Le piante che purificano l’aria in casa rappresentano un prezioso alleato per la salute. Inoltre portano buonumore e serenità. Non ultimo, aggiungono un tocco di eleganza all’ambiente. Senza contare che contribuiscono a ridurre l’utilizzo di deodoranti per ambienti, candele e profumi. E ancora, sono fondamentali per bilanciare il livello di umidità, assorbire anidride carbonica o sostanze chimiche come toluene, benzene, xilene, metano e tricloroetilene, rilasciando rilasciare ossigeno attraverso la fotosintesi.
Secondo la Nasa, le piante più adatte a purificare l’aria in casa sono soprattutto lo Spatifillo, il Ficus Benjamin e le Gerbere. Ma non soltanto loro sono in grado di distruggere virus patogeni, batteri e sostanze chimiche organiche. Tra le altre piante idonee a purificare l’ambiente, sempre secondo la Nasa, ci sarebbero anche: Dracena del Madagascar; Aloe Vera; Begonie; Cactus; Pianta del ragno; Orchidea farfalla; Crisantemo; Stella di Natale (Poinsettia); Edera inglese; Azalea; Palma di bambù.
Anthurium
Gli Anthurium sono piante che purificano l’aria degli ambienti interni, ma possono essere collocate all’aperto. Dovrebbero essere posizionati lontano dalla luce solare diretta, in modo che i fiori durino più a lungo. E’ la pianta ideale per il soggiorno o per camere da letto di case di ridotte dimensioni.
Spatifillo
Lo Spatifillo è la pianta perfetta per dare un tocco esotico agli ambienti. Deve però essere annaffiato di frequente, in quanto è una pianta che ama gli ambienti luminosi con molta umidità. È perfetto per contrastare sostanze chimiche come la formaldeide, sostanza contenuta nei prodotti per la pulizia.
Spada di San Giorgio
La Spada di San Giorgio è ampiamente utilizzata per purificare l’aria degli ambienti chiusi. Può eliminare i composti organici presenti nei detersivi e nei prodotti chimici, comunemente accumulati nei bagni e nelle lavanderie. Svolge il suo ruolo di purificazione dell’aria durante la notte, producendo abbondanti quantità di ossigeno. Può passare lunghe settimane senza acqua e cresce rapidamente anche in cattive condizioni.
Gerbere
Le gerbere purificano l’aria e assorbono lo xilene dall’interno. Sono piante senza stelo con una radice molto lunga e spessa, le cui foglie verdi possono raggiungere i 40 cm di lunghezza. Le gerbere amano il terreno umido e ci sono studi scientifici che confermano quanto siano in grado di combattere l’insonnia.
Ficus Benjamin
Nella versione bonsai, il Ficus Benjamin è una pianta che purifica l’aria assorbendo, durante la fotosintesi, un insieme di sostanze chimiche presenti nei pesticidi e nei detersivi. Deve essere preferibilmente coltivato in pieno sole o mezz’ombra.
La legge prevede che l’utente abbia diritto allo sconto Tari nel caso in cui i cassonetti siano posizionati lontano da casa. E’ quanto dispone il comma 657 della Legge 147/2013. Uno sconto dovuto, in quanto la lontananza del punto di raccolta costringe il residente a portare personalmente la spazzatura presso il più vicino centro, obbligandolo in molti casi a servirsi della propria auto. In questi casi è possibile ottenere uno sconto del 60% sulla Tari.
È il regolamento del Comune a stabilire quale sia la distanza oltre la quale scatta la riduzione della Tari.
Si tratta dunque di uno sconto Tari obbligatorio, derivante direttamente dalla legge, che il Comune non può negare. Per ottenerlo bisogna però prestare un’apposita domanda al Comune.
La normativa prevede, oltre agli sconti “obbligatori”, altri sconti facoltativi sulla Tari, che sono rimessi alla discrezionalità dei singoli Comuni.
Si tratta in particolare delle riduzioni della tassa per le abitazioni con unico occupante. Dello sconto per le abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo; delle agevolazioni per i locali diversi dalle abitazioni e per le aree scoperte adibite ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente. E ancora, per le abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di 6 mesi all’anno, all’estero. Infine, per i fabbricati rurali ad uso abitativo. Il Comune può inoltre deliberare ulteriori riduzioni ed esenzioni.
FONTE: La Legge per tutti
La presenza di volatili come piccioni, gabbiani, storni e passeri nei centri abitati può provocare importanti danni a persone ed edifici privati. Un’eventuale infestazione rappresenta infatti un pericolo sia per gli individui, sia per le strutture.
