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ENEA, soluzioni per costruzioni più resilienti ai rischi naturali

Un ambiente costruito più resiliente ai rischi climatici e naturali. È questo l’obiettivo del progetto MULTICLIMACT, finanziato dal programma Horizon Europe, che coinvolge 25 partner europei, tra cui per l’Italia ENEA e l’azienda Rina Consulting S.p.A. (coordinatore). Nello specifico ENEA è impegnata nello sviluppo dell’ultima versione (5.0) del software CIPCast, in grado di stimare i possibili danni alle infrastrutture a causa di eventi sismici e climatici, incluse inondazioni e ondate di calore.

“CIPCast 5.0 sarà in grado di integrare dati di diversa natura, come previsioni meteorologiche, eventi sismici in tempo reale, dati su edifici e infrastrutture e video realizzati con droni, fornendo una previsione dettagliata dei danni fisici all’ambiente costruito, ma anche degli effetti indiretti di tipo socio-economico”, spiega Antonio Di Pietro del Laboratorio ENEA Analisi e modelli per le infrastrutture critiche e i servizi essenziali del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili. “In questo modo -aggiunge- i soggetti responsabili delle decisioni nei casi di emergenza, come Protezione Civile o Comuni, avranno la possibilità di pianificare in tempo reale interventi più mirati e di attivarsi preventivamente per rendere edifici e ambienti più resilienti allo stress climatico, migliorando la sicurezza, il benessere e la qualità della vita dei cittadini”.

Inoltre, ENEA renderà interconnesse e interoperabili le diverse soluzioni digitali sviluppate dai partner del progetto attraverso la piattaforma ENEA SCP. “Gli end user potranno quindi utilizzare un’unica piattaforma, gratuita e open source, per monitorare dati acquisiti con strumenti diversi”, conclude il ricercatore.
Per la valutazione e l’ispezione del costruito, ENEA sperimenterà l’applicazione di metodologie basate su prove non distruttive (NDT) messe a punto nei laboratori per il monitoraggio delle strutture in cemento armato a seguito di eventi sismici.

“L’obiettivo è di realizzare veri e propri gemelli digitali degli edifici (digital twin) attraverso i quali comprendere meglio il comportamento strutturale e le dinamiche interne dei fabbricati” spiega Anna Maria Vincenza Luprano del Laboratorio ENEA Tecnologie per la salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale del Dipartimento Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali.

Nel corso del progetto, le soluzioni tecnologiche sviluppate verranno sperimentate in quattro siti pilota: Camerino (Macerata), Barcellona, L’Aia e Riga.

Nel comune marchigiano è stato selezionato Palazzo Fazzini, sede dello studentato dell’Università di Camerino, per l’elevata vulnerabilità sismica e per i danni subiti nel recente passato, l’edificio sarà oggetto di studio da parte di ENEA attraverso tecniche NDT (prove non distruttive), come la tomografia a ultrasuoni e le tecniche soniche. Per valutare lo stato di salute dell’immobile, i dati raccolti saranno integrati nel digital twin dell’edificio, grazie al quale sarà possibile riprodurre una rappresentazione digitale molto dettagliata della costruzione per comprenderne il comportamento strutturale.

La piattaforma CIPCast sarà implementata anche con l’obiettivo di fornire strumenti avanzati per la previsione e la simulazione di scenari di emergenza alla Protezione Civile di Camerino, migliorando così la pianificazione e la gestione dei rischi naturali in tale contesto specifico.

Comunicato stampa Enea

Amianto, in dieci anni 17mila morti per mesotelioma in Italia

Tra il 2010 e il 2020, in Italia sono decedute ogni anno per mesotelioma una media di 1.545 persone (1.116 uomini e 429 donne) per un totale di quasi 17.000 casi. Ma negli ultimi anni si é verificata
una diminuzione del numero dei decessi tra i più giovani.

Sono i dati del nuovo rapporto Istisan “Impatto dell’amianto sulla mortalità. Italia, 2010-2020”, pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss).

Il mesotelioma è un tumore aggressivo, ad alta letalità che colpisce le cellule del mesotelio, il tessuto sottile che ricopre gli organi interni. Nell’80% dei casi è dovuto all’esposizione all’amianto.

Le regioni Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria presentano un numero di decessi per 100.000 abitanti maggiore della media nazionale. Il numero dei decessi è superiore al numero atteso in 375 comuni: si tratta di territori con cantieri navali, poli industriali, ex industrie del cemento-amianto, ex cave di amianto.

Dei decessi osservati, in media l’1,7% (circa 25 l’anno) riguardava persone con 50 anni o meno e negli ultimi anni si osserva una diminuzione del numero dei decessi in questa fascia (31 nel 2010 e 13 nel 2020), come primo effetto della legge 257/92 con la quale l’Italia vietò l’utilizzo dell’amianto.

In generale la maggior parte delle persone decedute per mesotelioma è stata probabilmente esposta all’amianto in ambienti lavorativi nei decenni passati. Ma l’esposizione può essere avvenuta anche per inalazione di fibre rilasciate nelle abitazioni.

“In Italia – spiega Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss – molto è stato fatto negli ultimi decenni, per cui oggi si vedono i primi effetti positivi” ma “l’amianto rimane un’emergenza ambientale e sanitaria che richiede urgenti interventi di prevenzione, eliminando esposizioni residuali all’amianto ancora presenti”.

“L’Iss – conclude il presidente Rocco Bellantone – continuerà a contribuire alle attività di ricerca e alla sorveglianza epidemiologica, nonché alla definizione di strumenti per il rilevamento e all’implementazione di azioni preventive”.

Comunicato stampa

In crescita il disagio abitativo

Casa e soldi

Il disagio abitativo continua ad allargarsi, come certifica la Corte dei conti. Non c’è alcuna intenzione di affrontare in maniera organica questa emergenza. Lo dichiarano il segretario confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, e il segretario generale del Sunia, Stefano Chiappelli.

“A fronte di 2,2 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta – sottolineano – sono circa un milione quelle che vivono in affitto, con un’incidenza della povertà quattro volte superiore rispetto a quelle che vivono in una casa di proprietà”.

“La Corte dei Conti – precisano – riconosce come la scarsità di immobili per la locazione, soprattutto nei grandi centri, sia un problema crescente che favorisce l’innalzamento dei canoni. Ed evidenzia come il 22% delle famiglie più povere abbia un’incidenza dei costi legati all’abitazione sul reddito superiore al 40% (così come quelle in affitto a prezzo di mercato) e come il 36,3% viva in un’abitazione sovraffollata (42% per quelle in affitto). Sempre più difficoltosa è inoltre la mobilità legata a motivi di studio e di lavoro, e crescono prepotentemente affitti e sfratti”.

Per quanto riguarda le residenze per gli studenti universitari, va ricordato che “l’obiettivo dei nuovi 60mila posti letto è ancora lontano dall’essere raggiunto, col rischio di perdita dei finanziamenti”.

