[A cura di: Alberto Zanni, pres. Confabitare]
Già negli ultimi giorni di dicembre, mentre gli italiani erano indaffarati a smaltire le abbuffate natalizie e a preparare i festeggiamenti per accogliere il nuovo anno, una notizia ha richiamato la nostra attenzione. L’Istat, scattando la consueta fotografia del Paese, ha certificato che, per la prima volta da molti anni a questa parte, è diminuito il numero di famiglie proprietarie della casa in cui abitano. Il calo è lieve – dall’81,5 all’81% – ma è significativo. E non può non suonare come un campanello di allarme. Anche perché, sempre secondo l’Istat, nel 2015 calano pure i nuclei con un mutuo in corso (dal 19,3 al 17,7%), mentre le famiglie in affitto si attestano al 18% con punte del 20 al Sud e al Nord Ovest.
Insomma il dogma italico della casa di proprietà su cui investire risparmi e sacrifici sembra vacillare sotto i colpi di una crisi che persiste e continua a far danni, a dispetto di frettolosi e mendaci proclami di imminenti fuoriuscite dal tunnel e di riprese a portata di mano. I numeri forniti dall’istituto statistico fotografano una realtà fin troppo chiara nella sua drammaticità. La crisi che da anni attanaglia il Bel Paese non ha risparmiato niente e nessuno: ha messo in ginocchio migliaia di fabbriche ed esercizi commerciali, ha fatto lievitare la disoccupazione e proliferare la precarietà, ha costretto molte famiglie a ritoccare verso il basso il proprio budget. E perché mai il settore immobiliare avrebbe dovuto rimanere indenne da tutto ciò? È evidente che un ciclone di tale portata non poteva non investire anche il “pianeta casa” e milioni di piccoli proprietari, azzannati da una crisi economica senza precedenti nel dopoguerra e da una pressione fiscale elevatissima.
E qui arriviamo all’ennesima nota dolente. Perché se è vero che il Governo dell’ex premier Renzi ha tolto dopo lunghi tentennamenti l’odiosa imposta sulla prima casa, è altrettanto vero che le cifre ufficiali testimoniano una realtà inoppugnabile: negli ultimi tre anni, cioè nell’era renziana, le tasse sulla casa sono aumentate del 143,5%. Il prelievo complessivo sulle abitazioni è salito infatti dai 9,8 miliardi del 2013 ai 23,9 miliardi del 2016. Si tratta di una pressione fiscale francamente insostenibile, che non a caso ci colloca sul podio europeo subito dopo Francia e Gran Bretagna. Schiacciate tra crisi e tasse, molte famiglie si sono trovate a non avere più i soldi per pagare il mutuo della casa. E le banche, va detto, non le hanno certo facilitate ponendo tutta una serie di paletti ed ostacoli che hanno reso arduo accedere ai mutui o continuare a pagarli. Morale della favola: i governi, quello targato Renzi in particolare, aiutano le banche i tutti i modi, ma le banche non aiutano le famiglie.