È Bari la città con il miglior clima in Italia, al primo posto della nuova edizione dell’indice del clima del Sole 24 Ore, pubblicata sul quotidiano di lunedì 25 marzo. La classifica, aggiornata con i dati forniti da 3bmeteo relativi al decennio 2013-2023, viene utilizzata ogni anno nell’indagine della “Qualità della vita” realizzata dal Sole 24 Ore per raccontare in quale delle 107 città capoluogo si viva meglio dal punto di vista climatico, in base a dieci parametri che misurano le più frequenti condizioni di «bel tempo». I dieci indici che compongono la graduatoria finale sono stati scelti ed elaborati dalla redazione del Sole 24 Ore e validati dal team di esperti metereologici di 3bmeteo.
Otto ore e mezza di sole al giorno. Nove giorni di precipitazioni estreme all’anno. Settantaquattro giorni di pioggia su 365. Solo 158 giornate l’anno fuori dal comfort climatico, cioè con un’umidità relativa superiore al 70% o inferiore al 30 per cento. Brezza estiva a 7,2 nodi medi giornalieri. Sono questi i principali parametri medi climatici che spingono la città pugliese in testa alla graduatoria.
La classifica
Per la prima volta un territorio del Mezzogiorno conquista così il primato in un indice sintetico tematico della Qualità della vita, la storica indagine sui territori italiani più vivibili, scalzando Imperia – oggi seconda – che si era posizionata in testa nelle precedenti edizioni: la prima pubblicata nel 2019 con i dati sul decennio 2008-2018 e la seconda pubblicata nel 2022 con i dati sul decennio 2011-2021. Oltre al capoluogo pugliese, altre sei centri urbani del Sud popolano la top ten del benessere climatico: nell’ordine Barletta-Andria-Trani (3ª), Catania (4ª), Pescara (5ª), Chieti (7ª), Brindisi (8ª), Agrigento (9ª), Cagliari (10ª). Per il resto, oltre al capoluogo del ponente ligure, si distingue per il miglior clima anche Livorno (6ª), unica del Centro Italia tra le prime dieci.
Tra le città con il clima migliore – attenzione, non con le migliori condizioni ambientali – spiccano le zone costiere, così come alcune città in quota (ad esempio Aosta ed Enna) capaci di offrire maggiore comfort grazie alla circolazione dell’aria, rispetto alle aree interne: qui aumentano le ore di sole, l’indice di calore resta medio-basso, mitigato dalla brezza estiva, e sono pochi gli eventi estremi.
Belluno e Pianura padana
Dalla parte opposta, sul fondo della classifica troviamo ancora una volta Belluno, ultima nell’indice di soleggiamento (appena 6,7 ore di sole in al giorno, contro una media nazionale di 7,8) e per giornate fredde (23,6 in media ogni anno con temperatura massima percepita minore di 3° C); penultima per l’umidità relativa elevata, che prende in considerazione i giorni troppo secchi d’estate (< 30%) e quelli troppo umidi d’inverno (> 70%), in tutto 255 nel capoluogo veneto. Elevato è anche il numero di giornate piovose, 118 all’anno con almeno 2 millimetri di precipitazioni cumulate, più frequenti solo a Lecco dove la media del decennio tocca i 122 giorni.
Negli ultimi dieci posti della classifica, inoltre, si incontrano diversi centri della pianura padana che si posizionano lungo l’asse del Po, tra cui Alessandria (106ª), Pavia (105ª), Cremona (104ª), Piacenza (102ª), Lodi (101ª), Asti ( 100ª) e Ferrara ( 99ª). In particolare, Rovigo risulta il territorio con più giornate di nebbia, oltre 57 all’anno. Verbania è ultima con una maggiore frequenza di precipitazioni estreme, in tutto 90 giorni tra il 2013 e il 2023 con più di 40 millimetri di pioggia cumulata in almeno una fascia esaoraria. Ad essere penalizzate per lo stesso indicatore – penultima e terzultima – sono Varese e Como, dove le “bombe d’acqua” sono state rispettivamente 76 e 74 nel decennio.
