Se altre associazioni della proprietà (ma anche dell’amministrazione condominiale e del comparto immobiliare) si sono mostrate decise ma estremamente diplomatiche nell’esprimere la propria valutazione sul neonato Governo Conte, più diretta è la posizione assunta dall’Uppi per voce del suo presidente nazionale, l’avvocato Gabriele Bruyère: “È quantomeno sconcertante che né il nuovo Presidente del Consiglio, né alcuno dei nuovi Ministri abbia fatto un qualche accenno alle importanti problematiche che riguardano i proprietari di immobili, quali la riduzione del peso fiscale sulla casa; l’applicazione della cedolare secca e dei canoni concordati anche per le unità ad uso diverso dall’abitazione (per lo meno per le attività commerciali ed artigianali); la sicurezza degli immobili sia da un punto di vista strutturale che di impianti; la riqualificazione di aree industriali da utilizzare ad uso abitativo. Né, in verità, dette tematiche sono state considerate nel cosiddetto Contratto di Governo per il Cambiamento. Nessun accenno, poi, agli italiani che risiedono in condominio e a coloro che li amministrano, e nessuna parola in questo senso nel documento programmatico delle nuove forze di governo; nessun riferimento alle lacune che sono emerse nelle norme sul condominio di cui alla legge n. 220/2012 al fine di renderle più applicative alla realtà condominiale e conformi alle decisioni giurisprudenziali onde evitare la conflittualità che è emersa e le difficoltà di gestione per gli amministratori i quali necessitano, senza dubbio, di una maggiore ed indispensabile professionalità. Niente di tutto questo – puntualizza Bruyère – è tra le priorità del nuovo Esecutivo mentre, a parere dell’Uppi, era indispensabile nella nuova legislatura affrontare questi argomenti decisamente, ed una volta per tutte, onde risolverli anche con l’aiuto e l’esperienza delle associazioni della proprietà e degli amministratori di immobili”.
Una giudizio complessivamente negativo, dunque, quello espresso dall’Unione dei piccoli proprietari immobiliari: “Gli unici cambiamenti che sono emersi sono la più assoluta mancanza di attenzione nei confronti della casa in generale, nonostante le garanzie costituzionali, e la sola preannunciata introduzione di limiti alla detraibilità di costi che incideranno notevolmente sulle tasche dei proprietari – commenta ancora Bruyère –. Infatti, la preoccupazione è di un’Italia molto debole economicamente; e se dovesse continuare ad aumentare lo spread tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi le conseguenze della situazione politico/economica italiana inciderebbero senza dubbio sul mercato immobiliare, che potrebbe subire anche un ulteriore aumento della tassazione delle case proprio ai fini della copertura del debito pubblico, con un conseguente danno che potrebbe diventare irreversibile per i proprietari di immobili. Solo un governo che attui manovre economiche in favore dei risparmi e degli investimenti degli italiani nell’immobiliare, che è l’obiettivo vero e reale di molti, può generare favore. La lotta all’immigrazione, il taglio dei vitalizi, la lotta al welfare sono temi assai limitati per dare un reale segno di cambiamento e non sono sufficienti a fugare i dubbi che promanano da un Contratto di Governo fonte allo stato di una non celabile perplessità”.