Il settore della climatizzazione vale in Italia oltre 2,7 miliardi di Euro, anche se nel 2023 il giro d’affari è calato dell’11,6% rispetto al 2022.
La variazione percentuale è negativa per diversi segmenti di mercato: climatizzatori monosplit (-8% e -3%) e multisplit (-2% a volume e +1% a valore). Positiva, invece, per i sistemi miniVRF e VRF (del 2% a volume e del 12% a valore).
Sono i numeri dell’indagine annuale di Assoclima, condotta dall’Ufficio Statistica ANIMA.
L’indagine fa riferimento ai dati di produzione, importazione, esportazione e fatturato in Italia di tutti i componenti HVAC: climatizzatori d’ambiente, sistemi monosplit, multisplit e VRF, condizionatori packaged e roof top, pompe di calore, gruppi frigoriferi con condensazione ad aria e ad acqua, unità di trattamento aria, sistemi di ventilazione meccanica controllata, unità terminali, apparecchi ibridi e per la produzione di acqua calda sanitaria.
Emerge inoltre che l’export conta sempre di più (55%) per la produzione nazionale, a conferma di una consolidata capacità dell’industria italiana di competere sui mercati internazionali.
La maggior parte dei settori mostra incrementi significativi. A cominciare da quello dei condizionatori rooftop, che registrano +24% a volume e +35% a valore. Doppia cifra anche per i condizionatori close control (+61% a volume e +94% a valore), richiesti in particolare dai data center. Crescono poi i gruppi frigoriferi condensati ad acqua e le pompe di calore acqua-acqua: +9% a volume e +25% a valore per le potenze inferiori a 50 kW, e +25% a volume e +17% a valore per le potenze più elevate.
Le pompe di calore elettriche aria-acqua con potenza fino a 17 kW sono invece in negativo (-40% a volume e -31% a valore), al contrario di quelle di potenza superiore (44% a volume e del 52% a valore nella fascia da 18 a 50 kW, e 44% a volume e 51% a valore per le potenze superiori a 50 kW).
Soffrono gli apparecchi ibridi costituiti da una pompa di calore elettrica e una caldaia a gas a condensazione: -75% a volume e -72% a valore.
Infine, il 2023 è stato positivo per le unità di trattamento aria (+10% a volume e +11% a valore) e la ventilazione meccanica residenziale, (+27% a volume e +1% a valore).
Assoclima guarda al futuro sottolineando l’importanza della sostenibilità: le sfide da affrontare saranno quelle dell’elettrificazione, dell’efficienza energetica e della decarbonizzazione.
Il comparto della climatizzazione si è dimostrato resiliente nel fronteggiare la pandemia, le tensioni geopolitiche e le crisi energetiche. Anche per questo, le previsioni per il futuro sono ottimiste. I segni negativi nell’indagine 2023, possono infatti essere la conseguenza dello stop degli incentivi e del confronto con i numeri da record del 2022 spinti dal Superbonus.
Le maggiori incertezze saranno riscontrate nel settore residenziale, che oggi registra elevati livelli di stock di prodotto nella catena distributiva. Il settore terziario commerciale, invece, dimostra come le pompe di calore siano ormai sempre più richieste.
Il pagamento del canone Rai può essere evitato in alcune situazioni di cittadine e cittadini che possono beneficiare dell’esenzione.
Così come per gli anni passati, anche nel 2024 sono tenuti a pagare il canone Rai tutti coloro che possiedono in casa un televisore oppure un apparecchio che consente la ricezione dei canali televisivi.
L’importo della tassa annuale per l’abbonamento nel 2024 è di 70 euro, e anche per quest’anno sarà addebitato direttamente sulla bolletta dell’energia elettrica.
Non tutti però sono obbligati al pagamento e anche nel 2024 sono in vigore specifici esoneri, con scadenze diverse a seconda dei soggetti e della richiesta.
L’importo in bolletta scende a 70 euro
La Legge di Bilancio 2024 ha ridotto da 90 a 70 euro il costo annuale del canone. Questa riduzione rappresenta la prima fase della “riforma” del canone e delle regole di pagamento della tassa. L’Italia, infatti, su richiesta della Commissione Europea, è tenuta a revisionare le regole con l’obiettivo di rendere più trasparenti le bollette dell’energia elettrica.
L’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 1/2024 ha fatto il punto delle novità introdotte e fornito le nuove tabelle per il pagamento a rate. Per le utenze già attive l’addebito avverrà in 10 rate da 7 euro ciascuna. Per le nuove utenze le rate sono differenziate sulla base della data di attivazione.
Gli obbligati e gli esonerati
Sono tenuti a pagamento della tassa del canone Rai tutte le persone che possiedono in casa una televisione oppure un apparecchio in grado di ricevere il segnale televisivo.
