ENEA ha realizzato un prototipo di braciere in materiale ceramico per stufe a pellet, in grado di ottimizzare il processo di combustione per la produzione di calore e ridurre le emissioni inquinanti. A metterlo a punto con stampa 3D, il Laboratorio di Tecnologie dei materiali Faenza nell’ambito del programma di Proof of Concept (PoC) promosso dall’Agenzia per incrementare il trasferimento di tecnologie innovative alle imprese e ridurre il divario tra i risultati della ricerca e il loro potenziale utilizzo/commercializzazione.
“Questo progetto ci ha consentito di mettere a punto processi, materiali e tecnologie all’avanguardia che potremo applicare per progettare e realizzare nuovi componenti dalle forme complesse e dalle elevate proprietà chimico-fisiche e termomeccaniche, come ad esempio bruciatori e microturbine per la produzione di energia, ma anche per i settori automotive e aerospazio”, spiega Alessandra Strafella, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Tecnologie dei Materiali Faenza.
“I bracieri sono tra i componenti più studiati per ottimizzare le prestazioni delle stufe, tenuto conto che sono sottoposti alle condizioni operative più gravose. Devono avere, infatti, notevoli proprietà termomeccaniche per mantenere la loro forma nelle condizioni di utilizzo, come la resistenza agli shock termici, all’usura e all’ossidazione” aggiunge Strafella.
I bracieri in ghisa più diffusi in commercio non consentono un aumento significativo della temperatura di esercizio in quanto hanno il limite della temperatura di fusione. L’elevata resistenza termomeccanica, chimica e all’usura dei materiali ceramici tecnici garantisce al braciere condizioni di funzionamento più costanti ad alte temperature[1], ma finora gli elevati costi di produzione hanno limitato la loro diffusione su larga scala.
“Nel nostro laboratorio siamo riusciti a superare questo limite grazie alla stampa 3D, che permette di ottenere componenti dalla geometria complessa minimizzando la quantità di materiale necessario per la formatura, le lavorazioni meccaniche post-processo, i tempi di realizzazione e, infine, il consumo di energia in quanto la produzione del componente avviene a temperatura ambiente, rendendo l’intero processo altamente sostenibile”, conclude la ricercatrice ENEA.
Nel dettaglio, la prima fase della sperimentazione ha previsto l’individuazione di un materiale ceramico avanzato – la tialite (titanato di alluminio)- con un’elevata resistenza allo shock termico (proprietà fondamentale per le fasi di accensione e di spegnimento del braciere). Il team ENEA ha poi sviluppato una pasta ceramica a base acquosa, ottimizzata per ridurre al minimo l’utilizzo di additivi organici e renderla compatibile con la tecnologia di stampa 3D. Il disegno CAD del braciere è stato poi fornito dall’azienda partner del progetto, Palazzetti Lelio spa, specializzata in sistemi di riscaldamento domestico a biomassa legnosa, che ha anche testato il componente in condizioni reali di esercizio, ossia in una stufa a pellet.
Comunicato Stampa Enea
“È stato pubblicato il bando – segnala il sindaco di Verbania Silvia Marchionini – che abbiamo messo in campo come Amministrazione Comunale di Verbania, finalizzato ad un sostegno economico ‘una tantum’ per aiutare i cittadini residenti a sostenere i costi legati all’abitazione per il pagamento di utenze di luce e gas, rate affitto, rate del mutuo, etc. Un sostegno che riteniamo importante, che si somma ad altri che in questi anni abbiamo proposto, per un aiuto concreto alle famiglie in questa difficile fase economica e sociale”.
“L’ammontare del contributo una tantum – aggiunge l’assessore alle politiche sociali Marinella Franzetti – sarà erogato in base al numero dei componenti del nucleo famigliare: per un componente contributo fino ad un massimo di 600 euro, due componenti 800 euro, tre componenti 1000 euro e da quattro o più componenti il contributo arriva fino ad un massimo di 1200 euro”.