Corte dei Conti, il report sullo stato di attuazione di Pnrr e Superbonus

La Corte dei Conti ha elaborato il report semestrale sul Pnrr: si procede a tappe forzate. Tutti i 39 traguardi europei previsti per il primo semestre 2024 sono stati raggiunti, portando l’avanzamento complessivo al 43 per cento, con un incremento di sei punti rispetto al semestre precedente.
Sul fronte delle procedure interne di monitoraggio nazionale, dice la Corte dei Conti, il progresso è ancora più marcato, con un tasso di completamento che sfiora l’88 per cento. Tra i successi concreti figurano la riduzione dei tempi medi per l’esecuzione di opere pubbliche (passati da 273 a 246 giorni) e un calo di oltre il 90 per cento dell’arretrato giudiziario presso Tar e Consiglio di Stato rispetto al 2019.
Il Superbonus 110% aveva promesso una rivoluzione green per il settore edilizio, e i numeri non mentono: 17,5 milioni di metri quadrati già efficientati contro i 17 milioni previsti. L’obiettivo finale di 35,8 milioni entro il 2025 sembra alla portata. Ma, dietro i traguardi raggiunti, si nasconde un costo altissimo per le casse pubbliche.

Il disagio abitativo e le politiche sulla casa
L’edilizia residenziale pubblica e quella sociale, che costituiscono il principale strumento in grado di incidere sul problema della tensione abitativa e del disagio soprattutto dei ceti più poveri, raccolgono nel PNRR risorse contenute, rientranti prevalentemente nel Piano innovativo per la qualità dell’abitare, cosiddetto PINQuA (2,8 miliardi), ai quali si aggiunge la dotazione del Piano Nazionale Complementare per la misura Sicuro, verde e sociale (2 miliardi).
Inoltre, tali misure puntano soprattutto alla riqualificazione e alla manutenzione, più che a un incremento dello stock mediante nuove costruzioni, non sfruttando appieno l’occasione del PNRR per aumentare gli sforzi di edificazione di nuovi alloggi.
Sotto il profilo attuativo si evidenziano ritardi per molti progetti, in particolare nei casi in cui la realizzazione risulta maggiormente complessa (ovvero, quando si tratta di opere pubbliche).
Prendendo a riferimento i progetti rientranti nel PINQuA, che rappresenta la misura del Piano più strettamente connessa alla questione abitativa, oltre un terzo di essi presenta dei ritardi rispetto alla rispettiva programmazione temporale. Inoltre, circa l’80 per cento di tali ritardi si concentra nelle fasi precedenti l’avvio dei lavori.
Gli interventi pubblici per mitigare le tensioni abitative, concentrati soprattutto sulla costruzione di alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP), sono stati importanti nel dopoguerra, e fino agli anni Ottanta, mentre negli ultimi decenni si è osservato un sostanziale disinvestimento, che si è tradotto anche in un ridotto sforzo per la manutenzione dello stock esistente.
In generale, inoltre, le risorse destinate al sostegno delle famiglie meno abbienti per il diritto alla casa sono modeste.
Dall’analisi su un ampio campione di immobili pubblici adibiti ad abitazione (per oltre 750mila unità, dato reso disponibile dal MEF) si osserva come gli alloggi ERP siano caratterizzati da un’elevata età media e da tagli medio-grandi.
In particolare, oltre la metà degli immobili del campione risulta edificata prima del 1980, e la dimensione media è pari a 77 metri quadri. Questo comporta, unitamente alla ridotta manutenzione degli ultimi anni, una scarsa efficienza energetica, oltre ad altre problematiche legate alla vetustà degli alloggi, nonché una non piena rispondenza alle esigenze di una utenza sempre più composta da singoli o da famiglie piccole.
Dai dati si evince inoltre come gli alloggi si concentrino nelle zone a maggior grado di urbanizzazione, dove d’altronde la necessità è maggiore: nei centri urbani sono presenti mediamente 19,8 abitazioni di edilizia popolare per ogni mille cittadini residenti, mentre tale rapporto si attesta su valori decisamente inferiori, pari a meno della metà, nelle aree più periferiche.
I fabbisogni inevasi, come evidente in base alla dimensione delle graduatorie per l’accesso ad alloggi ERP, restano comunque rilevanti: secondo fonti ufficiali, le famiglie ancora in attesa di assegnazione di un alloggio di edilizia popolare erano quasi 320 mila nel 2016.
Un’analisi delle graduatorie dei principali centri urbani suggerisce inoltre che sia probabile che tale numero sia aumentato nel corso degli ultimi anni.
In estrema sintesi, la Corte dei Conti precisa che, nonostante gli interventi di riqualificazione, manutenzione ed efficientamento consentano di ampliare gli alloggi disponibili, opportunamente recuperando quelli sfitti perché difficilmente utilizzabili, si è forse persa un’occasione per aumentare gli sforzi di edificazione di nuovi alloggi.
In conclusione, per quanto sia apprezzabile che la questione abitativa sia rientrata, seppure con un ruolo non prioritario, nella programmazione del PNRR, è difficile pensare che questo possa rappresentare un’inversione di tendenza nei servizi offerti ai cittadini, a meno che ulteriori programmi in questo senso proseguano, ampliando il lavoro svolto.

L’efficientamento energetico degli edifici
L’efficientamento energetico degli edifici rappresenta uno dei principali obiettivi del PNRR, in particolare attraverso le risorse per il finanziamento del Superbonus 110%.
Dai dati ancora parziali pubblicati dall’ENEA, è possibile stimare che gli obiettivi della misura, in termini di risparmio energetico e di emissioni di CO2, siano stati ampiamente superati.
Tuttavia, un’analisi costi-benefici, fatta sia a livello aggregato sia a livello di singola tipologia di intervento incentivato, restituisce un tempo di ritorno dell’investimento del Superbonus abbastanza elevato (circa 35 anni), non coerente con l’orizzonte di vita utile degli interventi incentivati.
Tale conclusione trova sostanziale conferma anche considerando un costo per lo Stato al netto delle maggiori entrate fiscali generate dalla misura (circa 24 anni).
Dati che fanno guardare con favore alla scelta del Governo di rivedere, in netta riduzione, la portata agevolativa della misura in discorso.
Inoltre, la forte eterogeneità, quanto ad anni di ritorno, tra i singoli interventi oggetto di incentivazione nel quadro della misura sembrerebbe giustificare uno schema di detrazioni differenziate, che preveda aliquote tanto maggiori quanto più efficiente è l’intervento incentivato.
Nel confronto con gli obiettivi di policy, al 2024 il Superbonus ha generato una traiettoria di consumi energetici più che conforme all’evoluzione prevista dal PNIEC 2020 e dal PNIEC 2024.
Tuttavia, rivolgendo lo sguardo all’orizzonte del 2030, il contributo positivo del Superbonus allo scenario di riferimento del consumo energetico del settore residenziale non appare sufficiente ad assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati al 2030 dal nuovo PNIEC.
In maggior dettaglio, a politiche invariate, il Superbonus, che dal 2020 al 2024 ha generato una riduzione di consumi di circa 2 Mtep, è appena sufficiente per rispettare gli obiettivi del vecchio PNIEC, mentre mancherebbe un’ulteriore riduzione di 2 Mtep per rispettare gli obiettivi al 2030 del nuovo PNIEC.
Il PNRR, nel quadro della seconda Missione, terza Componente (Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici), prevede, oltre al potenziamento della rete di teleriscaldamento, tre tipologie di interventi su questo tema:
• 1) “Rafforzamento dell’Ecobonus per l’efficienza energetica”;
• 2) “Costruzione di nuove scuole mediante la sostituzione di edifici”;
• 3) “Costruzione di edifici, riqualificazione e rafforzamento dei beni immobili dell’amministrazione della giustizia”.
Passando alla seconda classe di interventi, costituita da opere di efficientamento dell’edilizia pubblica tramite la demolizione e costruzione di più di 200 nuove scuole e la riqualificazione di più di 50 edifici giudiziari, è al momento difficile quantificare i risparmi energetici di tali interventi e compararli con l’obiettivo di 4 Ktep/anno, vista la mancanza dei dati energetici degli edifici interessati.
Ciononostante, un esercizio di stima preliminare, svolto sfruttando le informazioni presenti sui certificati energetici di due istituti scolastici lombardi interessati dagli interventi, restituisce risultati che sembrano confermare come l’obiettivo di risparmio energetico finale per la misura di edilizia scolastica possa essere raggiunto.
Sugli uffici giudiziari non è stato possibile presentare una stima, ma un’analisi della descrizione degli interventi indica che i risultati in termini di risparmio energetico di questa particolare misura saranno probabilmente marginali.
Le infrastrutture energetiche
A valere sulle 8 misure del PNRR volte a sostenere l’ammodernamento delle infrastrutture energetiche (con risorse per 5,5 miliardi) risulta attivata la ripartizione per 53 progetti, che segnano un grado di avvicinamento ai target assegnati pari al 5,7 per cento: un valore ancora basso, a motivo del fatto che il cronoprogramma del Piano prevede la chiusura della fase di selezione dei progetti entro il 2024, per poi concentrarne la fase esecutiva nel biennio 2025-26.
Questa tipologia di finanziamenti è comunque riservata a operatori altamente specializzati e con elevata capacità di spesa e ciò dovrebbe rappresentare una garanzia per la tempestiva conclusione dei progetti.
Le misure del PNRR volte a sostenere l’ammodernamento delle infrastrutture energetiche rappresentano una vera e propria tecnologia abilitante della transizione; in questo ambito il Piano accoglie in particolare investimenti volti a favorire l’adeguamento della rete di distribuzione elettrica.
Per contribuire agli obiettivi di sicurezza energetica, apposite misure sono poi dedicate alla rete di trasmissione del gas naturale.
In entrambi i casi le esigenze di investimento sono legate al maggior utilizzo di nuove fonti (le rinnovabili per la rete elettrica; il GNL e in prospettiva l’idrogeno per la rete gasifera) e alla maggiore rilevanza che assumeranno i flussi provenienti dalle regioni meridionali. Si tratta complessivamente di otto misure a cui sono indirizzati finanziamenti per 5,5 miliardi.
Al momento, i progetti per cui sono stati definiti i criteri di riparto delle risorse (e di cui è possibile un monitoraggio all’interno della banca dati ReGiS) sono 53; la verifica sull’avvicinamento ai target assegnati indica un grado di conseguimento pari al 5,7 per cento.