Non c’è alcuna differenza se il televisore viene effettivamente utilizzato o meno. Infatti l’azienda precisa: “Trattandosi di un’imposta sulla detenzione dell’apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall’uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive”.
Gli apparecchi per cui risulta obbligatorio il pagamento della tassa sono:
– Ricevitori TV fissi;
– Ricevitori TV portatili;
– Ricevitori TV per mezzi mobili;
– Ricevitori radio fissi;
– Ricevitori radio portatili;
– Ricevitori radio per mezzi mobili;
– Terminale d’utente per telefonia mobile dotato di ricevitore-radio/TV (esempio cellulare DVB-H);
– Riproduttore multimediale dotato di ricevitore radio/TV (per esempio, lettore mp3 con radio FM integrata)
– Videoregistratore dotato di sintonizzatore TV;
– Chiavetta USB dotata di sintonizzatore radio/TV;
– Scheda per computer dotata di sintonizzatore radio/TV;
– Decoder per la TV digitale terrestre;
– Ricevitore radio/TV satellitare;
– Riproduttore multimediale, dotato di ricevitore radio/TV, senza trasduttori (per esempio, Media Center dotato di sintonizzatore radio/TV).
Gli apparecchi esenti sono invece:
– PC senza sintonizzatore TV,
– monitor per computer,
– casse acustiche,
– videocitofoni.
Viene esentato dal pagamento chi dichiara di non avere alcun televisore in casa: non deve avere apparecchi in nessuna delle abitazioni ad uso domestico residenziale in cui è attiva un’utenza elettrica a suo nome.
Le altre categorie per cui si applica l’agevolazione sono:
– gli anziani con più di 75 anni con un reddito inferiore a 8.000 euro;
– i militari delle Forze Armate Italiane: ospedali militari, Case del soldato e Sale convegno dei militari delle Forze armate. Attenzione però: se un membro delle Forze Armate si trova in un appartamento privato situato all’interno di una struttura militare non è esonerato dal pagamento del canone;
– i militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze Nato;
– gli agenti diplomatici e consolari: solo per quei Paesi per cui è previsto lo stesso trattamento per i diplomatici italiani;
– i rivenditori e negozi in cui vengono riparate TV.
Esenzione anziani over 75 anni
L’esenzione dal canone Rai 2024 per gli anziani si applica a tutti i contribuenti in possesso di specifici requisiti, senza novità rispetto agli anni passati:
– almeno 75 anni d’età;
– reddito non superiore a 8.000 euro.
Ai fini dell’esenzione dal canone Rai 2024, il limite di reddito va considerato calcolando sia le somme percepite dal soggetto richiedente sia dal coniuge.
Inoltre, questa si applica solamente nel caso in cui l’anziano non conviva con altri soggetti titolari di reddito proprio, oltre al coniuge. Sono esclusi dal requisito gli anziani che hanno assunto collaboratori domestici, colf o badanti.
Per poter beneficiare dell’esonero dal pagamento del canone Rai 2024 in bolletta, gli interessati devono presentare la domanda tenendo conto della data di compimento dei 75 anni. I richiedenti che intendono presentare la domanda per l’esonero annuale, infatti, devono aver compiuto i 75 anni d’età entro il 31 gennaio 2024.
Nel caso in cui il requisito d’età dovesse essere raggiunto entro il 31 luglio 2024, invece, l’esonero spetterà solo per il secondo semestre. Chi compie i 75 anni dopo questa data potrà richiedere l’esonero dal 2025.
Chi ha già inviato la domanda l’anno scorso non dovrà inviarla di nuovo.
Disdetta per chi non ha TV in casa
Chi non ha una televisione in casa e, quindi, non usufruisce del servizio può essere esonerato dal pagamento del canone Rai 2024.
Il possesso di una TV è assunto per tutti gli intestatari di utenza ad uso domestico residenziale, è però possibile presentare la richiesta per la disdetta.
Anche in questo caso sarà necessario presentare la domanda all’Agenzia delle Entrate.
Pertanto, possono disdire l’abbonamento alla televisione ed evitare di pagare il canone Rai tutti i contribuenti che non possiedono apparecchio televisivi in casa anche se sono intestatari di utenze di energia elettrica per uso domestico residenziale.
Chi ha intenzione di cancellare l’abbonamento alla televisione e smettere di pagare il canone Rai nel 2024 perché non ha una TV in casa, dovrà presentare l’apposito modulo di domanda entro specifiche scadenze.
Per beneficiare dell’esonero per tutto l’anno, la richiesta va presentata entro il 31 gennaio dell’anno di riferimento, quindi in questo caso del 2024.
Nel caso in cui si saltasse la scadenza, sarà comunque possibile usufruire dell’esonero, ma solamente per il secondo semestre dell’anno. In questo caso la domanda va inviata entro il 30 giugno 2024. La domanda inviata oltre tale data darà diritto all’esonero per il 2025.
