Un percorso lungo 3 anni, al termine del quale la tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore (cioè quella parte dei costi della nostra bolletta con cui paghiamo i servizi per misurare e far arrivare nelle nostre case l’energia elettrica) e per gli oneri di sistema (cioè i costi per sostenere attività di interesse generale per il sistema elettrico) – in totale circa il 40% della nostra bolletta – saranno uguali per ogni livello di consumo, abbandonando la cosiddetta “struttura progressiva”, cioè con prezzi di ogni singolo kWh crescenti al crescere dei consumi. In questo modo, secondo l’Authority, le famiglie andranno a pagare un corrispettivo meglio commisurato al servizio che utilizzano e più aderente ai costi effettivi.
Tuttavia, dalle risposte fornite dalla stessa Autorità ai principali quesiti sulla Riforma delle tariffe di rete per le utenze domestiche (partita il 1° gennaio 2016 e a regime dal 1° gennaio 2018) emergono non pochi motivi di preoccupazione, soprattutto sul fronte dei costi a carico degli utenti.
Di seguito, un elenco di Faq da cui si possono evincere anche le maggiori criticità della misura
D. Perché l’Italia ha avviato una riforma delle tariffe elettriche?
R. La riforma, che con ampia gradualità interesserà i quasi 30 milioni di consumatori elettrici domestici italiani, ha l’obiettivo di sostenere la diffusione di consumi efficienti oggi penalizzati da costi eccessivi, rendendo quello che paghiamo più equo e realmente aderente ai costi dei servizi di rete, semplificando anche la bolletta, facilitandone la comprensione. Questa riforma è stata attuata dall’Autorità come previsto dal Parlamento e del Governo (con la legge n. 96/2013 e con il decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102) per recepire in Italia la Direttiva Europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Prevede che venga superata la “struttura progressiva” della tariffa per il trasporto di energia e la gestione del contatore e degli oneri di sistema, cioè con un costo unitario del kWh che cresce per scaglioni all’aumentare dei prelievi, introdotta circa quarant’anni fa a seguito degli shock petroliferi degli anni ’70 e in vigore fino al 2015.
D. Quali saranno le novità nelle nostre bollette?
R. Al termine di questo processo – che si concluderà il 1° gennaio 2018 – la tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore (cioè quella parte dei costi della nostra bolletta con cui paghiamo i servizi per misurare e far arrivare nelle nostre case l’energia elettrica) e per gli oneri di sistema (cioè i costi per sostenere attività di interesse generale per il sistema elettrico), in totale circa il 40% della nostra bolletta, saranno uguali per ogni livello di consumo, non più progressive. Avere una tariffa con “struttura progressiva” – che ora verrà superata – vuol dire che il prezzo unitario del kWh aumenta al crescere dei consumi totali, cioè si paga l’energia in modo più che proporzionale rispetto ai consumi, anche se in effetti il costo per produrre e trasportare un kWh di energia è sempre costante. Al termine dell’applicazione della Riforma, ogni utente quindi pagherà in modo più equo per i servizi che utilizza, pagando l’esatto corrispettivo per il servizio utilizzato, congruente con i costi.
La struttura “progressiva” era stata introdotta negli anni ’70 a seguito degli shock petroliferi e si è protratta fino al 2015. In un contesto sociale, economico e tecnologico radicalmente diverso rispetto all’attuale, venne infatti definito un sistema di sussidi incrociati tra consumatori, in cui chi consumava di più (tra cui anche le famiglie numerose o quelle che abitano in zone non raggiunte dal metano), a parità di costi per il servizio, pagava anche qualcosa per chi consumava di meno (quindi anche i single o le famiglie che vivono poco la propria casa). Con la riforma tariffaria si intendono eliminare le differenziazioni dei prezzi per scaglioni di consumo, in modo tale da ottenere una tariffa lineare, più equa, più trasparente, più aderente ai costi dei servizi forniti dal sistema elettrico e anche più adatta a stimolare investimenti rivolti verso un sistema energetico più sostenibile.
D. Come cambiano le tariffe elettriche nel dettaglio?
R. Se si ipotizza la possibile bolletta di un cliente residente – oggi in regime di Maggior tutela – che si potrà realizzare dal 2018 (dopo l’entrata a regime della riforma), in media il 75% della spesa totale sarà ancora relativa alle quote variabili (cioè collegata direttamente al kWh di energia prelevata) e il restante 25% sarà relativa alle quote fisse (per punto e per kW di potenza impegnata).
La differenza rispetto alla precedente struttura progressiva è che cresce il peso delle quote fisse, ossia indipendenti dal consumo di energia, soprattutto perché, fino al 2015, tutte le famiglie residenti hanno goduto di forti sussidi proprio su queste parti fisse della bolletta elettrica.