Tra le grandi città, Cagliari conquista il 10° posto nella top ten, Roma si piazza al 25° posto, seguita da Napoli (26ª), Venezia (32ª) e Genova (43ª). Tutte le altre, invece, si incontrano nella seconda metà della classifica, ultima Milano all’86° posto.
I record positivi e negativi
Passando in rassegna gli indicatori, infine, si segnalano altri record. Siracusa, dove nell’estate 2023 un’ondata di caldo eccezionale ha fatto toccare il massimo storico dei 47° C, ha il più elevato indice di calore: 111 giornate l’anno con temperatura percepita superiore a 35 gradi. Terni si distingue per la maggiore frequenza media annua di ondate di calore, in tutto 29 sforamenti oltre i 30° per tre giorni consecutivi, all’opposto rispetto ai record positivi delle province liguri di Savona (3 ondate) e Genova (4 ondate). Sondrio è il territorio meno ventoso, con solo otto giorni nel decennio caratterizzati da raffiche di vento e una brezza estiva quasi assente. Agrigento è prima nel soleggiamento con 9,1 ore di sole in media al giorno. Catania, infine, conta il minor numero di giorni l’anno troppo secchi o troppo umidi, appena 111.
Comunicato stampa
La dichiarazione conformità degli impianti è un documento obbligatorio. Si tratta di un documento che viene rilasciato al termine dei lavori dal responsabile dell’impresa, quindi dal tecnico specializzato che ha installato o apportato modifiche all’impianto.
Questo documento attesta che gli impianti installati rispettano rigorosamente le norme tecniche e di sicurezza stabilite dalla legge.
Rappresenta dunque una garanzia che gli impianti siano stati progettati, realizzati e verificati in modo da garantire la massima sicurezza e funzionalità, in conformità con le leggi e gli standard vigenti.
La dichiarazione di conformità è disciplinata dal dm 37/08, che stabilisce anche le sanzioni che possono essere applicate in caso di mancato rispetto degli obblighi relativi alla compilazione.
La mancata consegna della dichiarazione conformità degli impianti comporta infatti sanzioni amministrative che variano in base all’entità e alla complessità dell’impianto, al suo grado di pericolosità e ad altre circostanze oggettive e soggettive relative alla violazione.
Tali sanzioni ammontano a una somma che oscilla tra i 100 euro e i 1.000 euro.
Il certificato di conformità è obbligatorio in caso di installazione di un nuovo impianto; manutenzione straordinaria; modifica/ampliamento di un impianto già esistente.
Il certificato di conformità riguarda tutti gli impianti: elettrici, idrici, termici, a gas e antincendio.
L’obbligo della dichiarazione di conformità non si applica invece alla manutenzione ordinaria, che riguarda interventi di routine che vengono effettuati per garantire il corretto funzionamento dell’impianto, ma che non comportano modifiche significative alle sue caratteristiche.
La dichiarazione di conformità di un impianto deve essere rilasciata al termine dei lavori dal responsabile dell’impresa, quindi dal tecnico specializzato, che ha installato o apportato modifiche all’impianto.
La normativa stabilisce infatti, all’art. 7 del dm 37/08, che la dichiarazione deve essere rilasciata “al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, e non può essere subordinata al pagamento dell’importo fatturato”.
La dichiarazione di conformità deve essere consegnata al committente dell’opera, che è tenuto a conservarla e a fornire una copia della stessa a chiunque utilizzi gli spazi o gli impianti oggetto della dichiarazione. Questo adempimento rientra tra le responsabilità dell’impresa installatrice.
La dichiarazione di conformità deve essere depositata, dall’impresa installatrice, presso lo Sportello Unico per l’Edilizia del Comune in cui si trova l’impianto entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori, ma solo per gli edifici che sono già in possesso del certificato di agibilità.
