[Intervista a cura di: Rebecca Genesio]
Non soltanto la proprietà immobiliare. Complice l’emergenza abitativa, che negli ultimi anni, in Italia, ha raggiunto soglie ai limiti della sostenibilità, all’elezione di Sergio Mattarella come nuovo Presidente della Repubblica e allo scenario politico che si sta progressivamente configurando guardano con interesse anche le rappresentanze degli inquilini. Ecco il parere di Daniele Barbieri, segretario generale del Sunia.
IL COMMENTO
“Il pensiero va soprattutto, anzitutto, alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. È sufficiente questo”. Sono le prime parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Mattarella subito dopo essere stato eletto. Un segnale importante, poi sviluppato ed integrato nel discorso di insediamento, che indica una strada da percorrere per ristabilire un rapporto forte tra i cittadini e la politica. Ripartire dalla concretezza dei problemi delle persone per trovare soluzioni che restituiscano speranza nel futuro e risposte ai drammi quotidiani.
Il disagio abitativo è sicuramente tra questi e non può non essere tra le priorità da affrontare superando una visione emergenziale del problema. Quello di cui abbiamo bisogno in questo settore è una visione strategica che parta dalla consapevolezza che la cosiddetta “emergenza abitativa” non è un evento imprevisto ma il risultato di una politica abitativa sbagliata. La riduzione progressiva del patrimonio abitativo pubblico ed il suo abbandono, l’assenza di risorse adeguate per il settore, il fallimento sostanziale del social housing come risposta alternativa e non integrativa dell’edilizia sovvenzionata, sono tra le cause principali dell’aggravarsi del disagio abitativo. I numeri lo testimoniano: 650.000 domande di case popolari, 290.000 sfratti per morosità negli ultimi anni, già da soli questi due dati forniscono la rappresentazione, anche se schematica, della realtà abitativa. Scarsa o nulla risposta pubblica e divaricazione crescente tra canoni di mercato e capacità reddituali della domanda. Di fronte a questa evidenza, accentuata dal perdurare della crisi, è fondamentale invertire gli obiettivi della politica abitativa degli ultimi anni e non solo: dalla proprietà della casa all’affitto sostenibile. Continuare a pensare che la soluzione sia nel proseguire sulla strada degli incentivi all’acquisto significa ignorare completamente i connotati del disagio abitativo.
Se si vuole restituire al Paese un orizzonte di speranza, come dice il Presidente, bisogna superare gli interventi episodici, in alcuni casi anche necessari ma assolutamente insufficienti, e ripartire da una analisi rigorosa della domanda per adottare le soluzioni adeguate a soddisfarla con la consapevolezza che il sistema abitativo è una parte fondamentale delle politiche di welfare. Questo significa che sul fronte delle risorse destinate al settore non possiamo continuare ad occupare il penultimo posto nella UE a 28 Paesi, con un investimento sociale per la casa pari allo 0,1% del Pil contro il 5,6% del Regno Unito, il 2,6 della Francia o il 2,1 della Germania.
Ma il disagio abitativo non è solo domanda quantitativa. L’inclusione sociale, la rigenerazione e la riqualificazione urbana, il contenimento dell’uso del suolo sono gli altri pilastri sui quali costruire una politica dell’abitare moderna che abbia al centro i bisogni di tutti i cittadini e non soltanto quelli della rendita.
Importante a questo proposito la riaffermazione del Presidente della Repubblica della validità della Carta Costituzionale: “La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione”. È l’affermazione che volevamo sentire.
Buon lavoro, Presidente.