Del Giubileo, inaugurato a Roma lo scorso 8 dicembre si è già parlato (e molto, ancora si parlerà) da ogni punto vista, analizzandone gli aspetti sociali, religiosi, quelli inerenti la sicurezza, le ripercussioni su turismo e mercato immobiliare. Un fattore, tuttavia, non era ancora stato preso in considerazione: quale sarà l’impatto dell’evento sulla questione rifiuti, che a Roma è sempre di grande attualità? Ad affrontare la tematica è stato il sesto numero del diario “Roma verso il Giubileo”, pubblicato dal Censis.
QUALI FLUSSI
Innanzitutto, i flussi di visitatori attesi a Roma nel prossimo anno avranno come effetto una produzione di 64 tonnellate di rifiuti in più al giorno in media. L’incremento delle presenze nella capitale (il Censis ha stimato in 33 milioni i turisti, pellegrini e visitatori senza pernottamento che arriveranno a Roma nel corso dell’Anno Santo) corrisponderà a un volume aggiuntivo di rifiuti urbani quantificabile complessivamente in 23.000 tonnellate: un valore pari a quello prodotto in un anno da una città delle dimensioni di Rieti (48.000 abitanti) e che si concentrerà in gran parte in un’area della città relativamente ristretta e in alcuni giorni dell’anno.
STATO DI FATTO
Nel 2014 la produzione complessiva di rifiuti urbani a Roma è stata di 1,7 milioni di tonnellate, pari a 600 kg per abitante l’anno, ovvero più di un chilo e mezzo a testa al giorno. Il volume di rifiuti urbani prodotti dipende solo in parte (per il 60%) dalle utenze domestiche e risente molto della forza di attrazione della città su turisti e pendolari. Due città ad alta intensità turistica come Venezia e Firenze registrano valori ancora più elevati di Roma: rispettivamente, 611 e 627 kg per abitante l’anno, più di altre grandi città investite meno dai flussi turistici come Torino e Napoli, che si attestano intorno a 500 kg pro-capite l’anno. I visitatori che si recheranno a Roma nell’anno del Giubileo avranno, quindi, un impatto sulla città anche in termini ambientali, a cominciare dalla gestione dei rifiuti.
LA PULIZIA
La pulizia della città è un tema già normalmente critico per la Capitale. Secondo una indagine del Censis, il 61% dei romani ritiene che la città sia più sporca rispetto a due anni fa, per il 33% la situazione è rimasta invariata e appena il 6% la trova più pulita. E solo il 5% dei romani colloca la raccolta dei rifiuti tra i servizi comunali che funzionano meglio. Vengono giudicati in modo peggiore solo i servizi di pulizia e manutenzione stradale, considerati pienamente efficienti dal 3,6% appena dei residenti. Un’indagine comparativa della Commissione europea sulla percezione della qualità della vita in 79 città evidenzia l’elevata insoddisfazione dei romani. Se a Vienna la percentuale di abitanti insoddisfatti si attesta sotto il 20%, a Londra al 32%, a Barcellona al 41%, a Parigi, Madrid e Berlino attorno al 56-57%, a Roma la quota degli scontenti sale al 75%.
Che vi sia la necessità di destinare più risorse per la pulizia delle strade e per il decoro urbano è indubbio. Fino a pochi mesi fa il 45% degli automezzi dell’Ama rimaneva parcheggiato nelle rimesse perché guasto (oggi la percentuale sta scendendo al 30%). Il piano di rilancio recentemente annunciato prevede 300 operatori ecologici in più, il sistema di tracciamento degli automezzi, il rinnovo del parco dei cassonetti e la dislocazione entro fine anno di 10.000 nuovi cestini gettacarte.
DIFFERENZIATA
Nel 2014 a Roma la raccolta differenziata si è attestata al 35% del totale dei rifiuti e secondo l’Ama nel 2015 si è raggiunta quota 43%. I passi in avanti sono stati significativi, considerato che nel 2010 la differenziata era ferma ancora al 21%. Finora la raccolta differenziata viene effettuata solo in alcune zone con il modello “porta a porta”, mentre nel resto della città si effettua tramite i cassonetti stradali. Ma il vero limite resta la mancanza di impianti industriali necessari a valorizzare i rifiuti differenziati e a trasformali in risorsa. Oggi gran parte del materiale viene recuperato fuori regione. Per uscire dalla precarietà e valorizzare i rifiuti come una risorsa servono investimenti sull’intero ciclo industriale e non ci si può limitare solo alla raccolta.
SMALTIMENTO
Fino all’ottobre del 2013 Roma conferiva quasi il 75% dei rifiuti urbani nella grande discarica privata di Malagrotta: 240 ettari, circa 5.000 tonnellate di rifiuti scaricati ogni giorno, 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica prodotti ogni anno. Chiusa la discarica e potenziata la raccolta differenziata, rimangono sempre volumi considerevoli di rifiuti indifferenziati (circa un milione di tonnellate l’anno) che devono essere trattati prima dello smaltimento. Su questo fronte, la città sconta una carenza di impianti. Sul versante pubblico ci sono quelli Ama di Rocca Cencia e di via Salaria (comunque destinato alla chiusura perché troppo interno alla città).
I volumi eccedenti (quasi un terzo della produzione complessiva annua) vengono lavorati nelle due strutture private di Malagrotta e nel tritovagliatore di Rocca Cencia, di proprietà del Consorzio laziale rifiuti. Una volta trattati, per essere smaltiti i rifiuti romani vengono per lo più indirizzati fuori regione, in diversi impianti del Nord Italia, dove sono bruciati o mandati in discarica, con un costo che incide significativamente sulla tariffa (oggi il valore medio della tariffa a Roma è di 162 euro per abitante l’anno). Una volta raccolti, i rifiuti devono necessariamente essere conferiti agli impianti di trattamento meccanico biologico o ai tritovagliatori. Ogni volta che negli impianti qualcosa si inceppa, la capitale va in sofferenza per i cassonetti non svuotati, con un grave danno per il decoro e la pulizia della città.
SCANDALI E TARI
Su uno dei tanti aspetti della questione rifiuti che assilla Roma, è intervenuto, nei giorni scorsi, anche il Sunia, sottolineando che “lo scandalo dei cassonetti affittati ad un costo doppio rispetto all’acquisto dimostra, tra le altre cose, la necessità di rendere trasparente il processo di formazione dei costi per il servizio di smaltimento dei rifiuti che la legge prevede siano totalmente coperti dalla Tari che gli inquilini e i proprietari pagano”. A giudizio del sindacato, “Senza verifiche dei costi e della gestione e misure mirate ad incentivare fortemente i comportamenti virtuosi sia sotto il profilo ambientale che qualitativo, si rischia di portare rapidamente fuori controllo la spesa e di conseguenza il peso di questa tassa sugli utenti. È per questo che il Sunia sollecita la rapida convocazione di un tavolo di confronto tra Ministero dell’Ambiente, Anci, sindacati inquilini e della proprietà. Una richiesta già avanzata da tempo, che alla luce dei recenti fatti non può essere più disattesa”