“Gli interventi per fronteggiare l’improvvisa e violenta ripresa dello sciame sismico nel Centro Italia non si possono limitare a quelli emergenziali”. La denuncia è del professor Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, che ricorda: “Dopo il terremoto di Amatrice dello scorso agosto, l’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva lanciato un progetto di ampio respiro per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio del nostro Paese, Casa Italia. Purtroppo, complice anche il cambio di Esecutivo dopo il referendum costituzionale, si sono perse le tracce di quell’idea che finalmente tratteggiava un salto di qualità nell’approccio al problema: l’assistenza nell’immediato alle popolazioni colpite deve necessariamente combinarsi con la creazione di una struttura permanente che metta mano al problema della fragilità di edifici e abitazioni”.
Questo anche perché la morfologia del Paese lo impone. “La pericolosità sismica e le molteplici criticità idrogeologiche del territorio italiano – puntualizza Simoncini – richiedono una visione di lungo periodo e l’istituzione di un organo che si occupi a tempo pieno di prevenzione e sicurezza urbanistico-ambientale. Sul fronte emergenziale si fece un’operazione simile con la Protezione Civile a cavallo degli Anni ’70 e ’80, dopo le tragedie del Friuli e dell’Irpinia. Sappiamo dove e come bisogna intervenire e abbiamo in abbondanza competenze tecniche e scientifiche per creare una macchina efficiente, a patto ovviamente che le si dia modo di incidere effettivamente con un valido supporto legislativo e adeguate risorse finanziarie”.
E proprio quest’ultimo aspetto è quello che forse preoccupa maggiormente. In quest’ottica Simoncini traccia quella che a suo avviso dovrebbe essere la strada da seguire: “Su quest’ultimo punto va necessariamente chiesto l’appoggio dell’Unione Europea: i 15-20 miliardi di euro che servirebbero per un primo ciclo di interventi devono poter essere stanziati al di fuori dei vincoli di stabilità, senza andare a incidere sul deficit di bilancio. Su questo la nostra classe dirigente deve mostrarsi decisa, visto che a Bruxelles hanno storto la bocca anche per misure come il bonus-sisma, che prevede detrazioni fino all’85% per chi effettua interventi tali da abbassare di due categorie le classi di rischio per la propria abitazione. Magari l’elezione alla presidenza dell’Europarlamento di Antonio Tajani, il cui primo pensiero è stato proprio per le popolazioni terremotate, offrirà all’Italia una sponda in più sul terreno della ragionevolezza. La sicurezza dei cittadini non può essere subordinata ai capricci dei burocrati”.