Nel caso di nuove costruzioni, la dichiarazione di conformità costituisce un elemento essenziale da allegare al certificato di agibilità.
Lo Sportello Unico del Comune deve inoltrare una copia della dichiarazione di conformità alla Camera di Commercio competente per il territorio.
Eventuali violazioni accertate da parte delle imprese installatrici vengono comunicate alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente per territorio, che procede a registrare l’infrazione nell’Albo provinciale delle imprese artigiane o nel Registro delle imprese presso cui l’impresa inadempiente risulta essere iscritta, attraverso la redazione di un apposito verbale.
Le tensioni internazionali sul piano geo-politico e su quello economico disegnano un 2024 caratterizzato da forti elementi di rischio e incertezza e determinano significative contrazioni sulle stime della crescita mondiale.
Ma non si tratta solo di contrazioni: le condizioni sono di nuovo, radicalmente, cambiate.
Basti pensare all’inflazione, ai tassi di interesse, ai livelli di debito, alle guerre (non bastava l’invasione dell’Ucraina), ai costi dell’energia. Solo per fare degli esempi: in Italia dopo il biennio 2021-2022 il problema della crescita debole e del debito forte tornano a caratterizzare uno scenario economico difficile facendo riemergere le nostre criticità strutturali. E in questo scenario stanno cambiando, anzi sono già cambiate, le condizioni del settore delle costruzioni.
L’attività di manutenzione del patrimonio residenziale ha iniziato la sua contrazione che diverrà pesante nel 2024 e nel 2025 (dai 120 miliardi a valori correnti del 2022 ai 60 del 2026); l’eccezionale spinta delle opere pubbliche non è in grado di garantire la tenuta dell’intero mercato, ma solo di attenuarne la caduta.
Il comparto delle opere pubbliche è entrato in una complessa fase esecutiva ed è chiamato alla sfida delle realizzazioni: tra gennaio 2019 e agosto 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 afferenti al PNRR, e ne sono stati aggiudicati 204, dei quali 48 PNRR. La sfida delle opere pubbliche, che dovrebbero continuare a crescere sino al 2027, è tutta di capacità realizzativa.
L’inflazione e le politiche monetarie restrittive, insieme ai picchi toccati dalle compravendite, hanno determinato un brusco raffreddamento nell’immobiliare residenziale, con valori negativi molto importanti anche nelle aree più dinamiche del Paese.
Anche il risparmio delle famiglie va riducendosi mentre i costi di costruzione sono talmente cresciuti da allontanare dalla realizzabilità alcuni modelli di offerta (si pensi all’Housing Sociale).
Il livello toccato dai costi di costruzione – in particolare rispetto ai prezzi di mercato del prodotto residenziale in molte parti del Paese -, la produttività delle costruzioni e la qualità della manodopera oggi impiegata, pongono altre importanti sfide in termini di innovazione, industrializzazione, digitalizzazione, riduzione del costo dell’errore.
I prossimi dieci anni saranno quelli di una forte polarizzazione nel mercato delle costruzioni tra domanda e offerta che guardano al futuro e domanda e offerta che guardano al passato. Va anche detto che il 2024 e il 2025 saranno con molta probabilità caratterizzati da fallimenti e da un forte incremento del contenzioso.
Nel comparto della riqualificazione residenziale, il non collocamento presso terzi dei crediti fiscali comporta rischi di tenuta delle imprese con le spalle meno larghe e una interruzione dei flussi di liquidità, quindi, l’interruzione delle forniture l’aumento dei casi di non completamento dei lavori, i cui esiti si possono prevedere.
Nel campo delle opere pubbliche la progettazione esecutiva affidata alla imprese aggiudicatarie sulla base di appalti deboli di contenuto tecnico, porterà a una verifica dei costi dell’appalto dopo l’aggiudicazione e all’emergere di criticità economiche e realizzative.
Inoltre è facile attendersi una accentuazione dei problemi nei flussi di liquidità.
