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Ora legale: 250.000 firme per mantenerla

Sono 250.000 le firme raccolte dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e Consumerismo No Profit in sole 6 settimane con la petizione per il mantenimento dell’ora legale.
“Siamo oramai a numeri da proposte di Referendum Popolare – spiegano il presidente Sima, Alessandro Miani, e il Presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele – A questo punto non escludiamo di percorrere formalmente questa strada, dato che è stata appena varata la piattaforma digitale per la sottoscrizione dei Referendum abrogativi. Quello che chiediamo è di congelare il passaggio all’ora solare previsto per il prossimo 29 ottobre, e di valutare l’opportunità del mantenimento dell’ora legale anche come prova transitoria per il 2023”.
“Sima e Consumerismo No Profit hanno dato voce agli italiani, fornendo elementi scientifici per una completa valutazione dell’impatto di questa misura – peraltro già attuata durante i periodi bellici e di crisi energetica – che risulta semplice, a costo zero e in grado di contribuire al superamento del difficile momento economico che il Paese si appresta ad attraversare – precisano Miani e Gabriele – Oltre al risparmio energetico, che col crescere dei prezzi del gas è passato da stime di 500 milioni l’anno basati sui dati TERNA ad oltre 2 miliardi e mezzo di euro per il solo 2023, si aggiunge un taglio di emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di CO2, equivalenti a quella assorbita piantando dai 2 milioni di nuovi alberi, con benefici per la salute umana e planetaria. La proroga di 4 settimane (come già avvenuto negli USA nel 2007) del mantenimento dell’ora legale ci consentirebbe di valutare l’effettivo impatto di questo tipo di misura. Non ci sembra di chiedere la luna, in un momento in cui ai cittadini viene chiesto di non accendere i riscaldamenti o abbassarne la temperatura, evitare di usare due elettrodomestici contemporaneamente e persino fare la lavatrice di notte. Le 250.000 firme raccolte in poche settimane sono un segnale che i cittadini stanno mandando ai nostri governanti”.

https://www.consumerismo.it/bollette-250-000-firme-per-il-mantenimento-dellora-legale-31361.html

Casa: a Milano 17.500 famiglie in attesa abitazione

“A Milano sono attualmente oltre 17.500 le famiglie in attesa di casa popolare e almeno 10.000 le famiglie sottoposte a sfratto o esecuzione immobiliare, a fronte di meno di 1.000 alloggi all’anno assegnati”. Lo ha affermato l’Unione inquilini-Cub durante il presidio sotto l’assessorato alla casa del Comune di Milano in occasione della giornata nazionale “Sfratti zero”. “Siamo estremamente preoccupati per la condizione della sofferenza abitativa. In Italia, 150 mila famiglie sotto sfratto esecutivo, 650 mila in attesa di una casa popolare, senza una risposta – ha detto Bruno Cattoli, segretario dell’Unione Inquilini del capoluogo lombardo -. In questa situazione già insostenibile, si aggiunge l’aumento per le spese alimentari che viaggiano oltre le due cifre percentuali e che si abbattono in maniera proporzionalmente più elevata sui redditi bassi e medi e l’incremento esponenziale delle bollette energetiche, insostenibili per milioni di famiglie”.
L’Unione Inquilini singolarmente e insieme agli altri sindacati inquilini “si è rivolta più volte al sindaco Sala e all’assessore Maran nella loro responsabilità di garanti della salute pubblica e di responsabili politici e amministrativi della gestione dell’offerta abitativa, ma i risultati sono sconfortanti. Il livello di attenzione del Comune di Milano nei confronti dell’emergenza abitativa dall’insediamento della giunta Sala 2 ha raggiunto i minimi storici, così come quello della interlocuzione con i sindacati inquilini e i movimenti di lotta per la casa”.