L’abitudine a vedere diverse tipologie di volatili, piccioni soprattutto, solitamente porta a sottovalutare l’impatto della loro presenza sulle persone, le città e le strutture condominiali. Un impatto in realtà molto forte, con conseguenze igienico-sanitarie sull’uomo che possono essere devastanti. Senza contare i danni per corrosione agli immobili.
Le zone colpite da questi infestanti sono molteplici e con caratteristiche molto diverse fra loro, poiché i volatili hanno la grande capacità di adeguarsi alle differenti conformazioni dei fabbricati.
Le aree più comuni per la nidificazione sono le parti sporgenti e riparate degli edifici, come cornicioni, balconi, davanzali o tetti.
È quindi fondamentale adottare adeguate soluzioni che possano sia garantire la protezione dalla loro minaccia, sia promuovere un approccio non-crudele in linea con gli aspetti normativi che regolano la convivenza con questi animali. La mancata applicazione di prassi specifiche, anche in fase edificatoria e di ristrutturazione di un edificio, potrebbe portare alla diffusione di gravi infestazioni.
Tra gli strumenti di prevenzione per proteggere le aziende, i monumenti e le abitazioni private da danni che questi possono provocare, ci sono le barriere anti intrusione, estremamente adattabili alla tipologia di tetto, adatte sia per uso privato nei condomini sia in ambito industriale. Sono facili da installare, grazie al sistema di fissaggio con biadesivo ad alta tenacità e non necessitano di viti o rivetti da ancorare ai pannelli.
Un altro strumento di prevenzione è rappresentato dai dissuasori ad aghi. Si tratta di soluzioni immediate ed efficaci per allontanare gli uccelli infestanti. Sono adatti per proteggere superfici non raggiungibili abitualmente dall’uomo. Il loro utilizzo è pensato per chi cerca una soluzione di disinfestazione a lungo termine con un significativo risparmio sui costi di pulizia e manutenzione.
Vi sono poi le reti antivolatili, che impediscono agli uccelli di posarsi e nidificare in aree che i volatili infestano facilmente perché protette e riparate. Estremamente versatile, questo sistema può essere adattato a qualsiasi struttura interessata dall’infestazione fornendo una soluzione immediata e personalizzata.
Tra i volatili infestanti, gli storni rappresentano per alcune aree urbane e rurali un rischio elevato. In particolare, gli stormi di storni raggiungono il nostro Paese durante i cambi di stagione provenendo per la maggior parte da regioni europee nord orientali. Appositamente per l’allontanamento degli storni sono stati realizzati dissuasori sonori o acustici. Si tratta di uno strumento molto efficace, in quanto gli storni sono uccelli particolarmente sensibili ai metodi di allontanamento sonori, e questo tipo di dissuasori sonori riproduce versi di allarme della specie e i versi di predatori temuti dagli storni. Il risultato è che gli storni preferiranno dirigersi lontano dal presunto pericolo, evitando di danneggiare le strutture e disturbare la quiete pubblica.
La realizzazione e la cura di aree verdi private interessa una grande parte di contribuenti, molti dei quali durante la pandemia hanno compreso ancora di più quanto sia importante avere una casa con un ambiente a cielo aperto, che sia un grande giardino o una piccola terrazza. Il Bonus Verde, riconfermato per il 2022, è pensato proprio per queste zone della casa.
Ecco una breve guida per la ristrutturazione del giardino.
Giardino all’inglese
Quando si decide di ristrutturare un giardino, si deve sapere che quello all’inglese accosta elementi vegetali a quelli artificiali. Anche se l’aspetto è naturale, tutto è stabilito con cura e precisione. I rigidi schemi fanno in modo che tutte le esigenze solari delle piante vengano sempre rispettate. Nel tradizionale giardino all’inglese sono presenti piante perenni come rose, gerani, alchemilla, lavanda, erba gatta e salvia. Sono ideali anche varietà biennali come la digitale e il garofano e non manca il glicine o il caprifoglio.
Giardino alla francese
Il giardino alla francese ha uno schema preciso in cui nulla è lasciato al caso. La vegetazione si integra con gli edifici. Le siepi seguono forme geometriche precise, gli specchi d’acqua ampliano la prospettiva. Le specie che dominano sono sempreverdi, tra cui i lecci, i cipressi e i pini. Un ruolo di rilievo lo hanno anche gli agrumi.
