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Gli eredi litigano, all’asta la villa di Giuseppe Verdi

Dopo una sfiancante altalena di schermaglie giudiziarie, dissapori familiari e carte bollate, Villa Verdi, a Sant’Agata di Villanova, nel Piacentino, sarà messa in vendita, probabilmente all’asta. L’ufficialità arriverà con l’ordinanza emessa dal Tribunale di Parma e lo Stato avrà diritto di prelazione. La sontuosa dimora che ospitò Giuseppe Verdi per mezzo secolo fu lasciata agli eredi, che non sono mai riusciti a trovare un accordo e visto che nessuno ha la possibilità di liquidare gli altri si dovrà andare alla vendita. Si conclude così una battaglia legale, durata 20 anni, tra i quattro fratelli Carrara Verdi (Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo ed Emanuela, quest’ultima deceduta nel 2020).
Angiolo Carrara Verdi dal 2010, anno in cui morì la madre, gestisce la dimora di Sant’Agata, progettata da Giuseppe Verdi che vi si trasferì nel 1851. All’interno della villa ci sono molti ricordi della sua vita e delle sue opere.
“C’è tanto rammarico – ha spiegato Angiolo Carrara Verdi, parlando a Libertà – era solo una questione di tempo. Si sapeva che sarebbe successo. Non trovando un accordo, la Villa era destinata a questa sgradevole fine. Un finale che di certo non mi sarei mai augurato, ma di fronte cui non posso nulla. Non ho la possibilità di rilevare le quote degli altri e pertanto la dimora sarà messa in vendita”.
La Cassazione ha infatti confermato che l’eredità di Alberto Carrara Verdi, che era scomparso nel 2001, deve essere divisa tra i figli in parti uguali. Ma sulle tempistiche non c’è niente di certo. “Ce l’ho messa tutta – ha aggiunto Angiolo parlando con il quotidiano – ho cercato di fare il massimo, di mantenerla nel miglior modo possibile. Ho rispettato la volontà del Maestro. Lui l’aveva lasciata all’erede universale Maria Cristina Filomena perché voleva restasse una casa viva, che doveva continuare ad essere abitazione. Mi auguro dunque che chi interverrà in futuro la tratti allo stesso modo, come dimora. Non può diventare solo un freddo museo”.
Rimane invece aperta la causa contro lo Stato per i carteggi verdiani, conservati in un baule, che sono stati espropriati alla famiglia Carrara Verdi. “Noi abbiamo sempre e solo rispettato la volontà del Maestro – sottolinea Angiolo – che desiderava che quei documenti non venissero divulgati e non intendiamo arrenderci. Non è una partita finita”. Si tratta di oltre 600 fogli di abbozzi e schizzi di opere, per la maggior parte inediti, già prelevati dalla villa nel 2017 e custoditi nell’Archivio di Stato di Parma.

