Oltre tre miliardi di euro di nuovi investimenti nei condomini e poco più di 4.400 nuovi cantieri. Dopo che, nelle ultime settimane, il Governo ha chiaramente espresso la volontà di non prorogare il superbonus nelle sue forme attuali, è partita la corsa a prendersi gli ultimi scampoli della maxi agevolazione che, a partire da gennaio, scenderà dal 90% (e in alcuni casi dal 110%) al 70 per cento.
Il report Enea (l’agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile) sull’andamento del superbonus, relativo al mese di settembre, fotografa uno sconto fiscale ancora in piena salute, almeno per quanto riguarda il settore condominiale. Su questo tipo di immobili, infatti, si registra il dato mensile di investimenti in assoluto più elevato da quando la misura è stata attivata. Sono in totale 3 miliardi e 65 milioni di nuovi interventi, per 2,6 miliardi di opere realizzate, mentre nel 2022 – anno nel quale il superbonus ha raggiunto il suo picco – la media mensile di investimenti sui condomini è stata di poco inferiore agli 1,8 miliardi.
Con la corsa dei nuovi investimenti, però, si aprono anche cantieri che molto probabilmente non sarà possibile chiudere entro la fine dell’anno. Nei condomini, infatti, dai dati dell’Enea risulta che ammontano a poco meno di 50 miliardi gli investimenti avviati e ammessi a detrazione, ma soltanto il 74,7% è stato realizzato: sono 37,3 miliardi. Questo vuol dire che cantieri per circa 12,7 miliardi dovranno completare i lavori entro la fine dell’anno per non perdere lo sconto fiscale del 90 per cento. E, in caso di sconto in fattura e cessione del credito, i pagamenti non potranno essere anticipati rispetto alle opere, come ha recentemente precisato l’Agenzia delle Entrate.
Se per i condomini c’è un mercato ancora in ebollizione, per unifamiliari e unità indipendenti la situazione è decisamente più tranquilla. Per queste due tipologie di immobili a settembre sono stati registrati soltanto 100 milioni di investimenti. Il motivo è che le strade per ottenere l’agevolazione entro la fine del 2023 su queste unità sono ormai strettissime: una riguarda i soggetti che rispettano alcuni requisiti piuttosto stringenti, tra i quali un reddito (calcolato in base al quoziente familiare) inferiore ai 15mila euro, e l’altra riguarda i soggetti che, al 30 settembre del 2022, avevano raggiunto un avanzamento delle opere pari almeno al 30 per cento. In assenza di nuovi lavori, allora, su questi immobili si completano quelli avviati nei mesi scorsi: l’avanzamento delle opere realizzate è, in entrambi i casi, ormai superiore al 90 per cento.
Guardando ai numeri generali, il totale degli investimenti ammessi a detrazione dall’avvio della misura raggiunge gli 88,2 miliardi di euro: complessivamente sono stati aperti cantieri su 430.661 edifici. Circa 1,3 miliardi di investimenti sono stati realizzati ma non ammessi a detrazione, perché hanno superato i massimali imposti dalla legge. I lavori conclusi hanno raggiunto quota 72,5 miliardi e le detrazioni maturate quota 79,3 miliardi: sono questi gli oneri che restano a carico dello Stato.