Giardino giapponese
Ristrutturare un giardino seguendo i dettami di quello giapponese vuol dire ricreare un luogo dedicato alla natura e alla pace. Al suo interno nulla è lasciato al caso, ma tutto richiama una precisa simbologia. Al posto del manto erboso c’è il muschio e le pietre per avere una copertura verde tutto l’anno. Per evitare contrasti non si inseriscono alberi alti, ma solo quelli di piccole dimensioni. Accanto ai bonsai possiamo trovare aceri, bambù o ginepri.
Giardino zen
Il giardino zen è tipico della cultura giapponese e si basa su tre elementi caratteristici: acqua, pietre e piante. La composizione degli elementi è studiata nei minimi dettagli con un risultato naturale e armonico. Tra gli alberi più diffusi ci sono la felce, il bambù, il ginepro, l’acero e l’azalea. Oltre ad una funzione decorativa hanno anche un valore simbolico.
Giardino all’italiana
Se scegliamo di ristrutturare il giardino secondo i canoni di quello all’italiana, avremo uno spazio molto elegante perché si basa su forme geometriche, verde ed architettura. La concezione è quella di non nascondere la vista delle campagne circostanti, quindi ai lati o sul fondo vengono disposti alberi e filari. Le piante rampicanti come le viti e i sempreverdi decorano i pergolati. Le erbe aromatiche e gli alberi da frutto completano il giardino.
Giardino verticale
Il giardino verticale si sviluppa sulle pareti dei palazzi. Il vantaggio è quello migliorare l’isolamento termico, perché non si scalda con i raggi solari e cattura le polveri sottili. Le piante migliori sono quelle grasse insieme al loglio, una tipologia che si insedia rapidamente come la gramigna. Per dare un tocco di colore il consiglio è quello di piantare dei gerani.
Con la sentenza n. 479/2022, il Tar della Campania ha raccolto la giurisprudenza dominante sui permessi necessari per realizzare una “pergotenda”. Parallelamente ha fatto il punto su quali siano le caratteristiche che questo tipo di manufatto deve possedere per poter essere qualificato come pergotenda.
Il Tar della Campania ha affermato che la pergotenda “è una struttura destinata a rendere meglio vivibili gli spazi esterni delle unità abitative, quali terrazzi e giardini, ed è installabile al fine di soddisfare esigenze stabili e durature”. Dal punto di vista normativo, il Tribunale amministrativo ha precisato che tale struttura non necessita del titolo abilitativo, a condizione che non determini una trasformazione edilizia e urbanistica del territorio. Ha inoltre specificato che l’opera principale deve essere costituita non dalla struttura in sé, ma dalla tenda, quale elemento di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici. Mentre la struttura deve essere solo un elemento accessorio, necessario per il sostegno della tenda. La tenda, inoltre, deve essere realizzata in materiale plastico e retrattile, perché la copertura e la chiusura perimetrale che si viene a determinare non devono presentare elementi di fissità, stabilità e permanenza. Infine, l’elemento di copertura e di chiusura deve essere costituito da una tenda in materiale plastico, privo di caratteristiche che possano connotarlo in termini di componenti edilizie di copertura o di tamponatura di una costruzione.
Fonte: Edilportale
Quanto tempo ci vuole per costruire una piscina interrata? I passaggi da considerare sono molti. Per arrivare alla prossima stagione con la piscina di casa in funzione è già tempo di affrettarsi.
La progettazione
Il primo passo per realizzare la piscina dei propri sogni è la progettazione. Forma, dimensioni, colore di liner e bordi. Prima tra tutte la posizione, per valutare tutti gli aspetti tecnici. A partire dal sistema di filtrazione e ricircolo, l’illuminazione e le diverse personalizzazioni.
Burocrazia
Per quanto riguarda i permessi, la costruzione di una piscina interrata richiede solitamente una DIA o una Concessione edilizia. L’ufficio tecnico del tuo Comune saprà dare tutte le informazioni del caso, comprese eventuali limitazioni paesaggistiche o l’esistenza di particolari regolamentazioni per lo scarico delle acque. Possono essere necessari anche più di trenta giorni per ottenere il via libera dal Comune.
Scavo e soletta
Di norma bastano uno o due giorni per completare lo scavo per una piscina. Ma a volte possono insorgere complicazioni, in particolare a causa della presenza di sottoservizi (cavi elettrici o di altre utenze). Terminato lo scavo si deve procedere alla gettata di cemento per la soletta.
Impianto idraulico ed elettrico
Per la posa di cavi e tubazioni, che costituiranno gli impianti elettrico e idraulico, ci vorranno solo pochi giorni, incluse le verifiche del corretto funzionamento per garantire completa affidabilità alla piscina. In questo lasso di tempo andranno predisposti anche i collegamenti per l’illuminazione, cascate, fontane e eventuali getti idromassaggio.