Fonte: Agenzia Ansa

Confindustria: gli effetti del blocco del gas russo sull’Italia

“Il blocco all’import di gas russo causerebbe una forte carenza di volumi di gas per industria e servizi e un aumento addizionale dei costi energetici” e avrebbe un “impatto totale sul Pil in Italia, nell’orizzonte 2022-2023 stimabile in quasi un -2% in media all’anno”. E’ quanto si legge nel rapporto congiunturale del centro studi di Confindustria.
In termini di volumi di gas, l’impatto di un blocco, sottolinea il centro studi di Confindustria, va valutato nella situazione che si creerebbe mese per mese, non in termini di consumo annuo aggregato.
Lo scenario è costruito su una serie di ipotesi: consumi mensili ai valori del 2021; azzeramento dell’import di gas dalla Russia (29,1 mmc) e anche dal passo Gries (2,2 mmc) da giugno 2022; varie fonti alternative di offerta gradualmente disponibili entro il prossimo inverno (per un totale di 15,5 mmc), in base ai diversi accordi e progetti che l’Italia ha già avviato. In tale scenario, si legge, “stimiamo che la carenza di offerta, sui 12 mesi compresi tra aprile 2022 e marzo 2023, il 18,4% dei consumi italiani”.
Il centro studi della confederazione degli industriali italiani indica gli effetti dello stop sui volumi a disposizione del sistema ipotizzando innanzitutto una serie di condizioni: consumi mensili ai valori del 2021, azzeramento da giugno delle forniture dalla Russia (29,1 miliardi di metri cubi) e anche da Passo Gries (2,2 miliardi di metri cubi, da dove transita il gas in arrivo dal Nord Europa) e varie fonti alternative di offerta disponibili dal prossimo inverno (15,5 miliardi di metri cubi), in base ad accordi e progetti avviati.
Se il quadro fosse questo, la carenza di offerta su 12 mesi (aprile 2022-marzo 2023) sarebbe pari a 14 miliardi di metri cubi (il 18,4% dei consumi italiani). E non sarebbe concentrata tutta nei mesi di picco (quelli invernali) ma distribuita anche in quelli precedenti e successivi. Né, fa notare il rapporto congiunturale elaborato dal centro studi di Confindustria, lo scenario migliorerebbe con la decisione del Governo di imporre una stretta sulle temperature degli uffici della Pa (escludendo, però, le abitazioni private) poiché una tale misura riduce in modo limitato i consumi annui.
Senza contare che, sulla disponibilità complessiva di gas, inciderebbe anche il livello delle scorte che, quest’anno, ricorda il centro studi di Confindustria, sono ancora più basse rispetto al 2022. Con il risultato che, se si arrivasse allo stop dalla Russia, lo scenario ipotizzato include «l’utilizzo di parte della risorsa strategica (3,8 miliardi di metri cubi sui 4,5 disponibili) che esiste proprio per fronteggiare situazioni estreme».

Fonte: https://www.startmag.it/economia/ecco-gli-effetti-choc-del-blocco-del-gas-russo-sullitalia-parola-di-confindustria

Terna, un premio per raccontare la bellezza dell’energia

Arriva un concorso per raccontare la grande bellezza dentro al mondo dell’energia. Terna ha presentato il “Premio Driving Energy 2022 – Fotografia Contemporanea”, che ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica, e culminerà in una mostra a novembre a Palazzo delle Esposizioni, a Roma, e in un libro. L’obiettivo indicato dal curatore della rassegna, Marco Delogu, è “costruire negli anni un capitolo importante della fotografia in Italia”, un premio che rappresenti un punto di svolta nella carriera dei vincitori. Il tema della prima edizione è “Cameras on Driving Energy”.
“Il nostro compito è accompagnare il Paese nella transizione energetica. Lo facciamo con grandissima passione, con grandi sforzi e investimenti e vogliamo valorizzare questo aspetto della centralità dell’energia nel presente e nel futuro del Paese, anche in senso artistico. Far capire come dentro questo che è un elemento apparentemente tecnico come quello dell’energia c’è una grande bellezza”, racconta l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, alla presentazione del premio all’auditorium Parco della Musica.
Saranno cinque i vincitori del concorso nelle categorie: Senior, che si aggiudicherà un premio di 15.000 euro, Giovane, con un premio di 5.000 euro, e tre Menzioni Speciali, con premi di 2.000 euro. La giuria è composta da Salvatore Settis, Lorenza Bravetta, Elisa Medde, Emanuele Trevi e Massimiliano Paolucci. A loro si unirà una sesta personalità che verrà svelata il 30 maggio. Alla mostra di Roma potranno seguire, inoltre, altre esposizioni itineranti. “Il Premio Driving Energy 2022, per Terna, significa tornare a fare cultura, a beneficio del Paese. Parla dei nostri valori, coraggio, lealtà e inclusione”, commenta la presidente di Terna, Valentina Bosetti.

Fonte: Agenzia Ansa

Voucher connettività esteso ai professionisti

Con il Decreto 27 aprile 2022 del MISE, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 116 dello scorso 19 maggio, vengono apportate modifiche al precedente provvedimento del 23 dicembre 2021 recante le modalità per richiedere il voucher connettività imprese. In particolare, il voucher viene esteso anche ai professionisti ordinisti e non che esercitano la professioni in forma individuale o associata. Nello specifico, il voucher prevede un contributo che va da un minimo di 300 euro ad un massimo di 2.500 euro per i servizi di connettività a banda ultralarga da 30 Mbit/s ad oltre 1 Gbit/s – direttamente agli operatori di telecomunicazioni che si saranno accreditati sul portale dedicato all’incentivo, attivato da Infratel Italia che gestisce la misura per conto del Ministero dello sviluppo economico.

