Le case sfitte? Perché non destinarle ai terremotati? La proposta è del Sunia, secondo cui, “Al fine di incentivare i proprietari di questo patrimonio ad offrire gli alloggi sarebbe auspicabile prevedere l’applicazione della cedolare secca al 10% anche per i contratti transitori stipulati per questo scopo a fronte di un canone di affitto concordato tra le rappresentanze sindacali di proprietari ed inquilini.
Con le norme attuali questa possibilità è esclusa e, nel caso non fosse regolamentato il mercato delle locazioni per questa area, potremmo assistere a fenomeni speculativi come già avvenuto, ad esempio, in occasione del terremoto de L’Aquila”.
Il sindacato degli inquilini afferente alla Cgil rimarca anche che “Sul fronte dell’edilizia pubblica secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture, sono oltre 100 gli alloggi sfitti delle province di Ascoli e Rieti sui quali si stanno effettuando lavori di ripristino finanziati recentemente. Anche questi alloggi, che dovrebbero essere ultimati in tempi brevissimi, possono essere messi a
disposizione per l’emergenza. Già l’Ater di Rieti si è mossa in questo senso mettendo a disposizione i primi 18 alloggi. Naturalmente nella ricostruzione andranno previste le garanzie di rientro nelle originarie abitazioni dei nuclei familiari in affitto subordinando i contributi ai proprietari di queste abitazioni al ripristino dei contratti di locazione alle condizioni precedenti. Nei Comuni colpiti dal sisma insistono anche alcune decine di alloggi di edilizia popolare che dovranno rapidamente essere ricostruiti o messi in sicurezza per essere riconsegnati alle famiglie”.
Ma, aldilà dell’emergenza terremoto, è più ampia la questione abitativa sulla quale il Sunia pone l’accento. Nella fattispecie, prendendo spunto dalla campagna di comunicazione “Casa Conviene”, promossa dal Ministero dell’Economia. Secondo il segretario generale del sindacato, Daniele Barbieri, “Il Governo continua a dimenticare chi una casa non la può comprare. La dimostrazione ulteriore è data dall’opuscolo del Mef, in cui si ricordano tutte le agevolazioni fiscali e non per comprare casa o per ristrutturare quella già in proprietà. Opera meritevole se non fosse che in questo paese oltre 600.000 famiglie aspettano invano una casa popolare e non possono permettersi neanche di pensare all’acquisto, ed oltre 3 milioni di famiglie di inquilini il cui affitto incide pesantemente sul loro reddito. Un opuscolo anche per loro sarebbe stato il minimo, se poi ci fosse anche una politica abitativa per l’affitto sostenibile sarebbe sicuramente meglio”.