Struttura della vasca
La costruzione della struttura vera e propria, rivestimento incluso, richiede fino a tre settimane di tempo, a seconda della tipologia. Quella più rapida da installare è la vetroresina, che va semplicemente posata nello scavo e collegata ai vari impianti.
Seguono le piscine in acciaio (pannelli o lamiera), molto pratiche da installare: in genere sono sufficienti 2 o 3 giorni di lavoro per montare la struttura.
I modelli che richiedono più tempo sono quelli con struttura in cemento (con casseri o meno) in quanto è un materiale che impiega diversi giorni per asciugarsi completamente, fino a 20 giorni (a seconda anche delle condizioni climatiche).
No alla cedolare secca se si affitta l’immobile condominiale adibito inizialmente come portineria. Così dispone l’Agenzia delle Entrate, come emerge dalla risposta data all’interpello di un contribuente.
Tanti edifici nel tempo hanno rinunciato, per motivi economici, alla presenza del portiere. Il locale deputato ad ospitarlo può quindi essere affittato dal condominio. La possibilità di richiedere il regime fiscale della “cedolare secca”, previsto dall’articolo 3 del Dlgs 23/2011, è però riservata alle persone fisiche titolari del diritto di proprietà o di altro diritto reale di godimento di unità immobiliari abitative locate, che non agiscono nell’esercizio di un’attività di impresa o di arti e professioni. E’ quanto ha chiarito, con la circolare 26/2011, l’Agenzia delle Entrate. Dunque, per la locazione di immobili ad uso abitativo oggetto di proprietà condominiale non è possibile esercitare tale regime di tassazione.
Il motivo è legato “alla particolarità della fattispecie con riguardo alle regole che sovrintendono alla gestione della parti comuni e alla circostanza che i contratti sono usualmente stipulati e registrati dall’amministratore utilizzando il codice fiscale del condominio”.
FONTE: FiscoOggi
Il Comune calcola l’ammontare della Tari dovuta dal contribuente e invia l’avviso di pagamento. La base di calcolo della TARI è la superficie calpestabile, quindi i metri quadrati netti misurati al filo interno delle murature. Per l’utente è importante sapere che se la raccolta dei rifiuti non viene effettuata si ha diritti ad ottenere lo sconto.
In particolare, lo sconto sulla Tari viene riconosciuto in favore di quelle zone urbane in cui la raccolta non viene effettuata da molto tempo. La legge (comma 656 Legge 147/2013) prevede uno sconto dell’80% qualora ricorra una delle seguenti ipotesi:
• mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti: si pensi a un Comune che non abbia ancora affidato l’appalto ad una società per la raccolta dei rifiuti o ai numerosi casi di disfunzioni interne organizzative;
• effettuazione del servizio in grave violazione della disciplina di riferimento: è l’ipotesi in cui non viene rispettata la raccolta differenziata o in cui la raccolta avviene a singhiozzo;
• interruzione del servizio per scioperi o per altri motivi sindacali, o per imprevedibili impedimenti organizzativi.
Secondo la Cassazione, non basta il semplice fatto che per uno o due giorni non passi il camion dei rifiuti: vi deve piuttosto essere un «grave e perdurante disservizio», anche se non dipendente da colpa del Comune. Quello che rileva è infatti la disfunzione protratta nel tempo.
Inoltre è necessario che, dalla mancata raccolta, derivi un danno o anche un semplice pericolo alla salute delle persone o all’ambiente. Tale situazione deve essere certificata dall’autorità sanitaria, ossia dall’Asl.
In tali casi, dunque, per ottenere lo sconto sulla tassa rifiuti non bisogna dimostrare di aver subito un effettivo danno o di aver dovuto tenere le finestre chiuse a causa dei cattivi odori; né bisogna munirsi di fotografie che ritraggono i topi presenti in strada o attorno all’edificio. E’ sufficiente una certificazione dell’Asl o di altre autorità sanitarie da cui si evinca lo stato di pericolo, anche solo potenziale, per la salute pubblica. Insomma è sufficiente che servizio di raccolta della spazzatura non rispetti i basilari elementi che dovrebbero caratterizzarlo, indipendentemente da eventuali responsabilità del Comune.
Il contribuente sarà quindi tenuto a pagare solo il 20% della Tari. Si tratta di uno sconto obbligatorio, che il Comune non può negare.