La nota dell’amministrazione comunale specifica che le risorse verranno erogate ai cittadini richiedenti secondo l’ordine di presentazione delle richieste e fino a esaurimento delle risorse disponibili. Possono beneficiare del contributo i cittadini in possesso dei requisiti sottoindicati:
• residenza nel Comune di Verbania;
• certificazione ISEE, in corso di validità, compresa tra i valori di € 9.360,00 e €18.000,00. I cittadini con una certificazione ISEE inferiore alla somma di € 9.360,00 potranno ugualmente fare domanda, ma le loro richieste verranno vagliate in subordine all’esaurimento di tutte le richieste valide da parte di cittadini nella fascia tra € 9.360,00 ed € 18.000,00 e se non già destinatari di aiuti da parte del Servizio Sociale;
• attestazione di utenza di luce e/o gas intestata ad almeno uno dei componenti del nucleo richiedente, attraverso presentazione di bolletta riferita ad utenza attiva e di solo tipo domestico;
• canone affitto/rata mutuo per alloggio corrispondente alla residenza anagrafica del richiedente.
Le domande vanno presentate on line accedendo dal sito del Comune di Verbania www.comune.verbania.it e dal link diretto https://www.comune.verbania.it/Servizi/Contributo-economico-straordinario-una-tantum-per-spese-legate-all-abitazione
Comunicato stampa Amministrazione Comunale Verbania
Una mozione volta a promuovere il car-sharing condominiale o di comunità negli alloggi di edilizia residenziale pubblica della Regione Umbria. L’ha presentata il consigliere regionale della Lega Daniele Carissimi. “Il car-sharing – spiega – è uno strumento che concorre efficacemente a ridurre l’impatto ambientale delle emissioni inquinanti derivanti dal traffico veicolare, riducendo inoltre il numero di auto in circolazione e contribuendo allo sviluppo delle green cities”. Secondo Carissimi “questo modello apporta un vantaggio non solo ambientale ma anche economico per le famiglie, consentendo la riduzione delle spese di gestione, assicurazione e manutenzione del veicolo, che vengono distribuite su più soggetti o nuclei familiari”. “L’idea di condividere l’auto – spiega il consigliere – rientra nella logica circolare della servitisation, cioè della transizione verso modelli di acquisto di un servizio piuttosto che di un bene. Soluzioni come il leasing, il noleggio e l’abbonamento sono sempre più diffuse e hanno indiscutibili vantaggi dal punto di vista della sostenibilità sia economica sia ambientale. Dal punto di vista ambientale, è noto che in diverse città dell’Umbria vengono costantemente superati i valori-limite di determinati inquinanti atmosferici”. L’inquinamento da PM10 in Regione Umbria è riconducibile per l’11% alle emissioni generate dal traffico veicolare e d’altra parte l’Umbria, secondo dati dell’AciI, è la regione con il più alto numero di parco veicolare privato e auto pro-capite, con un rapporto tra numero di veicoli e abitanti sensibilmente superiore alla media nazionale. A Perugia la mobilità a emissioni zero arriva appena al 15% e le politiche di sostenibilità non superano il 2%, per Terni mancano addirittura dati sufficienti a permettere una valutazione a confronto con le altre città.
“Il car-sharing condominiale o di comunità – spiega ancora il consigliere – è inoltre in linea con le azioni di promozione della diffusione di Comunità energetiche rinnovabili e Gruppi di autoconsumo collettivo che la Giunta è chiamata a mettere in campo in attuazione alla mozione, che ho personalmente emendato e promosso, approvata dall’Assemblea legislativa nella seduta del 10 maggio 2022”.
La mozione che ho appena depositato chiede l’impegno della Giunta ad avviare forme di collaborazione finalizzate alla promozione e al sostegno di forme di mobility sharing di comunità o di condominio negli alloggi di edilizia residenziale pubblica presenti sul territorio regionale, compatibilmente con le esigenze organizzative e di programmazione degli interventi di Ater Umbria, lo strumento attraverso cui la Regione risponde alle esigenze abitative dei nuclei familiari che si trovano in condizioni economiche e sociali svantaggiate. La mobilità condivisa a basso impatto ambientale – conclude Daniele Carissimi – rappresenta da un lato la sfida più avanzata per ottenere una risposta efficace all’esigenza di un sistema di trasporto delle persone e delle merci in armonia con il territorio ed i suoi abitanti e dall’altro costituisce per le famiglie un consistente sgravio delle spese legate al possesso e uso di un veicolo”.
Fonte: Agenzia Ansa
In caso di accertamento, corretto il ricorso alla doppia presunzione motivata da un prezzo inverosimile e mutuo superiore al valore dichiarato nella compravendita. Il fatto noto, accertato in via presuntiva, può costituire premessa di un’ulteriore presunzione, ferma restando la necessità di valutarne l’attendibilità, in termini di gravità, precisione e concordanza idonee a fondare l’accertamento del fatto ignoto.
