Con la Sentenza n. 77 del 21 aprile 2023, la Corte Costituzionale ha bocciato il requisito dei cinque anni di residenza per la partecipazione a un bando per l’assegnazione di alloggi di edilizia pubblica.
Immediata la reazione del Sunia. Stefano Chiappelli, segretario generale del Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, dichiara in una nota che «con la sentenza 77 del 21 aprile la Corte Costituzionale ha ancora una volta confermato il suo fermo orientamento nei confronti di una legge regionale, in questo caso della Regione Liguria, che prevede disposizioni discriminatorie e irragionevoli in materia di anni di residenza quale requisito per poter concorrere ai bandi per alloggi di edilizia residenziale pubblica. Cade, quindi, un’altra norma incostituzionale di una regione che si ostinava a mantenerla in vigore, nonostante le precedenti analoghe decisioni che la Corte aveva assunto negli anni scorsi che avevano bocciato altre disposizioni regionali in materia».
Chiappelli prosegue affermando che «è incomprensibile che dopo il ripetuto richiamo della Corte siano ancora presenti articoli di legge che prevedano ben 5 anni di residenza quale requisito per la partecipazione a un bando che è finalizzato, come ha ribadito la Corte, a soddisfare il primario bisogno dell’abitazione e il conseguente diritto che è assurdo e discriminatorio legare ad un irragionevole ostacolo che ne impedisce il soddisfacimento e “produce una irragionevole disparità di trattamento a danno di chi, cittadino o straniero, non ne sia in possesso” e contrasta con il principio di eguaglianza sostanziale di cui all’articolo 3, secondo comma della Costituzione, perché tale requisito contraddice la funzione sociale dell’edilizia residenziale pubblica. Peraltro le Regioni che si ostinano a mantenere queste norme espongono i bandi e le graduatorie in corso al concreto rischio che dopo la sentenza della Corte sia ovviamente necessario rimuovere le ingiuste limitazioni che ne condizionano la validità».
Il presidente del Sindacato unitario nazionale inquilini ed assegnatari conclude «Da parte nostra stiamo denunciando da anni questa grave situazione, riscontrando in molti casi l’ingiustificato rifiuto delle Regioni interessate a procedere a rivedere le norme che, prima o poi, sono destinate alla giusta censura della Corte. Questo incomprensibile rifiuto di rivedere le normative discriminatorie crea danno non solo a chi, cittadino italiano o extracomunitario, non ha potuto partecipare al bando, ma a tutti i richiedenti (circa 700mila in Italia) che, ovviamente, vedranno allungarsi i tempi delle graduatorie e delle assegnazioni per gli obbligatori adeguamenti che dovranno intervenire a seguito della decisione della Corte, con gravi effetti negativi sulla mobilità e l’occupazione. Auspicando che tutte le Regioni si attengano a quanto disposto dalla Corte Costituzionale, ribadiamo la necessità di una riforma nazionale degli Enti gestori che affronti definitivamente il problema».
Nel 2022, il mercato Smart City italiano ha raggiunto una quota pari a 900 milioni di euro. A pesare maggiormente sono state le applicazioni ormai consolidate, come l’Illuminazione pubblica (24% del totale) e la Smart Mobility (21%). Hanno inoltre occupato una porzione significativa del mercato le soluzioni di raccolta e di distribuzione dell’energia.
Sono queste, in sintesi, delle ultime novità relative allo sviluppo delle città intelligenti nel nostro Paese. Un quadro di cui si è discusso in occasione del recente convegno Smart City: andare oltre la “Terra di Mezzo”.
L’evento ha rappresentato l’occasione per presentare la nuova ricerca sul tema, realizzata dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.
Anche grazie ai primi fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel nostro Paese il mercato delle città Intelligenti ha registrato un tasso di crescita del +23% nel corso del 2022. Si tratta di un dato più alto rispetto a quello riscontrato nell’area europea (+9%) e negli Stati Uniti (+15%) e pari solo a quello del continente asiatico (+23%).
Il 2022 è stato un anno positivo per le iniziative Smart City in Italia. Il mercato guarda ora nuovi traguardi, e infatti un Comune italiano su cinque (21%) ha dichiarato di aver avviato almeno un progetto lo scorso anno. La cifra raddoppia, raggiungendo il 39%, nel caso dei Comuni medio-grandi, con una popolazione superiore a 15 mila abitanti.
