Si avvicina ad ampie falcate quel 2 maggio, giorno della convocazione, ad opera dell’on. Jacopo Morrone, del tavolo tecnico delle associazioni dell’amministrazione condominiale. Per arrivare preparati all’appuntamento, l’Unai ha convocato una riunione di coordinamento per il 29 aprile prossimo, sempre a Roma, al fine di adottare una linea comune con le altre sigle invitate al tavolo. “La genericità dell’oggetto della convocazione – ha spiegato il presidente Rosario Calabrese – non evidenzia le problematiche che l’on. Morrone intende prospettare, ma è facile immaginare che si parlerà anche (o forse soltanto) del c.d. registro per gli amministratori di condominio. A nostro avviso, è importante avviare preliminarmente un confronto sincero e costruttivo fra noi rappresentanti delle associazioni dell’amministrazione condominiale, con l’obiettivo di delineare le varie posizioni, anche contrarie, onde evitare di vanificare o rendere inconcludente l’incontro con il sottosegretario”.
Intanto, dopo Mauro Simone (Alac), Andrea Tolomelli (AbiConf), Francesco Burrelli (Anaci), e lo stesso Rosario Calabrese (Unai), questa volta è l’avvocato Matteo Rezzonico (foto), presidente di FNA a preannunciare a Italia Casa e Quotidiano del Condominio la posizione di Federamministratori in vista del confronto del 2 maggio: “Da parte nostra non c’è un secco no al registro degli amministratori di condominio, ma riteniamo comunque che vada spostato il baricentro verso il consumatore, senza fare un discorso corporativo a favore delle associazioni di categoria. In questo senso – prosegue Rezzonico – la legge 4 del 2013, prevedendo l’attivazione di sportelli di riferimento per il cittadino consumatore, si pone già l’obiettivo di tutelare i cittadini che vogliono verificare i requisiti di formazione del proprio amministratore”.
Dunque, registro sì o registro no?
“Secondo me – riprende il numero uno di FNA – basterebbe un coordinamento tra le associazioni, per fare in modo che gli amministratori debbano iscriversi ad una delle rappresentanze di categoria presenti nell’elenco del Mise. Poi, attraverso un sistema di interscambio, si potrebbe far sì che i requisiti degli iscritti fossero verificabili grazie appunto alle informazioni condivise dalle singole associazioni. Operazione di verifica, questa, che il Ministero da solo non è in grado compiere. Dunque, se facciamo solo il registro siamo punto e a capo, a meno che non affidiamo a questo sistema di interscambio la fase di verifica e di controllo dei requisiti dell’amministratore”.
Ma come si fa ad “obbligare” l’amministratore ad iscriversi ad un’associazione? “Vero è – conclude Rezzonico – che, in questo modo, il rischio è che questa misura venga vista come corporativa, e quindi diventi invisa agli amministratori; il tutto senza contare il potenziale dubbio di incostituzionalità in capo a un provvedimento che rischierebbe di limitare il libero accesso alle professioni. Personalmente però – chiosa Rezzonico allo stato attuale non vedo grandi alternative sulle quali ragionare”.