La Corte di cassazione, con la sentenza n. 6870/2023, è intervenuta nuovamente ad argomentare sull’erronea esegesi giudiziale degli articoli 2729 e 2697 del codice civile, talvolta resa dai collegi di merito, ovvero sulla inesatta lettura applicativa, per quel che riguarda le liti avverso gli atti di accertamento, del “divieto di doppia presunzione”.
Il caso
La controversia, che ha dato spunto al giudice di legittimità per prospettare i profili sopra accennati, aveva per oggetto un avviso di accertamento di reddito di impresa, successivo a pvc per recupero a tassazione di maggiori ricavi e mancato riconoscimento di oneri deducibili.
Il competente ufficio emetteva detto atto impositivo, in capo a una società di capitali, ai sensi degli articoli 39 del Dpr n. 600/1973 e 54 del Dpr n.633/1972 e con una motivazione fondata sulla inverosimiglianza della rivendita sottocosto di beni immobili. Tale deduzione trovava, a sua volta, ragione nello scostamento dai valori Omi di immobili costituenti oggetto di compravendita, nel prezzo a metro- quadro desunto in fattura (pari o inferiore al costo di costruzione), nonché nel maggior valore del mutuo contratto.
Nel giudizio di grado provinciale, il ricorso era parzialmente accolto in relazione alla ricostruzione dei ricavi; veniva invece confermato il corretto operato dell’ufficio a riguardo della ripresa a tassazione per costi indeducibili.
Non sortiva l’effetto invocato il gravame interposto, dall’appellante ufficio dell’Agenzia delle entrate, ai fini della riforma della sentenza di prime cure; veniva infatti confermata, anche in appello, la sentenza di primo grado.
L’ufficio impositore proponeva quindi ricorso alla Corte suprema, incentrato sulla violazione – desunta nella motivazione della sentenza impugnata – dell’articolo 39, comma 1, lettera D) del Dpr n. 600/1973, nonché degli articoli 2697 e 11 codice civile.
Il giudizio della Corte
Il giudice di ultima istanza ha ritenuto fondato il ricorso avanzato dall’ente erariale interessato.
In motivazione è stata rilevata l’inosservanza, da parte del giudice tributario di appello, delle norme che regolano il ragionamento presuntivo.
La Corte ha, quindi, richiamato il precedente indirizzo di legittimità (Cassazione civile, n. 23860/2020), inteso ad affermare che “Non è configurabile nel sistema processuale un divieto di presunzioni di secondo grado, non essendo lo stesso riconducibile agli artt. 2729 e 2697 c.c., né ad altre norme; pertanto, è ben possibile che il fatto noto, accertato in via presuntiva, costituisca la premessa di un’ulteriore presunzione, ferma restando la necessità di valutare in concreto l’attendibilità del risultato, in termini di gravità, precisione e concordanza idonee a fondare l’accertamento del fatto ignoto”.
In effetti, nella motivazione della pronuncia ultima citata, più ampia rispetto a quella qui in rassegna, si evidenziava come la giurisprudenza di legittimità si stesse progressivamente assestando sulla posizione per cui l’invocato divieto di doppia presunzione o di presunzione di secondo grado “a catena”, espresso nel brocardo “praesumptum de praesumpto non admittitur” è, in realtà, inesistente nel nostro sistema, nel senso che non è previsto e codificato da alcuna disposizione di legge, non essendo riconducibile agli articoli 2729 e 2697 cc, né a qualsiasi altra norma dell’ordinamento (Cassazione, sezione V, decisioni nn. 15003/2017, 20748/2019, 33961/2019, n. 33042/2019, 19171/2019 e 579/2020).
Osservava quindi la Corte, sempre nella citata pronuncia del 2020 che “Il problema, quindi, come rilevato anche dalla dottrina, non è stabilire se sia giuridicamente ammissibile ricavare un fatto per presunzione da una precedente presunzione, ma, piuttosto, valutare l’attendibilità del risultato di questa sequenza logica. Occorre, cioè, che anche all’esito del secondo passaggio presuntivo sussistano gli elementi di gravità, precisione e concordanza che possono condurre a ritenere provato il fatto”.
