Sorpresa amara quella che hanno trovato nell’uovo di Pasqua centinaia di migliaia di professionisti iscritti alle casse previdenziali private, ivi compresi amministratori di condominio (almeno quelli appartenenti a un ordine professionale), ma anche architetti, ingegneri, geometri, avvocati, commercialisti.
A dispetto del nome con cui è stato ribattezzato – Decreto Liquidità – il DL 8 aprile 2020, n. 23, pubblicato il 9 aprile in Gazzetta Ufficiale, chiude infatti i rubinetti dell’erogazione del bonus 600 euro. E se per tutti i destinatari della misura lo fa solo temporaneamente, per alcuni il rischio è che lo stop al contributo sia definitivo.
Come è possibile? Tutto sta nelle ultime parole dell’articolo 34 del Dl 23/2020, che riportiamo integralmente:
Ai fini del riconoscimento dell’indennità di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103 devono intendersi non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva.
Due gli effetti di questa sorta di postilla dell’ultim’ora. Entrambi nefasti.
In primo luogo, le casse private si sono viste costrette a sospendere perfino quei pagamenti ormai prossimi ad essere effettuati, in attesa di ricevere dagli iscritti un documento integrativo con il quale si autocertifichi l’iscrizione, per l’appunto, in via esclusiva alla relativa cassa previdenziale.
Non cambia l’ordine di presentazione delle domande, dato che per inviare l’integrazione (atto che al momento pare obbligatorio a pena di decadenza dal diritto di ricevere il contributo) c’è tempo fino al 30 aprile. Ma si allungano i tempi, con tutte le conseguenze del caso ai danni dei percipienti e con l’ulteriore complicazione del lungo weekend pasquale alle porte.
Fin qui la notizia – se vogliamo – più tollerabile.
C’è tuttavia un secondo aspetto decisamente più deleterio.
Dal combinato disposto di:
consegue che a tutti quei professionisti aventi per le più svariate ragioni una posizione previdenziale aperta in due diverse casse sarà negata la corresponsione del bonus di 600 euro.
Un cambiamento di rotta dagli effetti devastanti, tanto più in quanto effettuato in dirittura d’arrivo.
Ma anche e soprattutto una scelta inspiegabilmente discriminatoria, a fronte della quale è facile attendersi una reazione forte da parte delle singole casse private così come dell’Adepp – Associazione degli Enti Previdenziali Privati.