Castagnoli Arnaldo & Figli, presente sul mercato del Piemonte da oltre cinquant’anni, si occupa di progettazione, produzione e installazione di ascensori, montacarichi e piattaforme di sollevamento, offrendo un’ampia gamma di prodotti e servizi a prezzi competitivi.
L’azienda propone soluzioni concepite e studiate su misura per rispondere a qualunque esigenza tecnica e stilistica e realizza progetti in perfetta sintonia sia con le esigenze tecniche, sia con l’estetica dell’ambiente.
Le soluzioni personalizzate e “chiavi in mano” della Castagnoli Arnaldo & Figli sono relative alla realizzazione di ascensori e montacarichi di qualsiasi tipo e portata: a funi e oleodinamici, installati in vani scala e in esterni, con incastellature metalliche o trasparenti, opere murarie e opere da fabbro; di mini ascensori per aziende e per privati; di piattaforme elevatrici per il sollevamento
di merci e persone e di impianti dedicati agli utenti diversamente abili, con relativo abbattimento delle barriere architettoniche.
Esperienza e personale qualificato e competente garantiscono inoltre un servizio accurato e affidabile di manutenzione, riparazione, assistenza, rifacimento e ammodernamento di impianti di sollevamento già esistenti, adeguandoli agli attuali standard di qualità e di sicurezza.
L’azienda si rivolge sia al settore dei privati, sia alle strutture industriali e commerciali, ed è all’altezza di effettuare l’installazione di ascensori e montacarichi anche in condizioni complesse e in spazi ridotti, sempre con un estremo riguardo alle finiture, nel rispetto dello stile e del contesto architettonico.
Via M. D’Antona, 51 – Rivalta di Torino, TO 10040
Telefono + 39 011 9095142
Email info@ascensoricastagnoli.com
https://www.ascensoricastagnoli.com/
A febbraio 2023 l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni torna a crescere dopo la flessione del mese precedente (rivisto al ribasso rispetto alla stima preliminare), raggiungendo i livelli di aprile 2022. La crescita congiunturale è confermata anche su base trimestrale.
Anche nel confronto con i primi due mesi dell’anno precedente, il 2023 si apre con un bilancio positivo, sia nella serie grezza, sia in quella corretta per gli effetti di calendario.
A febbraio 2023 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni aumenti dell’1,5% rispetto a gennaio 2023.
Nella media del trimestre dicembre 2022 – febbraio 2023 la produzione nelle costruzioni cresce del 2,3% nel confronto con il trimestre precedente.
Su base tendenziale, l’indice corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 come a febbraio 2022) registra un incremento dell’1,6%, mentre l’indice grezzo aumenta dell’1,7%.
Nella media dei primi due mesi del 2023, l’indice corretto per gli effetti di calendario aumenta del 2,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre l’indice grezzo cresce del 4,0%.
Una legge quadro sull’edilizia pubblica e sociale, la restituzione gratuita ai Comuni degli immobili statali inutilizzati, una norma per disciplinare gli affitti brevi turistici. È quello che chiedono al Governo gli assessori alla Casa di 11 città italiane in un “Manifesto di proposte” presentato al termine del workshop “Un’alleanza municipalista per una politica nazionale sulla casa”, che si è tenuto nei giorni scorsi a Bologna nell’ambito dell’evento “Abitare, salute e conoscenza per la Grande Bologna”.
Sono, in tutto, cinque i punti qualificanti del “Manifesto”, concordati e sostenuti dall’Anci, che gli assessori alla Casa di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Verona, Padova, Parma, Lodi e Bergamo porteranno presto all’attenzione del Governo:
– 1) una legge quadro sull’edilizia pubblica e sociale;
– 2) la restituzione gratuita ai Comuni degli immobili statali inutilizzati per utilizzo abitativo;
– 3) il rifinanziamento dei fondi Locazione e Morosi Incolpevoli;
– 4) una legge di regolamentazione per governare gli impatti degli affitti brevi turistici;
– 5) una misura nazionale che riconosca strutturalmente l’emergenza abitativa e come fragilità cui dedicare interventi e risorse.
“Negli ultimi venti anni – hanno spiegato gli assessori – un progressivo processo di regionalizzazione delle politiche sulla casa ha determinato una frammentazione delle politiche per la casa e in particolare dell’edilizia residenziale pubblica. Questo ha portato a un sostanziale disimpegno dello Stato verso politiche urbane integrate, con la conseguenza che il diritto alla casa è diventato diverso o minore a seconda della regione di residenza”, hanno spiegato gli assessori.