I trend futuri indicano che i progetti in cantiere sono in aumento: quattro Comuni su dieci hanno evidenziato la volontà di investire in progettualità Smart City nel prossimo triennio. Inoltre, quasi la totalità (89%) delle Amministrazioni che negli ultimi anni ha avviato progetti, ha evidenziato di voler continuare a lanciare nuove iniziative focalizzate sulle città intelligenti.
La ricerca ha rilevato che negli anni a venire, le Amministrazioni del nostro Paese si concentreranno sullo sviluppo di progetti di Smart Mobility, di Smart Building e di analisi dei dati legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città.
Il primo comparto relativo alla Smart City riguarda il mondo dell’illuminazione pubblica intelligente, che ha raggiunto una quota pari a 215 milioni di euro investiti (+39% rispetto al 2021), corrispondenti a quasi un quarto del mercato. Tale ambito ha incluso soluzioni destinate al telecontrollo, lampioni utilizzati come hub integrati, tecnologie dedicate all’Intelligenza Artificiale.
La componente negativa si riscontra nel fatto che nel 39% dei casi, i Comuni hanno avviato esclusivamente progetti di installazione di lampade a LED. Non sono stati invece colti i benefici del telecontrollo o dell’illuminazione adattiva, ancora troppo poco diffusi. Allo stato attuale, quindi, in diversi Comuni italiani, la visione di Smart City appare piuttosto datata.
Nel corso del 2022, un quinto del mercato della Smart City si è focalizzato sulle soluzioni destinate al settore della mobilità. Come emerso dall’indagine, le due aree applicative con maggiori sviluppi sono risultate i progetti riguardanti i parcheggi e la gestione del traffico.
Lla cifra che nel 2022 è stata indirizzata a progettualità quali le Comunità energetiche, le Smart Grid e lo Smart Metering, tutte inglobate nel settore “Energy”, ammonta a 225 milioni di euro complessivi. In settori quali il monitoraggio ambientale e del territorio, la sicurezza e la raccolta rifiuti sono invece stati investiti intorno ai 250 milioni di euro.
Dalla ricerca è emerso, infine, come il fronte della sicurezza risulti a oggi ancora arretrato: le soluzioni più adottate dalle varie Amministrazioni riguardano i circuiti di telecamere connesse (85%), mentre le applicazioni più avanzate di video analytics basate su Intelligenza artificiale rappresentano ancora delle best practice rilevate in pochi casi.
L’analisi condotta dal Politecnico ha evidenziato come il 41% dei Comuni italiani intenda mettere in atto nuove iniziative. Guardando ai progetti futuri, l’interesse delle Amministrazioni si focalizza soprattutto sull’illuminazione. Il secondo ambito su cui converge l’attenzione è quello della mobilità. Altri settori che sembrano prevalere sono la sicurezza, la raccolta dei rifiuti e i progetti integrati.
Confedilizia, per onorare la memoria dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani, ha istituito un premio di laurea del valore di 5mila euro riservato a laureati del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza della sede di Piacenza dell’Università Cattolica. L’annuncio è stato dato in occasione dell’Assemblea annuale della Confederazione.
Potranno aderire al bando i laureati che conseguiranno il diploma di laurea nell’anno accademico 2022/23 discutendo una tesi in diritto immobiliare, con una votazione non inferiore a 105/110. La domanda dovrà essere presentata entro il 12 febbraio 2024 alla Direzione di sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’assegnazione del premio sarà effettuata a giudizio insindacabile dall’apposita Commissione nominata dal Rettore.
“Intitolare a Corrado Sforza Fogliani un premio di laurea in diritto immobiliare nella sua amata Piacenza è un modo per rendere un omaggio dovuto a tre fra le sue principali passioni civili: per il diritto, per la proprietà e per il territorio. Ringrazio sentitamente, anche a nome di tutta la Confederazione, l’Università Cattolica per questa opportunità, che ci consente di onorare nel modo migliore un uomo che ha fatto la storia della Confedilizia”, ha detto il presidente Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.
Alle sue parole hanno fatto seguito quelle di Anna Maria Fellegara, Preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica: “Ringrazio Confedilizia per questa splendida iniziativa, che consolida la nostra collaborazione e consente di ricordare in modo davvero appropriato l’avvocato Fogliani. Il premio di laurea va nella direzione di incentivare gli studi giuridici, a cui il presidente Sforza Fogliani ha sempre prestato una grande attenzione”.