Fonte: Agenzia ansa

L’Italia peggiora in sostenibilità ambientale e sociale

Il Rapporto di “Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile” (ASviS 2022), presentato al Festival dello Sviluppo Sostenibile, grazie ai più recenti dati statistici disponibili, elabora 33 diversi indicatori di sostenibilità permettendo, per la prima volta, di confrontare la situazione dell’Italia e dell’Unione Europea dal 2019 al 2021, gli anni precedente e successivo a quello della prima ondata di pandemia da Covid-19, che ha sconvolto tutti i trend statistici mondiali.
Durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile è stato presentato il Rapporto annuale “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS.

IL RAPPORTO ASVIS
Dal 2016, Il Rapporto annuale “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS fa il punto della situazione italiana rispetto all’Agenda 2030 grazie al contributo degli esperti provenienti dagli oltre 300 Aderenti all’Alleanza. Tra gli strumenti statistici innovativi che caratterizzano la pubblicazione ci sono le quattro “frecce” della sostenibilità, infografiche sulle quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, economica, istituzionale e sociale). Il Rapporto contiene inoltre dieci proposte sugli ambiti prioritari in cui bisogna intervenire, fornendo una visione d’insieme sulla sostenibilità nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.
Dal Rapporto 2022 emerge, in particolare, che l’Italia ha registrato nell’ultimo biennio dei passi avanti soltanto per due Goal (7 e 8), mentre per altri due (2 e 13) viene confermato il livello del 2019. Per tutti i restanti Goal dell’Agenda 2030 (1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17) il livello registrato nel 2021 è al di sotto di quello del 2019, a conferma del fatto che il Paese non ha ancora superato gli effetti negativi causati dalla crisi pandemica. A causa della mancanza di dati, i Goal 11, 12 e 14 non sono analizzati fino al 2021. Nel documento si ribadisce l’allarme per i numerosi ritardi e problemi che l’attuazione dell’Agenda 2030 sta avendo in Italia e nel mondo. Il tempo a disposizione per cambiare passo sta finendo.

UN PAESE IN RITARDO
Lo scenario che emerge dal settimo Rapporto annuale presentato dall’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma nella giornata inaugurale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 – in programma dal 4 al 20 ottobre, con oltre 900 eventi in tutta Italia e online – è chiaro: l’Italia è in ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 Onu. La crisi sistemica del modello di sviluppo dominante accelerata dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dai cambiamenti climatici sta aumentando le disuguaglianze sociali.

LE PROPOSTE DELL’ASVIS
Le proposte trasversali contenute nel Rapporto per accelerare la transizione dell’Italia verso un modello di sviluppo sostenibile coerente con l’impegno assunto nel 2015 da tutti i 193 Paesi dell’Onu con la sottoscrizione dell’Agenda 2030 sono quelle formulate durante la campagna elettorale quando l’ASviS ha consegnato alla forze politiche ”Dieci idee per un Italia sostenibile” da realizzare nella prossima legislatura.
In sintesi: assicurare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile; disegnare il futuro partendo dal presente; promuovere giustizia, trasparenza e responsabilità; integrare la sostenibilità nel funzionamento del Parlamento; rendere più sostenibili ed equi i territori; impegnarsi per la giusta transizione ecologica; ridurre tutte le disuguaglianze; non lasciare indietro nessuno; tutelare la salute con un approccio integrato; garantire diritti e pace, rafforzare cooperazione e democrazia. Oltre al coinvolgimento delle forze politiche, i contenuti del decalogo sono stati promossi anche tramite una campagna di sensibilizzazione con una raccolta firme su Change.org (https://chng.it/nWJjTZZCQ9) che prosegue durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile.