“Alcuni fenomeni emergenti – hanno precisato gli assessori alla Casa – accomunano molte di queste città di medie e grandi dimensioni: dagli affitti brevi per uso turistico, che stanno progressivamente impattando sull’intero sistema abitativo, alla comunità degli studenti universitari fuori sede che spesso vedono negato il loro diritto all’istruzione superiore perché i costi dell’abitare sono insostenibili”.
Paradossale e troppo lunga, inoltre, per gli esponenti delle città italiane, la vicenda degli immobili dismessi di proprietà di enti statali o parastatali o le esigenze dei cittadini migranti, o che fruiscono di protezione internazionale, che vengono scaricate sui Comuni.
Da qui le cinque proposte, necessarie “per ricomporre questi problemi e ricucire queste divergenze, attraverso azioni concrete su scala nazionale, al fine di garantire identici diritti e al contempo a riconoscere le diversità territoriali. Servono iniziative sia legislative che politiche finanziarie, perché i Comuni, in prima linea, hanno già pagato con un costo ormai insostenibile questo disimpegno”, hanno concluso gli assessori.
Il Salone del Mobile, evento che unisce business e cultura, raccontando la storia del design e dell’arredo di ieri, oggi e domani, torna a Milano negli spazi Rho Fiera dal 18 al 23 aprile 2023.
Punto di riferimento a livello mondiale del settore casa-arredo e strumento dell’industria, il Salone del Mobile rappresenta il punto di riferimento a livello mondiale del settore Casa-Arredo e strumento dell’industria che trova in esso uno straordinario veicolo di promozione.
Il Salone del Mobile nasce nel 1961, con l’intento di promuovere le esportazioni italiane di mobili e complementi, impegno che ha soddisfatto pienamente divulgando nel mondo la qualità del mobile italiano e che continua a soddisfare essendo estera più della metà dei suoi visitatori.
Nel 1965 per la prima volta vengono raggruppate le aziende leader del settore arredo in uno spazio espositivo uniforme per offerta commerciale. E’ anche l’anno in cui gli espositori cominciano a porre grande attenzione agli allestimenti, caratteristica che contraddistinguerà sempre il Salone rispetto alle altre manifestazioni; sempre il 1965 è l’anno del primo evento collaterale e l’anno in cui Domus gli dedicò il primo articolo.
Divenuto internazionale dal 1967, ancora oggi ha una risonanza tale da non aver eguali al mondo, in nessun settore.
Qualità e tecnologia vengono esaltate come frutto della creatività delle migliori imprese del settore, capaci di sviluppare la propria attività grazie ai costanti investimenti attuati nell’innovazione di prodotti e soluzioni per l’abitare.
Questo salone espositivo offre la possibilità di entrare in contatto con prodotti di altissima qualità, ripartiti nelle tre tipologie stilistiche: Classico, che attinge ai valori di tradizione, artigianalità e maestria nell’arte di realizzare mobili e oggetti; Design, con prodotti funzionali, innovativi e di grande senso estetico; xLux, settore dedicato al lusso senza tempo riletto in chiave contemporanea
C’è chi si è trovato con bollette passate da 300 a quasi 800 euro, chi le ha viste raddoppiare e chi addirittura triplicare. Colpa del caro energia?
Non solo. Per centinaia e centinaia di utenti, spesso si è trattato di un cambio unilaterale del contratto con la società fornitrice del gas, che ha deciso di aumentare il prezzo al metro cubo. L’esempio, condiviso purtroppo da tantissime famiglie del territorio in cui opera Estra Energia, è semplice: dal concordato costo fisso di 0,70 al metro cubo si è passati a 2,65, secondo le quotazioni del libero mercato con inice Pfort.
E ciò nonostante le modifiche unilaterali di contratto siano espressamente vietate da un intervento normativo del governo Draghi, in vigore fino al prossimo 30 aprile.
La società sotto accusa è appunto Estra Energia, con valanghe di segnalazioni, proteste ed esposti perlopiù portati avanti dalle associazioni di consumatori. In Toscana le provincie più colpite sono Arezzo, Prato, Firenze e Siena.
Il caso è scoppiato a gennaio ed è andato avanti nelle settimane e nei mesi in maniera sempre più pesante, almeno a vedere le richieste di aiuto arrivate a Federconsumatori Toscana: in un mese più di 350 segnalazioni solo alla loro associazione, fra email, telefonate, reclami allo sportello.
In pratica gli utenti, di fronte a bollette stratosferiche, si sono accorti che non era solo un generico rincaro del gas di cui tanto si parla, quanto piuttosto di una ricontrattazione a loro insaputa sul prezzo al consumatore.