Anche in Italia ora è possibile vendere e acquistare un immobile al di fuori del mondo giudiziario (esecuzioni e fallimenti) con il sistema dell’asta, sfruttandone tutti vantaggi, restando comodamente seduti sul divano di casa e per la prima volta con la consulenza diretta di un team che opera sotto l’egida notarile. Una vera e propria rivoluzione per il mercato immobiliare italiano che, spinta anche dalla proliferazione dei siti e dei portali online per la compravendita di case e seguendo le orme di quanto già avviene ormai da tempo nei paesi anglosassoni, punta all’affermazione delle aste private, in presenza e/o in modalità telematica, come innovativo e dinamico strumento di vendita di beni al miglior offerente. Il tutto sotto la supervisione dei notai, figure altamente specializzate che si pongono, da un lato, come garanti della correttezza del trasferimento del bene messo all’asta e che, dall’altro, esercitano il loro ruolo consulenziale al fianco di clienti quali privati, professionisti, società ed enti con e senza scopo di lucro. Ed è proprio in sinergia con i notai che si muove APP – Aste Private Professionali (asteprivateprofessionali.it), innovativa startup italiana con sede a Padova con un team di 10 collaboratori, che punta ad affermarsi come la principale sala d’aste attiva nel settore immobiliare privato italiano.
Per riuscirci uno dei primi, necessari, step è rappresentato dalla necessità di far conoscere quelli che sono i principali vantaggi offerti dall’asta privata sia che si svolga in presenza sia a distanza in via telematica: dalla possibilità, rispetto ad una alienazione tradizionale, di poter vendere ed acquistare una proprietà immobiliare e non solo in tempi certi, precedentemente concordati e fissati mediante il bando d’asta, al dimezzamento dei costi fino alla garanzia, mediante il sistema della gara al rialzo tra gli offerenti, della massimizzazione dei ricavi. Senza dimenticare l’assoluta trasparenza della procedura all’incanto, un aspetto particolarmente apprezzato dal venditore privato o professionale che deve liquidare un patrimonio proprio o per conto terzi così da eliminare alla radice eventuali dubbi d’imparzialità e salvaguardandolo da azioni di responsabilità, e la sicurezza del trasferimento dell’immobile che avviene sotto il controllo del notaio, assoluto punto di riferimento nel settore.
Assistere il cliente nelle aste private richiede professionalità, imparzialità e riservatezza, guidandolo in un mondo che richiede forti competenze giuridiche ma, oltre alla consulenza tecnica, nel rapporto con il cliente, è indispensabile l’ascolto attivo, in modo da ottenere la massima soddisfazione possibile in sede d’asta. Tutti valori impersonificati dalla figura professionale del notaio, pubblico ufficiale imparziale con cui i collaboratori di APP – Aste Private Professionali lavorano in costante e stretta sinergia. “Puntiamo a diventare la realtà leader in Italia per la gestione delle aste private, un mercato in ascesa che presenta ampi margini di crescita – dichiara il dott. Enrico Poletto, real estate manager e CEO di APP – Aste Private Professionali – Grazie alla nostra expertise consulenziale vogliamo sensibilizzare e aumentare, tra i privati e i professionisti, la consapevolezza riguardo ai meccanismi di funzionamento e ai benefici delle aste private che si possono svolgere anche in modalità telematica, favorendo così la partecipazione a distanza, senza alcuna necessità di spostamenti fisici e con benefici diretti e tangibili in termini di contenimento dei costi e delle spese. Lo strumento è particolarmente indicato per professionisti (liquidatori volontari e giudiziali), enti privati (fondazioni, associazioni) e pubblici (territoriali), società (leasing) e privati che dispongono di beni di particolare rilevanza da alienare”.
Fonte: Comunicato Stampa
L’effetto superbonus è finito: la propensione a ristrutturare, acquistare mobili, caldaie o impianti di isolamento termico scende notevolmente. Anzi, precipita. Sfiorano una flessione del 20% (-19,4%) le intenzioni di ristrutturare casa, calano dell’11,8% gli impianti di isolamento termico e del 9,2% le caldaie a condensazione o biomassa. In calo anche i mobili (-12,7%) che, tuttavia, si confermano su livelli superiori alla media degli ultimi 12 mesi. In controtendenza solo gli impianti fotovoltaici (+11,9%) e gli infissi (+4,4%).