MALLEN: INDICATORI SOCIALI E AMBIENTALI IN PEGGIORAMENTO
“Nonostante la ripresa registrata nell’ultimo biennio, caratterizzato dalla caduta e dal rimbalzo dell’economia causati dalla pandemia, gli indicatori di sostenibilità dell’Italia, in particolare quelli sociali e ambientali, sono in peggioramento”, ha affermato in una nota la Presidente dell’ASviS Marcella Mallen. “Per sottolineare questa situazione di emergenza abbiamo rappresentato i dati del Rapporto usando quattro frecce, relative alle quattro dimensioni della sostenibilità, ambientale, economica, istituzionale e sociale. Dal 2019 al 2021 registriamo un aumento delle disuguaglianze di reddito, una crescente difficoltà del sistema sanitario di rispondere alle esigenze dei cittadini, specialmente dei più deboli e un arretramento degli indicatori ambientali, in particolare quelli sul consumo di suolo e sulla gestione delle risorse idriche. L’urgenza di costruire un modello di sviluppo realmente sostenibile ci impone di dare una svolta radicale al nostro modo di abitare la Terra e ad impegnarci per diffondere un benessere condiviso e durevole, come indicato dall’Agenda 2030”.

STEFANINI: SIAMO IN EMERGENZA
“Il Rapporto conferma che stiamo superando la soglia tra un periodo storico in cui la crescita di produzioni e consumi, seppur con molte contraddizioni, generava un’analoga diffusione del benessere, dei diritti e della giustizia sociale a un nuovo periodo in cui la generazione della ricchezza economica porta benefici a una fascia di popolazione progressivamente più ristretta – ha dichiarato in una nota il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – la frattura della pandemia, le guerre e gli scenari geopolitici mondiali, insieme al nuovo corso politico che si apre in Italia ci impongono di ripensare e cambiare passo. Le ‘quattro frecce’ lampeggiano, siamo in emergenza. Per ripartire bisogna prendere con decisione la strada della sostenibilità perseguendo i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Occorre un grande cambiamento, anche culturale, che deve essere innescato dalla politica e dalle istituzioni, realizzando tra l’altro le proposte del decalogo promosso dall’ASviS”.

L’Italia peggiora in sostenibilità ambientale e sociale. Il Rapporto ASviS 2022

Bollette: 4,7 milioni di italiani non le hanno pagate

Negli ultimi nove mesi, a causa dell’aumento dei prezzi energetici, 4,7 milioni di italiani avrebbero saltato il pagamento di una o più bollette di luce e gas. Il dato arriva dall’indagine commissionata da Facile.it, che mette in luce anche come il numero di morosi sia destinato ad aumentare se i prezzi continueranno a crescere. L’analisi – si legge – ha individuato in 3,3 milioni il numero di individui che potrebbero trovarsi nell’impossibilità di pagare le prossime fatture. Un fenomeno che riguarda anche le spese condominiali: infatti sarebbero oltre 2,6 milioni gli italiani che hanno saltato una o più rate del condominio. Secondo l’indagine, quindi, quasi 2 morosi su 3 (62%) hanno affermato come è la prima volta che saltano il pagamento delle bollette. E guardando i numeri più da vicino si scopre che se a livello nazionale la percentuale di chi ha dichiarato di non aver pagato una o più bollette negli ultimi 9 mesi è pari al 10,7%. Il fenomeno è più diffuso nelle regioni del Centro Italia (11,5%) e al Sud e nelle Isole (11,2%).

Fonte: Agenzia ansa

Tar Liguria, niente balconi se influiscono sull’armonia del palazzo

E’ legittimo il divieto di realizzare balconi in un palazzo, se le norme urbanistiche del Comune ritengono che un complesso immobiliare “dai tratti uniformi perderebbe l’armonia raggiunta”.
È la motivazione con cui la quale il Tar della Liguria ha respinto il ricorso di una società che si riteneva lesa dal diniego opposto dal comune di Varazze (in provincia di Savona) alla richiesta di autorizzazione per la realizzazione di sei piccoli balconi sulla facciata dell’immobile di proprietà.
La lite riguardava la legittimità dell’atto con cui il Comune di Varazze ha negato il necessario assenso alle modifiche proposte dalla società ricorrente. Modifiche che prevedevano l’ampliamento dell’immobile destinato all’attività ricettiva, con l’aggiunta di alcuni piccoli balconi posti sulla facciata della proprietà.
“Si tratta di un fabbricato ubicato nella zona di edificazione medioevale dell’abitato di Varazze, sul quale sono stati di recente realizzati degli interventi di rilievo per la sua ristrutturazione, che a tenore dell’atto impugnato hanno dato luogo ad una palazzata dai tratti uniformi che perderebbe l’armonia raggiunta ove fossero inseriti i sei balconi di cui all’istanza – spiega il Tar – Lo strumento urbanistico suddivide il territorio comunale in sub-ambiti, l’immobile in questione rientra in quello definito tra quelli per i quali in relazione al tessuto storico consolidato di impianto originario, riguardo ad edifici con linguaggio architettonico funzionale di semplici facciate intonacate, è espressamente previsto il divieto della realizzazione di balconi, pensiline o aggetti in genere”.