Per i clienti domestici residenti crescerà il peso solo della quota fissa della tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore (la voce che pesa in media il 15% della bolletta totale), cioè una delle quattro voci principali che compongono la bolletta.
Per i clienti domestici non residenti l’incremento del peso delle quote fisse sarà maggiore perché riguarderà due delle quattro voci principali che compongono la bolletta, oltre a quella relative alla tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore anche quella relativa agli oneri di sistema (che complessivamente pesano in media il 40% della bolletta totale); il peso delle quote fisse sarà maggiore per le abitazioni di vacanza, cioè quelle poco utilizzate e quindi caratterizzate da bassi consumi annui di energia, rispetto ad altre condizioni di non residenza (es. lavoratori e studenti fuori sede senza residenza).
La riforma tariffaria interviene solo marginalmente invece sulla materia energia, sostanzialmente relativa ai consumi, che rappresenta in media circa il 50% di spesa della bolletta. In questo caso, il peso delle quote fisse sul totale della bolletta dipende sia dal livello di consumo, sia dal contratto di fornitura sottoscritto dal cliente.
D. Perché saremo più liberi di utilizzare elettrodomestici efficienti?
R. La riforma della tariffa consentirà di liberare il potenziale di installazione di apparecchiature elettriche efficienti (come ad es. pompe di calore, auto elettriche o piastre a induzione), fino al 2015 frenate dagli eccessivi costi di utilizzo per la progressività della tariffa, consumi elettrici che potranno essere sostitutivi di quelli di altri vettori energetici (gas, gpl o altro), per loro natura molto meno rinnovabili, portando anche a un ulteriore possibile risparmio complessivo oltre che ad una riduzione dell’inquinamento nei centri urbani.
Infatti chi, ad esempio, per riscaldare la propria abitazione voleva utilizzare un’efficiente pompa di calore veniva penalizzato dalle più alte tariffe progressive. Con la riforma, e quindi con una più stretta aderenza ai reali costi, potrà più liberamente scegliere se utilizzare la pompa di calore ad altissima efficienza senza essere penalizzato, magari risparmiando se, guardando all’intero bilancio energetico della famiglia, potrà così sostituirla al gas. Considerazioni simili si possono fare anche con i veicoli elettrici al posto di quelli a benzina o gasolio, o alle piastre ad induzione per cucinare.
Inoltre, queste apparecchiature elettriche sono quelle che meglio si adattano ad un aumento della penetrazione delle fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo e dell’energia da loro stesse prodotta, sia di provenienza dalla rete sia autoprodotta e consumata sul posto con i piccoli impianti di produzione rinnovabili sempre più diffusi.
D. Come vengono aiutate le famiglie in stato di bisogno?
R. Per le famiglie in reale stato di bisogno, a basso reddito, l’Autorità ha previsto un ammortizzatore che annulla ogni possibile effetto negativo della riforma. Lo strumento è lo sconto garantito dal bonus sociale, già oggi esistente, capace di intercettare chi è in concreta difficoltà. Con la riforma ne viene previsto il potenziamento automatico da parte dell’Autorità, in modo che per le famiglie a basso reddito che ne hanno diritto non ci sia alcun aggravio di spesa, mantenendo allo stesso tempo la propria agevolazione.
D. Con la riforma sarà più facile comparare le offerte sul mercato e gestire meglio la bolletta energetica?
R. Sì. Semplificando le tariffe, sarà più facile comparare le offerte sul mercato elettrico. A regime, infatti, l’eliminazione delle tariffe differenziate per scaglioni di consumo renderà più immediato il confronto, con costi espressi in modo più omogeneo, permettendo anche una maggiore confrontabilità delle diverse offerte e una maggiore consapevolezza dei propri consumi. Benefici che si affiancano alle novità introdotte con la Bolletta 2.0.
D. Come si sta applicando gradualmente la riforma fino al 2018?
R. Dal 1° gennaio 2016 è rimasta invariata la struttura tariffaria a scaglioni e, solo per la tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore, è stato fatto un primo intervento sulla progressività dei consumi e sull’aumento delle quote fisse (per punto e per potenza), riducendo di almeno il 25% l’entità del sussidio incrociato esistente fino al 2015. Parallelamente è stata avviata la raccolta e la messa a disposizione dei clienti dei dati relativi ai valori di potenza massima prelevata ogni mese, in modo da migliorare la trasparenza e la consapevolezza dei propri consumi.
Dal 1° gennaio 2017 ci sarà la piena applicazione della tariffa non progressiva per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore e verrà effettuato il primo intervento anche sulla tariffa per gli oneri di sistema, in modo da diminuire l’effetto di progressività e limitare a 2 il numero di scaglioni di consumo annuo; verranno poi introdotte tutte le novità legate all’impegno di potenza, con l’offerta di un maggior numero di livelli tra cui scegliere.