Pioggia di rincari nel 2025

Il 2025 incomincia con brutte notizie per i consumatori. Infatti, è prevista una raffica di incrementi in diversi settori, dalle autostrade all’energia, passando per le assicurazioni auto. Tutti i possibili aumenti.

Luce e gas, rincari in arrivo
Nel 2025 non mancheranno i rincari anche per luce e gas. Uno dei fattori determinanti è lo stop alle fornitore di metano russo all’Europa attraverso l’Ucraina, che ha provocato un aumento del prezzo del metano, che a fine 2024 ha raggiunto quota 50 euro a megawattora. Un trend che porterà aumenti del 18,2% sulle bollette di circa 3,4 milioni di utenti, secondo le stime di Arera. Parliamo per la maggior parte di cittadini di oltre 75 anni, percettori di bonus sociale, soggetti disabili, residenti in moduli abitativi di emergenza o nelle isole minori, che rientrano nel regime di maggior tutela. La buona notizia è che la spesa per i clienti in maggior tutela per il periodo dal primo aprile 2024 e il 31 marzo 2025 ammonterà a 523 euro, il 2,1% in meno rispetto ai 534 euro dello stesso arco di tempo dell’anno scorso.
“Per ora non ci sono stati incrementi drammatici” di prezzi nel settore, secondo il Presidente dell’ARERA, Stefano Besseghini. Tuttavia, lo stesso numero uno dell’Autorità sottolinea anche che non bisogna abbassare la guardia e continuare su questa strada.
“Che ci sarebbe stata questa ulteriore chiusura da parte della Russia era noto ai mercati fin da agosto e le previsioni non stimavano particolari aumenti. Quello che mi aspetto semmai è una tendenza a cavalcare l’onda emozionale di un annuncio e che questo serva per alimentare un po’ di confusione”, ha detto Besseghini.

Rincari, anche viaggiare in autostrada costerà di più
Viaggiare in autostrada costerà di più rispetto al 2024, ma gli sconti all’utenza hanno evitato un aumento del 3% secondo il MIT. Dal 1 gennaio è in vigore un aumento dei pedaggi dell’1,8% sui 2.800 chilometri di Autostrade per l’Italia, dovuto al tasso programmato di inflazione per il 2025.
Un incremento che sulla Napoli-Pompei-Salerno ammonterà all’1,6%. Esenti le altre 22 società concessionarie autostradali.

Assicurazioni in rialzo
Le assicurazioni RC auto sono sempre più un salasso, ma il rallentamento dell’inflazione e la stabilizzazione dei tassi potrebbero invertire il trend. A dicembre 2024 le tariffe per un’auto ammontavano mediamente a 643,95 euro, il 6,19% in più rispetto a dicembre 2023, secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it. All’aumento delle tariffe si aggiungerà l’incremento del cambio classe per più di 585.000 automobilisti che hanno denunciato un sinistro con colpa.
Le Regioni maggiormente interessate saranno Toscana, Sardegna e Liguria. Prato, in particolare, vince lo scettro di Provincia con la maggiore percentuale di sinistri con colpa denunciati, Crotone quella più “virtuosa”.
“Se il contesto economico rimarrà stabile, ci aspettiamo che gli effetti positivi si trasmettano integralmente sul mercato Rc auto e che la curva di prezzi possa tornare a stabilizzarsi”, ha affermato Andrea Ghizzoni, Managing Director assicurazioni di Facile.it.

TANTI AUGURI DI BUON NATALE E SERENO 2025

Tanti Auguri di Buon Natale e Sereno 2025 dalla Redazione, dal Marketing e dalla Direzione di Italia Casa e Condominio e www.quotidianodelcondominio.it.
Ci concediamo anche noi qualche giorno di riposo. Gli aggiornamenti riprenderanno dal 7 gennaio 2025.
Auguri, auguri, auguri!

Milano: diecimila alloggi a canone calmierato in 10 anni

Prende il via il piano straordinario per la casa del Comune di Milano. A presentarlo sono stati il Sindaco di Milano Giuseppe Sala e l’assessore alla Casa Guido Bardelli, al termine della riunione di Giunta che ha approvato la delibera di indirizzo politico.

«La casa è un diritto che va garantito e tutelato – ha commentato il Sindaco Giuseppe Sala – . In un periodo storico in cui manca una strategia a livello nazionale per la realizzazione di abitazioni a costi accessibili, il Comune di Milano ha deciso di intervenire per rispondere con concretezza ai bisogni di tante persone, famiglie e lavoratori che fanno fatica a sostenere i costi attuali dell’abitare in città».

Il Piano si focalizza sugli alloggi in locazione e si articola su due fronti: la riqualificazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, attraverso il reperimento di risorse utili alla manutenzione di quelli sfitti per aumentarne le disponibilità; e lo sviluppo prioritario di abitazioni in regime di Edilizia Residenziale Sociale Calmierata (ERSC), vale a dire alloggi in locazione permanente con canoni che non superino il valore di 80 €/mq anno, così da rispondere al fabbisogno abitativo della fascia media della popolazione, con reddito tra 1.500 e 2.500 €/mese.