Tornando alla sentenza più recente, emessa dalla Cassazione, i principi descritti hanno consentito al Collegio di rimarcare l’erroneità della sentenza di merito impugnata ove lo scostamento dei valori Omi era stato argomentato come l’unico elemento presuntivo addotto, mentre invece l’ufficio aveva esibito altri elementi indiziari quali: a) l’inverosimiglianza del prezzo di rivendita a metro-quadro (espresso in fattura in misura pari o inferiore al costo di costruzione), b) il valore del mutuo superiore al prezzo dichiarato nella compravendita.
Alcuni altri precedenti
Oltre ai responsi dianzi richiamati, deve precisarsi che le eccezioni – rivolte agli avvisi di accertamento – basate sul “divieto di doppia presunzione”, sono stato “bocciate” in altre circostanze dalla Corte di cassazione. Possono essere citati, ad esempio, i seguenti arresti della Cassazione civile:
• n. 641/2018, ove è stato decretato che non sussiste il divieto di doppia presunzione qualora dal fatto noto, costituito dalla presenza di dipendenti non regolarmente assunti (e per i quali emerga la corresponsione di una retribuzione non contabilizzata), si tragga la presunzione di maggiore redditività dell’impresa
• n. 17523/2021, ove si è rappresentato che la presunzione di attribuzione ai soci degli utili extracontabilì della società di capitali a ristretta base sociale non viola il divieto di doppia presunzione, poiché il fatto noto non è costituito dalla sussistenza dei maggiori redditi induttivamente accertati nei confronti della società, ma dalla ristrettezza della base sociale e dal vincolo di solidarietà e di reciproco controllo dei soci che, in tal caso, normalmente caratterizza la gestione sociale, con la conseguenza che, una volta ritenuta operante detta presunzione, spetta poi al contribuente fornire la prova contraria.
L’idrogeno è diventato un protagonista delle politiche energetiche, anche italiane. Il PNRR prevede un investimento di oltre due miliardi di euro in questo campo e l’Italia è già molto attiva su questo fronte: secondo i dati dell’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) e dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), siamo al quinto posto in Europa per il numero di brevetti depositati per la transizione verso l’idrogeno, in particolar verso quello verde, ovvero ottenuto da fonti non fossili.
Inoltre, l’Italia è il secondo Paese manifatturiero a livello europeo, e sono numerose le imprese che considerano l’idrogeno una soluzione per rispondere alla domanda energetica, riducendo al massimo le emissioni inquinanti. Di questo e molto altro si parlerà nella seconda edizione di Hydrogen Expo, l’innovativa mostra-convegno dedicata al comparto tecnologico per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, che si terrà dal 17 al 19 maggio negli spazi del Piacenza Expo.
L’appuntamento, organizzato da Mediapoint & Exhibitions, si è già imposto come un palcoscenico ideale per l’incontro tra i player della filiera dell’idrogeno. Ci saranno incontri, workshop e convegni, in cui si analizzerà la situazione attuale e delineando le prospettive dell’intero comparto: si affronterà l’uso dell’idrogeno sia in campo industriale che nel trasporto marittimo, ferroviario e su gomma.
Non mancheranno poi le principali novità in termini di tecnologia applicata. Ma si parlerà anche di legislazione, analizzando le novità introdotte dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in materia di energie rinnovabili: ad esempio, il decreto attuativo dell’ottobre 2022, che stanzia oltre 500 milioni di euro per il recupero delle aree industriali dismesse, da riconvertire in siti dedicati alla produzione di idrogeno verde.
In Italia ci sono, infatti, circa 9mila km di aree industriali dismesse, che potrebbero essere riconvertite e sfruttate grazie all’idrogeno. Questo tipo di intervento, come anche gli altri contenuti nel PNRR riguardanti l’idrogeno, dovrebbe permettere, nel medio-lungo periodo, all’industria italiana di compiere un importante passo in avanti verso le fonti rinnovabili, aumentando la competitività sul mercato e riducendo drasticamente l’impatto ambientale.
Il processo di riconversione energetica, infatti, non è più rimandabile e proprio Hydrogen Expo può essere il luogo ideale per confrontarsi su questo tema.
https://elettricomagazine.it/attualita-news/piacenza-hydrogen-expo-mostra-filiera-italiana-idrogeno/
Idealista, attraverso la Banca Dati Morosità Immobiliare, ha lanciato un innovativo servizio che permette agli agenti immobiliari di verificare l’affidabilità dei potenziali inquilini che rispondono agli annunci di appartamenti in affitto. Un servizio che rappresenta un valore aggiunto che le agenzie possono offrire ai propri clienti.
