Ritardare il pagamento della rata del mutuo è molto rischioso. Se il ritardo è grande, implica la segnalazione alla centrale rischi come “cattivo pagatore”, un’etichetta che “macchia” la reputazione bancaria della persona, pregiudicando la sua possibilità di ottenere nuovi mutui.
A far scattare la segnalazione è la banca, a sua discrezione, che nei casi di ritardo grave può inviare la segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia.
Stipulare già dal principio una rata del mutuo sostenibile da rimborsare è quindi fondamentale, in quanto si abbassano i rischi di sobbarcarsi rate difficili da pagare e quindi di incorrere in possibili ritardi. Se infatti si comincia a tardare nel rimborso delle rate anche solo di qualche giorno, la possibilità che prima o poi la banca proceda alla segnalazione come cattivi pagatori aumenterà.
Come si legge sul sito ufficiale di Crif, “la segnalazione del primo ritardo di pagamento sul rapporto di credito, viene resa visibile sul Sic solo in caso di mancato pagamento per 2 mesi consecutivi (o 2 rate). L’istituto di credito invierà, 15 giorni prima dell’invio della segnalazione al Sic, una comunicazione che avvisa dell’avvenuto ritardo e del fatto che tale ritardo verrà segnalato nel Sic. In questo modo si ha la possibilità di verificare eventuali disguidi”.
Sempre dal sito Crif: “Saldando tempestivamente i pagamenti eviterai che il ritardo venga segnalato nel Sic; la segnalazione di ulteriori ritardi (successivi al primo) avviene comunque attraverso gli aggiornamenti mensili inviati dall’istituto di credito. In questo caso la comunicazione da parte del finanziatore potrà essere fatta nell’ambito di comunicazioni periodiche alla clientela, quindi non necessariamente prima che l’informazione sia resa disponibile sul Sic”.
La Banca deve quindi comunicare al cliente l’avvio della procedura di segnalazione, in modo da dargli modo di evitare la segnalazione definitiva saldando le rate.
Quando la segnalazione di cattivo pagatore viene attivata, può rimanere visibile per diverso tempo a seconda della gravità del ritardi e del numero di rate arretrate (da un mese a tre anni).
FONTE: mutui.it
Comprare una casa all’asta vuol dire risparmiare. È questo, infatti, l’unico vero motivo per cui il mercato delle aste in Italia è cosi in crescita. Inoltre il mercato delle aste offre una grande scelta in termini di immobili.
Sono tre le principali motivazione che fanno finire un immobile all’asta. La prima è che l’immobile sia di proprietà di un cittadino che non riesce a pagare i suoi debiti. La seconda che l’immobile sia di proprietà di un’azienda che ha dichiarato il fallimento. La terza che l’immobile sia di proprietà di un ente pubblico o dello Stato italiano, che è obbligato a vendere parte del patrimonio mediante un’asta pubblica.
Contrariamente a quanto accadeva fino a qualche tempo fa, ora è possibile visitare, prima dell’acquisto, l’immobile messo in asta. Naturalmente previa richiesta al delegato per la custodia dell’immobile.
Si chiama HARPa ed è un’app che, con pochi semplici passaggi, è in grado di stimare consumi e classe energetica di vecchi impianti autonomi per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di acqua calda sanitaria, privi di etichetta energetica. È uno dei risultati del progetto europeo HARP (Heating Appliances Retrofit Planning), che vede coinvolti 18 partner di cinque Paesi UE (Francia, Germania, Italia, Portogallo e Spagna), tra cui nel nostro Paese ENEA, Eurac Research di Bolzano ed Assotermica nel ruolo di referente nazionale.
Obiettivo primario del progetto è quello di informare un bacino potenziale di 1,5 milioni di persone sui vantaggi che derivano dalla sostituzione di caldaie e scaldabagni ormai obsoleti e alimentati a combustibili fossili con nuovi generatori ad alta efficienza.
L’applicazione HARPa è disponibile in rete sia in versione base per i consumatori sia in versione avanzata per i professionisti. Oltre a suggerire un ventaglio di soluzioni tecnologiche disponibili sul mercato e appropriate alla sostituzione, HARPa stima i benefici connessi a ciascuna tecnologia in termini di risparmio economico ed energetico e di riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, per sensibilizzare i cittadini sulla sostituzione degli apparecchi esistenti con altri a più alta efficienza, vengono indicano gli incentivi e i meccanismi finanziari disponibili a livello nazionale.
