[Sintesi a cura di: Confcommercio]
“Sarà un lavoro di anni e serve la collaborazione di tutti senza che su questo si giochi alcuna battaglia politica”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi che, a due settimane dalle prime scosse che hanno stravolto l’Italia centrale, ha convocato le parti a Palazzo Chigi per cominciare a ragionare di ricostruzione, di prevenzione, di riqualificazione degli edifici.
Un lavoro che andrà avanti “almeno per un decennio”, dice il presidente del Consiglio. Sono invece i professionisti a stimare che un’operazione del genere, quella complessiva che si vuole fare con Casa Italia, potrà costare dai 100 ai 300 miliardi di euro. Renzi però, ospite di Porta a Porta, precisa: “Il problema non sono i soldi: ci sono, bisogna spenderli bene ed evitare che la gente ci mangi sopra, che siano fatti interventi a capocchia. Non ho detto cifre, non inizierò a farlo adesso”. E poi l’appello affinché sia un percorso bipartisan: “Litighiamo su tutto, sulla legge elettorale o altro, ma non su Casa Italia”.
Una decina d’anni per l’esecuzione del piano complessivo, mentre la ricostruzione delle zone interessate potrebbe essere realizzata in 3-4 anni, calcola il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli.
Il premier, che ha anche incontrato il Commissario alla ricostruzione Vasco Errani, ha poi sottolineato che la questione dell’assicurazione obbligatoria sulle abitazioni per i terremoti “nel breve termine non è all’ordine del giorno”. Una ipotesi, questa, che ciclicamente viene discussa e anche portata in Parlamento ma che non ha mai riscosso consensi. Regioni, imprenditori, sindacati, associazioni, tecnici del settore: tutti sono stati chiamati dal governo per questo primo confronto, al quale ha partecipato anche il possibile futuro coordinatore del progetto Casa Italia, il rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone.
“La ricostruzione post terremoto è una scommessa infrastrutturale che deve tenere insieme interventi sulle scuole, bonifiche, banda larga, dissesto idrogeologico, periferie, impianti sportivi, tutto articolato insieme per un progetto complessivo che abbia linee guida chiare e una regia di insieme”, ha sottolineato Renzi.
Sono quattro i tipi di azione fondamentali in cui si articolerà il progetto. Per Giovanni Azzone, la prima linea prevede la “messa a regime delle informazioni sul Paese, anche attraverso l’uso di big data che le rendano disponibili ai cittadini. La seconda è l’indicazione di linee guida di intervento preventivo, con il coordinamento del gruppo di lavoro del senatore e architetto Renzo Piano. La terza riguarda finanziamenti e procedure. La quarta è la formazione, con la Scuola nazionale di amministrazione a fare da soggetto pilota”.
Positiva la reazione delle parti: dall’Anci, con Piero Fassino che parla di salto di qualità nel confronto, all’Unione delle Province che vede in questo la possibilità di parlare di sistema-paese, fino alle Regioni che chiedono però precise linee guida.
Del piano Casa Italia “abbiamo apprezzato l’approccio, il metodo e anche il sottolineare che siamo capaci in momenti di emergenza di esprimere il meglio del paese”, ha commentato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia; e di “incontro positivo” hanno parlato anche Cgil, Cisl e Uil.
Intanto nelle tendopoli la vita è diventata ancora più difficile non solo a causa delle scosse, che non accennano a terminare, ma anche dal maltempo. Le persone assistite dalla Protezione Civile sono attualmente 4.637 ma gli sfollati molti di più. Sole nelle Marche se ne contano 5.292. Quanto alle conseguenze geofisiche, si è appreso che il terremoto ha provocato l’allargamento dell’Appennino di circa 3-4 centimetri tra il Tirreno e l’Adriatico: è quanto mostrano i dati delle stazioni Gps che hanno misurato lo spostamento del suolo causato dal sisma.