«È un piano con una forte regia pubblica – ha spiegato l’assessore alla Casa Guido Bardelli –. Il Comune non si limiterà a mettere a disposizione un numero significativo di aree proprie, ma definirà anche le regole e le linee guida di sviluppo dei progetti da realizzare con la collaborazione del settore privato e del privato sociale. Siamo pronti ad accogliere le proposte di cooperative, fondazioni e di tante altre realtà che vogliono dare un reale apporto alla questione abitativa milanese. Il piano apre una sfida ambiziosa, ma offre anche una preziosa opportunità, quella di ricucire la città sotto il profilo dell’inclusione sociale».

Il Piano si svilupperà in modo incrementale, in coerenza con le previsioni del Piano di governo del territorio (Pgt), per realizzare 10mila nuovi alloggi (circa 6.500 a Milano e 3.500 fuori Milano), nel corso dei prossimi 10 anni. Nella prima fase, il Comune di Milano mette a disposizione circa 300mila metri quadrati di aree a valore simbolico o cedendo il diritto di superficie, dando avvio a un modello attuativo innovativo e a una nuova metodologia di collaborazione con il settore privato.

In base all’accessibilità ai servizi e al trasporto pubblico, all’impatto ambientale degli interventi e alla ricaduta positiva che un’operazione del genere può avere sui quartieri, sono stati individuati in questa fase 21 siti: via Giolli, via Trevi, via Pitagora, via Bovisasca, via Esterle, via Quinto Romano, via De Notaris, via de Lemene, via Zama/via Salomone, viale Certosa, piazza Abbiategrasso, piazzale Martesana, via Demostene, Pompeo Leoni, via Betti/Cechov, Porto di Mare, via Sant’Elia (ex Palasharp), via San Romanello, via Medici del Vascello, via Gatto/via Cavriana e via Balsamo Crivelli.

Il Comune pubblicherà degli avvisi esplorativi volti a sondare il mercato dell’edilizia sociale. Le prime quattro aree per le quali l’Amministrazione raccoglierà manifestazioni d’interesse sono: via San Romanello (circa 7.000 mq), via Sant’Elia (circa 18.000 mq), via Demostene (circa 4.500 mq) e Porto di Mare (circa 144.000 mq). «Da sole, queste quattro aree coprono più del 50 per cento della superficie complessiva messa a disposizione nella prima fase: andremo a costruire ben 3mila appartamenti a prezzi calmierati »– ha aggiunto l’assessore Bardelli.

Per l’attuazione del Piano, il Comune si impegna inoltre a valutare ulteriori aree di sua proprietà nell’hinterland, lungo le direttrici della metropolitana e delle linee ferroviarie, aprendo interlocuzioni con le Amministrazioni dei Comuni di Cologno Monzese, Gessate, Garbagnate Milanese e Senago. È intenzione dell’Amministrazione individuare, successivamente, ulteriori aree, immobili in disuso, parcheggi, nodi di interscambio o mercati, al fine di incrementare l’offerta di residenza in locazione permanente a canoni calmierati e di alloggi per studenti a costi accessibili.

Comunicato stampa

Enea: inquinamento indoor nocivo anche a basse concentrazioni di polveri sottili

Nelle aree urbane l’inquinamento indoor ha lo stesso impatto sulla salute al pari dell’inquinamento esterno con possibili ripercussioni in termini di malattie polmonari, cardiache e tumorali.

È questo uno dei principali risultati evidenziati in uno studio condotto da ENEA e dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr (CNR-ISAC), in collaborazione con le università Sapienza di Roma e Milano-Bicocca, nell’ambito del progetto VIEPI, finanziato da Inail e pubblicato sulla rivista Environmental Pollution.

Dalla ricerca emerge che se il particolato fine (PM2.5) e ultrafine (PM0.1), generato dal traffico veicolare urbano si infiltra in un ambiente interno, può attivare la risposta del tessuto bronchiale umano attraverso specifici geni legati all’infiammazione e a un particolare meccanismo biochimico che permette al nostro organismo, come azione protettiva, di riconoscere, trasformare ed eliminare le sostanze estranee.

Tramite un innovativo sistema biotecnologico portatile messo a punto per la prima volta al mondo dai ricercatori coinvolti, lo studio ha esaminato, in particolare, la risposta tossicologica delle cellule del tessuto polmonare umano esposte alle nanoparticelle dell’aerosol atmosferico (PM2.5, PM0.1) all’interno di un’aula di Sapienza Università di Roma. La campagna ha previsto misurazioni nell’arco delle 24 ore, incluse le ore di lezione.

“La ricerca ha rivelato che le caratteristiche chimico-fisiche dell’aerosol atmosferico dell’ambiente esterno, influenzato soprattutto dal traffico veicolare urbano e delle variabili meteorologiche esterne (bassa pressione, piogge e vento), sono significativamente alterate infiltrandosi in ambiente indoor, aumentando così il potenziale tossicologico del PM2.5 e PM0.1. A ciò bisogna aggiungere la presenza degli studenti in aula, che contribuiscono alla variazione di biomassa all’interno dell’aula, e dei sistemi di trattamento dell’aria interna”, spiegano Massimo Santoro (ENEA) e Francesca Costabile (CNR-ISAC), primi autori del lavoro, al quale hanno contribuito, tra gli altri, anche Maria Giuseppa Grollino e Barbara Benassi della divisione ENEA di Biotecnologie, Maurizio Gualtieri (Milano-Bicocca), Matteo Rinaldi (CNR-ISAC), Paolo Monti (Sapienza Università di Roma), Armando Pelliccioni e Monica Gherardi (Inail).

“Questi risultati rappresentano una base importante per fornire un solido supporto scientifico alle politiche di adeguamento delle normative sulla qualità dell’aria in ambiente indoor – che comprende anche altri contesti come uffici, abitazioni e luoghi di sport e svago – evidenziando il ruolo critico delle particelle fini e ultrafini come vettori di molecole tossiche per la salute umana”, sottolinea Massimo Santoro della divisione ENEA di Biotecnologie.

“La nostra ricerca suggerisce, inoltre, come le condizioni meteorologiche, climatiche e la qualità dell’aria esterne abbiano un significativo impatto sulle proprietà del PM2.5 e del PM0.1 in ambiente ‘indoor’”, prosegue Francesca Costabile di CNR-ISAC.

In media la popolazione dei centri urbani trascorre fino al 97% del tempo in ambienti chiusi[3]. Le principali fonti di inquinamento dell’aria indoor nelle nostre città includono l’infiltrazione di aria dall’esterno (traffico veicolare e riscaldamento) e le sorgenti interne (fumo di tabacco, prodotti per la pulizia, cottura di cibi).

“Il quesito scientifico che ci ha guidati in questo esperimento è stato proprio quello di comprendere se fossero le sorgenti esterne o interne ad influire maggiormente sulla tossicità negli ambienti indoor. È emerso che il PM0.1 generato dal traffico veicolare urbano, infiltrandosi nelle aule, in particolari condizioni atmosferiche (quali bassa pressione, pioggia, vento), subisce una modifica importante delle sue proprietà fisico-chimiche, diventando la sorgente tossicologicamente più rilevante negli ambienti indoor delle nostre città. Questo accade soprattutto a concentrazioni molto basse (inferiori a 5 microgrammi m3) di PM2.5. Questi risultati forniscono evidenze scientifiche importanti per i futuri standard di qualità dell’aria indoor, ma anche per la revisione degli standard di qualità dell’aria outdoor indicando possibili effetti sulla salute umana in associazione ad esposizioni a basse concentrazioni di PM2.5, una condizione in cui le nanoparticelle del PM0.1 possono fungere da cavallo di Troia per molecole tossiche all’interno del corpo umano”, conclude Costabile (Cnr).