Alle imprese si aggiungono i professionisti
Per l’erogazione del voucher e l’attivazione dei servizi a banda ultralarga, i beneficiari dovranno utilizzare i consueti canali di vendita degli operatori. Si tratta di un intervento di circa 609 milioni di euro in totale, che rientra nell’ambito della strategia italiana per la banda ultralarga ed è anche tra le priorità indicate nel PNRR. Il Piano Voucher per le imprese e professionisti avrà durata fino a esaurimento delle risorse stanziate e, comunque, fino al 15 dicembre 2022. La durata della misura potrà essere prorogata per un ulteriore anno.

Tre tipi di contributo
Il voucher sarà destinato alle aziende regolarmente iscritte al Registro delle Imprese, di dimensione micro, piccola e media alle quali è erogato un contributo variabile sulla base di diverse caratteristiche della connettività e dei relativi costi, in presenza di step change inteso quale incremento della velocità di connessione secondo le classi di ammissibilità previste dal manuale operativo sulla base dei tre importi di seguito indicati:
– a. voucher di fascia A, distinti in A1 e A2: voucher con contributo connettività pari a euro 300, per un contratto della durata da un minimo di diciotto mesi a un massimo di trentasei mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download (V) compresa nell’intervallo 30 Mbit/s ≤ V < 300 Mbit/s (voucher A1) oppure 300 Mbit/s ≤ V ≤1 Gbit/s (voucher A2).
– b. voucher di fascia B: voucher con contributo connettività pari a euro 500, per un contratto della durata da un minimo di diciotto mesi fino ad un massimo di trentasei mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download (V) compresa nell’intervallo 300 Mbit/s ≤ V ≤1 Gbit/s.
– c. voucher di fascia C: voucher con contributo connettività pari a euro 2.000 per un contratto della durata da un minimo di ventiquattro mesi fino ad un massimo di trentasei mesi che garantisca il passaggio ad una connettività con velocità massima in download superiore a 1Gbit/s. Il valore del voucher può essere aumentato di un ulteriore contributo del valore massimo di euro 500, per la copertura di parte dei costi di rilegamento sostenuti dai beneficiari, a fronte di adeguata giustificazione da parte degli operatori fornitori. Per i voucher di fascia C è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 100 Mbit/s. Al finanziamento di tali voucher viene destinato il 10% delle risorse stanziate.
I voucher non sono riconosciuti in caso di cambio operatore fra servizi aventi prestazioni analoghe o in caso di meri passaggi di intestazione del contratto nella medesima sede di impresa. A ciascun beneficiario può essere erogato un solo voucher.

Come richiedere il Voucher connettività PMI imprese e professionisti
Per partecipare alla misura, gli operatori di telecomunicazioni devono preventivamente registrarsi sul portale dedicato al voucher, attivato appositamente da Infratel Italia.
Gli operatori già accreditati per la precedente fase 1 del Piano Voucher, destinata alle famiglie con fascia di ISEE fino a 20 mila euro, saranno automaticamente accreditati per la nuova fase per le imprese, dopo che avranno sottoscritto la nuova Convenzione con Infratel Italia e dimostrato di essere in possesso dei requisiti necessari ai fini dell’iscrizione nell’elenco degli operatori accreditati.
L’attivazione dei servizi a banda ultralarga potrà essere richiesta dalle imprese potenziali beneficiarie del voucher direttamente agli operatori, dopo che questi si saranno registrati sul portale, utilizzando i consueti canali di vendita.