Va poi ricordato che il settore delle costruzioni si trova ad affrontare un tema di immagine e alcuni snodi chiave, come la manodopera e la sua qualificazione, l’appeal verso i giovani, la sicurezza sul luogo di lavoro e, soprattutto, un processo di cambiamento in atto che pone delle importanti domande su come in futuro dovrà essere l’impresa di costruzioni, o meglio, la filiera del processo produttivo.
Una delle questioni sul tappeto riguarda certo l’adeguamento in termini di performance energetica del patrimonio edilizio residenziale e non residenziale che la nuova direttiva europea intende raggiungere. Sarà difficile non pensare ai nuovi obiettivi senza una nuova progettazione di incentivi fiscali (da pensare con maggiore cura). Di certo nelle condizioni attuali del bilancio italiano questo è un grande tema.
Inoltre è importante rendersi conto che finita la stagione delle grandi risorse pubbliche, sarà necessario pensare ai temi del Partenariato Pubblico e Privato e della rigenerazione urbana come motori della trasformazione territoriale. Come attrarre investimenti, quali attività mettere in atto, quali progetti sviluppare in una condizione di patrimonio ed aree con contenuti che possono determinare appetibilità rispetto ad altri Paesi Europei, ma anche rischi.
Dal 15 al 19 Maggio, la Fiera di Roma ospita la seconda edizione della fiera dell’Edilizia e della Casa: EdilExpoRoma. L’importante polo fieristico riunirà in un format innovativo le principali categorie merceologiche che compongono il mondo dell’edilizia e della casa.
La Fiera è stata concepita per essere il punto di incontro non solo per produttori e stakeholders del settore, ma anche un pubblico più vasto.
La parte espositiva sarà sviluppata per macro aree tematiche tra loro complementari: dalla progettazione alla realizzazione, dai materiali all’arredamento degli interni e degli esterni.
Ad arricchire la fiera una serie di convegni, seminari, tavole rotonde e corsi di formazione.
Gli addetti ai lavori potranno confrontarsi, aggiornarsi sulle novità normative e le innovazioni del momento, mentre grazie alla presenza dei grandi spazi espositivi, l’utente finale potrà trovare tutte le novità riguardanti l’universo edile.
Per questo EdilExpoRoma sarà un evento importante, non solo per i professionisti del settore, ma anche per un pubblico diversificato, neofita o magari in cerca di uno spunto per arredare o ristrutturare la propria casa.
Per maggiori informazioni consultare il sito www.edilexporoma.it
Al giorno d’oggi essere smart significa essere tecnologici, ma non solo. La cosiddetta “smart addiction” viene valutata in base alla capacità di rimanere al passo con i tempi e, considerando la velocità e l’immediatezza con cui cambia la realtà circostante, è una tendenza che riguarda ogni ambito operativo. Dallo sport alla medicina, dalla finanza fino alla moda, non mancano riferimenti diretti ma, secondo una serie di ricerche condotte da Espresso Communication, uno dei settori più coinvolti dalla smart revolution è quello edilizio.
Entrando più nel dettaglio, al di là di piattaforme capaci di realizzare progetti futuristici con la realtà virtuale e droni utili a monitorare i singoli lavoratori in cantiere, emerge un altro elemento rilevante che si sta prendendo la scena, ovvero l’ascensore.
Le prime conferme in merito giungono dalle recenti stime di Research and Markets, secondo cui il mercato globale degli smart elevator, vale a dire gli ascensori di ultima generazione, supererà i 25 miliardi di dollari di fatturato nel corso dell’anno corrente.
Ma non è tutto perché, entro i prossimi sei anni, si prevede che i ricavi sfioreranno i 47 miliardi con una crescita media annuale composta dell’11%.
