Tassazione sugli immobili. Complice la discussione sulla legge di stabilità, il tema è di grande attualità, e tocca da vicino milioni di contribuenti, oltre che le associazioni della proprietà immobiliare. Tra queste, l’Uppi, che lo scorso 28 ottobre ha partecipato ad un’audizione presso la Commissione Finanze della Camera. Di seguito, i punti principali della relazione dell’Uppi.
CERTEZZA DELLA TASSAZIONE
I piccoli proprietari chiedono a gran voce certezza del prelievo fiscale associata ad una normativa stabile e di facile applicazione. In tale senso è andata l’attuazione della cedolare secca sugli affitti introdotta dall’art. 3 del Dlgs 14 marzo 2011, n. 23 che ha riequilibrato la tassazione sulla casa e calmierato il mercato della locazione abitativa. L’Uppi ha accolto favorevolmente la riduzione dal 15 al 10% dell’aliquota riservata ai contratti di locazione a canone concordato relativi ad abitazioni ubicate nei comuni ad alta tensione abitativa prevista dal 2014 al 2017 ed auspica che tale misura possa essere confermata e messa a regime.
Purtroppo, tale tassazione è rimasta confinata alle locazioni soltanto di una parte del patrimonio immobiliare, escludendo le locazioni che riguardano un uso diverso da quello abitativo. Perciò tutte le locazioni che gravitano intorno alle attività commerciali, alberghiere, artigianali, già fortemente in crisi a causa della recessione economica, sono ulteriormente penalizzate da una legislazione non più adeguata ai tempi e da un’eccessiva tassazione. Sarebbe auspicabile introdurre un sistema di cedolare secca anche per tali locazioni, applicando una tassazione fissa pari al 23-25% riservata alle persone fisiche, ad esempio, per i canoni di locazione non superiori a 1.500 euro mensili; ciò consentirebbe di dare una spinta al piccolo commercio attraverso una calmierazione dei canoni di locazione e consentirebbe l’emersione del sommerso nelle locazioni commerciali.
Condividiamo quanto affermato recentemente dalla Banca d’Italia, in occasione dell’audizione sul Def alla Commissione Bilancio di Camera e Senato: il taglio delle tasse sulla casa promesso dal Governo influenzerà positivamente l’economia solo se sarà percepito come permanente. La stessa incertezza che avvolge la tassazione si percepisce in relazione alle detrazioni. La legge di stabilità 2016 licenziata dal Governo ed in corso di approvazione al Parlamento, ha prorogato solamente per il 2016 la detrazione Irpef per le ristrutturazioni immobiliari del 50% e quella sul risparmio energetico del 65% in scadenza al 31 dicembre 2015. Stabilizzare tali detrazioni agevolerebbe non solo la maggioranza dei cittadini, ma evidentemente di più coloro i quali sono colpiti da calamità naturali. La stabilizzazione nel tempo inoltre renderebbe realmente appetibile tale scelta, scongiurando l’incontro tra domanda e offerta nell’economia sommersa.
RIDUZIONE DELL’IMPOSIZIONE
L’aumento della pressione fiscale sugli immobili ha danneggiato il settore dell’edilizia e delle costruzioni, le tasse sugli immobili hanno superato, nel 2014, i 42 miliardi di euro con un aumento negli ultimi tre anni del 160% a livello locale con l’introduzione dell’Imu. Non è difficile immaginare che una riduzione della tassazione permetterebbe ai proprietari di dedicare maggiori risorse economiche alla manutenzione degli edifici, incoraggiando, soprattutto nelle zone a rischio di calamità naturali, la via della prevenzione.
L’Uppi chiede che vengano introdotte misure a sostegno di una maggiore diffusione dei contratti a canone concordato, con le relative agevolazioni fiscali, anche nei comuni non considerati ad alta densità abitativa che hanno certamente permesso di calmierare i canoni di locazione. La stessa Corte dei Conti ha evidenziato come la tassazione sulla casa abbia ormai raggiunto livelli insostenibili. La valutazione positiva della soppressione della Tasi sull’abitazione principale va di pari passo con la preoccupazione che questo comporti un aumento delle tasse sulle seconde case, sulle case affittate e sui terreni edificabili.