Si stima che nell’Unione Europea siano installate circa 126 milioni di caldaie, di cui quasi il 60% a bassa efficienza (non superiore alla classe energetica C). Generalmente il consumatore non è consapevole dell’inefficienza del proprio impianto e quindi del potenziale risparmio energetico e in bolletta, nonché dei benefici ambientali, che si potrebbero ottenere con nuovi apparecchi. Per lo più la sostituzione avviene senza pianificazione, quando l’impianto esistente va incontro a usura o malfunzionamento.
https://www.enea.it/it/Stampa/news/energia-da-enea-unapp-per-stimare-i-consumi-delle-caldaie-domestiche/
La muffa è provocata dalla proliferazione di funghi, soprattutto in ambienti caldi, umidi e poco ventilati. Oltre a rovinare muri e vestiti, è dannosa per la salute, in quanto può provocare malattie respiratorie. Proprio per questo è molto importante identificare e combattere la causa del problema.
Per evitare la formazione della muffa tra le pareti domestiche, serve una cura costante. Innanzitutto è fondamentale evitare che l’ambiente sia molto umido, arieggiando gli ambienti anche nelle giornate più fredde.
Le case umide e poco ventilate sono più soggette alla comparsa di muffe negli armadi. In questo caso è bene lasciare le ante e i cassetti aperti per un po’, in modo da arieggiare l’armadio. Inoltre è bene ricordarsi di pulirlo regolarmente con aceto bianco, non riporvi indumenti usati o umidi, posizionare all’interno delle scatole deumidificanti. Si consiglia inoltre di mettere del gesso negli angoli delle stanze e all’interno degli armadi, poiché aiuta a trattenere l’accumulo di umidità. Infine, è fondamentale verificare la presenza di spifferi e privilegiare pitture impermeabilizzanti e isolanti per evitare umidità e macchie sulle pareti.
Il fuoco del camino nella propria casa è un sogno di tanti. Ma prima di affrontare il percorso per realizzare un camino “vero” in appartamento in condominio, è necessario informarsi sulle disposizioni della normativa vigente in materia.
A definire e disciplinare la realizzazione e manutenzione dei sistemi di riscaldamento, compresa l’installazione di un camino in un appartamento in condominio, è la normativa UNI 10683.
È quindi fondamentale verificare le disposizioni del regolamento di condominio, che potrebbe contenere il divieto di forare le parti comuni dell’edificio per raggiungere il tetto e quindi impedire l’istallazione della canna fumaria, indispensabile per realizzare un camino e smaltire il calore generato dall’impianto (la canna fumaria, dovrebbe essere posizionata in modo da non compromettere la facciata dell’edificio e a non meno di tre metri dalle abitazioni circostanti, per non creare emissioni intollerabili di fumo e calore).
Nel caso non sia proprio possibile installare nella propria abitazione un camino tradizionale, l’alternativa è ripiegare su camini elettrici, biocamini o camini a gas. Si tratta di soluzioni ecosostenibili a risparmio energetico, che si alimentano tramite alcol (camino a bioetanolo), rete elettrica (camini elettrici) o un sistema che trasforma i gas in vapore acqueo (camini a gas catalitici). Rappresentano un’ottima soluzione, oltre a non richiedere particolari pulizie o manutenzione in quanto non disperdono fuliggine.
Se invece nel proprio appartamento è possibile realizzare il camino, è importante verificare il tipo di pavimento, per capire se sia eventualmente necessario rinforzarlo o proteggerlo. Infine, è bene ricordare che in ambienti quali bagni, camere da letto e monolocali è possibile collocare un camino solo se preleva ossigeno esclusivamente dall’esterno e non dall’interno della stanza. In alternativa, è possibile optare per un caminetto a focolare chiuso.
Le chiamate dai call center sono diventate un incubo per tanti. Una difesa dal telemarketing selvaggio sui telefoni fissi è rappresentata dall’iscrizione al registro delle opposizioni. Registro che dovrebbe essere estero anche ai cellulari, grazie all’ampliamento del suo perimetro d’azione.
Il registro pubblico delle opposizioni è un servizio gratuito mediante il quale l’utente si può opporre all’utilizzo (per il telemarketing) del suo numero di telefono e indirizzo presenti negli elenchi pubblici per scopi pubblicitari. Il registro che per lungo tempo riguardava solo i numeri fissi e la posta cartacea, in base al nuovo schema di decreto del 28 dicembre 2021 riguarderà anche le numerazioni nazionali mobili.
Come funziona il registro
Prima di chiamare gli utenti, chi vuole fare telemarketing deve consultare il Registro delle Opposizioni. Scoprirà così se il soggetto al quale sta rivolgendo la propria attenzione ha dato o meno Se il soggetto in questione ha dato, o meno, il suo consenso a ricevere chiamate di pubblicità.
Gli utenti che vogliono iscriversi al registro, aggiornare i dati inseriti e revocare l’iscrizione al RPO possono procedere nei modi seguenti: a mezzo web (compilazione di un modulo elettronico); telefonicamente, dalla linea telefonica con numerazione corrispondente a quella per la quale si chiede l’iscrizione nel registro; mediante posta elettronica.