Ora una domanda sorge spontanea: quali saranno i Paesi maggiormente coinvolti dalla “smart elevator mania”? Senza dubbio le Americhe, definite come la vera e propria capitale del business elevator centered, ma non solo. La crescente richiesta di edifici sempre più all’avanguardia e soprattutto sostenibili ha spinto l’Australia e i paesi asiatici, in particolar modo Corea del Sud e Thailandia oltre alla Cina, ad aprire le porte di casa al progresso in lassi di tempo relativamente brevi.
E l’Europa? Sempre secondo Research and Markets le grandi potenze del Vecchio Continente hanno come obiettivo primario quello di ridurre le emissioni di carbonio e per farlo si affideranno sempre più a tecnologie di ultima generazione come, appunto, gli ascensori intelligenti.
Si confermano su questa lunghezza d’onda esempi virtuosi come la Spagna, che stando a Iberian Press risulta uno dei Paesi con più ascensori in assoluto, e l’Italia, la quale vanta circa un milione di ascensori in esercizio.
Ecco, di seguito, le quattro principali tendenze che caratterizzeranno il futuro degli smart elevator secondo gli esperti del settore:
● Touchless Call: integrando lo smartphone con l’ascensore, è possibile chiamare l’impianto con immediatezza e comodità senza limiti, garantendo così anche un miglior people flow all’interno delle singole strutture.
● IoT Technology: grazie al collegamento al cloud e all’intelligenza artificiale, è possibile anticipare eventuali anomalie ed effettuare con precisione ogni attività di manutenzione preventiva.
● Destination Control System: questo sistema ottimizza il flusso di persone assegnando i passeggeri a determinati ascensori in base alla loro destinazione evitando assembramenti.
● Green Efficiency: l’obiettivo “zero carbon emissions” passa da ascensori sostenibili, resi tali attraverso azionamenti rigenerativi e materiali a basso impatto ambientale.
Comunicato stampa
“Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace; il rifugio non soltanto dal torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia”: con queste parole il noto restauratore britannico del 1800 John Ruskin dà una definizione di “casa”.
Al giorno d’oggi, oltre a calore e famiglia, la casa riporta alla mente anche i concetti di sostenibilità e tecnologia. Quest’ultima può prendere forma in diversi modi: televisori di ultima generazione, pannelli solari amici dell’ambiente e persino device che permettono di controllare da remoto ogni ambiente.
E non è tutto poiché, secondo una serie di ricerche effettuate sulle principali testate di settore da Espresso Communication per KONE – realtà leader nel settore di ascensori, tappeti e scale mobili – le innovazioni che non potranno mancare nella “smart home” sono i sistemi di mobilità. Conferme in merito giungono da un recente report elaborato da LinkedIn, secondo cui il mercato dei cosiddetti “home elevator” sfiorerà i 15 miliardi di dollari di ricavi entro il 2030, registrando anche una crescita media annuale composta (CAGR) superiore al 5%.
A livello prettamente geografico, il Nord America sarà la vera e propria capitale dell’asset. Restando sulla stessa lunghezza d’onda, Asia e Oceania, in vista dei prossimi anni, emergeranno in qualità di mercati in grande crescita grazie alle attività e alle iniziative di rinnovamento messe a terra da paesi come Singapore, India, Corea del Sud e Giappone.
Anche in Europa, con l’innalzarsi dell’età media della popolazione, sono sempre più diffuse soluzioni che aiutano anziani e persone con disabilità a muoversi in autonomia e sicurezza all’interno della propria casa.