“BDMI” è la prima banca dati negativa di morosità immobiliare in Italia, fa parte del gruppo idealista e contiene informazioni su debiti, mancati pagamenti e insolvenze di una persona fisica o giuridica con riferimento a un rapporto di locazione presente o passato. È un sito tramite il quale gli agenti immobiliari possono verificare se i potenziali inquilini che li contattano risultano cattivi pagatori nei confronti di altri proprietari. Idealista è quindi in grado di mettere a disposizione delle agenzie un database molto completo sul mercato delle locazioni immobiliari. Il servizio prevede l’invio di un file in formato PDF con informazioni riguardanti il potenziale inquilino ottenute da varie fonti pubbliche.
Accedere al servizio è molto semplice per gli agenti immobiliari già clienti di Idealista, che possono ottenere una prova gratuita del servizio BDMI.
Per emettere la verifica, vengono consultate diverse fonti di dati, al fine di rendere la segnalazione di insolvenza più completa e accurata possibile. Il costo del servizio è di 20 euro.
Fonte: Idealista
L’applicazione dell’information technology alla gestione delle seconde case, unita al cambiamento di gusti e di abitudini di chi viaggia e alle nuove tendenze nel modo di fruire delle vacanze (sempre più brevi e spezzettate durante l’anno), hanno favorito un’importante evoluzione della domanda di chi cerca case in affitto per turismo, dando un forte impulso al settore dello short rent.
La diffusione via Internet di portali dedicati che mostrano migliaia di soluzioni adatte a ogni gusto e ogni esigenza, in qualsiasi periodo dell’anno e in qualunque località del Paese, ha contribuito a consolidare una domanda che fino a poco più di un decennio fa restava per lo più frustrata, rinunciando di fatto a questa opportunità alternativa alla ricettività alberghiera ancor prima di iniziare a cercare.
Sul fronte dell’offerta, il consolidarsi dello short rent come modalità alternativa di gestione del patrimonio immobiliare familiare ha indubbiamente favorito lo sviluppo del mercato della seconda casa in Italia.
Secondo i dati raccolti dall’Ufficio studi di Locare su un patrimonio di seconde case disponibili per una gestione alternativa tipo short rent (in quanto non affittate con contratti a lungo medio termine né utilizzate con frequenza costante dai proprietari) di circa 6,6 milioni di abitazioni, 579mila sono offerte in affitto breve, ossia l’8,87% del totale; e di queste 212mila circa, cioè poco più di un terzo del totale, sono gestite tramite agenzie immobiliari o società specializzate, per lo più del settore Proptech.
Il numero di soluzioni abitative a disposizione per l’affitto breve/turistico è quasi raddoppiato nel 2022 rispetto all’anno prima. Se di considera però che nel 2020, causa Covid, c’è stato un tracollo stimato attorno all’86% del numero di proposte in offerta, il risultato raggiunto lo scorso anno è, in termini assoluti, inferiore del 31% rispetto al 2019.
In parte ciò sembra dovuto alla lunga coda degli effetti della pandemia, ma dall’altro lato è emersa anche una certa “stanchezza” da parte dei proprietari che, dopo gli entusiasmi iniziali, si sono resi conto che la gestione degli immobili in short rent è impegnativa, se non faticosa, e i rendimenti non sono stellari come sperato. Da ciò il crescente utilizzo dei servizi di operatori specializzati.
Sul fronte dei canoni d’affitto la variabilità è molto alta. Spesso la stessa soluzione viene offerta sul mercato a prezzi molto differenti a seconda del periodo dell’anno, della lunghezza del soggiorno e degli eventuali sconti conseguenti, dello stato dell’edificio, de numero di posti letto disponibili, ecc.
Considerando un bilocale con quattro posti letto, che risulta essere la dimensione più richiesta per l’affitto breve, nelle località turistiche l’affitto settimanale medio richiesto varia tra gli 800 e i 2.400 euro la settimana.
I rendimenti, in media, sono compresi in un range fra 4,6 e il 6,7% lordo annuo.
Per l’anno in corso i principali operatori di settore si attendono un incremento dei canoni medi richiesti in linea con l’andamento dell’inflazione, attesa attorno al 6,3% nel 2023.
Anche quest’anno torna SED, l’appuntamento fieristico che coinvolge l’intera filiera dell’edilizia e delle costruzioni del Centro-Sud Italia. Si terrà a Caserta dall’11 al 13 maggio, offrendo spazio alle innovazioni del settore e a una serie di convegni e aree tematiche dedicati a edilizia e costruzioni.