Del resto, chi è che va ogni volta a controllare tutti i numerini riportati in fattura? Pochi, però quando il bollettino da pagare schizza di centinaia di euro, qualche campanello d’allarme scatta. E infatti l’inghippo c’era.
“Sono davvero tanti i casi per fatture particolarmente onerose – spiega il presidente di Federconsumatori Toscana Luca D’Onofrio –. E a seguito di queste segnalazioni abbiamo riscontrato che in molti casi Estra, nell’arco del 2022 aveva modificato unilateralmente il contratto, passando dal prezzo fisso a quello variabile, applicando l’indice Pfort, che calcola trimestralmente il prezzo del gas in base al mercato virtuale olandese”.
Verificato ciò, l’associazione di consumatori ha inviato reclami formali a Estra, avanzando richieste di risarcimento dove risultava evidente la modifica di contratto: “Abbiamo già avuto un incontro con la società – prosegue D’Onofrio – e abbiamo proposto di restituire ai clienti la differenza fra l’indice Psv, applicato dall’Autorità dell’energia da ottobre 2022 in Italia, e l’indice Pfort. Ed è evidente che la differenza è molto alta”.
Ma non solo. Visto che Estra Energia è ampiamente partecipata da enti pubblici, ora Federconsumatori fra pressing anche sui Comuni: “Accettare subito questi rimborsi sarebbe un bel messaggio per un’azienda pubblica, che oltretutto ha radici nella nostra Regione – conclude il presidente –. Per questo solleciteremo i sindaci, affinché si assumano le loro responsabilità”.
https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/caro-bollette-richieste-danni-7c34113b
Per il terzo mese consecutivo, le bollette del gas per famiglie e piccole imprese proseguono la discesa dei prezzi. Si tratta di una frenata consistente: a marzo, i consumatori pagheranno il 13,4 per cento in meno rispetto a febbraio. Il calo di marzo per il gas naturale si aggiunge al recente crollo delle tariffe dell’elettricità (-55%), aggiornamento che inciderà sulle bollette del trimestre che va da aprile e giugno.
La regione principale che ha portato al nuovo ribasso delle tariffe del gas è imputabile alla caduta delle quotazioni della materia prima sui mercati internazionali, con il prezzo del gas passato dai 340 euro al megawattora dell’agosto scorso ai 140 di inizio dicembre, per arrivare agli attuali 45-50 euro dell’ultima settimana.
Le quotazioni negative sono state influenzate da un inverno per nulla rigido e da una minore richiesta di Gnl (il gas liquefatto che viene esportato via nave) da parte delle economie asiatiche. I depositi di gas che vengono utilizzati sia dagli operatori di mercato sia dagli Stati come riserve strategiche, sono infatti pieni in media oltre il 50 per cento della loro capacità. Un dato senza precedenti, in quanto solitamente si arrivava in primavera con un livello di riempimento al 30-35 per cento. Dato che contribuirà a tenere i prezzi bassi anche nei prossimi mesi, quando con la stagione calda le quotazioni risalgono per le operazioni di riempimento degli stoccaggi per l’inverno. Ecco spiegato come mai, con il ribasso di marzo, le tariffe sono tornate a un passo dai livelli di inizio 2022, a poche settimane dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Un livello che è comunque lontano dai prezzi pre-Covid quando il gas era quotato tra 12 e 15 euro.
È stata determinata la percentuale del credito d’imposta per il bonus acqua potabile. Lo ha reso noto il provvedimento del 3 aprile 2023 siglato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. La percentuale del credito d’imposta utilizzabile da coloro che nel 2022 hanno acquistato apparecchi destinati al miglioramento qualitativo delle acque da bere è pari al 17,9005 per cento. Ciascun beneficiario può visualizzare il credito d’imposta fruibile nel proprio cassetto fiscale, accessibile dall’area riservata del sito internet dell’Agenzia delle Entrate.
La percentuale è ottenuta rapportando il limite di spesa previsto per ciascun periodo d’imposta all’ammontare complessivo del credito d’imposta risultante dalle comunicazioni validamente presentate. L’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti in base alle comunicazioni validamente presentate dal 1° febbraio 2023 al 28 febbraio 2023, con riferimento alle spese sostenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, è risultato pari a 27.932.195 euro, a fronte di 5 milioni di euro di risorse disponibili, che costituiscono il limite di spesa. Pertanto, la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è pari al 17,9005 per cento (5.000.000/27.932.195) dell’importo del credito richiesto.
Il bonus acqua potabile, introdotto per il biennio 2021-2022, è stato prorogato al 2023. Si tratta di un credito d’imposta del 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti. L’obiettivo è quello di razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica.