Ulteriori dettagli sul tema provengono da KONE e nello specifico da Lara Pollifrone, Accessibility Manager di KONE Italy & Iberica: “La nostra missione non è semplicemente fornire soluzioni per collegare i piani all’interno degli edifici, ma ci impegniamo per portare le città e le case in una nuova era, dove sostenibilità e tecnologia sono protagoniste assolute. Per garantire a tutti la libertà di movimento all’interno della propria abitazione, abbiamo sviluppato KONE Motus, ovvero una linea di miniascensori e montascale. Queste soluzioni sono pensate per garantire non solo l’accessibilità, ma anche il comfort domestico, la semplicità d’utilizzo e un servizio attento alle esigenze e ai bisogni del singolo individuo in ogni ambiente. Benché l’ascensore sia lo strumento più che valido per abbattere le barriere architettoniche, miniascensori e montascale diventano alleati preziosi laddove non sia possibile installare un elevatore. Nel nostro Paese su questo fronte abbiamo ancora molto da fare. Basti pensare che l’Italia nel 2023 è stata esclusa dalla lista stilata da Class CNBC dei Paesi più accessibili. Al fine di scalare posizioni e abbandonare questo trend negativo, dobbiamo cambiare marcia in fase di progettazione delle città e, di conseguenza, anche delle singole abitazioni”.
Fanno seguito alle parole di Lara Pollifrone ulteriori indicazioni in merito alle principali tendenze che caratterizzano il presente e, allo stesso tempo, il futuro degli ascensori domestici. In primis, ci sono fattori come la sostenibilità e l’efficienza energetica perché gli “home elevator of the future” dovranno essere il più possibile amici dell’ambiente. Un esempio tra tutti è il miniascensore Armonico Elettrico che, grazie al sistema di trazione ad alta tecnologia, garantisce consumi energetici ridotti e non necessita di olio. Inoltre, il display smart permette di monitorare in tempo reale l’energia generata dall’impianto durante il suo utilizzo, nonché il livello di carica delle batterie.
Il cambiamento climatico e gli eventi estremi sembrano aver aumentato il livello di attenzione degli italiani. Pensando alla propria casa, solo il 16% la ritiene al sicuro e non percepisce questo tipo di rischio. Otto su dieci (82%) al contrario si dicono più sensibili di quanto non fossero anche solo pochi anni fa e di questi più della metà, il 42%, si dice fortemente preoccupato che con l’intensificarsi dei fenomeni la propria abitazione possa subire danni anche molto rilevanti nel prossimo futuro.
Lo rileva l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni.
Questa preoccupazione nel corso degli ultimi anni ha persino spinto un italiano su tre (32%) a pensare di trasferirsi in una zona più sicura, anche se, dice il 20%, la sensazione generale è che ormai questi eventi possano capitare ovunque e non ci siano aree che possano dirsi a rischio zero.
Il nostro Paese è infatti particolarmente esposto ai fenomeni calamitosi. Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il 94% dei comuni italiani è a potenziale rischio di frane, alluvioni ed erosione costiera. Lo scorso anno, inoltre, come sottolinea l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in Italia si sono registrati 16.307 terremoti, uno ogni 30 minuti, in linea col 2022.
Per ridurre questi rischi e le loro conseguenze su persone, beni e abitazioni, secondo gli italiani sono in primo luogo necessari interventi per la messa in sicurezza del territorio e il contenimento del rischio idrogeologico (40%). Occorrerebbe inoltre migliorare la sicurezza degli edifici esistenti (33%) e investire in tecnologia (23%), soprattutto in funzione preventiva, ad esempio attraverso sensori di allerta.
Per ridurre ulteriormente gli effetti di questi fenomeni, il 60% degli italiani oggi valuterebbe di assicurare la propria casa contro un 40% di restii. Se le ragioni del “no” sono soprattutto legate alla poca conoscenza di questo tipo di polizze (27%) e alla presenza di altre spese da sostenere (21%), a spingere sei connazionali su dieci verso questa possibilità sono invece la volontà di tutelarsi economicamente in caso di danni e la maggior sensibilità dichiarata a questi rischi.
“La maggior frequenza e intensità degli eventi naturali rappresenta un serio fattore di rischio per il Paese – dichiara Marco Brachini, Direttore Marketing, Brand e Customer Relationship di Sara Assicurazioni – “Una polizza assicurativa sulla casa attraverso le opportune garanzie permette di tutelarsi dai danni prodotti dai fenomeni naturali riducendo l’impatto sul proprio patrimonio”.