Fonte: Agenzia Ansa

Guida al Bonus Facciate

L’Agenzia delle Entrate ha aggiornato la Guida al Bonus Facciate nel mese di settembre 2022.
L’ultimo aggiornamento risaliva al mese di luglio. La Guida in oggetto fornisce indicazioni e informazioni utili e aggiornate per poter richiedere il Bonus Facciate, una delle tante agevolazioni messe in campo dal Governo.
Per poter fruire di tale agevolazione è importante che i lavori siano finalizzati al recupero o al restauro della facciata esterna di edifici già esistenti, di qualsiasi categoria catastale, compresi quelli strumentali e inoltre, sono inclusi nell’agevolazione anche gli interventi di pulitura o tinteggiatura esterna.
A tal proposito, la cosa più importante è che gli edifici in oggetto siano siti nelle zone A e B indicate nel decreto ministeriale n. 1444/1968 oppure in zone assimilabili a queste in base ai regolamenti edilizi comunali o alla normativa regionale.
Tra le novità introdotte con l’ultimo aggiornamento di settembre, una importante riguarda il fatto che dal 2022 il Bonus Facciate spetta con una detrazione di imposta che dal 90% è scesa al 60% delle spese sostenute sino al 31 dicembre 2022.
Chiaramente, però, coloro che hanno sostenuto le spese nel 2020 e nel 2021 hanno diritto ad una detrazione di imposta pari al 90%. La detrazione va poi ripartita in dieci quote annuali di pari importo nell’anno in cui sono state sostenute le spese e in quelli successivi.
La parte più rilevante dell’ultimo aggiornamento della Guida fatto dall’Agenzia delle Entrate riguarda le alternative alla detrazione, ovvero sconto in fattura o cessione del credito, poiché per cedere il credito o richiedere lo sconto in fattura, dal 12 novembre del 2021, è previsto l’obbligo per il contribuente di richiedere:
• visto di conformità dei dati relativi alla documentazione, così da attestare la sussistenza dei presupposti richiesti per fruire dell’agevolazione;
• attestazione della congruità delle spese sostenute da parte dei tecnici abilitati.
I sopracitati documenti non sono necessari se il contribuente utilizza la detrazione nella dichiarazione dei redditi e se si tratta di comunicazioni inviate all’Agenzia prima dell’11 novembre 2021 per le quali è stata rilasciata una regolare ricevuta di corretta ricezione della comunicazione.
Per maggiori approfondimenti, cliccare sul seguente link: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/233439/Guida_Bonus_Facciate_2022.pdf/b6adbc6b-b57e-0fb8-7d90-99f18e14bd2e

A cura di Deborah Maria Foti, Ufficio Stampa ANAPI

Canone Rai: nel 2023 non più nella bolletta della luce

Nella bolletta della luce, dal 2023, non ci sarà più il canone Rai, nel rispetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il Governo uscente ha infatti dato parere favorevole alla richiesta della Commissione europea, che considera un onere improprio questa voce, se inserita nelle bollette. Tra le questioni che il nuovo Governo dovrà affrontare nell’immediato c’è pertanto anche quella del canone RAI, una tassa pagata controvoglia dalla maggior parte degli italiani.