La domanda di esonero dal pagamento in bolletta del canone Rai 2024 deve essere presentata direttamente dal soggetto a cui è intestata l’utenza elettrica.
Esenzione canone Rai 2024 e nuova utenza
Chi dovesse attivare una nuova utenza elettrica durante l’anno senza possedere anche un apparecchio per la ricezione del segnale televisivo potrà comunque presentare la domanda di esonero dal pagamento del canone Rai 2024.
Potrà farlo entro la fine del mese successivo a quello di attivazione della fornitura. Così facendo il canone Rai non sarà addebitato in bolletta.
In caso contrario sarà possibile presentare domanda di rimborso.
Esenzione per la seconda casa
Il canone Rai 2024 non deve essere pagato sulla seconda casa. Il pagamento, infatti, va effettuato una sola volta per ogni nucleo familiare in cui è presente una fornitura elettrica.
L’esonero dal versamento dei 70 euro di canone si applica, quindi, anche nel caso in cui nella stessa famiglia due soggetti fossero titolari di due bollette. Per disdire l’abbonamento, anche in questo caso, bisogna presentare il modello di domanda secondo le modalità ordinarie.
Per ulteriori dettagli, si consiglia di seguire le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate.
Informazione Fiscale
Sono attive le nuove funzionalità dell’App istituzionale dell’Inail, il canale mobile lanciato nel 2021 che consente ai cittadini e alle cittadine di usufruire di alcuni servizi direttamente dallo smartphone e tablet.
Il nuovo aggiornamento dell’applicazione introduce una serie di funzionalità dedicate alle persone che hanno sottoscritto l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni domestici, introdotta dalla legge n. 493 del 1999 per tutti coloro i quali che svolgono lavori di cura dei familiari e della casa.
Si tratta nello specifico degli uomini e delle donne di età compresa tra i 18 e i 67 anni che si prendono cura della casa e dei propri familiari in maniera abituale, esclusiva e gratuita.
Il costo del premio è di 24 euro e la copertura assicurativa parte dal 1° gennaio, se il pagamento è effettuato entro la scadenza del 31 gennaio di ogni anno. Se, invece, si paga successivamente, l’assicurazione decorre dal giorno successivo al versamento.
La prima iscrizione può essere effettuata durante tutto l’anno, e, nel caso di famiglie a basso reddito, il premio assicurativo è a carico dello Stato.
Grazie al nuovo aggiornamento dell’App, dunque, gli utenti assicurati contro gli infortuni in casa possono:
– aggiornare recapiti e contatti personali;
– visualizzare l’Avviso di pagamento per il rinnovo della polizza;
– scaricare il codice IUV e procedere con il versamento su PagoPA.
–
Inoltre, è disponibile anche lo storico delle polizze sottoscritte negli anni passati, dal quale è possibile scaricare ricevute di pagamento e certificati assicurativi.
Si ricorda che dopo aver scaricato l’applicazione, per usufruire in maniera completa dei servizi offerti è necessario effettuare l’accesso tramite credenziali SPID.
La novità relativa all’assicurazione contro gli infortuni domestici si aggiunge agli altri servizi già disponibili sull’App INAIL.
L’Istituto, infatti, ricorda che dallo scorso luglio gli utenti possono usufruire dei servizi dello “Sportello digitale”, che permette di programmare e gestire i propri appuntamenti, in presenza o sulla piattaforma Teams, avendo sempre a portata di mano le informazioni relative ai consulti già effettuati.
Una funzionalità che si integra con il servizio “InTempo”, che consente di prenotare il posto in coda prima dell’accesso nelle sedi e di fare il check-in con il QR-code.
È stato rilasciato lo scorso anno anche il servizio “Mychat”, con l’introduzione dell’assistente virtuale di supporto, per un’assistenza h24 in tempo reale.
Il chatbot si è aggiunto alla Chat con operatore, disponibile nei giorni lavorativi dalle ore 9.00 alle 18.00, a “INAIL risponde”, per inviare richieste di supporto sull’utilizzo dei servizi online conservate nell’archivio “Le mie richieste”, e alla sezione “Faq”, con l’elenco delle risposte alle domande più frequenti.
Comunicato stampa
Anche il tempo trascorso sotto la doccia, per lavarsi o per rigenerarsi, si ripercuote, a fine mese, sul costo delle bollette di acqua, gas ed energia elettrica. Secondo i consulenti energetici, infatti, il consumo di gas per acqua calda può incidere fino al 10-15% nella spesa complessiva di una famiglia.
Ovviamente non è possibile stabilire con certezza quanto venga a costare una singola doccia calda. Sono infatti molteplici i fattori che possono influire modificando il prezzo finale in bolletta.