SED si rivolge alle aziende e ai professionisti e si pone lo scopo di rilanciare il Sud Italia alla luce delle nuove sfide del mercato. Saranno molteplici i temi trattati: dal superamento del Superbonus al Nuovo Codice degli Appalti, fino alle opportunità generate dal PNRR e alla relativa attuazione dei progetti.
SED rappresenta un’importante occasione di business e networking per smuovere l’economia stagnante del Mezzogiorno che tende, di fatto, a comprimere il mercato nazionale, grazie all’opportunità di stabilire un contatto diretto con i potenziali clienti e con quelli già acquisiti. Rappresenta, inoltre, un’occasione per scoprire dal vivo l’evoluzione del mercato e promuovere la propria offerta e immagine.
I visitatori del SED saranno ingegneri, architetti, geometri, tecnici, professionisti, rivenditori e grossisti di materiale edile, utilizzatori finali e appaltatori provenienti dalla Campania, dal Lazio, dall’Abruzzo, dal Molise, dalla Calabria e da molte altre zone del Centro-Sud Italia.
Tra gli espositori, invece, ci saranno aziende attive in molteplici settori: Software tecnici, attrezzature informatiche, editoria professionale, strumenti topografici e sistemi GPS, attrezzature e macchine per la costruzione, prefabbricati, prodotti chimici per l’edilizia, ascensori, ponteggi e impalcature, sistemi di fissaggio e profili, installazioni elettriche, illuminazione e LED, intonaci in gesso e materiali collegati, granito naturale, marmo e compositi, sistemi per energia alternativa, vernici e rivestimenti per pareti, utensili e macchinari, serramenti ed infissi, materiali per i tetti, materiali per l’isolamento, ceramica per pavimenti e rivestimenti muri, piscine, attrezzature e rivestimenti, aria condizionata e riscaldamento, tendaggi e sistemi.
“Il futuro dell’edilizia deve coniugare sostenibilità ambientale, economica, energetica e sociale attraverso il ripensamento e l’integrazione dei processi, l’innovazione e la digitalizzazione”: questo è il messaggio chiave per il sistema-Paese. Ne sono convinti a REbuild, l’appuntamento dedicato all’innovazione sostenibile dell’ambiente costruito che avrà inizio domani a Riva del Garda Fierecongressi con il saluto del Ministro Gilberto Pichetto Fratin, in collegamento da Roma.
“L’atlante italiano del Real Estate è destinato a mutare profondamente i connotati in tempi brevi” – afferma Roberto Pellegrini, Presidente Riva del Garda Fierecongressi. Si tratta di un cambiamento che coinvolgerà necessariamente tutti gli attori della filiera delle costruzioni, dal progetto alla gestione del costruito. E che deve coniugare sostenibilità ambientale, economica, energetica e sociale”.
Ricco il calendario di incontri della prima giornata: si parlerà dei trilioni di dollari alla ricerca di investimenti responsabili e sostenibili, di immobili che si rivalutano sino al 40% se riqualificati, di case intelligenti in grado di tagliare del 20% le bollette degli italiani. E ancora, della domotica che anticipa le esigenze delle persone e riduce gli sprechi, dell’irruzione dell’Intelligenza Artificiale (AI) nei processi progettuali e realizzativi, dei nuovi scenari di elettrificazione dalla casa al quartiere alla città, degli esempi innovativi di produzione, distribuzione e consumo di energia, dei nuovi modelli costruttivi attenti a tempi, costi e ambiente, del rapporto tra climate change e rischio immobiliare: uno scenario, quest’ultimo, che vede il 78% delle abitazioni a rischio, ma solo il 5% degli edifici risultano assicurati contro gli eventi naturali estremi.
Partendo dalla casa, la cassaforte degli italiani (un asset da oltre 5.200 miliardi di euro): un grande patrimonio il cui valore è però destinato a diminuire senza interventi di riqualificazione, con un forte impatto anche dal punto di vista sociale.
Secondo i dati dell’Osservatorio REbuild, infatti, un’abitazione può aumentare il proprio valore di mercato fino al 40%, anche fuori dai grandi centri urbani, grazie a interventi di riqualificazione energetica. A seconda che un fabbricato sia ubicato in centro o in periferia, la variazione di valore fra una classe E e una classe D si aggira intorno al 5-6%, ma sale fra il 14 e il 18% se si passa da una G a una D e addirittura fra il 30 e il 40% da una G a una A.