Poche luci e tante ombre: il recente Decreto legislativo in attuazione della Legge Delega 33 del 23 marzo 2023 «Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane» tradisce gran parte degli impegni contenuti nella Legge Delega e finisce per deludere le aspettative delle associazioni di categoria che tutelano il lavoro domestico. A rilevarlo è Fidaldo, la Federazione Italiana dai Datori di lavoro domestico, settore che in Italia conta circa un milione di assistenti familiari.
L’articolo 38 del Decreto – quello che riguarda il tema del lavoro domestico e, in particolare, l’assistenza familiare – di fatto non entra nel merito dell’operatività di quello che doveva essere un primo passo importante nella direzione di una vera riforma del lavoro privato di cura. «Siamo rimasti delusi su diversi fronti, a cominciare dalla revisione dell’Indennità di accompagnamento per il contrasto al mercato nero nel settore – sottolinea l’avv. Alfredo Savia, presidente di Fidaldo -. La misura doveva essere estesa e potenziata, mentre di fatto si è voluto restringere il numero di beneficiari della nuova sperimentazione e rispetto alle aspettative iniziali e la nuova Indennità riguarda ora circa 30mila persone anziane ultra 80enni con alto bisogno assistenziale e basse disponibilità economiche. Anche il tema della fiscalità è sparito rispetto alle intenzioni iniziali: sul fronte del riordino e della rimodulazione delle agevolazioni contributive e fiscali non vi è, purtroppo, alcuna novità».
Qualche passo avanti, invece, per la definizione degli standard formativi degli assistenti familiari impegnati nel supporto e nell’assistenza delle persone anziane nel loro domicilio. Non si tratta però ancora di uno sviluppo sostanziale: la previsione dell’articolo 38 è infatti quella di un rimando ad un atto successivo per la definizione di percorsi e standard formativi omogenei a livello nazionale attraverso l’adozione di Linee Guide alle quali le Regioni possono fare riferimento per la definizione delle competenze degli assistenti familiari. «Stupisce – prosegue Savia – l’aleatorietà di questa previsione non vincolante per le Regioni che potrebbero disattendere le Linee Guida, così come il fatto che il Decreto non contenga alcun riferimento a standard e competenze minime da garantire nei percorsi regionali».
Per Fidaldo, quindi, la portata dei cambiamenti annunciati dalla Legge 33/2023 in tema di lavoro domestico è stata fortemente ridimensionata nel decreto legislativo e l’Italia continua ad avere bisogno di una vera riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in grado di trasformare anche il supporto che gli enti pubblici dedicano oggi al settore domestico. «Sarà interessante monitorare come le Regioni si attiveranno per la messa a terra delle direttive ad oggi previste dal decreto – conclude Savia -. Come Fidaldo ci occuperemo di questo monitoraggio attraverso l’Atlante, la mappa interattiva online che raccoglie tutte le misure e i provvedimenti regionali e locali varati a favore di famiglie datrici di lavoro domestico».
Comunicato stampa
Proseguirà fino al prossimo 30 aprile la raccolta delle domande per accedere al Fondo sociale 2023. Il Fondo Sociale è il contributo economico che la Regione Piemonte mette a disposizione degli inquilini per coprire parzialmente i canoni e le bollette non pagate incolpevolmente. L’altra quota è a carico del Comune di residenza. Il sostegno viene erogato l’anno successivo a quello in cui viene effettuata la richiesta.
Dagli uffici di Atc Piemonte Nord ricordano che per richiedere il Fondo sociale, oltre a essere regolari assegnatari di una casa popolare Atc, occorrono alcuni requisiti. Tra questi, avere un indicatore Isee emesso nel 2024 non superiore a 7.086,94€ e aver pagato entro il 29 marzo 2024 le bollette dell’anno precedente per un importo pari almeno al 14% del reddito percepito nel 2022 e, comunque, non inferiore a 480 euro, anche in caso di reddito zero.