A incidere sul prezzo della singola doccia sono:
– la quantità di tempo che si trascorre sotto il getto d’acqua calda;
– la capacità in litri del serbatoio della caldaia;
– potenza e il rendimento;
– la temperatura di partenza dell’acqua e quella di arrivo.
Prima di calcolare quanto costi una doccia calda nella bolletta dell’acqua, bisogna aggiungere il costo del gas o dell’elettricità consumata per riscaldare l’acqua. Un’ulteriore variabile è rappresentata dal fatto che la doccia venga fatta con la luce del giorno o avvalendosi di luce elettrica.
Gas
Ipotizzando che il serbatoio contenga 12 litri, che 14°C siano i gradi di partenza e 50°C siano quelli della temperatura finale, con una caldaia da 26 kW e un rendimento pari all’85%, dai calcoli si desume che il gas consumato per riscaldare l’acqua sia di 0,49 kWh per circa un minuto. Sempre sul piano delle ipotesi, se una doccia durata circa 5 minuti, occorreranno quindi ben 42 litri di acqua, che consumeranno 0,20 metro cubo di metano standard per poter essere riscaldati.
Adesso occorre fare la proporzione tra questo dato e la propria tariffa per un metro cubo di gas. A febbraio 2024 sul Mercato Tutelato il metro cubo di metano ha un costo pari a 0,388 €/Smc, ciò vuol dire che ogni doccia da 5 minuti avrà una ricaduta sulla bolletta del gas pari a 0,07 euro (7 centesimi).
Elettricità
Si stima che per una doccia di 5 minuti il consumo energetico per riscaldare circa 40-50 litri d’acqua sia pari a 1-1,25 kWh. A questo punto basterà calcolare il costo energetico, moltiplicando il consumo per la propria tariffa energetica. Al 4 febbraio 2024, il prezzo dell’energia elettrica indicato da Arera è di 0,131 €/kWh. Questo vuol dire che una doccia calda di cinque minuti avrà una ricaduta sulla bolletta dell’elettricità compresa tra i 0,13-0,16 euro (tra i 13-16 centesimi)
Acqua
Per quanto riguarda il costo dell’acqua per una doccia, a settembre 2023 è stato stimato che il costo medio al metro cubo di acqua fosse pari a 2,35 euro al metro cubo. Questo vuol dire che la singola doccia di 5 minuti avrà un costo di circa 0,10 euro. Questo dato, sommato al costo energetico, darà il reale costo di una singola doccia.
Articolo visto su Gente Money
L’acqua è una risorsa fondamentale. Proprio per questo è necessario preservare le risorse idriche, e fare il possibile per evitare gli sprechi.
Avere una piscina permette di rilassarsi, di passare delle giornate estive spensierate, ma è necessario attivarsi per utilizzarla evitando di sprecare acqua in eccesso.
I motivi che possono indurre a uno spreco delle risorse idriche quando si gestisce la piscina, che sia quella domestica o di una struttura ricettiva, sono diversi.
Per riuscire a individuare in modo corretto quali sono le situazioni e i comportamenti che portano a un maggior spreco di acqua, ecco in consigli di Rossana Prola, massima esperta del settore, Presidente di Acquanet – Associazione Piscine.
Rossana Prola, grazie alla sua lunga esperienza nel settore della gestione degli impianti per le piscine, sottolinea come tra le principali cause dello spreco di acqua vi siano: lo svuotamento periodico, l’evaporazione, l’acqua necessaria alla pulizia dei filtri, l’acqua portata via dagli utenti e naturalmente comportamenti giocosi quali tuffi e schizzi.
Rossana Prola fornisce alcuni suggerimenti utili per ridurre gli sprechi e indurre una gestione consapevole della piscina, che sia il più possibile rispettosa dell’ambiente.
Innanzitutto lo svuotamento delle vasche della piscina deve essere effettuato per legge ogni dodici mesi, o in caso di apertura stagionale, ogni volta in occasione della riapertura dell’impianto. Questa è una disposizione vincolante, che sicuramente induce a “sprecare” ettolitri di acqua. Ma in questo caso non c’è modo di risparmiare. Anche se bisogna considerare come sia importante per la salute che avvengano i giusti trattamenti e processi dedicati allo svuotamento delle vasche.
Inoltre, bisogna considerare che c’è bisogno di una minima quantità di reintegro dell’acqua fissa che dipende dal volume della vasca. Questo vuol dire che è necessario fare attenzione a ridurre il più possibile l’evaporazione dell’acqua. L’evaporazione, soprattutto nelle torride giornate estive, fa perdere una quantità importante di acqua: fino a 1-2 cm al giorno, che moltiplicati per la superficie della vasca, possono ridurre notevolmente il volume dell’acqua presente in una vasca.