Comunicato stampa

La marcatura CE contraddistingue prodotti sicuri e in linea con gli standard europei

La marcatura CE garantisce che i prodotti acquistati siano sicuri e che seguano gli standard imposti dalle direttive di prodotto della UE.
Non è semplice muoversi nella selva delle numerose “direttive di prodotto” promulgate dalla UE. La regola di base da tenere in mente è questa: esiste almeno una direttiva, norma o regolamento per ogni categoria di prodotto circolante in EU e se all’interno di una direttiva si esclude un prodotto specifico, è perché c’é una direttiva o norma più specifica che ne parla.
Ad esempio la DIR. 42/06 CE, “Nuova Direttiva Macchine”, esclude dal campo di applicazione gli ascensori perché esiste già la specifica Direttiva Ascensori. O ancora, la Direttiva Macchine esclude dal campo di applicazione i mezzi che vanno a più di 15 km/h perché si dovrà fare riferimento ad una o altre norme specifiche e nazionali (ad es. il Codice della Strada, l’omologazione degli autoveicoli, etc.).
Per districarsi in questa selva esiste comunque un sito dell’Unione Europea che ospita la mappa aggiornata di tutte le direttive di prodotto.
Il sito si trova al seguente link: https://single-market-economy.ec.europa.eu/single-market/european-standards/harmonised-standards_en?prefLang=it&etrans=it. È comunque possibile accedervi tramite browser ricercando “harmonised standards”.
Quando un produttore, o chi immette un prodotto sul mercato, deve scegliere la direttiva di riferimento per il suo prodotto pensa innanzitutto alla destinazione d’uso, quindi essenzialmente:
• a cosa serve quel prodotto;
• a chi serve quel prodotto;
• in che contesto serve quel prodotto.
In base a queste informazioni, si seleziona la direttiva o le direttive di riferimento perché si potrebbe dover fare riferimento a più di una direttiva.
Ad essere precisi, quando si appone il marchio CE, si sta dichiarando che sono rispettate tutte le direttive che possibilmente si applicano al prodotto in questione.
È vero che nella dichiarazione di conformità si deve indicare quali direttive si stanno applicando. Ma è anche vero che, a fronte di una potenziale contestazione, ad esempio sul fatto che anche un’altra direttiva sarebbe applicabile, si deve poter dimostrare che essa non lo è.

LE DIRETTIVE PIÙ RILEVANTI

Vediamo ora alcune delle direttive prodotto che possono tornare più utili. Naturalmente non si tratta di un elenco esaustivo, farò solo degli esempi.

Sostanze chimiche (REACH)
Il REG (CE) n. 1907/2006 detto “REACH”, acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals), è un regolamento europeo entrato in vigore nel 2008.
Questa norma dice che tutte le sostanze chimiche importate o fabbricate in una quantità superiore a una tonnellata all’anno devono essere registrate all’ECHA, un’agenzia europea che sta ad Helsinki nella quale si studia l’uso di quella sostanza lungo tutta la filiera.
In pratica all’ECHA si fa la valutazione del rischio per informare tutta la filiera dei pericoli legati a quella sostanza.
Lo scopo finale sarebbe quello di togliere le sostanze più pericolose dal mercato e pian piano sostituirle con sostanze meno nocive.

Prodotti da costruzione (CPD/CPR)
Prodotti da costruzione, il riferimento qui è il REG EU (Regolamento Europeo) 305/2011.
Già dai primi articoli si può notare quale sia la fattispecie di prodotti cui il Regolamento si applica.
L’articolo 1 (Capo I) ad esempio recita: “Il presente regolamento fissa le condizioni per l’immissione o la messa a disposizione sul mercato di prodotti da costruzione stabilendo disposizioni armonizzate per la descrizione della prestazione di tali prodotti in relazione alle loro caratteristiche essenziali e per l’uso della marcatura CE sui prodotti in questione”.
Poi si passa alle definizioni.
Prodotto da costruzione: Qualsiasi prodotto o kit fabbricato e immesso sul mercato per essere incorporato in modo permanente (quindi per sempre) in opere di costruzione o in parti di esse e la cui prestazione incide sulla prestazione delle opere di costruzione rispetto ai requisiti di base delle opere stesse.
Per cui la direttiva si applica, ad esempio, ai tasselli nel muro o alle maniglie. Maniglie come quelle che metto sopra la vasca da bagno per sollevarmi, ma anche come le guide che stanno ai lati dove si appoggia il carroponte, anche le incastellature metalliche su cui si appoggiano le macchine. Quelli sono prodotti da costruzione, quegli oggetti devono rientrare in questo regolamento.
Un esempio pratico: una scaffalatura messa in mezzo a un magazzino non è incorporata in modo permanente in un’opera di costruzione. Quindi la domanda da farsi è: “questo prodotto deve essere incorporato in modo permanente all’interno della costruzione?”. Se la risposta è negativa, il prodotto in oggetto è escluso dalla direttiva.

Sicurezza generale dei prodotti
In Italia l’insieme di provvedimenti per la sicurezza generale dei prodotti è recepito dal “Codice del Consumo” (emanato con il D. Lgs. 6 settembre 2005, n. 206) che spiega a grandi linee come un prodotto può essere considerato sicuro. Questo codice annovera qualsiasi prodotto destinato ai consumatori e che permette inoltre di comprendere tutti gli oggetti distribuiti nell’Unione Europea (gratuitamente o a pagamento) che non rispondono a una direttiva specifica.

Dispositivi di Protezione Individuali (DPI)
Dopo la pandemia da COVID-19 il termine “DPI” è entrato nel lessico comune, in riferimento alle mascherine protettive, anche se in spesso la definizione “protezione individuale” non è correttamente applicabile.
Nello specifico, se una mascherina protegge gli altri dalla mia possibile trasmissione è in effetti un DPC, ossia un dispositivo di protezione collettiva. Ma tralasciamo questi tecnicismi.
Andiamo piuttosto a leggere il campo di applicazione, perché è lì che si evince cosa potrebbe rientrare nella direttiva.
Infatti qui troviamo la definizione di DPI e, inoltre, un elenco di DPI a cui non si applica il regolamento, poiché fanno riferimento ad altre direttive più specifiche.
Definizione di DPI:
• a) dispositivi progettati e fabbricati per essere indossati o tenuti da una persona per proteggersi da uno o più rischi per la sua salute o sicurezza;
• b) componenti intercambiabili dei dispositivi di cui alla lettera a), essenziali per la loro funzione protettiva;
• c) sistemi di collegamento per i dispositivi di cui alla lettera a) che non sono tenuti o indossati da una persona, che sono progettati per collegare tali dispositivi a un dispositivo esterno o a un punto di ancoraggio sicuro, che non sono progettati per essere collegati in modo fisso e che non richiedono fissaggio prima dell’uso;
Da qui si capisce cos’è un salva-vita, un salva-salute. I guanti da lavoro sono un DPI, i guanti per proteggersi dal freddo no. Andando avanti ancora: capisco che il DPI cambia categoria a seconda del rischio da cui proteggono, dunque se il DPI che produco rientra in categoria 1 (rischio basso) basterà un’autocertificazione, se vado in categoria 3 (rischio alto) ci vuole un ente certificato. Le mascherine, ad esempio, devono avere una certificazione validata da un ente apposito che controfirma e mette di fianco al CE il suo codice identificativo.