CANONE RAI: CHI DEVE PAGARLO E QUANTO
Il canone RAI è un’imposta sulla detenzione di apparecchi in grado di ricevere i programmi televisivi. In pratica, chiunque possieda un apparecchio televisivo che riceve il segnale digitale terrestre o satellitare è obbligato a pagare il canone. Sono invece esclusi dall’obbligo i vecchi televisori analogici e i computer.
Chi non vuole pagare deve dichiarare per iscritto di non possedere, né a titolo personale né attraverso familiari conviventi, alcun apparecchio tv o similare (col rischio di forti sanzioni in caso di dichiarazioni prive di fondamento).
Dal 2016, è la titolarità di un’utenza domestica residente di fornitura elettrica a far presumere la detenzione dell’apparecchio televisivo, comportando l’addebito dell’importo del canone direttamente nella bolletta dell’elettricità, 90 euro suddivisi in 10 rate. Contro questa modalità di riscossione della tassa, introdotta dal governo Renzi, si è però scagliata l’UE sostenendo che è contro il principio di trasparenza verso gli utenti.

CANONE RAI E RIFORMA DEL MERCATO DELL’ENERGIA
Il canone RAI dovrà quindi sparire dalla bolletta elettrica a partire dal 1° gennaio 2023, come previsto dal Decreto Energia dello scorso aprile, che dà attuazione all’impegno preso dal governo con l’UE a margine dell’approvazione del PNRR. L’imposta sarà dunque svincolata dall’utenza elettrica per rendere più trasparente la bolletta, che non potrà più contenere oneri non legati al settore di mercato.

COME POTREBBE CAMBIARE NEL 2023
Con l’eliminazione dalla bolletta elettrica, il canone tornerà a essere gestito in autonomia. Quando fu introdotto il pagamento del canone in bolletta venne registrato un incremento del 41% degli incassi rispetto all’anno precedente. Il ritorno alla precedente modalità di pagamento potrebbe quindi determinare un’impennata del tasso di evasione, che attualmente si attesta al 3%, mentre fino al 2016 aveva raggiunto il 27%.
Una delle ipotesi più accreditate per il pagamento del canone Rai è quella di inserirlo all’interno della dichiarazione dei redditi, tramite Modello 730 o Modello Redditi PF. Altre proposte prevedono di affidare la riscossione alle Regioni, come già accade per le Province Autonome e le Regioni a Statuto Speciale, e ad altri modelli in vigore all’estero. Ad esempio, in Francia l’imposta TV è legata alla tassa sulla casa, in Israele alla tassa sull’auto, mentre nel Regno Unito e in Svizzera la riscossione è affidata a società di recupero crediti. Spagna, Belgio, Ungheria, Norvegia, Svezia, Finlandia e Turchia hanno invece eliminato il canone TV è stato eliminato, almeno formalmente, lasciando allo Stato il compito di distribuire fondi alle reti pubbliche, e quindi finanziando la spesa con le tasse dei contribuenti.

PER IL CODACONS VA ABOLITO
A sostenere l’abolizione del canone RAI è il Codacons, convinto che la TV pubblica possa fare a meno dei 1,8 miliardi di euro versati ogni anno dai contribuenti, tagliando qualche spreco e autofinanziandosi attraverso la raccolta pubblicitaria, come fanno le altre reti radiotelevisive.
Da rilevare, però che dai dati del Bilancio di sostenibilità RAI 2021, la componente di ricavi proveniente dalla pubblicità ammonta a soli 680 milioni di euro, pari a un quarto delle entrate totali. Un importo che da solo non copre i costi operativi. Sarà pertanto difficile che il canone venga totalmente abolito, ma è più probabile che sia individuato un nuovo metodo di pagamento.

L’ESONERO DAL PAGAMENTO
Sono esonerati dal versamento gli over 75 con reddito annuo non superiore a 8.000 euro e senza conviventi titolari di un reddito proprio (esclusi collaboratori domestici, colf e badanti); diplomatici e militari stranieri; funzionari stranieri di organizzazioni internazionali; personale civile e militare di cittadinanza non italiana appartenente alla NATO.