Fortunatamente si può contrastare in parte questo fenomeno scegliendo di utilizzare una copertura scorrevole per proteggere le vasche nelle ore in cui la piscina non viene utilizzata da nessuno.
Un’altra attività che richiede l’uso di molta acqua è la pulizia dei filtri. Questa operazione, che prende il nome di contro-lavaggio, può richiedere più o meno acqua in base alla tipologia di filtro installato.
Con filtri diversi da quelli a sabbia, come ad esempio i filtri a cartuccia, il contro-lavaggio è meno comodo da attuare, ma permette di risparmiare notevolmente il consumo di acqua.
Sicuramente, fare sempre la doccia prima di accedere alla piscina è una buona pratica per riuscire a ridurre l’azione dei filtri e permettere una migliore qualità dell’acqua presente nella vasca.
La piscina, inoltre, non dovrebbe mai essere riempita in eccesso, al fine di evitare che l’acqua strabocchi e indurre uno spreco inutile.
Inoltre, bisognerebbe controllare annualmente, al momento dello svuotamento, che le tubature siano in buone condizioni, al fine di evitare anche eventuali perdite e sgocciolamenti.
Comunicato stampa
Con l’arrivo dei mesi caldi, l’uso intenso dei sistemi di raffrescamento come ventilatori, climatizzatori e condizionatori d’aria può determinare un’impennata nei consumi energetici, e quindi dei costi in bolletta.
Scegliere l’offerta giusta, soprattutto in un momento quale quello attuale, può fare la differenza e aiutare a tenere sotto controllo le spese domestiche.
Ecco quindi i consigli di SOStariffe.it per cercare di limitare costi alle stelle.
Innanzitutto, per individuare il tipo di tariffa che garantisce il maggior risparmio è necessario analizzare con attenzione le proprie abitudini. Se si vuole risparmiare sulle bollette non serve solo considerare i kWh consumati, ma anche sapere in quali fasce orarie si concentra maggiormente il consumo. In questo modo si può dedurre se è più conveniente attivare un’offerta monoraria, in cui il costo a kWh è lo stesso durante tutto il giorno, oppure se si può risparmiare con un’offerta bi o trioraria, in cui l’energia costa meno durante le ore serali e notturne o durante il fine settimana.
La scelta del tipo di tariffa
Trovare il tipo di tariffa più giusta è determinante per tenere bassi i costi e per non dover rinunciare a utilizzare gli elettrodomestici quando se ne ha bisogno. Anche in vista dell’imminente fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, si può cogliere l’occasione per verificare le migliori offerte disponibili nel mercato libero. La scelta è essenzialmente tra tariffe di tipo indicizzato e tariffe a prezzo bloccato. Ciascuna di queste alternative presenta vantaggi e svantaggi, che devono essere pesati in relazione a bisogni e abitudini individuali.
Tariffe indicizzate
La maggior parte delle offerte luce sottoscrivibili nel mercato libero applica delle tariffe indicizzate. In questo caso il prezzo dell’energia viene aggiornato mensilmente sulla base dell’andamento del prezzo all’ingrosso dell’elettricità. A seconda dei movimenti del PUN, il Prezzo Unico Nazionale usato dai fornitori dell’energia come parametro di riferimento nel calcolo delle bollette, il costo a kWh può salire o può scendere. Anche se questo genere di tariffa non permette di conoscere in anticipo quanto costerà l’energia nei mesi successivi, garantisce comunque un prezzo sempre allineato a quello di mercato e risulta conveniente se il costo dell’energia sul mercato all’ingrosso segue un andamento in discesa.
Tariffe a prezzo fisso
Oltre alle tariffe a prezzo indicizzato, si possono considerare le tariffe a prezzo fisso. In questo caso il fornitore propone un costo a kWh che rimane costante per tutta la durata del contratto, solitamente per 12 mesi. Chi sottoscrive un’offerta di questo tipo paga l’energia elettrica al prezzo concordato, indipendentemente dal suo costo sul mercato all’ingrosso. Anche se un’offerta di questo tipo garantisce maggiore stabilità e permette di fare delle previsioni di spesa attendibili sulla base dei propri consumi, risulta poco conveniente se i prezzi all’ingrosso scendono. Il rischio è infatti quello di pagare l’energia a un prezzo più alto rispetto a quello di mercato. In caso di forti oscillazioni nei prezzi, la spesa mensile potrebbe risultare sensibilmente più alta rispetto a quella che si pagherebbe con una tariffa indicizzata.
