Mini-proroga non doveva essere. E invece mini-proroga sarà. Domani il Senato, con voto di fiducia, approverà le modifiche al testo del decreto Milleproroghe approvate dalle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera. Tra queste, da una parte lo slittamento al 2016 dell’obbligatorietà del nuovo regime dei minimi in sostituzione del vecchio (più vantaggioso e che resta, dunque, in vigore anche quest’anno); e dall’altra la possibilità, per i destinatari del provvedimento di sfratto per finita locazione rientranti nelle cosiddette fasce a rischio, di chiedere un rinvio dell’esecuzione fino a 4 mesi. A quest’ultimo proposito, in sostanza, è previsto che il giudice possa disporre la sospensione dell’esecuzione dello sfratto fino al centoventesimo giorno dall’entrata in vigore della legge di conversione, per consentire il “passaggio da casa a casa”. Scopo dichiarato: avere il tempo materiale per trovare, appunto, soluzioni abitative alternative per migliaia di famiglie che, altrimenti, rischiavano di finire in mezzo a una strada.
Sconfessata quindi, almeno in buona parte, la linea dura imposta dal ministro delle Infrastrutture Lupi. Ma da parte dei sindacati inquilini permane comunque un alone di insoddisfazione. Come puntualizza il Sunia, “Seppure va riconosciuta al Parlamento una sensibilità al problema che il Governo nella prima stesura del Milleproroghe non aveva dimostrato, non può essere sottaciuto che il testo approvato rischia di provocare ulteriori incertezze e difficoltà alle famiglie interessate. In primo luogo si propone una via giudiziaria alla sospensione, che produrrà nuovi costosi ricorsi alla Magistratura, in attesa di misure e provvedimenti che invece spettano alle Istituzioni. Nel contempo viene rinviata una possibile soluzione per le famiglie ad un decreto governativo che, per quanto a fino ad oggi si conosce, rischia di non trovare concreta attuazione in quanto non predispone soluzioni alloggiative a questa domanda espressa da fasce particolarmente deboli ed esposte della popolazione, ma un contributo alloggiativi in vista di un futuro contratto di affitto che queste famiglie dovrebbero procurarsi sul mercato privato”.
Insomma, a giudizio del Sunia si tratta di “una soluzione pasticciata, che incrementerà il contenzioso civile e che non lascia intravedere una lucida e coerente volontà di affrontare il problema”.
Il sindacato dichiara, dunque, che “lavorerà sui territori affinché le norme previste e gli impegni fino ad oggi non rispettati siano attivamente finalizzate a conseguire l’obiettivo del passaggio da casa a casa. Ciò richiede l’impegno e la collaborazione delle Istituzioni locali, delle Prefetture, della Magistratura per assicurare un reale “governo” di questa emergenza che va gestita con responsabilità e consapevolezza del crescente disagio sociale. Ma anche questo non può essere sufficiente a sopperire una evidente assenza di strategia e risorse per affrontare adeguatamente il disagio abitativo”.