L’Uppi torna sulla provvisoria bocciatura della riforma del catasto, con una nota a firma congiunta da parte della direzione nazionale e delle commissioni urbanistica e fiscale.
“Quando è trapelata la notizia che non sarebbe stato trattato l’argomento sul secondo decreto attuativo della riforma del catasto posto all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del 23 giugno è stato immediatamente detto da alcuni che evidentemente gli ambienti politici non avevano capito esattamente la portata storica ed epocale di questa riforma.
Per contro, il Presidente del Consiglio Renzi, evidentemente preoccupato che il calcolo come previsto dalle nuove norme (tra le quali il passaggio da vani a metri quadri e l’aggiornamento dei valori di mercato) potesse portare ad un indiscriminato aumento della tassazione sulla casa quale paventato dall’Uppi, ha deciso di fermare – almeno momentaneamente – la riforma del catasto.
Ancora una volta l’Uppi ha colto nel segno e ha ottenuto il risultato sperato. La riforma del catasto è stata bloccata dal Governo, dopo che era stato appurato quanto da sempre denunciato dai tecnici dell’Unione Piccoli Proprietari Immobiliari, e cioè che l’impianto sul quale era basata la riforma aveva notevoli, e probabilmente insormontabili, problemi di applicazione. Da oltre un anno l’Uppi ha denunciato la poca trasparenza e il pericolo di una eccessiva complicazione dell’impianto normativo che si sarebbe dovuto sopportare con questa riforma. È stato correttamente bloccato un disegno di legge fondato su algoritmi statistici di impossibile attuazione per l’eccessiva variabilità dei valori immobiliari nel mercato italiano e la contemporanea mancanza di dati per formare campioni esaustivi. Il disegno maturato dal governo precedente, che avrebbe complicato ed esasperato la gestione amministrativa degli immobili e vessato ulteriormente la piccola proprietà immobiliare, era inaccettabile.
L’Italia – è noto – è al primo posto in Europa per la tassazione sugli immobili, con aumento delle imposte negli ultimi cinque anni pari a circa il 230%: incredibile!
Lo Stato deve rendersi conto che ridurre le tasse sulla casa è necessario e non più procrastinabile, e deve comprendere che il settore immobiliare è la sola via per la crescita economica del Paese, e non può non tenere ben presente che i proprietari immobiliari non possono continuare ad essere soggetti ad una vera e propria dittatura delle tasse. Questo porta solo ad un blocco irreversibile del comparto immobiliare, come è stato accertato. I diritti dei proprietari sono garantiti dalla nostra Costituzione, ma continuano ad essere calpestati e l’Uppi ha il dovere ed il diritto di provvedere alla loro tutela contro una imposizione fiscale che è puramente patrimoniale. L’Uppi, infatti, è stata ascoltata e vanta questa vittoria perché, attraverso i convegni organizzati e i contatti politici che ha coltivato, ha saputo convincere il Governo su problemi obiettivi indicando motivazioni fondate e suggerimenti alternativi.
Di tutto ha bisogno il mercato immobiliare, ma non di incertezze o complicazioni come quelle che si sarebbero perpetuate con l’approvazione di questa legge. Il compito dell’Uppi comunque non è finito: non dobbiamo abbassare la guardia e continueremo a sensibilizzare la politica, nell’interesse dei proprietari immobiliari, affinché la riforma del Catasto avvenga, se dovrà avvenire, non solo per gradi e in modo trasparente, evitando complicazioni inutili e controproducenti, ma nella piena considerazione che la revisione non deve essere un ulteriore mezzo per aumentare esclusivamente la tassazione degli immobili”.