Rinnovabili, 2021 altro anno sprecato per l’Italia

Il 2021 è stato “un altro anno sprecato” per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia e, “ogni anno che passa, questo spreco diviene sempre più impattante, allontanando decisamente il raggiungimento degli obiettivi al 2030 (72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica) e ancora di più quelli al 2050”.
E’ l’amaro messaggio emerso dal ‘Renewable Energy Report 2022’ del gruppo Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.
Le installazioni sono ripartite con la ripresa post-pandemica, ma la quantità di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici, secondo il Rapporto, è solo di poco superiore a quella del 2019. A differenza dell’Europa, che procede a passi molto più spediti ed è ormai prossima al traguardo complessivo dei 700 Gigawatt.
La capacità di rinnovabili installata in Italia durante il 2021 è stata complessivamente di 1.351 Megawatt, con un incremento del 70% di potenza rispetto ai 790 Megawatt del 2020, quando era diminuita del 35%. Questo ha portato il Paese a superare la soglia dei 60 Gigawatt: l’aumento è stato trainato dalla nuova capacità di fotovoltaico (+30%), seguito dall’eolico e, più distanziato, dall’idroelettrico, mentre le bioenergie sono addirittura in diminuzione.
“La ripresa è ancora troppo lenta. Con questo ritmo – avverte Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy – arriveremmo tra otto anni a un parco eolico e fotovoltaico di poco superiore ai 50 GW, ben lontani dall’obiettivo (aumentato con il Piano per la transizione ecologica) di un installato totale di rinnovabili tra i 125 e i 130 GW. Per raggiungerlo dovremmo crescere tra le 4 e le 7 volte più velocemente”.
Per centrare gli obiettivi europei al 2030 si dovrebbero installare in Italia almeno 60-65 Gigawatt di nuova capacità produttiva da fonti rinnovabili non programmabili, “ma non è possibile senza una semplificazione normativa, in particolare nelle autorizzazioni, e un più facile accesso agli incentivi”.

FONTE: Agenzia Ansa

Bonus edilizi, nuove regole e contratti collettivi

Dal 2023, per ottenere il Superbonus e gli altri bonus edilizi, i lavori di importo superiore a 516mila euro dovranno essere affidati ad imprese in possesso della qualificazione Soa. Fino al 30 giugno 2023, sarà sufficiente aver sottoscritto un contratto con uno degli organismi di attestazione.
Inoltre vengono estese le aree idonee all’installazione di impianti fotovoltaici. Sommando le misure approvate, con quelle contenute nel Decreto “Aiuti”, saranno idonee:
1) le aree classificate agricole, racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, nonché le cave e le miniere;
2) le aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti, nonchè le aree classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento;
3) le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri.
E ancora, i termini indicati nei permessi di costruire, Scia, autorizzazioni paesaggistiche, autorizzazioni ambientali, convenzioni e accordi di lottizzazione, rilasciati o formatisi entro il 31 dicembre 2022, saranno prorogati di un anno.

Inquinamento killer: causa un morto su sei nel mondo

Tra smog, sostanze chimiche tossiche, acqua piena di veleni, l’inquinamento è responsabile di ben 9 milioni di morti all’anno nel mondo, praticamente è la causa di un decesso su sei (il 16%). La gran parte dei decessi, il 75% (quasi 7 milioni), è causata dall’aria malata, ossia dall’inquinamento atmosferico sia ambientale (lo smog), sia domestico (legato a uso di biomasse per cucinare e scaldarsi).
Sono i dati resi noti da The Lancet Commission on Pollution and Health e pubblicati sulla rivista The Lancet Planetary Health. Il dato è ancora più sconfortante se messo a confronto con l’indagine precedente, del 2015: da allora infatti non sono stati riscontrati miglioramenti significativi. Lo studio si deve a un gruppo internazionale di esperti riuniti nella Lancet Commission on Pollution and Health, che ha utilizzato per il suo rapporto i dati dello studio Global Burden of Disease (GBD). Il nuovo rapporto fornisce stime aggiornate sugli effetti dell’inquinamento sulla salute, basate sugli ultimi dati disponibili del GBD del 2019 e sugli aggiornamenti metodologici, oltre a una valutazione delle tendenze dal 2000. Dei nove milioni di morti attribuibili all’inquinamento nel 2019, rimane responsabile del maggior numero di decessi l’inquinamento atmosferico (sia domestico che ambientale), con 6,67 milioni complessivi (in aumento rispetto ai 4,2 milioni di decessi del 2015 e ai 2,9 milioni del 2000). L’inquinamento idrico è stato responsabile di 1,36 milioni di morti. Il piombo ha contribuito a 900.000 morti, seguito dai decessi legati a tossicità sui luoghi di lavoro, 870.000. In particolare gli esperti hanno rilevato un aumento del 66% dei decessi attribuibili a sostanze chimiche tossiche e per di più, sostengono, le cifre relative ai decessi causati da inquinanti chimici sono probabilmente sottostimate, poiché solo un numero esiguo di prodotti chimici in commercio è stato adeguatamente testato per verificarne la sicurezza o la tossicità. I decessi dovuti all’inquinamento hanno causato perdite economiche per un totale di 4.000 miliardi di dollari nel 2019. Lo studio rileva anche la profonda iniquità dell’inquinamento: il 92% dei decessi legati all’inquinamento e la maggior parte delle perdite economiche connesse si verificano nei Paesi a basso e medio reddito. “L’inquinamento rappresenta ancora la più grande minaccia esistente per la salute umana e planetaria e mette a rischio la sostenibilità delle società moderne – sostiene uno degli autori del rapporto, Philip Landrigan, direttore del Programma di salute pubblica globale e dell’Osservatorio sull’inquinamento globale del Boston College -. Prevenire l’inquinamento può anche aiutare a rallentare il cambiamento climatico – ottenendo così un doppio beneficio per la salute del pianeta – e il nostro rapporto chiede una transizione rapida e massiccia da tutti i combustibili fossili all’energia pulita e rinnovabile”, aggiunge l’esperto. “Inquinamento, cambiamento climatico e perdita di biodiversità sono strettamente collegati – afferma Rachael Kupka, coautrice del lavoro e direttore esecutivo dell’Alleanza Globale su Salute e Inquinamento. Un controllo efficace di queste minacce richiede un’interfaccia tra scienza e politica, sostenuta a livello globale. Infatti, è ormai chiaro che l’inquinamento è una minaccia planetaria e che il suo impatto sulla salute trascende i confini locali e richiede una risposta globale. È necessario un intervento globale su tutti i principali inquinanti moderni”.