A registrare la situazione è l’analisi realizzata dall’Osservatorio mensile Findomestic, realizzata in collaborazione con Eumetra,.
“I primi mesi del 2023 sono stati contraddistinti da una ripresa della propensione al consumo – dichiara Gilles Zeitoun, Amministratore Delegato e Direttore Generale Findomestic – che ha trovato riscontro negli effettivi acquisti di beni durevoli, in crescita ma ancora frenati da un contesto che resta di forte preoccupazione. Il fenomeno dell’inflazione rimane la prima preoccupazione nel Paese (6 risposte su 10 nella nostra rilevazione) e continua ad influenzare i comportamenti di spesa che restano improntati alla prudenza. Non a caso, con i redditi che crescono meno dei prezzi dei beni di consumo, al secondo posto tra le preoccupazioni più avvertite (39% di preferenze) troviamo quella relativa al progressivo calo del potere d’acquisto familiare”.
Il settore “casa” soffre la fine dell’“effetto Superbonus”, ma non è l’unico a subire un ripiegamento delle intenzioni d’acquisto. Senza una prospettiva concreta di incentivi nuovi o rivisti nei parametri, anche le auto nuove cedono il 7% (tengono meglio le elettrificate a -1,4%) e le usate l’11%. I motoveicoli, un mercato in forte crescita dal 2021 ad oggi, fanno rilevare ancora intenzioni d’acquisto in positivo: +8,6%.
Torna a sorridere il settore della tecnologia dopo il calo generalizzato della propensione all’acquisto (e delle vendite) registrato nel primo trimestre dell’anno. L’intenzione di dotarsi di un tablet raggiunge i livelli massimi da un anno a questa parte (+15,8% nell’ultimo mese). Lo stesso vale per le fotocamere (+18,8%) e la telefonia (+11,1%). Anche le TV, come rileva l’Osservatorio Findomestic di maggio, guadagnano il 6,3%, mentre le intenzioni d’acquisto di PC rimangono stabili. Andamenti contrapposti per i due segmenti degli elettrodomestici con i piccoli in flessione del 6,3% e i grandi in crescita del 10,4%.
Ufficio stampa SEC Newgate Italia
Il caro-bollette vale anche per i rifiuti con la cifra media della Tari che nel 2022 ha toccato 325 euro di media con un aumento del 3,7%.
Negli ultimi 5 anni la Tari è aumentata mediamente del 7,7%. Sono i dati della consueta indagine realizzata dalla Uil che riportano come tra il 2021 e il 2022 sono 65 le città capoluogo di provincia che hanno aumentato la tassa.
In valori assoluti – spiega Ivana Veronese, segretaria confederale Uil – le famiglie italiane hanno versato nel 2022 per la tariffa rifiuti 325 euro medi, a fronte dei 313 euro del 2021 e dei 301 euro versati nel 2018.
Il costo maggiore si registra a Pisa con 519 euro medi l’anno a famiglia; a Brindisi si versano 518 euro; a Genova 489 euro; a Benevento 481 euro; a Messina 476 euro; Catania 475 euro; a Siracusa 472 euro; ad Agrigento 471 euro; a Taranto 459 euro e a Trapani 457 euro.
Il campione utilizzato dallo studio del Servizio Lavoro Coesione e Territorio del sindacato che ha elaborato i costi in 107 città capoluogo di provincia si riferisce ad una famiglia composta da quattro componenti con una casa di 80 mq e reddito Isee di 25 mila euro.
Tra le città meno costose Belluno con 169 euro l’anno a famiglia; a Novara 174 euro; ad Ascoli Piceno 181 euro; a Macerata 182 euro; a Pordenone 186 euro; a Brescia 187 euro; a Trento 189 euro; a Firenze 194 euro; a Vercelli 197 euro e a Udine 204 euro. Per quanto riguarda le Città Metropolitane, la tassa sui rifiuti pesa per 489 euro all’anno a famiglia a Genova; a Messina per 476 euro; a Catania per 475 euro; a Reggio Calabria per 453 euro; a Napoli per 442 euro; a Bari per 401 euro; a Cagliari per 395 euro; a Milano per 338 euro; a Venezia e a Palermo per 332 euro; a Torino per 331 euro; a Roma per 314 euro; a Bologna per 228 euro e a Firenze per 194 euro.