Considerato il numero crescente di sfratti per morosità di immobili locati ad uso diverso da quello di abitazione, l’Uppi auspica che sia data anche ai locatori di immobili ad uso diverso da quello di abitazione la possibilità di non dichiarare il canone di locazione nel caso in cui vi sia una convalida di sfratto, al pari di quello che oggi già avviene ma esclusivamente per le locazioni abitative e di escludere dalla tassazione il canone fin dalla data dell’avvenuta morosità.
L’Uppi sottolinea anche come, con l’art. 4, comma 74 della legge 92 del 2012, rideterminando la modalità di calcolo del reddito dei fabbricati imponibile ai fini Irpef e, in particolare, diminuendo dal 15% al 5% la riduzione, utile ai fini della determinazione del reddito imponibile, applicabile ai canoni dei fabbricati concessi in locazione si sia, di fatto, incrementato la tassazione del 10% di tutti i canoni di locazione non assoggettati alla cedolare secca. Tale normativa penalizza eccessivamente le locazioni relative agli immobili ad uso diverso da quello di abitazione. Richiediamo, pertanto, di ripristinare per tali immobili la deduzione forfetaria del 15% qualora il locatore dimostrasse di aver effettivamente effettuato le manutenzioni necessarie per un ammontare equivalente al 15% del canone di locazione, come precedentemente stabilito dall’art. 37, comma 4-bis, del Tuir nella versione ante L. 92/2012. Questo contribuirebbe a far emergere una parte del sommerso dell’edilizia e nell’artigianato.
SEMPLIFICAZIONE E STABILITÀ
Ciò che chiedono oggi i cittadini è di avere la possibilità di interagire con il sistema fiscale, con qualcuno che li guidi e li aiuti nell’adempimento degli obblighi fiscali, soprattutto in contesto di repentini cambiamenti legislativi. In questi anni siamo stati spettatori di un susseguirsi di imposte che hanno colpito la casa: Ici, Imu, Tasi, Tarsu, Tares, Tari. L’Uppi auspicava che il Governo facesse chiarezza sulla Local Tax, per evitare che dietro un nuovo nome si celasse la duplicazione dell’Imu e della Tasi. Da una prima lettura della bozza della legge di stabilità la Local Tax appare rinviata.
Per il resto, l’Uppi prende atto del dietrofront del Governo sull’esenzione Imu per le prime case di lusso: gli immobili di categoria catastale A1 (abitazioni signorili), A8 (ville) e A9 (castelli) continueranno a versare l’imposta municipale unica, diversamente da quanto inizialmente previsto nelle prime bozze della legge di stabilità e da quanto dichiarato dal premier Matteo Renzi e da altri esponenti del Governo che avevano ampiamente annunciato l’abolizione delle tasse sulle prime case senza eccezioni di sorta in ragione del loro classamento catastale.
La legge di stabilità 2016 ha trasformato la Tasi (tassa sui servizi indivisibili) sempre più in un’imposta sulla proprietà immobiliare (una vera e propria patrimoniale) al pari dell’Imu, e sempre meno in una tassa sui servizi, facendo venire meno le finalità per cui era stata introdotta. Se l’abolizione della quota inquilino sulle abitazioni principali va nella direzione di semplificare il prelievo fiscale, l’Uppi auspica che tale esenzione, per la quota stabilita dal Comune nella misura tra il 10 e il 30%, non venga posta a carico del proprietario.
Inoltre siamo fortemente contrari alla cosiddetta “super Tasi”, ossia alla possibilità per i Comuni di poter aumentare dello 0,8 % l’aliquota massima del 2,5 %.
Per concludere, l’Uppi ritiene che in un Paese moderno la normativa fiscale debba essere improntata alla semplificazione, alla stabilità e alla riduzione della tassazione. Questa è, a nostro parere, l’unica soluzione per evitare l’evasione, l’elusione, per permettere al cittadino di dedicare maggiori risorse economiche allo stato di conservazione degli immobili e per aumentare i consumi.