Non sarà certo il Comune a chiedere di sua spontanea volontà l’importo in misura ridotta. L’istanza dovrà provenire dal cittadino ed essere indirizzata all’ufficio tributi del Comune. La domanda può essere presentata in carta semplice e spedita con raccomandata a.r, oppure consegnata a mani o inviata tramite Pec.
FONTE: La Legge per tutti
Quasi il 60% degli amministratori deve mettere pace tra condòmini a causa degli odori di cucina. Anche grigliata, aglio e cipolla tra gli aromi sgraditi. Lo rivela un sondaggio effettuato dall’ANAMMI tra i professionisti associati.
La pandemia non ha fermato le liti condominiali. Al contrario, proprio perché costretti spesso a casa da smart working, quarantene e restrizioni di vario genere, ha trovato nuovo spazio la più classica delle dispute tra vicini, quella causata dagli odori di cucina. Lo afferma, dati alla mano, l’ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea AMMinistratori d’Immobili, sulla base di un sondaggio organizzato tra i suoi 13mila amministratori associati.
L’indagine traccia un quadro delle problematiche provocate dalle cosiddette “immissioni odorose”, basato sul parere dei professionisti che, assai di frequente, sono costretti a dirimere questa controversia. “Queste liti non vanno sottovalutate – commenta Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI – pesano sul clima che si crea in condominio e tra vicini di casa, incidono sulle assemblee di condominio e possono sfociare in denunce, destinate a rivelarsi inconcludenti e costose”.
Per gli amministratori, la lite di origine gastronomica è una costante: quasi il 60% degli interpellati affronta, nella quotidianità professionale, questo tipo di scontro. A mettere l’uno contro l’altro i condòmini è sempre un aroma sgradito, che arriva dalla cucina di un appartamento (77,8%). Meno frequente, invece, che l’odore arrivi da un ristorante (22,13%). Ma quale odore fa saltare i nervi agli italiani? Al primo posto, il 58,2% degli amministratori ha indicato i cibi etnici, per la loro capacità di invadere gli spazi comuni con odori persistenti. Il 20,7%, però, ammette anche che la lite scatta di fronte a pietanze più comuni, come la frittura e la grigliata. A distanza, seguono la cipolla (8,4%), il cavolfiore (7,84%) e l’aglio (4,7%).
Fin qui, la causa scatenante delle liti. Ma, a sentire gli amministratori, le ragioni delle dispute sono molto più profonde. Per il 47,6% degli interpellati, è lo “scarso rispetto nei confronti dei vicini” a scatenare le guerre di condominio, mentre il 31,9 il problema vero sono i “rapporti con culture diverse”. Non è facile mettere d’accordo l’aroma del pomodoro con quello del curry. Un quarto dei professionisti ANAMMI segnala però un motivo molto pragmatico: il malfunzionamento del sistema d’aerazione.
I condòmini, alla fine, si rivolgono – e si sfogano – tutti con la stessa persona: l’amministratore di condominio. Succede così nel 90% dei casi, soltanto il 9,8% discute direttamente con il condomino “colpevole”, senza coinvolgere il suo amministratore. “E’ proprio in questo passaggio che il bravo professionista deve dimostrare la sua capacità di mediatore – osserva Bica -. Nei nostri corsi, invitiamo a verificare il funzionamento della canna fumaria, il più delle volte all’origine degli odori sgraditi. Ma se non è colpa dell’impianto, allora occorre far ragionare le parti e trovare una soluzione facile da attuare”. Ad esempio conta molto l’orario in cui si cucina. “A mezzogiorno in genere si è più tolleranti con gli effluvi dell’appartamento accanto, mentre l’odore forte delle spezie alle 6 del mattino provoca fatalmente la discussione ”.
La lite causata dagli odori ha però un pregio: nella maggior parte dei casi, si ricompone. Quasi un terzo degli intervistati (29%) afferma che si riesce a dirimere sempre la controversia, oltre la metà (55,7%), nella sua esperienza, risponde di esserci riuscito almeno in alcuni casi. “Molto dipende dalla capacità diplomatica dell’amministratore – spiega il presidente dell’ANAMMI – a tutte le parti in causa, l’ANAMMI dà lo stesso consiglio: evitate lo scontro, a vantaggio del buon senso. A volte basta davvero poco, per risolvere il conflitto: una canna fumaria che funziona e un po’ di tolleranza. E, se possibile, organizzate una cena condominiale: a tavola non si invecchia e, come sappiamo bene noi italiani, è più facile ritrovare il sorriso”.
FONTE: Comunicato Stampa ANAMMI