Dal Conte ter a un nuovo premier, tutti i possibili epiloghi possibili sembrano ipotizzare una partita a scacchi, all’interno della quale i tempi sono piuttosto stretti.
Se da un lato, vi è una notizia positiva, ovvero che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stanzia 8,26 miliardi aggiuntivi con l’obiettivo di consentire la proroga del Superbonus 110% senza nessuna condizione, quindi a prescindere dalla quota di lavori che si è riusciti a realizzare, dall’altro con la recente crisi di Governo innescata, ci si chiede in che tempi queste riforme saranno concretizzate.
Partiamo con il dire che la finalità della modifica apportata al Piano, è quella di “aumentare in modo sostanziale il risparmio annuale generato dagli interventi di riqualificazione energetica. In termini di superficie sottoposta a riqualificazione energetica e sismica, si stimano circa 3 milioni di metri quadri riqualificati per anno, corrispondenti a circa l’1% della superficie complessivamente occupata da edifici residenziali”.
Quindi, tra gli obiettivi del Recovery fund, vi è quella di prendere in considerazione l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici tramite:
–un programma di efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con contestuale messa in sicurezza e digitalizzazione delle strutture;
– un rilancio dell’edilizia in chiave di sostenibilità ambientale e performance antisismica.
Per raggiungere questi obbiettivi è inoltre stato previsto contestualmente un prolungamento della detrazione Superbonus 110%, già prorogato con la Legge di bilancio al 30 giugno 2022. Sarà prevista, una proroga dell’incentivo fino al 30 giugno 2023 per gli IACP e fino al 31 dicembre 2022 per i condomìni, senza la discriminante dalla realizzazione minima del 60% dei lavori.
Ora è obbligatorio chiedersi: dopo che il Consiglio dei ministri è riuscito ad approvare il Recovery plan, appena prima che Italia Viva di Matteo Renzi innescasse la crisi di Governo, cosa succederà ora?
Gli step da seguire dovrebbero essere questi:
In tutto questo pende l’incognita della crisi di Governo, che sicuramente no farà dormire sonni tranquilli il Premier Conte.