenere gli importi, ad esempio, per i meno abbienti e per coloro che si trovassero a ereditare un’abitazione non avendo entrate adeguate al livello dell’immobile”.