Analogamente, facendo un ragionamento al contrario, chi non efficienta, è destinato a perdere una forbice consistente di valore del proprio patrimonio.
Ciò è confermato, ad esempio, dagli ultimi studi prodotti sugli andamenti delle compravendite di abitazioni, dove il ‘ristrutturato green’ è sempre più commerciabile e si sta imponendo nello scenario come nuova categoria di mercato, nonché dalle survey sul tema delle locazioni residenziali e per uffici, il cui ‘premium price’ per le unità meno energivore e più smart è sempre più metabolizzato dagli affittuari, disposti a pagare di più per immobili che consentano minori costi di servizio e un comfort migliore, con conseguente aumento di redditività per titolari e gestori.
Secondo lo scenario di fattibilità che sarà presentato da The European House – Ambrosetti, si tratta di interventi che, sviluppati in ottica smart, porterebbero a un risparmio del 20-24% sulle bollette degli italiani (tra i 12-14 miliardi di euro), che ridurrebbero il consumo idrico del 4-5% e le emissioni del settore in una forbice che va dal 19 al 28%. A livello puramente teorico, il medesimo studio chiarisce che il panorama cambierebbe radicalmente se gli interventi fossero effettuati su tutto il parco edilizio italiano: la riduzione dei consumi energetici supererebbe il 50% rispetto agli attuali (un risparmio quantificabile, in linea teorica, tra i 35-38 miliardi di euro), mentre la riduzione di CO2 sarebbe del 45-50%.
Occorre ricordare che gli edifici in Italia, il 70% dei quali ha più di 40 anni – si tratta di circa 35 milioni di unità immobiliari -, e l’80% è pre-1990, sono responsabili del 45% dei consumi energetici (quasi il 30% va ricondotto al settore abitativo, composto per il 79% da consumi termici e per il 21% da consumi elettrici) e di buona parte delle emissioni di CO2.
Oltre la metà degli immobili italiani appartiene alle classi più energivore, che comportano un consumo fino a 10 volte superiore rispetto alle case in classe energetica più performante e implicano una spesa media (tra una classe G e una classe A) che impatta sul conto famigliare per circa 4mila euro in più l’anno (fonte: Assoimmobiliare). Tutto ciò, in una cornice di basso tasso di rinnovo del parco edilizio e di esposizione all’aumento dei prezzi energetici, mentre la riqualificazione è la strada per far recuperare valore traguardando le sfide ambientali indicate dall’Europa.
“Ridisegnare i comportamenti della filiera è un atto necessario, possibile e praticabile”, afferma Ezio Micelli, professore ordinario presso l’Università Iuav di Venezia e presidente del comitato scientifico di REbuild.
A REbuild 2023 si spiegherà come l’innovazione – solo se legata a decarbonizzazione, sostenibilità ed economia circolare – sia lo strumento con cui è possibile arricchire il patrimonio a disposizione. Innovazione strumentale, certo, ma anche culturale: secondo le stime di Bloomberg Intelligence, a fine 2022 il monte complessivo investito in prodotti finanziari rispettosi dei criteri ESG – ambientali, sociali e di governance – ha superato, nel mondo, quota 41 trilioni di dollari, con una prospettiva di crescita a 50 trilioni di dollari nei prossimi 2 anni.
E si racconterà di come la digitalizzazione sia destinata a un ruolo chiave nei processi di cura di città e luoghi, in una prospettiva non solo di manutenzione e conservazione dei beni, ma anche del loro arricchimento e trasformazione. Anche in tema di sicurezza logistica: si parlerà, nel primo giorno, del primo Green Corridor d’Europa, destinato a rivoluzionare la mobilità del futuro.
Il tutto in un’ottica di integrazione di competenze, processi e visioni di tutti gli attori di una filiera che alla produzione vale oltre 220 miliardi di euro (Cresme): “Integra. Ripensa. Trasforma” non a caso recita il titolo di questa nona edizione, arricchita dalla testimonianza di 5 start-up selezionate che, a chiusura della prima giornata, racconteranno gli scenari in cui stanno operando con la creazione di modelli di AI per il controllo predittivo degli impianti per il miglior comfort delle persone, con le soluzioni data-driven per una progettazione che rispetti i parametri ESG, con gli strumenti di connessione tra progettazione architettonica e ingegneristica e le neuroscienze, con la gestione in rete di spazi di coworking e servizi territoriali.