Dal 1° gennaio 2018, infine, la riforma sarà a regime, applicando la piena struttura non progressiva anche alla tariffa per gli oneri di sistema.
D. Se aumenta il consumo di energia elettrica bisognerà poi aumentare la potenza impegnata contrattualmente, cioè del contatore?
R. Non necessariamente, molto dipende da come i maggiori consumi sono distribuiti nel tempo. A parità di consumi, l’effettivo utilizzo di potenza dipende dal grado di contemporaneità degli utilizzi degli apparecchi elettrici, e su questo i comportamenti individuali o i sistemi di automazione domotica possono fare molto per evitare di accendere tanti apparecchi nello stesso momento.
In ogni caso, grazie alla riforma, la potenza sarà una nuova leva di personalizzazione delle forniture di elettricità e di potenziale risparmio, stimolando i clienti ad adottare comportamenti energetici più moderni e di minore impatto sulle reti elettriche.
Proprio per stimolare un utilizzo più attento e consapevole della potenza, verranno presto messi a disposizione in bolletta i dati storici della massima potenza prelevata mensilmente, sarà possibile scegliere tra un maggior numero di livelli di potenza impegnata (definiti con un passo più fitto rispetto all’attuale), in modo da aumentare la possibilità per il cliente di scegliere quello ottimale per le proprie esigenze, e negli anni 2017 e 2018 saranno fortemente ridotti i costi di queste eventuali variazioni contrattuali.
D. Cosa accade a chi ha sempre consumato poca energia elettrica?
R. La risposta dipende dalla specifica situazione in cui ci si trova, perché il consumo di energia dipende da una molteplicità di fattori, quali ad esempio la numerosità familiare, la dimensione della casa, lo stato di vetustà degli elettrodomestici, il clima, la disponibilità di fonti energetiche alternative per il riscaldamento, il comportamento degli abitanti e si possono dunque presentare diversi scenari.
Se si utilizza poca energia elettrica principalmente perché il nucleo familiare o le dimensioni dell’abitazione sono ridotti, è allora possibile diminuire ulteriormente i consumi grazie all’adozione di comportamenti virtuosi o a un incremento di efficienza dei propri apparecchi, due scelte stimolate proprio dalla riforma tariffaria.
Se il basso consumo di elettricità dipende dall’utilizzo di pochi apparecchi elettrici, dal 2017 sarà importante valutare l’opportunità di ridurre la potenza contrattualmente impegnata, un’operazione che la riforma tariffaria rende più semplice, più efficace e meno onerosa. Chi utilizza pochi apparecchi elettrici, infatti, è probabile che abbia anche bassi prelievi di potenza e che quindi non utilizzi tutta la potenza che impegna contrattualmente (3 kW nella maggior parte dei casi).
Se invece il basso consumo di energia elettrica dipende dal fatto che per riscaldarsi, cucinare, produrre l’acqua calda e muoversi si utilizzano gas naturale, gasolio, gpl o altri combustibili fossili, potrà valere la pena di valutare la convenienza di installare apparecchi elettrici che svolgano le medesime funzioni con un’efficienza maggiore; questo potrebbe consentire di fare a meno degli altri combustibili e quindi di ridurre la bolletta energetica complessiva della famiglia.
D. La riforma delle tariffe elettriche si farà anche nel resto d’Europa?
R. No, la riforma è in via di attuazione solo in Italia perché siamo l’unico stato europeo (e uno dei pochissimi a livello mondiale) che ancora prevede l’applicazione di tariffe con struttura progressiva, in cui cioè il prezzo di ogni singolo kWh aumenta al crescere del volume di energia consumata.
D. Se pensiamo di sostituire gli apparecchi a gas con quelli elettrici, quali possono essere le conseguenze per le spese e l’ambiente?
R. Per rispondere a questa domanda è stata effettuata una simulazione, confrontando una casa in cui si usa sia il gas sia l’energia elettrica e una casa in cui sono presenti solo apparecchi elettrici ad alta efficienza. Considerando i costi di esercizio e la vita tecnica degli elettrodomestici e applicando la simulazione a tutti i tipi di zone climatiche in Italia, dove quindi può variare l’esigenza di riscaldamento/raffrescamento, sono emersi dati positivi e incoraggianti sia in termini di risparmio di spesa per le famiglie sia di effetti positivi per l’ambiente.
Con le nuove tariffe elettriche a regime dal 2018 sarebbe possibile risparmiare sui costi di esercizio e rientrare più velocemente dei costi di investimento iniziali, cioè per la sostituzione degli apparecchi a gas con quelli elettrici. Le nuove tariffe, pertanto, valutando le singole esigenze famigliari e le variabili relative alle strutture, potrebbero dunque rendere vantaggioso il fuel switching (cioè la sostituzione di combustibili fossili con elettricità) in molti contesti residenziali, con conseguente aumento dell’efficienza complessiva a livello di sistema Paese.