Toscana, contributi per i canoni d’affitto

indagine affitti

Oltre 20 milioni di euro. E’ questo il budget proveniente dal Fondo nazionale per l’integrazione canoni di locazione anno 2022, che la Regione mette prontamente a disposizione dei Comuni per l’erogazione dei contribuiti a sostegno del pagamento dei canoni di locazione, sostenendo così le famiglie a basso reddito.
Il provvedimento, si spiega in una nota, è stato approvato dalla giunta regionale nella sua ultima seduta su proposta dell’assessora regionale alle Politiche sociali Serena Spinelli.
Le risorse stanziate (esattamente 20 milioni e 986 mila euro) serviranno ad alleviare l’onere del pagamento mensile per le famiglie che hanno determinati requisiti di reddito. Per raggiungere questo obiettivo i fondi saranno trasferiti dalla Regione ai Comuni che, attraverso bandi, li erogheranno alle famiglie titolari di un contratto di locazione regolarmente registrato, ma con un rapporto canone/reddito tale da non consentire il regolare pagamento dell’affitto.
Secondo il presidente della Toscana, Eugenio Giani “l’intervento conferma, per qualità e dimensione, la forte e centrale attenzione del governo regionale alla tutela di quella parte di società toscana che con maggior pesantezza ha subito gli effetti della pandemia e della difficile situazione economica. Difendere il diritto alla casa è per la Regione un obiettivo prioritario ed è fondamentale in questo impegno il rapporto e la collaborazione con gli enti locali”.
“Questi contributi attenuano per molte persone e famiglie il peso di una delle voci di spesa più significative e inevitabili – ha sottolineato Spinelli -. La cifra disponibile quest’anno è in assoluto la più alta sin qui erogata, ma si inserisce anche in una fase della vita economica e sociale estremamente difficile in cui il costo dell’affitto diventa in molti casi ancora più difficile da sostenere, che rende questi strumenti ancora più necessari”.

Fonte: Agenzia Ansa

Il costo medio dei servizi delle imprese di pulizie

Con il decreto direttoriale n. 25 del 6.6.2022, il ministero del lavoro ha fornito le tabelle del costo medio orario per il personale dipendente da imprese di servizi di pulizia, disinfestazione, servizi integrati e multiservizi.
Nel decreto viene precisato che: “Il costo del lavoro determinato dal decreto è suscettibile di oscillazioni in relazione:
– a) ad eventuali benefici (contributivi, fiscali od altro) previsti da disposizioni normative di cui l’impresa può usufruire;
– b) ad eventuali oneri derivanti dall’applicazione di accordi integrativi aziendali, nonché specifici costi inerenti ad aspetti logistici (indennità di trasferta, lavoro notturno, ecc.);
– c) ad oneri derivanti da specifici adempimenti connessi alla normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81)”.
Si ricorda che il “costo medio orario del lavoro” è il frutto dell’attività di elaborazione del Ministero del lavoro con l’analisi e dall’aggregazione di dati inerenti a molteplici istituti contrattuali e che non rappresenta pertanto un limite inderogabile per gli operatori economici partecipanti a procedure di affidamento di contratti pubblici, ma solo un parametro di valutazione della congruità dell’offerta, con la conseguenza che lo scostamento da esse, specie se di lieve entità, non legittima di per sé un giudizio di anomalia (Consiglio di Stato, V, 6 febbraio 2017, n. 501; altresì, sez. III, 13 marzo 2018, n. 1609; III, 21 luglio 2017 n. 3623; 25 novembre 2016, n. 4989). I costi medi della manodopera, indicati nelle tabelle (ministeriali), del resto, svolgono una funzione indicativa, suscettibile di scostamento in relazione a valutazioni statistiche ed analisi aziendali come specificato in molte sentenze dei tribunali amministrativi regionali (. T.A.R. Lazio, Roma, II bis, 19 giugno 2018, n. 6869).