Riva del Garda Fierecongressi, promotore dell’evento, consolida l’iniziativa nata ormai 10 anni or sono e che continua a rappresentare “il vero momento di incontro di tutta la filiera dell’edilizia – afferma Roberto Pellegrini, Presidente Riva del Garda Fierecongressi – in grado di accreditare nuovamente Riva del Garda come capitale dell’innovazione dell’ambiente costruito, con una maratona di incontri, sessioni e workshop ricca, articolata, internazionale, disintermediata”.
‘Per una nuova agenda del costruire’ è il titolo della sessione di apertura di domani alle h.10.30, alla quale parteciperanno, dopo l’introduzione di Alessandra Albarelli, Direttrice di Riva del Garda Fierecongressi, Roberto Pellegrini, Presidente di Riva del Garda Fierecongressi, Mario Tonina, Vicepresidente Provincia Autonoma di Trento, sarà in collegamento, così come Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Una discussione è in corso per l’aggiornamento della normativa antincendio anche a seguito degli incendi della Torre dei Moro a Milano e del palazzo Lagrange a Torino. L’Italia tuttavia resta tra i fanalini d’Europa per la sicurezza, in particolare per quella sui materiali obbligatori per le facciate.
È attraverso il Comune di Milano, Commissione Rigenerazione Urbana, che ci sono i primi segnali di innovazione a cambiare passo. Il Presidente di questa Commissione, Bruno Ceccarelli, sottolinea: “Si apre una fase importante per il settore dell’edilizia nel Comune di Milano: una forte spinta stimolata anche dei numerosi interventi in vista delle future Olimpiadi invernali del 2026. Si tratta di nuove sfide e anche qui l’attenzione alla sostenibilità e alla sicurezza devono essere alla base di ogni progetto edilizio ed innovazione. Promuoverò una mozione di indirizzo, volta a definire suggerimenti in tema di sicurezza, includendo i rischi di incendio degli edifici, per evitare una nuova Torre dei Moro. L’obiettivo è anche quello di influenzare positivamente il Piano di Governo del Territorio e il Regolamento Edilizio del Comune di Milano. Da sempre Milano vuol dire innovazione e alta qualità e questi obiettivi non devono mai lasciare da parte la sicurezza”.
Nei giorni scorsi si è tenuta anche una Commissione Consiliare del Comune di Milano sul tema della “Sicurezza Edifici”. Queste commissioni sono un dialogo aperto con il mondo dell’edilizia, con realtà associative, sindacati, vigili del fuoco, ingegneri, architetti e geometri, per contribuire ad aumentare la sicurezza degli edifici e, di conseguenza, quella dei lavoratori nei cantieri e dei pompieri.
La regolamentazione nazionale sulla sicurezza antincendio delle facciate degli edifici è stata oggetto di un parziale aggiornamento proprio un anno fa (DM del 30 marzo 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 aprile). Il risultato però lascia l’Italia con una tra le norme più permissive in Europa.
È invece un chiaro punto di riferimento proprio l’Inghilterra che, a seguito del catastrofico incendio della Grenfell Tower del 2017, ha cambiato tutto: il più recente aggiornamento normativo, del dicembre 2022, prevede l’utilizzo di soli materiali incombustibili per le facciate di tutti gli edifici più alti di 11 m.
La Francia impone per gli edifici dai 9 piani in su la scelta di materiali incombustibili per ciascuno degli elementi della facciata. Persino nei paesi dell’Est Europa, come Serbia, Slovenia, Croazia e Repubblica Ceca le legislazioni sono più stringenti che in Italia. In Romania, ad esempio, è atteso un aggiornamento che dovrebbe imporre l’uso di soli materiali incombustibili per le facciate dei palazzi a partire dai 20 m di altezza.
E nel nostro Paese? La scelta del materiale da utilizzare è lasciata nelle mani del progettista introducendo così un alto potenziale di rischio. La facciata della Torre dei Moro, ad esempio, aveva anche elementi combustibili, che hanno amplificato irrimediabilmente l’incendio.
In attesa di un aggiornamento che renda la norma più vincolante, anche altri Comuni ed enti locali iniziano a muoversi. Ci sono, infatti, diversi casi virtuosi a livello locale, come il Comando dei Vigili del Fuoco di Rimini che ha diramato una nota di indirizzo, invitando a una maggiore attenzione al tipo di materiali usati nei lavori di riqualificazione.
Fonte: Comunicato Stampa ROCKWOOL Italia