Confrontare le offerte
Quando si valutano le diverse offerte disponibili nel mercato libero è importante tenere presenti i vantaggi e gli svantaggi delle tariffe indicizzate e di quelle a prezzo fisso, ma anche considerare qual è l’importo della quota fissa richiesta da ciascun fornitore e, per le tariffe indicizzate, a quanto ammonta il sovrapprezzo applicato al PUN per determinare il costo di un kWh. Indicando una stima dei propri consumi annui sul comparatore di SOStariffe.it è possibile mettere a confronto diverse offerte luce degli operatori partner della società e farsi un’idea del risparmio ottenibile rispetto al proprio fornitore attuale.
Il trasloco è un momento cruciale nella vita di ogni persona, e scegliere la stagione giusta per trasportare le proprie cose in una nuova casa può fare la differenza tra un’esperienza fluida e una più complicata.
Un recente sondaggio condotto sui canali social di Casa.it ha fornito interessanti insight sulle preferenze stagionali riguardo al trasloco. Scopriamo cosa emerge da questo studio e perché la primavera si rivela una scelta così popolare.
La primavera è la stagione preferita per il trasloco con una schiacciante percentuale del 61,31%. Questo potrebbe essere dovuto a diversi fattori, tra cui le giornate più lunghe e il clima mite che rende il trasloco più agevole.
L’autunno si posiziona al secondo posto nel sondaggio, con il 17,52% delle preferenze. A influire sulla scelta potrebbero essere stati il clima fresco e la stabilità meteo che rende il lavoro fisico del trasloco meno impegnativo e faticoso.
Nonostante le belle giornate, solo l’11,68% dei partecipanti al sondaggio ha risposto che l’estate è la miglior stagione per traslocare. A sfavorire questa stagione, probabilmente, le temperature elevate.
Infine, l’inverno si colloca come la stagione meno popolare per il trasloco, con solo il 9,49% delle preferenze. A influenzare questa scelta le estreme condizioni meteorologiche che possono rendere il trasloco complicato.
Ufficio stampa Stampa Casa.it
A breve cambieranno le tariffe dell’energia elettrica nel mercato tutelato. In attesa di sapere come varieranno le bollette, Facile.it ha analizzato i consumi dei principali elettrodomestici per la pulizia di casa scoprendo che solo per lavatrice, asciugatrice, ferro da stiro, aspirapolvere e scopa a vapore, arriviamo a spendere oltre 230 euro all’anno. Ecco l’analisi di Facile.it.
Lavatrice
Il primo elettrodomestico finito sotto la lente di Facile.it è la lavatrice. Per l’analisi il comparatore ha preso in considerazione la tariffa dell’energia elettrica del mercato tutelato (aggiornata al primo trimestre 2024) pari a 0,25 euro al kWh*. Quanto ci costa in elettricità una lavatrice? Considerando un nuovo modello da 9kg in classe energetica E (nuova etichetta energetica), ogni lavaggio ci costa circa 22 centesimi di euro in energia; può sembrare poco, ma se facciamo una lavatrice ogni due giorni spenderemo circa 40 euro l’anno, ma se le lavatrici sono una al giorno, o più, allora dobbiamo mettere in conto di superare gli 80 euro.
Due consigli fondamentali per risparmiare: il primo è di fare lavatrici solo a pieno carico, così da ottimizzare la spesa e ridurre il numero di lavaggi, il secondo è di evitare lavaggi a temperatura troppo elevata se non strettamente necessario. Infine, se avete una tariffa energetica bioraria, ricordatevi di attivare l’elettrodomestico solo durante le ore serali o nel weekend, altrimenti pagherete una tariffa più alta.
Asciugatrice
Il secondo elettrodomestico analizzato non poteva che essere l’asciugatrice. Guardando l’etichetta energetica si scopre che un modello in classe A++ da 9 Kg consuma circa 1,6 kWh per ogni ciclo di asciugatura, valore che in bolletta si traduce in una spesa di circa 40 centesimi di euro. Questo significa che per far andare l’asciugatrice una volta ogni due giorni spenderemo quasi 75 euro all’anno di energia elettrica, ma che diventano oltre 150 se la facciamo una volta al giorno.
Il consumo è elevato, quindi è bene adottare alcune buone pratiche; la prima è quella di centrifugare bene i capi in lavatrice prima di passarli all’asciugatrice, questo ci consentirà di ridurre i tempi di asciugatura e, di conseguenza, i costi. La seconda è di usarla a pieno carico, ma senza esagerare; troppi panni potrebbero ridurne l’efficienza e far salire la spesa.
Ferro da stiro
Ultimo passaggio per i nostri panni, prima di riporli nell’armadio, è la stiratura. Ma quanto ci costa in bolletta il ferro da stiro? L’elettrodomestico, va detto, è molto energivoro e, normalmente i consumi variano tra i 1,8 e i 2,6 kWh. Esistono molti tipi di ferro (compatto, con caldaia, con generatore di vapore, ecc), pertanto il primo suggerimento è di scegliere quello più adatto alle esigenze della nostra famiglia. Un ferro da stiro con consumo pari a 2,2 kWh ci costa in bolletta circa 60 centesimi di euro all’ora. Ecco quindi che, se dedichiamo 2 ore a settimana a questa attività, la spesa annuale sarà di circa 58 euro, ma in caso di famiglia numerosa e più ore trascorse a stirare, il conto può salire velocemente.