Compatibilità Elettromagnetica
Rientra in questa direttiva tutto ciò che emette o assorbe onde elettromagnetiche. Perché un oggetto che assorbe le onde elettromagnetiche potrebbe partire da solo.
Quindi se ho un oggetto – un motorino ad esempio – che si accende perché assorbe onde elettromagnetiche, assorbe dei comandi dall’esterno oppure emette onde, rientra in questa direttiva. Se un dispositivo elettrico o elettronico emette onde che non dovrebbe emettere, può essere un problema serio. In ospedale ad esempio il mio oggetto potrebbe interferire con i test di risonanza magnetica. Naturalmente questo non deve succedere e il costruttore deve garantire che l’oggetto non si accenda da solo, che non rovini quello che c’è fuori o che non accenda altro al di fuori o, ad esempio, che non interferisce con un pacemaker o un apparecchio elettromedicale vitale. Per evitare che questo accada vengono eseguiti dei test di assorbimento di emissione in camera “anecoica”.
Quasi tutti i prodotti che hanno tensione elettrica normalmente rispondono anche al regolamento sulla compatibilità elettromagnetica.

Apparecchiature per atmosfere esplosive (ATEX)
Eccoci alla direttiva ATEX, quella per le atmosfere esplosive.
Si applica l’ATEX quando si è in presenza di gas o polveri in una data percentuale che circolano in una certa atmosfera dove esiste la possibilità di trovare una fonte d’innesco che può generare una scintilla, infiammare l’atmosfera e creare un’esplosione.
L’ATEX contiene due direttive: una sui luoghi e una sui prodotti.
• 1) La certificazione ATEX dei luoghi distingue le zone in tre livelli in base alla pericolosità:
– 20/0 zona a rischio alto;
– 21/1 zona a rischio medio;
– 22/2 zona a rischio basso.
Ma se fosse necessario usare un prodotto in un luogo classificato a rischio esplosione allora sarà necessario usare prodotti che non generino esplosione. Ad esempio uno smartphone non sarà idoneo e dovrò usare un cellulare certificato ATEX.
• 2) La certificazione ATEX per i prodotti distingue anche in questo caso i prodotti in tre livelli in base alla pericolosità:
– Per la zona più pericolosa (zona 0/20) devo avere un prodotto ATEX di categoria 1 – dove un ente notificato ha validato la certificazione mettendoci quattro cifre sulla targhetta e dicendo anche che tipo di sostanze o polveri ci sono nell’atmosfera;
– La zona 1/21 è meno pericolosa ma non è sicura, c’è sempre una probabilità che si creino atmosfere esplosive. Il prodotto usato lì deve essere di categoria 2. Qui basta un’autocertificazione, ma il fascicolo tecnico viene depositato presso un ente notificato così che, nel caso vada qualcosa storto, lo vanno a prendere e leggere;
– La Zona 2/22 è quella meno pericolosa, dove è scarsamente probabile che accada un’esplosione (ma non impossibile). Qui si mettono prodotti ATEX di categoria 3 che richiedono solo un’autocertificazione.
Quindi io potrei avere un prodotto che non è compreso nella Direttiva Macchine ma rientra nella Direttiva ATEX, perché deve essere compatibile con una certa zona: ad esempio un filtro potrebbe essere ATEX e non essere una macchina. Oppure, al contrario, potrei avere un prodotto che è sia conforme alla Direttiva Macchine, sia alla Direttiva ATEX e anche alla Direttiva Compatibilità Elettromagnetica.

Prodotti a Bassa Tensione (LVD)
Il regolamento sui prodotti a bassa tensione copre tutti quei prodotti che hanno una tensione superiore ai 50-75 V.
Questa è una direttiva molto semplice, ma che troviamo applicata in tutte le nostre case.
Obiettivi e campo di applicazione: “L’obiettivo della presente direttiva è garantire che il materiale elettrico offra un elevato livello di protezione per la salute e la sicurezza delle persone, degli animali domestici e dei beni, assicurando nel contempo il funzionamento del mercato interno”.
In questa direttiva è la prima volta che si trovano citati anche gli animali domestici e i beni, poiché l’energia elettrica può generare gli incendi.
“La presente direttiva si applica al materiale elettrico destinato ad essere adoperato a una tensione nominale compresa fra 50 e 1000 V in corrente alternata e fra 75 e 1500 V in corrente continua, ad eccezione dell’allegato II”.
NOTA: per “bassa tensione” non si intende quella che comunemente viene così chiamata dai “consumatori”, bensì quella che a livello di normative elettrotecniche ha un voltaggio tra i 50 V e i 1000 V in corrente alternata e tra 75 e 1500 V in corrente continua.
Se il rischio prevalente del macchinario in questione è quello meccanico, l’oggetto sarà sottoposto alla Direttiva Macchine che, a sua volta, comprenderà anche la Direttiva bassa tensione.

Equipaggiamento radio (RED)
La direttiva RED si applica a tutti quei prodotti che emettono onde radio.
Questa direttiva è più specifica della compatibilità elettromagnetica, quindi la comprende e la sostituisce. Un dispositivo Bluetooth o Wi-Fi etc. dovranno quindi essere conformi alla direttiva RED. La direttiva RED funziona con delle norme di tipo C (norme tecniche) specifiche del prodotto. Se vengono rispettate ho la “presunzione di conformità” del prodotto e posso fare un’autocertificazione. Se invece non esiste una norma di tipo C di riferimento, sarà necessario chiamare un ente notificato che validi la certificazione attestando che il prodotto è sicuro.
Incorporando un componente classificato come “RED” nel mio “prodotto”, si deve certificare la conformità dell’intero prodotto anche secondo la direttiva RED: è necessario quindi verificare innanzitutto che il componente rispetti la norma di tipo C e, secondariamente, che anche l’insieme rispetti la norma di tipo C.
Per verificare che il mio prodotto rispetti le norme di tipo C e quindi stilare l’autocertificazione devo ricorrere a un test di laboratorio. Quindi di fatto è possibile fare il test in laboratorio e poi l’autocertificazione o, in alternativa, se passare il tutto tramite un ente accreditato che rilascia la certificazione.

Direttive sui dispositivi medici
Si può generalmente dire che i dispositivi medici vengono distinti in tre tipologie, a cui corrispondono tre diverse direttive:
• 1) Dispositivi medici attivi impiantabili;
• 2) Dispositivi medici di diagnostica in vitro;
• 3) Dispositivo medico “generico”.
N.B. Il 26/05/2021 è entrato in vigore il nuovo regolamento per i dispositivi medici, che doveva entrare in vigore a maggio 2020 ma è stato procrastinato per via della pandemia Covid.
Un “dispositivo medico” è qualsiasi oggetto o prodotto che sia destinato alla cura delle persone. Ci sono però numerosi prodotti destinati alla cura delle persone che non rispettano la direttiva sui dispositivi medici poiché ritenuta “troppo severa”.
N.B. non entreremo in questo tipo di valutazione poiché richiederebbe un approfondimento tecnico che esula dalle intenzioni dell’articolo.
Per fare però un esempio chiarificatore della fattispecie: il termometro a infrarossi con cui veniva misurata la temperatura all’ingresso dei locali o dei negozi durante la pandemia, è un dispositivo medico. Poiché esegue una “diagnosi” (cioè dice se abbiamo la febbre o no), deve avere l’approvazione dell’ente notificato (nel qual caso a fianco del marchio “CE” sono riportate quattro cifre che identificano univocamente l’ente notifi-cato che ha certificato lo strumento di misura).
In realtà, però, in commercio si trovano un gran numero di termometri che vengono venduti senza le quattro cifre a fianco del marchio “CE” e che quindi, di fatto, non sono dispositivi medici anche se l’uso che ne viene fatto è quello di un dispositivo medico.
È possibile metterli in commercio perché i produttori puntualizzano, sul libretto di uso e manutenzione, che sono strumenti atti a misurare la temperatura degli oggetti, tipo l’acqua, le caldaie, le tubature dentro i muri, etc. e in tal modo posizionano il prodotto al di fuori del “perimetro normativo” dei prodotti medicali.