Enel: nel 2021 energia da rinnovabili al 51 per cento

Nel 2021 Enel ha “raggiunto un nuovo record nella capacità di generazione da fonti rinnovabili, sviluppando 5,1 Gw di nuova capacità e confermandoci il primo operatore privato nelle energie rinnovabili a livello globale, con 53,4 Gw di capacità installata. L’energia prodotta da fonti rinnovabili, con circa 118 TWh, ha rappresentato il 51% della produzione totale di Gruppo”.
Lo ha detto il presidente di Enel Michele Crisostomo agli azionisti aggiungendo che “al tempo stesso abbiamo accelerato il processo di decarbonizzazione del Gruppo, dismettendo circa 2 Gw di capacità a carbone, in linea con l’obiettivo di uscire da questa tecnologia entro il 2027 a livello globale”. Le emissioni specifiche di Co2, ha aggiunto, “hanno subito un decremento del 45% rispetto al valore del 2017, confermando il percorso verso l’obiettivo certificato SBTi entro il 2030. Grazie agli investimenti sulle reti, abbiamo raggiunto 75,2 milioni di utenti finali allacciati alle nostre reti – le più avanzate al mondo in termini di digitalizzazione e che hanno visto nel corso del 2021 l’installazione di 700.000 smart meter – confermandoci la più grande società privata di distribuzione di energia elettrica al mondo”.

Fonte: Agenzia Ansa

Prima casa: credito Iva pieno per l’under 36 “nominato” dal padre

Il preliminare d’acquisto della prima casa per l’under 36, stipulato dal padre, che nell’occasione ha versato caparra e acconto, con l’impresa costruttrice, non impedisce al giovane di usufruire del credito d’imposta pari all’Iva versata, anche in relazione alle fatture intestate al genitore. Ciò che conta è che il padre lo abbia formalmente “nominato” titolare della proprietà. È quanto si legge nella risposta n. 261 dell’11 aprile 2022.

L’istante, in sostanza, nel precisare che alla firma dell’atto definitivo, dietro il pagamento del saldo, l’immobile sarà a lui intestato e che trasferirà immediatamente la residenza nello stesso, non è certo del fatto di poter usufruire dell’agevolazione prevista dall’articolo 64, comma 7, del Dl “Sostegni-bis”, la quale prevede “per gli atti di cui al comma 6, relativi a cessioni soggette all’imposta sul valore aggiunto, è attribuito agli acquirenti che non hanno ancora compiuto trentasei anni di età nell’anno in cui l’atto è stipulato un credito d’imposta di ammontare pari all’imposta sul valore aggiunto corrisposta in relazione all’acquisto. Il credito d’imposta può essere portato in diminuzione dalle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni dovute sugli atti e sulle denunce presentati dopo la data di acquisizione del credito, ovvero può essere utilizzato in diminuzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche dovute in base alla dichiarazione da presentare successivamente alla data dell’acquisto; può altresì essere utilizzato in compensazione ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241. Il credito d’imposta in ogni caso non dà luogo a rimborsi”, in quanto le fatture relative alla caparra e agli acconti, con applicazione dell’Iva al 4%, emesse dall’impresa costruttrice, sono state intestate al padre che ha sottoscritto il contratto promettendo “di acquistare per sé o per persona fisica o giuridica da nominare il diritto di piena ed esclusiva proprietà dell’immobile”.

