Realizzare nuovi invasi in montagna è necessario ma non basta. Per questo motivo Uncem ha elaborato cinque proposte contro la crisi idrica. Si tratta di progetti che non sono figli dell’emergenza, ma che vengono riproposti da tempo dall’Associazione nazionale dei Comuni montani.
La prima: occorre subito efficientare le reti idriche, che hanno perdite dal 20 al 60 per cento. Non è ammissibile. Servono 5 miliardi di euro in 5 anni. Il Paese deve investire bene le prime risorse già stanziate nel PNRR (e altre dei POR FESR) e anche – con i gestori del ciclo idrico integrato e le ATO – mettere “in rete le reti” comunali che in moltissime casi non sono in relazione anche per effetto di “campanilismi” da vincere. Efficientare le reti dei Comuni significa realizzare i depuratori dove non esistono, nei paesi e città che ne sono sprovvisti, con un nuovo piano di investimenti dello Stato.
Inoltre occorre pianificare invasi, che vuol dire investire nella relazione tra acqua e forza di gravità, tra chi produce e chi consuma il bene. Il tema “nuovi invasi” deve rientrare nelle partite del rinnovo delle concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni, perché serve una pianificazione territoriale vasta, oltre i singoli municipi.
Il Presidente Uncem Marco Bussone, in una nota: “Rendere migliore il ciclo idrico integrato è necessario chiedendo alle Regioni – da parte dello Stato – di convocare – anche con le Autorità d’Ambito – tavoli di interazione e concertazione del sistema degli Enti locali, con le Associazioni e i gestori di acquedotto, fognature, depurazione, con tutte le multiutilities. Chiedendo che il piano di investimenti annuale dei gestori sia finalizzato non solo alle grandi aree urbane, ma sia distribuito anche nelle aree interne e montane. Per questo, ogni regione deve inserire una percentuale di ritorno ai territori sulla tariffa che ciascuna famiglia e impresa paga al gestore, a vantaggio della protezione delle fonti idriche”.
Non solo. Ripartiamo dalle case e dagli edifici pubblici. Rendere efficiente l’uso della risorsa idrica negli immobili della PA – a partire dalle scuole – e dei privati cittadini significa obbligare – come per l’installazione dei pannelli fotovoltaici – a installare meccanismi per il recupero e il riuso delle acque, ad esempio introducendo un credito d’imposta al 100% per acquisto e installazione di questi sistemi, tecnologicamente avanzati, controllati digitalmente, dotati anche di intelligenza artificiale. Creare dunque le tue piccole “riserve domestiche”. Con poche decine di euro compri una cisterna da 300 litri da mettere all’uscita della grondaia: raccogli la tua acqua ad esempio per irrigare il tuo giardino. E vale anche per i condomini.
La nota dell’Uncem si chiude con un appello: “Promuoviamo campagne di informazione sull’utilizzo responsabile dell’acqua. Nonostante le ordinanze dei Sindaci, c’è chi irriga giardini e non considera la complessità e gravità della crisi che stiamo vivendo. Informiamo in modo efficace e rendiamo tutti più consapevoli e responsabili”.
Fonte: Comunicato Stampa