Direttive sugli strumenti di misurazione
Esistono poi due direttive sulle bilance: una per le bilance automatiche e una per quelle non automatiche.
Per comprendere il senso di tali normative bisogna considerare quanto la corretta taratura di una bilancia e, di conseguenza, la sua affidabilità, possa generare il rischio di truffe nel commercio. Tra questi strumenti di misurazione sono compresi anche, ad esempio, i misuratori applicati agli erogatori del carburante
È facile intuire come il commerciante disonesto, se libero di agire sulla taratura dello strumento di misura specifico, potrebbe alterare l’esito della pesata e alterare le quantità effettivamente vendute a suo vantaggio. Non che questo non sia possibile in assoluto, ma per farlo è necessario forzare dei sistemi di controllo sempre più sofisticati la cui manomissione costituisce, come minimo, un reato di truffa. Questo è uno dei motivi per cui c’è particolare attenzione sulle bilance.
Una bilancia automatica può essere, ad esempio, integrata nell’incubatrice del reparto neonatale in un ospedale. Quindi, in questo caso, dovrebbe sottostare anche alla normativa sui dispositivi medici.
È questo un ulteriore esempio di come le norme/direttive si intersechino in un certo tipo di prodotti.

Direttiva Macchine (MD)
Nella Direttiva Macchine Dir. 42/2006 CE si parla di “analisi dei rischi della macchina”.
La valutazione del rischio di una macchina è il processo mediante il quale vengono identificati i pericoli presenti durante l’intera vita di quella macchina, effettuati al fine di ridurre i potenziali rischi che possano essere presenti sul posto di lavoro e mantenere quindi un ambiente di lavoro sicuro.
L’obiettivo della valutazione del rischio nella direttiva macchine è quello di determinare se le misure di sicurezza adottate siano sufficienti per conseguire un’adeguata riduzione del rischio.
Data la complessità e vastità dell’argomento, questa direttiva sarà oggetto di una trattazione a parte in un articolo specificamente dedicato.

Riassumendo
Quando un produttore appone la marcatura CE su un prodotto ed emette la relativa (e obbligatoria) dichiarazione di conformità, sta assicurando che i suoi prodotti rispettano tutte le norme di sicurezza UE applicabili a quel determinato prodotto.
Queste norme sono contenute nello specifico all’interno delle varie direttive e regolamenti, disponibili anche sul sito dell’Unione Europea.
A un certo prodotto potrebbe applicarsi solo una direttiva o potrebbero applicarsene diverse. Un indizio importante lo si trova proprio all’interno delle norme, andando a vedere il “campo di applicazione”. Di solito se un prodotto è escluso vuol dire che rientra in una norma ancora più specifica.
Ogni norma tecnica ha dei suoi standard, può ad esempio prevedere una serie di test e di calcoli particolari per la valutazione del rischio.
Tutta la documentazione così prodotta va inserita all’interno di un “fascicolo tecnico” e andrà poi conservata per un certo periodo di tempo indicato nella direttiva stessa.

A cura di: Francesco Orsini – Esperto nel settore Sicurezza – B-SAFE

Restructura 2024, tagliato il nastro

Restructura, il grande Salone dell’edilizia nell’edizione rinnovata 2024 organizzata da GL Events Italia, taglia oggi il nastro giovedì 21 novembre e avvia il suo ricco palinsesto di eventi in programma fino a sabato 23 novembre all’OVAL Lingotto Fiere di Torino, con un appuntamento off domenica 24 novembre in Piazza Castello pensato per coinvolgere tutta la Città grazie ad uno speciale palinsesto di eventi rivolto a cittadini, turisti e curiosi e nato in collaborazione con ANCI (iscrizione obbligatoria a questo link), al fine di indagare a trecentosessanta gradi i temi del settore edile.

“Restructura 2024 diventa sempre più punto di riferimento per l’innovazione e il dialogo tra professionisti, imprese e istituzioni. La nuova edizione pone al centro temi cruciali come la sostenibilità, la formazione e la sicurezza – dichiara Gàbor Ganczer, amministratore delegato di GL events Italia -. Siamo orgogliosi di presentare un salone così ricco di contenuti, capace di attrarre aziende, esperti e pubblico, e di contribuire a creare uno spazio in cui la tradizione si incontra con le tecnologie più avanzate, dall’intelligenza artificiale alle nuove competenze richieste dalla transizione ecologica”.

L’assessore regionale al Bilancio Andrea Tronzano commenta: “L’edilizia è un settore cruciale: deve funzionare, perché traina tutto. Queste imprese sono il cuore pulsante della nostra economia. Uno degli elementi essenziali per la competitività del settore saranno i criteri ESG e il Piemonte darà una mano importante al settore edile attraverso risorse su queste certificazioni.”

“La città è il patrimonio più prezioso che abbiamo, lo è particolarmente a Torino: ha bisogno però di cure e dobbiamo occuparcene puntando sulla qualità. – aggiunge l’assessore all’urbanistica della Città di Torino Paolo Mazzoleni – Restructura ha colto il cuore di una specificità italiana, dobbiamo essere bravi ad affiancare nuovo ed esistente. Il settore ha le risorse per fare bene.”

Guido Bolatto Segretario Generale della Camera di Commercio di Torino spiega: “Il settore edile in Piemonte conta 65.500 imprese. È un settore coinvolto in una transizione importante, che ha due anime: l’aspetto ecologico è significativo, ma lo è anche quello delle nuove tecnologie. Come camera di commercio stiamo investendo molto per fare formazione in questo senso.”

Davide Gilardino, presidente Anci Piemonte aggiunge: “È importante il confronto e il dialogo con gli ordini e il mondo dell’edilizia. Noi sindaci abbiamo un patrimonio edilizio scolastico che, come quello residenziale, è di lunga data di realizzazione. Abbiamo il compito di trovare le soluzioni per renderlo più sicuro per i nostri studenti. Il Pnrr ci ha permesso di fare un salto di qualità importante, e ora non dobbiamo fermarci e continuare a investire. Per farlo è necessario il confronto con il mondo dell’edilizia”.

Il Salone espositivo è uno spazio aperto per condividere innovazioni, esperienza e nuove proposte nel settore dell’edilizia alla presenza di circa 200 espositori: il 58% è rappresentato quest’anno da nuove aziende, comprese 6 dall’estero. Circa il 38% è piemontese con aziende provenienti in prevalenza da Torino, ma anche da Cuneo, Alessandria, Asti, Vercelli.

All’interno dell’area espositiva dedicata ai materiali naturali si incontrano Tolin Parquets (CN), insieme ad altre firme piemontesi quali, ad esempio, Vercelli Vetri (VC) con vetrate isolanti, vetri anti-rumore, porte interne incise o legate a piombo, vetrate sabbiate e personalizzate, Clen (CN) specializzata nella lavorazione legno: la prima in Europa e la quarta al mondo dotata della Hundegger Robot Max, con cui può raggiungere possibilità di lavorazione pressoché illimitate, Sarotto (CN), specializzata nei settori della prefabbricazione, del commercio edile e della bioedilizia, che collabora con aziende come Ricehouse, Vimark, Vicat, tutte presenti in salone. A queste si aggiungono importanti aziende dal resto d’Italia del calibro di Fassa Bortolo (TV) marchio storico nel mondo dell’edilizia, leader in Italia e tra i più affermati a livello internazionale, e Soltech (PU) che propone soluzioni tecniche per le costruzioni in legno.