Installare il riscaldamento a pavimento consente di accedere alle detrazioni fiscali fino al 65%, grazie alle quali si può ammortizzare fin da subito l’investimento e iniziare a risparmiare.
Il riscaldamento a pavimento, detto anche impianto a pavimento o a pannelli radianti, è un sistema utilizzato per scaldare casa tramite una serie di tubazioni (nel caso di impianto ad acqua a circuito chiuso, il più diffuso) o resistenze elettriche (nel caso di impianto elettrico), sotto il pavimento e appoggiate a pannelli isolanti.
I primi sistemi di riscaldamento a pavimento risalgono a circa 50 anni fa, ma furono accantonati a causa di alcune controindicazioni. La temperatura eccessiva, ad esempio, provocava gonfiore ai piedi, problemi di circolazione alle gambe e forti mal di testa. Da quell’epoca, però, la tecnologia ha compiuto grandissimi passi in avanti, a partire dai materiali utilizzati. Al punto che oggi questo sistema di riscaldamento funziona perfettamente.
Il riscaldamento a pavimento è in grado di trasmettere calore per irraggiamento, che viene quindi distribuito in maniera uniforme dal pavimento fino al soffitto. Non ci sono differenze di temperatura tra una stanza e l’altra, perché il calore viene trasmesso in modo omogeneo.
Il riscaldamento a pavimento comporta anche un considerevole vantaggio energetico, in quanto sia gli impianti ad acqua, sia quelli elettrici, funzionano a basse temperature, entrando in azione con una temperatura dell’acqua pari a 30-40 gradi, la metà rispetto ai tradizionali radiatori, che entrano in funzione quando raggiungono circa 70 gradi.
Il riscaldamento a pavimento idraulico può essere a secco o a umido. In entrambi i casi sfrutta il medesimo sistema di funzionamento dei pannelli radianti, con l’acqua calda a bassa temperatura che circola in un circuito di tubi collegati a una caldaia che riscalda il fluido.
L’impianto di riscaldamento a pavimento a secco viene posato senza utilizzare calcestruzzi, massetti o altre miscele liquide. I tubi, nei quali l’acqua circolerà, vengono posati sulle lastre in polistirene, incollate al pavimento. Il tutto viene coperto da lastre che, a loro volta, sono coperte dal pavimento.
L’impianto a umido, invece, prevede delle serpentine che vengono inserite (annegate) nel massetto di cemento.
C’è poi anche il riscaldamento a pavimento elettrico, che invece è costituito da conduttori flessibili e non da tubazioni. Questo impianto si collega alla corrente elettrica e non alla caldaia. Può essere posato sia a secco, sia a umido, e quindi annegato nel massetto di cemento.
Indicativamente, il costo per l’installazione di un impianto di riscaldamento a pavimento non è economico: in media, per un appartamento di 50 mq può costare intorno ai 4.500 euro, che diventano 11.000 per 120 mq e 40.000 per 150 mq.
I prezzi di un riscaldamento a pavimento, infatti, possono partire dai 30 euro al mq, ma si tratta delle soluzioni più economiche, fino ad arrivare ai 110 euro al mq. Il prezzo medio oscilla dai 70 ai 90 euro al mq, esclusa l’Iva.
Quando si valuta l’acquisto e l’impianto di un riscaldamento a pavimento bisogna quindi considerare il risparmio a lungo raggio. I pannelli radianti, infatti, consentono di risparmiare mediamente il 25% rispetto al riscaldamento tradizionale con i termosifoni.
A causa del caro bollette, sono sempre di più gli italiani che si chiedono come riuscire a risparmiare sulle spese di riscaldamento.
Fondamentale, per non disperdere calore e abbassare un po’ le bollette, è isolare le finestre dal freddo. È infatti inutile alzare al massimo l’impianto di riscaldamento, per proteggersi dal freddo, se gli infissi o i vetri delle finestre non fanno il loro dovere per mantenere il calore e lasciano entrare il freddo dall’esterno. Non solo la casa non si riscalderà come vorremmo, ma la bolletta aumenterà sensibilmente.
Gli infissi delle finestre rappresentano infatti una protezione fondamentale per isolare la casa dal freddo esterno. Sono la componente più importante per garantire l’isolamento termico. Per questo è molto importante controllare periodicamente gli infissi e sostituirli con quelli nuovi ad alta efficienza energetica. Installarli, però, è abbastanza costoso. A meno che non si tratti di un’opera “trainata” dal Superbonus per l’efficientamento energetico.
Per chi non intende intraprendere costosi lavori di ristrutturazione e adeguamento, esiste comunque una soluzione più a buon mercato e molto efficiente: quella di installare i doppi vetri, ormai presenti in tutte le nuove costruzioni. Si tratta di due lastre montate nell’infisso a una certa distanza l’una dall’altra. In mezzo c’è una canalina isolante riempita di gas: quanto più i vetri sono distanziati tra loro, tanto più alto sarà l’isolamento termico.