Fonte: Agenzia Ansa
Sulla base degli elementi raccolti “non appare corretto l’iter logico seguito dall’Autorità nell’adozione dei due provvedimenti cautelari, risultando insussistente il fumus boni iuris che ne legittimava l’adozione”. Così il Tar del Lazio in due identiche sentenze con le quali, accogliendo i ricorsi proposti da Acea Energia ed Eni Plenitude, ha annullato i provvedimenti cautelari adottati dall’Antitrust per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e di gas naturale.
Una vicenda complessa ricostruita dallo stesso Tar in sentenza.
Con un originario ricorso Acea Energia ed Eni Plenitude impugnavano il provvedimento cautelare del 12 dicembre 2022 con cui veniva loro intimato di sospendere le presunte modifiche unilaterali del prezzo dell’energia elettrica e del gas naturale perché in contrasto con il cosiddetto “decreto aiuti-bis” (la vicenda concerneva unicamente i ‘contratti con prezzo fisso’).
Con successivi motivi aggiunti ai ricorsi, si contestava il successivo provvedimento cautelare con il quale l’Antitrust a fine dicembre 2022 parzialmente confermava gli stessi provvedimenti cautelari. Tutto ciò è stato compiuto per la decisione del Governo di mitigare l’impatto economico sugli utenti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina che ha determinato uno sproporzionato aumento dei prezzi delle materie prime.
Il Tar, una volta chiarita la bontà della qualificazione della fattispecie operata dall’Agcm, si è poi concentrato a verificare se la stessa condotta possa o meno esser considerata in violazione del ‘Decreto aiuti-bis’. Ed ecco che allora, per i giudici “non appare corretto l’iter logico seguito dall’Autorità nell’adozione dei due provvedimenti cautelari, risultando insussistente il fumus boni iuris che ne legittimava l’adozione. Difatti, alla luce della documentazione raccolta nel primo segmento dell’istruttoria, non si apprezza la violazione delle disposizioni contrattuali né dell’art. 3 d.l. 115 cit, (cioè il decreto Aiuti-bis, ndr): invero, l’omessa indicazione della scadenza delle condizioni economiche non può ex se determinare l’illiceità della pratica, stante la possibilità per l’utente di ricostruire induttivamente tale dato, alla luce delle varie proroghe man mano succedutesi nel tempo. Né potrebbe sostenersi che l’omissione da parte del professionista della comunicazione periodica di aggiornamento possa consolidare sine die le precedenti condizioni economiche, atteso che il contratto disciplina specificamente le modalità di aggiornamento delle stesse”.
Fonte: Agenzia Ansa
Predisporre una campagna di informazione sui principali media nazionali per spiegare ai cittadini cosa vorrà dire la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, previsto al 10 gennaio del 2024.
E’ la richiesta che hanno fatto le associazioni di consumatori che sono state sentite dalla Commissione Attività produttive della Camera. Quest’ultima deve esprime un parere sulla bozza di decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sull’ingresso consapevole degli utenti sul mercato libero.
“Serve una forte azione di informazione e formazione sui media – ha detto Pierpaola Pietrantozzi di Adiconsum – con l’ausilio delle organizzazioni dei consumatori”.
Per Alessandro Cafagna di Adoc “la nostra proposta è inserire nel decreto un’informazione che possa accompagnare gli utenti nel passaggio”.
Anche per Carmen Agnello di Confconsumatori e Ovidio Marzaioli del Movimento Consumatori servono “campagne informative in tv nei prossimi mesi”. Al momento sono circa 9 milioni i cittadini italiani che non hanno scelto il mercato libero dell’elettricità, e che continuano a rifornirsi sul mercato tutelato. Qui le tariffe sono fissate dall’Arera, l’autorità pubblica per l’energia, e la corrente è fornita dall’Acquirente unico, società pubblica.
La bozza di decreto del ministro Gilberto Pichetto prevede che gli utenti che al 10 gennaio dell’anno prossimo non avranno scelto un fornitore sul mercato libero, se ne vedranno assegnato uno, sulla base di concorsi indetti dall’Acquirente Unico e a condizioni fissate dall’Arera. Questo regime viene detto “servizio a tutele graduali”. Entro il primo aprile 2027, gli utenti che non sono soggetti vulnerabili o in povertà energetica dovranno passare obbligatoriamente al mercato libero. Gli altri (ad oggi circa la metà dei 9 milioni) rimarranno nel regime tutelato.
Fonte: Agenzia Ansa