dd-costo-lavoro-multiservizi-2022-con-tabelle

Fonte:
https://www.fiscoetasse.com/normativa-prassi/13155-costo-medio-lavoro-imprese-pulizie-e-servizi-decreto-25-2022.html?smclient=eb02ab19-e7b9-4d33-b50a-543656cc384b&utm_campaign=RSL&utm_medium=email_mn_fet&utm_source=Rassegna+Lavoro&utm_content=RSL+2022-06-13

I nuovi Criteri Ambientali Minimi per l’Edilizia

Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 8 agosto i decreti che aggiornano i CAM, i Criteri minimi ambientali nel campo dell’Edilizia, dei rifiuti urbani e degli arredi per interni e uffici. Si tratta di tre distinti decreti, uno per ciascun ambito di applicazione. Serviranno a garantire un migliore efficientamento energetico e rispetto ambientale, riducendo i consumi e razionalizzando le spese. Entreranno in vigore il 3, 4 e 6 dicembre 2022
I nuovi criteri saranno adeguati alle indicazioni UE e applicabili al settore degli appalti pubblici e degli enti erogatori dei servizi di trasporto, energia e acqua.
I CAM in ambito edilizio si applicano agli edifici di nuova costruzione, in caso di ristrutturazione/manutenzione e per la gestione dei cantieri. Gli indicatori “ambientali e socio-economici” si applicano anche per:
– apparecchiature elettriche negli uffici e negli ambienti pubblici;
– arredo urbano e d’ufficio;
– prodotti per l’igiene e la pulizia personale;
– illuminazione urbana e gestione dei rifiuti;
– ristorazione.
Nello specifico serviranno a conseguire “gli obiettivi ambientali previsti dal Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione attraverso l’inserimento nella documentazione progettuale e di gara almeno delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali minimi adottati con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare”.
Dall’entrata in vigore, sulle stazioni appaltanti graveranno nuovi obblighi:
– inserire nelle documentazioni di gara le specifiche tecniche indicate;
– indicare i “criteri premianti” nelle gare aggiudicate con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Nello specifico, i decreti sono relativi a:
– Criteri ambientali minimi per l‘affidamento del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, della pulizia e spazzamento e altri servizi di igiene urbana, della fornitura di contenitori e sacchetti per la raccolta dei rifiuti urbani, della fornitura di veicoli, macchine mobili non stradali e attrezzature per la raccolta e il trasporto di rifiuti e per lo spazzamento stradale. (22A04306) (GU Serie Generale n.182 del 05-08-2022);
– Criteri ambientali minimi per l‘affidamento del servizio di progettazione di interventi edilizi, per l’affidamento dei lavori per interventi edilizi e per l’affidamento congiunto di progettazione e lavori per interventi edilizi. (22A04307) (GU Serie Generale n.183 del 06-08-2022);
– Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di fornitura, noleggio ed estensione della vita utile di arredi per interni. – 22A04308 (GU Serie Generale n.184 del 08-08-2022).
L’intervento del MITE adegua i criteri applicabili all’edilizia per perseguire diverse finalità, in primis il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente, ridurre lo spreco energetico e favorire lo smaltimento dei rifiuti.
Nello specifico:
– massimizzare la raccolta differenziata, migliorandone qualità e quantità;
– prevenire e ridurre la produzione di rifiuti edili, provenienti dalla costruzione/demolizione e classificati come rifiuti speciali (richiedono uno speciale procedimento di raccolta e smaltimento);
– promuovere materiali riciclabili come legno, acciaio, cemento, asfalto, cartone e carta;
– promuovere veicoli e attrezzature di ultima generazione.
Per quanto riguarda, invece, gli “arredi interni”, questi si applicano per:
– l’affidamento della fornitura di arredi per interni;
– per l’affidamento del servizio noleggio di arredi per interni
– per l’affidamento del servizio di estensione della vita utile di arredi per interni.

Fonte: https://www.infobuild.it/approfondimenti/cam-gazzetta-nuovi-criteri-ambientali-minimi-edilizia/