Al riguardo, l’Agenzia osserva che il “Contratto per persona da nominare”, disciplinato dagli articoli 1401 e seguenti del Codice civile, prevede una dichiarazione di nomina formale, fatta alla luce delle norme di riferimento.
Pertanto, affinché l’istante si sostituisca quale parte contrattuale del preliminare originariamente stipulato dal padre “per sé o per persona da nominare”, acquisendo i diritti e assumendo gli obblighi derivanti dallo stesso contratto, con effetto dal momento in cui questo è stato stipulato (incluso avvalersi dei pagamenti di caparra e acconti già effettuati dal genitore), deve essere validamente nominato.

Inoltre, poiché è riconosciuto all’acquirente che fruisce dell’agevolazione “prima casa under trentasei” un credito d’imposta “di ammontare pari all’imposta sul valore aggiunto corrisposta in relazione all’acquisto”, sarà necessario che dall’atto di compravendita dell’immobile, stipulato dall’istante in seguito alla sua nomina, risultino specificamente enunciati gli acconti già pagati dal padre, con indicazione dei relativi importi e delle modalità di pagamento, nonché gli estremi delle fatture intestate allo stesso genitore con applicazione dell’aliquota Iva agevolata al 4 per cento.
In altri termini, dall’atto di compravendita deve risultare l’ammontare di Iva corrisposta in relazione all’acquisto agevolato, che andrà a costituire il credito d’imposta riconosciuto a favore dell’acquirente under trentasei.
Per completezza, infine, l’Agenzia ricorda che il credito d’imposta spetta nella misura massima del 4 per cento. Infatti, il comma 7 dell’articolo 64 prevede un credito d’imposta per gli atti soggetti a Iva “di cui al comma 6” ovvero per “gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di ‘prime case’ di abitazione”.

https://www.fiscooggi.it/rubrica/normativa-e-prassi/articolo/prima-casa-credito-iva-pieno-lunder-36-nominato-dal-padre

Bonus animali domestici 2022

Via libera al cosiddetto “Bonus Animali Domestici“ anche per il 2022. In tempi di dichiarazione dei redditi, è lo stesso Presidente della LAV (Lega Anti Vivisezione), Gianluca Felicetti, a precisare: “Da alcuni anni la legge prevede la possibilità di detrazione fiscale per spese veterinarie su animali da compagnia o tenuti per pratica sportiva. Quest’anno il rimborso massimo è aumentato, 80 euro su una spesa di 550. Questo è il secondo anno fiscale nel quale si può avere questo piccolo riconoscimento come detrazione. Noi chiaramente vorremmo fosse più alto, l’Iva al 22% resta una contraddizione. Ad ogni legge di Bilancio proviamo a presentare emendamenti“.
La detrazione fiscale del 19% nella dichiarazione dei redditi è applicabile su spese veterinarie sostenute per i propri cani e gatti, ma anche sull’acquisto di medicinali, cure mediche, interventi chirurgici ed esami.
La richiesta per ottenere il rimborso può essere presentata dal tutore legale del cane o del gatto, senza limiti previsti per il parametro ISEE. Tuttavia, è necessario aver superato l’importo prescritto per la franchigia, pari ad euro 129,11 centesimi.
Perché la detrazione venga riconosciuta e si ottenga il rimborso previsto, è obbligatorio documentare le spese sopportate, esibendo apposita fattura, o scontrino con indicazione del codice fiscale. Alternativamente, in virtù della tracciabilità delle spese sostenute, si può scegliere di saldare gli importi attraverso l’utilizzo della propria carta di credito o tessera bancomat.