La quota minima può essere pagata entro marzo utilizzando gli avvisi di pagamento PagoPA allegati alle bollette mensili, o tramite bonifico bancario.
“Questi ultimi anni di pandemia, emergenza economica, caro bollette e inflazione, non sono stati facili per chi si trovava già in una situazione di fragilità”, scrive in una nota il presidente dell’Atc Piemonte Nord, Marco Marchioni. “Invito, pertanto, tutti i nostri inquilini che pensano di averne diritto a prenotarsi e presentare la domanda di Fondo sociale così da poter evitare, accertata la situazione di morosità incolpevole, l’avvio della procedura di decadenza”, conclude la nota.
Comunicato stampa
All’interno delle bollette di luce e gas, probabilmente troveremo presto una sorta di “scontrino” che ci consentirà di comprendere meglio le spese sostenute per l’energia.
Questa è infatti la misura che Arera sta valutando, e che potrebbe vedere la luce tra circa un anno e mezzo.
L’Autorità per l’energia sta infatti per lanciare una consultazione pubblica sul tema, per raccogliere i contributi degli operatori. L’obiettivo di Arera è rafforzare la comprensibilità della bolletta, uniformando il più possibile le informazioni contenute all’interno.
Secondo il documento che verrà posto in consultazione, in futuro la bolletta energetica dovrà essere costituita da una prima pagina obbligatoria – un “frontespizio unificato”, che avrà una struttura identica per tutti i clienti – che includerà anche lo spazio riservato alle comunicazioni di Arera.
Accanto al frontespizio ci sarà la sezione “elementi essenziali”, in cui l’operatore energetico potrà inserire anche informazioni commerciali, ma a patto che si riferiscano all’offerta sottoscritta. Questa opzione non sarà invece possibile per gli operatori del servizio a maggior tutela dell’energia elettrica e nel servizio di tutela della vulnerabilità nel mercato gas. Negli elementi di dettaglio, come avviene già oggi, saranno riportate le informazioni analitiche sugli importi fatturati.
L’elemento cruciale della bolletta sarà costituito dal frontespizio unificato, che dovrebbe raccogliere anche le richieste delle associazioni dei consumatori domestici. Queste ultime chiedono infatti la massima uniformità nell’esposizione delle informazioni tra tutti i fornitori, soprattutto per favorire una semplice e immediata possibilità di confronto delle offerte.
Il frontespizio unificato conterrà quindi tutte le informazioni di base: i dati identificativi del cliente, il servizio e il mercato di riferimento e le informazioni su fatturazione e pagamento.
Proprio su fatturazione e pagamento Arera propone uno schema di rappresentazione dei costi più semplice dell’attuale, distinguendo tra la quota fissa (quella, cioè, indipendente dai consumi) e la quota variabile (quella che varia in proporzione ai consumi effettuati).
Per il momento Arera ha sottoposto alla consultazione tre diversi modelli per rappresentare i costi, ma l’obiettivo è quello di favorire una modalità di tipo “scontrino dell’energia”, che evidenzi in modo chiaro l’importo netto dovuto dal cliente rispetto ad eventuali ricalcoli o altre partite (che possono includere servizi accessori, contributi di connessione etc.) e, per i soli aventi diritto, il bonus sociale. La distinzione dovrebbe riguardare anche il canone di abbonamento alla televisione (ove applicabile), e gli importi legati alle imposte.
Intanto, nei giorni scorsi l’Osservatorio di Segugio.it ha riportato un’analisi dalla quale è emerso che “i primi mesi del 2024 confermano un calo dei consumi di energia elettrica e gas”.
Segugio.it evidenzia una maggiore attenzione al risparmio in bolletta da parte degli utenti, ma anche un calo dei costi della materia prima. Per quanto riguarda l’energia elettrica, si nota anche un aumento rilevante della diffusione di forniture con potenza impegnata superiore a 3 kW.