Altro aspetto da non sottovalutare, per isolare le finestre dal freddo, è il controllo delle guarnizioni. È proprio da loro, infatti, che dipende l’efficienza dell’isolamento termico. Le guarnizioni sono soggette a deterioramento, pertanto hanno bisogno di essere oliate almeno due volte all’anno con spray al silicone o vaselina.
Un altro metodo efficace, ma poco conosciuto, che garantisce un netto miglioramento dell’isolamento termico degli infissi, è quello di applicare sui vetri una pellicola termoisolante. Questo sistema riduce le dispersioni di calore per irraggiamento o convenzione. Ne esistono di due tipi. Il primo è una pellicola trasparente che si applica direttamente sul vetro e riflette la luce solare, trattenendo il calore. Il secondo si applica invece sul telaio della finestra per creare un’intercapedine d’aria tra il vetro e la pellicola, fungendo sostanzialmente da doppio vetro.
FONTE: Pianeta Design
È operativo il bonus acqua potabile, il credito d’imposta del 50% riconosciuto per l’acquisto di sistemi che ne migliorano la qualità, introdotto dalla Legge di Bilancio 2021. Lo comunica l’Agenzia delle Entrate. Fino al 28 febbraio è possibile trasmettere le spese sostenute lo scorso anno, inviando il modello tramite il servizio web disponibile nell’area riservata o i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate. Se l’esito è affermativo, il credito d’imposta riconosciuto può essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e agli anni successivi fino al completo utilizzo del bonus. Per le spese sostenute quest’anno, invece, le comunicazioni andranno inviate nel 2023.
Il bonus acqua potabile
La Legge di Bilancio 2021 ha previsto un credito d’imposta del 50% per le spese sostenute tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 sull’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti. La legge di Bilancio 2022 ha inoltre prorogato l’agevolazione anche per le spese che verranno sostenute nel 2023. L’obiettivo del bonus è razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di bottiglie di plastica. Possono accedere al bonus le persone fisiche, i soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti.
Ottenere l’agevolazione
L’importo delle spese sostenute deve essere documentato da una fattura elettronica o un documento commerciale in cui sia riportato il codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Per i privati e in generale i soggetti diversi da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, il pagamento va effettuato con versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento diversi dai contanti. In ogni caso, per le spese sostenute prima del 16 giugno 2021 (data di pubblicazione del provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate che ha dettato criteri e modalità per accedere al bonus) sono fatti salvi i pagamenti in qualunque modo avvenuti ed è possibile integrare la fattura o il documento commerciale attestante la spesa annotando sui documenti il codice fiscale del soggetto richiedente il credito.
L’ammontare delle spese agevolabili va comunicato all’Agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo a quello di sostenimento del costo inviando l’apposito modello tramite il servizio web disponibile nell’area riservata o i canali telematici dell’agenzia delle Entrate. Entro 10 giorni dall’invio, nell’area riservata viene rilasciata la ricevuta di presa in carico o di scarto della comunicazione. Dopodiché, il bonus potrà essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure, per le persone fisiche non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al suo completo utilizzo.
A quanto ammonta il credito
Il credito d’imposta è pari al 50% della spesa sostenuta, fino a un massimo di 1.000 euro di spesa per ciascun immobile per le persone fisiche e di 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali. Tuttavia, considerato che per il 2021 il tetto per la spesa complessiva è di 5 milioni di euro, l’Agenzia calcolerà la percentuale rapportando questo importo all’ammontare complessivo del credito d’imposta risultante da tutte le comunicazioni validamente presentate.
FONTE: Agenzia delle Entrate
Le bolle d’aria che talvolta si formano all’interno dei termosifoni impediscono il riscaldamento ottimale dell’ambiente. Non solo. I gorgoglii e gli altri rumori provocati dalla presenza di aria nelle tubature dei termosifoni, oltre a impedire impedisce la distribuzione uniforme di acqua calda per il riscaldamento domestico, sono anche molto fastidiosi. È quindi necessario intervenire “sfiatando” i termosifoni, in modo che tutti i suoi elementi tornino silenziosamente a scaldarsi in modo uniforme.
Per evitare di sporcare o di scottarsi, meglio aspettare che i caloriferi siano freddi. Quindi è opportuno posizionare un secchio sotto la valvola del termosifone, per raccogliere l’acqua che fuoriesce, e un panno per proteggere il muro dagli schizzi d’acqua e asciugare. Quindi si può procedere aprendo la valvola in senso antiorario quanto basta per far fuoriuscire l’aria dal radiatore. Dopo l’aria arriverà l’acqua, e a quel punto si può richiudere la valvola. I termosifoni a questo punto saranno sfiatati e torneranno a scaldarsi in modo uniforme.