Per risparmiare, il primo suggerimento è di utilizzare il ferro quando si hanno più indumenti da stirare; riscaldare l’acqua costa, meglio consumarla tutta. E ancora, è sconsigliabile lasciare il ferro attaccato più del necessario, sarebbe solo uno spreco di energia. Infine, attenzione alla manutenzione e, in particolare, alla formazione del calcare, che non solo potrebbe far aumentare i consumi, ma anche ridurre la qualità del risultato.
Aspirapolvere
L’aspirapolvere è un indispensabile alleato quotidiano per le pulizie di casa, ma quanto ci costa in elettricità? I modelli sul mercato sono diversi, così anche i consumi; un aspirapolvere a filo può consumare 1 kWh, questo significa che per ogni ora di utilizzo spendiamo circa 25 centesimi di euro. Un paio d’ore a settimana, per tutto l’anno, ci costerebbero quindi circa 26 euro in bolletta.
Per risparmiare, il primo consiglio è di ridurre il tempo di utilizzo eliminando i momenti in cui lo lasciamo accesso senza usarlo, ma attenzione anche al continuo alternarsi di spegnimento e riaccensione; insomma, meglio spostare i mobili prima di iniziare a passare l’elettrodomestico. La funzione Turbo va usata solo se e quando serve (ad esempio per i tappeti, ma non per il pavimento o il parquet) e, naturalmente, occhio al filtro; se pulito consente un gran risparmio.
Scopa a vapore
Dopo aver aspirato il pavimento, cosa c’è di meglio di una scopa a vapore per rimuovere lo sporco e igienizzarlo a dovere? Anche per questo elettrodomestico esistono diverse versioni – con caldaia, con filo, senza filo ecc. – ma se prendiamo in considerazione un modello da 1.500 watt dobbiamo sapere che, per ogni ora di utilizzo, ci costerà circa 40 centesimi di euro. Per un anno di lavaggi con scopa a vapore, un paio d’ore a settimana, spendiamo circa 40 euro in energia elettrica.
Funzionando ad acqua, il rischio principale per questo elettrodomestico è che la formazione di calcare possa ridurne l’efficienza e, di conseguenza, far salire i consumi; il consiglio principale è di fare manutenzione regolare all’elettrodomestico e di utilizzare l’acqua più adatta secondo quanto riportato nel libretto di istruzioni.
Comunicato stampa
Accedere al regime rimpatriati, dal 2024 è più difficile e meno vantaggioso. Con le novità introdotte nel decreto legislativo numero 209 del 2023, che ridefinisce le agevolazioni fiscali per i lavoratori e per le lavoratrici che tornano dall’estero, ci sono, però, alcune condizioni che potenziano i benefici previsti.
Ad esempio, l’acquisto della casa entro la scadenza del 31 dicembre scorso, e il trasferimento della residenza nel 2024, proroga per tre anni la riduzione del reddito imponibile al 50 per cento.
L’articolo 5 del decreto legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023, adottato nell’ambito della cornice fiscale, ha abrogato il regime rimpatriati in vigore fino allo scorso anno.
Dal 2024 non sono più applicabili le regole previste dall’articolo 16 del decreto legislativo numero 147 del 2015.
I redditi di lavoro dipendente e i redditi di lavoro autonomo prodotti da coloro che trasferiscono la residenza in Italia, nel limite annuo di 600.000 euro, saranno oggetto di tassazione solo per il 50 per cento per 5 anni, in presenza delle seguenti condizioni:
– possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione;
– permanenza in Italia di almeno 4 anni;
– residenza all’estero pregressa di almeno 3 anni, periodo che aumenta se il lavoratore o la lavoratrice prosegue l’attività con lo stesso datore di lavoro con cui lavorava prima del trasferimento: sono richiesti sei anni se il lavoratore non è stato in precedenza impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto, oppure di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo; sette anni, se il lavoratore, prima del suo trasferimento all’estero, è stato impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto oppure di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo.
Le agevolazioni spettano a chi è stato iscritto all’AIRE, ma anche a chi ha avuto la residenza in un altro Stato con convezione contro le doppie imposizioni.
Rispetto al regime rimpatriati in vigore fino al 2023, i benefici si riducono e i requisiti da rispettare diventano più severi.
Le lavoratrici e i lavoratori che sono diventati proprietari di una casa entro il 31 dicembre 2023 e trasferiscono la residenza anagrafica in Italia nel corso del 2024 possono beneficiare di una proroga della riduzione della base imponibile di 3 anni.