Per la prima volta a Restructura espongono: Delta Sand Bricks dall’Egitto, Ekoplast dalla Polonia, e per i software dedicati alla gestione delle risorse umane e ore lavorate dalla Spagna l’azienda Factorial, mentre da Dubai Luxury inv Fzco, e ancora dalla Finlandia, Polar Life Hose e dalla Germania Zwa Ziegewerk Arnach Gmbh & Co.Kg.

Un panorama internazionale che rispecchia un settore alla continua ricerca di manodopera (nei prossimi anni mancheranno 150mila addetti), che vede quindi crescere la presenza straniera fra le sue maestranze, oltre alla crescente presenza di donne soprattutto tra le figure dei tecnici. Un forte impulso legato al mondo delle costruzioni, grazie all’introduzione di incentivi fiscali come il superbonus 110% e le opportunità da cogliere con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha fatto crescere nel 2021 anche la richiesta di formazione in campo edile, uno dei temi che sta più a cuore all’edizione 2024 di Restructura.

In particolare in Piemonte nel 2023 sono stati erogati 1.494 corsi per un totale di 22.512 ore di formazione. In Valle d’Aosta sono stati i 66 corsi per un totale di 495 ore di attività formativa. Tra i corsi più richiesti in Italia nel 2023 figurano quelli per la sicurezza e gli adempimenti normativi, con 6.130 corsi e 67.802 allievi formati, insieme a quelli di formazione professionale continua, 3.027 nello stesso anno.

A dirlo sono i dati del rapporto di Formedil 2024 che saranno raccontati domani, venerdì 22 novembre, alle 9:30 nell’ambito dell’evento ‘Sicurezza per i progettisti’ che dà il via alla giornata della sicurezza coinvolgendo le scuole proprio nella data in cui si celebra la giornata nazionale della sicurezza nelle scuole. La Fiera ospiterà inoltre la prima giornata dell’Assemblea annuale del CNI – Consiglio Nazionale degli Ingegneri, sul tema della sicurezza con un occhio di riguardo ai giovani e al mondo scolastico. La sicurezza diventa infatti un tema centrale nel settore edile, a partire dalle scuole di formazione, perché solo portando questi temi nelle classi di studenti, sarà possibile creare la cultura della sicurezza da trasporre, poi, all’interno del cantiere.

Nello stesso giorno, alle ore 9.30, prende il via anche il convegno organizzato in collaborazione con il Collegio dei Geometri di Torino e provincia in programma sul Restructura Stage. L’evento, ‘Conformità edilizia e catastale: nuovi orizzonti normativi’, esplorerà il tema della crescente importanza nel panorama immobiliare italiano della conformità edilizia e catastale.

Alle ore 12 GL events Italia propone il dibattito ‘Le nuove competenze per integrare sostenibilità, real estate e finanza’ sul tema della formazione della filiera per la transizione ecologica in chiave ESG e tassonomia finanziaria europea, che richiede oggi al settore dell’edilizia e del real estate un aggiornamento significativo per rispondere alle sfide della sostenibilità, attraverso un approccio transdisciplinare.

Al centro della giornata anche l’Intelligenza artificiale in edilizia. Stato dell’arte e scenari futuri’, alle ore 14 con un focus sull’impatto che l’intelligenza artificiale avrà nel mondo delle professioni, gestito in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Torino e Provincia e il Politecnico di Torino.

Alle ore 16:30 si prosegue con ‘Investimenti e Futuro del PNRR in Piemonte: l’Accademia delle Costruzioni all’Opera’, insieme ad ANCE Piemonte, che coinvolge ANCI Piemonte, Antel e Gbc Italia e che esamina i progetti finanziati in Piemonte dal PNRR con esperti della pubblica amministrazione, sindaci e imprenditori. La possibilità di accedere ai fondi del PNRR ha infatti aperto grandi opportunità di intervento ma ha mostrato anche le crepe e le criticità di un intero sistema, dal punto di vista normativo e della fattibilità dei progetti. Riflessione dell’evento sarà anche la nuova Accademia delle Costruzioni, strumento innovativo della regione per qualificare la forza lavoro.

Sabato 23 novembre alle ore 9:30 sul palco del Restructura Stage ‘Quando il nuovo incontra l’esistente: soluzioni architettoniche e tecnologie per una nuova qualità di progetto’, organizzato da GL events Italia in collaborazione con il Politecnico di Torino che vedrà in apertura il keynote speech di David Giannotten, partner dello Studio di Architettura OMA per spiegare come il nuovo può incontrare il patrimonio edilizio esistente con efficacia, mediante soluzioni che non tradiscono la storia, ma che anzi la valorizzano, adattando il costruito alle funzioni e alle necessità della città contemporanea.
All’esperienza del noto studio olandese si aggiunge quella dello Studio di Architettura Archisbang e di esperti del settore insieme a docenti del Politecnico di Torino, che approfondiranno la tematica con due tavole rotonde: la prima dedicata alle tecnologie non invasive per il recupero edilizio, la seconda focalizzata sull’equilibrio tra rifunzionalizzazione e rispetto dell’architettura storica. Un dibattito acceso e vivo, quindi, sul tema dell’esistente portato avanti in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design-DAD del Politecnico di Torino, Confrestauro e i responsabili dello sviluppo del recentissimo cantiere di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte alla presenza della Soprintendenza.

Dalle 14, l’evento ‘Legno e materiali naturali: il futuro più sostenibile dell’abitare’ animerà il Restructura Stage con un approfondimento sul legno e i materiali bio-based, che sono stati individuati come fondamentali per puntare ad una edilizia a minor impatto ambientale e a maggior valore sociale. L’evento è organizzato in collaborazione con ARCA e Politecnico di Torino.

Fra le novità di quest’anno, per la prima volta a Torino, sarà presente tutti i giorni della fiera l’Esel Cpt Formazione e Sicurezza di Latina con l’ESEL MOBILE: gli ospiti di Restructura – studenti e non – potranno seguire le sessioni formative all’interno di uno spazio innovativo: l’aula mobile dotata di simulatore immersivo, capace di simulare la conduzione di oltre dieci macchinari per il movimento terra e il sollevamento di merci e materiali permettendo di vivere un’esperienza virtuale all’interno di un vero cantiere. Per maggiori informazioni link qui.

Informazioni aggiuntive:
L’ingresso a Restructura è gratuito per tutti, a partire da operatori professionali, studenti universitari e delle scuole superiori a partire dalla quinta classe previo accredito a questo link. Ai fini dei crediti formativi riconosciuti evento per evento dai singoli ordini l’accredito avviene invece direttamente presso la sala e prima dell’evento.

Restructura è all’Oval Lingotto Fiere da giovedì 21 a sabato 23 novembre dalle ore 9:00 alle 19:00
INGRESSO NORD via Giacomo Matté Trucco, 70, per chi arriva in auto.
INGRESSO SUD (ITALIA 61): per chi arriva con il trasporto pubblico o dalla stazione ferroviaria collegata direttamente all’ingresso grazie al nuovo sottopasso pedonale.

Comunicato stampa