L’importo massimo delle spese su cui calcolare l’agevolazione è fissato a 1.000 euro per ciascun immobile, per le persone fisiche; 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali.
Come comunicato dall’Agenzia delle Entrate, l’importo delle spese sostenute deve essere documentato da una fattura elettronica o un documento commerciale in cui sia riportato il codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Per i privati, e in generale i soggetti diversi da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, il pagamento va effettuato con versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento diversi dai contanti.
L’ammontare delle spese agevolabili deve essere comunicato all’Agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo a quello di sostenimento del costo tramite il servizio web disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia.
Fonte: FiscoOggi
Cede un appartamento per liberare il figlio da un usuraio. Ma nei giorni scorsi, grazie alle indagini dei Carabinieri e alla sentenza della Corte di Cassazione, che dopo due gradi di giudizio ha confermato l’impianto accusatorio, ne è tornata in possesso. E’ successo a Rapallo.
Le indagini, iniziate nel 2015 durante una campagna di prevenzione e contrasto ai fenomeni usurari, hanno preso il via dalle dichiarazioni di una madre, il cui figlio per la disperazione si era rivolto a un soggetto esterno per sanare la propria situazione debitoria. Quale corrispettivo delle prestazioni di denaro elargite, l’usuraio applicò sin da subito tassi usurari del 300% sulle somme prestate, arrivando ad aggredire con raggiri e mezzi fraudolenti anche il patrimonio immobiliare della famiglia, costretta a cedere una delle proprie unità abitative. Gli ulteriori accertamenti dei carabinieri di Santa Margherita Ligure portarono nel 2016 a denunciare l’usuraio per i reati di usura aggravata e continuata, estorsione, falsità ideologica commessa in atto pubblico, e a sequestrare l’appartamento sottratto fraudolentemente alla disponibilità della famiglia.
Nel 2018, il Tribunale di Genova ha condannato in primo grado l’usuraio a 5 anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Contestualmente, è stata disposta la revoca del sequestro e sono stati dichiarati nulli gli atti di relativa compravendita e ogni altra scrittura notarile redatta all’epoca. Le successive sentenze della Corte di Appello di Genova del 2021 e della Corte Suprema di Cassazione, nel 2022, hanno confermato integralmente l’impianto accusatorio, ritenendo l’usuraio pienamente responsabile dei reati e disponendo, direttamente in sede di giudizio penale, la revoca del sequestro dell’immobile e la restituzione alla famiglia vittima di usura. L’usuraio è al momento sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione di residenza. Nei giorni scorsi, a Rapallo, i Carabinieri hanno riconsegnato nella disponibilità della madre della vittima l’appartamento.
Fonte: Agenzia Ansa
Dalla Regione Piemonte arriva una boccata d’ossigeno per i 7600 «morosi incolpevoli» che abitano nelle case di edilizia popolare che non sono riusciti a pagare nemmeno la quota minima (il 14 per cento del loro reddito) lo scorso anno.
La Regione, su proposta dell’assessore Chiara Caucino, ha deciso, con una delibera approvata in giunta, di prorogare il termine di pagamento dal 31 marzo al 30 giugno della suddetta quota, necessaria per essere considerati «morosi incolpevoli».
I «morosi incolpevoli» sono infatti coloro che versano in condizioni di estremo disagio, con un Isee inferiore ai 6500 euro e che, a causa dell’onda lunga dell’effetto Covid e dell’aumento dei costi dell’energia, dovuti alla guerra in Ucraina, sono in grave e preoccupante aumento.
Gli Enti gestori, sempre secondo le indicazioni della nuova delibera, comunicheranno alla struttura regionale competente l’ammontare della morosità incolpevole maturata dai rispettivi assegnatari entro il 31 luglio.
«Sono ben consapevole – spiega l’assessore regionale alla Casa, Chiara Caucino – avendo girato e girando le case popolari piemontesi e parlando con gli inquilini morosi incolpevoli, che esistono situazioni di grave disagio sociale, dovute alla mancanza del lavoro, alla sotto occupazione e all’aumento del costo della vita, favorito dall’inflazione e dal rincaro dei beni di prima necessità, primo fra tutti l’energia». «Con questa delibera andiamo ad allungare i tempi di pagamento consentendo a tante persone oneste di mettersi in regola. Fin dal primo giorno la parola d’ordine di questa giunta è che nessuno deve essere lasciato indietro: quella di oggi è l’ennesima dimostrazione che noi amiamo trasformare le parole in fatti concreti».
Fonte: Comunicato Stampa Regione Piemonte