In questo periodo transitorio, dunque, è possibile allungare il periodo di fruizione delle agevolazioni rimpatriati se si rispettano le seguenti condizioni:
– trasferire la residenza anagrafica nell’anno 2024;
– diventare proprietari entro la data del 31 dicembre 2023 e, comunque, nei 12 mesi precedenti al trasferimento, di un’unità immobiliare di tipo residenziale in Italia adibita ad abitazione principale.
Un potenziamento delle agevolazioni è previsto anche per i genitori. In questo caso, però, i benefici non riguardano il periodo di fruizione del regime rimpatriati ma la riduzione dell’imponibile.
I redditi di lavoro diventano oggetto di tassazione solo per il 40 per cento, e non per il 50 per cento, la riduzione è pari al 60 per cento nei seguenti casi:
– presenza di un figlio o di una figlia minore;
– nascita di un figlio, ma anche adozione, durante il periodo di fruizione dell’agevolazione.
La norma specifica: il figlio minore di età, ovvero il minore adottato, deve essere residente nel territorio dello Stato.
Le eccezioni di favore previste ricalcano, con profonde differenze e con minore generosità, le regole in vigore con il vecchio regime. Avere dei figli e aver acquistato una casa, infatti, dava diritto a una proroga delle agevolazioni di 5 anni.
Fonte: Informazione Fiscale
ENEA ha rilasciato la nuova versione 2.0 del simulatore RECON – Renewable Energy Community ecONomic simulator – l’applicativo web che consente di effettuare valutazioni preliminari di tipo energetico, economico e finanziario con l’obiettivo di favorire la creazione di comunità energetiche rinnovabili (CER) o di gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente (GAC – Gruppi di Autoconsumo Collettivo).
Aggiornato al quadro legislativo e regolatorio in vigore in Italia, RECON fornisce un valido supporto agli enti locali e ad altri stakeholder per compiere scelte consapevoli e informate e favorire il coinvolgimento dei cittadini nella transizione energetica, in linea con gli orientamenti dell’Unione Europea.
RECON calcola l’autoconsumo fisico e diffuso, l’autosufficienza energetica, i benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di CO2, i risparmi legati all’autoconsumo, ricavi da vendita di energia, l’incentivo e il contributo di valorizzazione dell’autoconsumo diffuso, i costi operativi e di gestione, i flussi di cassa attualizzati e i principali indicatori finanziari (VAN-Valore Attuale Netto, TIR-Tasso Interno di Rendimento, WACC-Costo Medio Ponderato del Capitale, tempo di ritorno dell’investimento).
Molte sono le innovazioni introdotte rispetto alla precedente versione, che era stata rilasciata nel maggio del 2021 e ha ottenuto risultati molto positivi, con più di 4.000 utenti registrati e oltre 7.000 schede di valutazione create.
Tra le novità più importanti: la possibilità di analizzare CER e GAC composte da un numero indefinito di utenti consumer, prosumer, producer e di simulare diversi profili di consumo (residenziale, condominio, ufficio, scuola, commerciale, industriale/artigianale).
I prelievi elettrici possono essere forniti su base mensile o annuale, a seconda della disponibilità dei dati, e per i singoli prosumer il consumo viene calcolato dal simulatore in base al contributo dell’autoconsumo in situ.
Per quanto riguarda le tecnologie di produzione da fonti rinnovabili, RECON 2.0 consente di valutare impianti fotovoltaici e, a breve, saranno rilasciati i moduli per il calcolo della resa di impianti minieolici e mini-idroelettrici.
L’analisi economica e finanziaria è effettuata a livello di singolo impianto di produzione, considerando diverse forme di finanziamento: noleggio operativo, leasing, acquisto con capitale proprio e/o di debito, contributi in conto capitale (tra cui la sovvenzione PNRR dedicata agli impianti nei piccoli Comuni), detrazioni fiscali.
RECON è stato realizzato nell’ambito della piattaforma Smart Energy Community di ENEA, che include altri strumenti per accrescere il coinvolgimento dei cittadini in progetti di CER: fra questi, ad esempio, il servizio Smart Sim, che fornisce riscontri personalizzati per risparmiare energia e ridurre la bolletta partendo dalle informazioni sull’abitazione, le dotazioni impiantistiche, gli elettrodomestici e le abitudini di consumo, e la piattaforma IoT DHOMUS che suggerisce i comportamenti più appropriati per risparmiare energia sulla base dei consumi rilevati nelle abitazioni.
Il simulatore RECON è sviluppato nell’ambito della Ricerca di Sistema elettrico PTR 2022-2024 – Progetto 1.7 “Tecnologie per la penetrazione efficiente del vettore elettrico negli usi finali”, misura finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Comunicato stampa