Prende il via il piano straordinario per la casa del Comune di Milano. A presentarlo sono stati il Sindaco di Milano Giuseppe Sala e l’assessore alla Casa Guido Bardelli, al termine della riunione di Giunta che ha approvato la delibera di indirizzo politico.
«La casa è un diritto che va garantito e tutelato – ha commentato il Sindaco Giuseppe Sala – . In un periodo storico in cui manca una strategia a livello nazionale per la realizzazione di abitazioni a costi accessibili, il Comune di Milano ha deciso di intervenire per rispondere con concretezza ai bisogni di tante persone, famiglie e lavoratori che fanno fatica a sostenere i costi attuali dell’abitare in città».
Il Piano si focalizza sugli alloggi in locazione e si articola su due fronti: la riqualificazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, attraverso il reperimento di risorse utili alla manutenzione di quelli sfitti per aumentarne le disponibilità; e lo sviluppo prioritario di abitazioni in regime di Edilizia Residenziale Sociale Calmierata (ERSC), vale a dire alloggi in locazione permanente con canoni che non superino il valore di 80 €/mq anno, così da rispondere al fabbisogno abitativo della fascia media della popolazione, con reddito tra 1.500 e 2.500 €/mese.
«È un piano con una forte regia pubblica – ha spiegato l’assessore alla Casa Guido Bardelli –. Il Comune non si limiterà a mettere a disposizione un numero significativo di aree proprie, ma definirà anche le regole e le linee guida di sviluppo dei progetti da realizzare con la collaborazione del settore privato e del privato sociale. Siamo pronti ad accogliere le proposte di cooperative, fondazioni e di tante altre realtà che vogliono dare un reale apporto alla questione abitativa milanese. Il piano apre una sfida ambiziosa, ma offre anche una preziosa opportunità, quella di ricucire la città sotto il profilo dell’inclusione sociale».
Il Piano si svilupperà in modo incrementale, in coerenza con le previsioni del Piano di governo del territorio (Pgt), per realizzare 10mila nuovi alloggi (circa 6.500 a Milano e 3.500 fuori Milano), nel corso dei prossimi 10 anni. Nella prima fase, il Comune di Milano mette a disposizione circa 300mila metri quadrati di aree a valore simbolico o cedendo il diritto di superficie, dando avvio a un modello attuativo innovativo e a una nuova metodologia di collaborazione con il settore privato.
In base all’accessibilità ai servizi e al trasporto pubblico, all’impatto ambientale degli interventi e alla ricaduta positiva che un’operazione del genere può avere sui quartieri, sono stati individuati in questa fase 21 siti: via Giolli, via Trevi, via Pitagora, via Bovisasca, via Esterle, via Quinto Romano, via De Notaris, via de Lemene, via Zama/via Salomone, viale Certosa, piazza Abbiategrasso, piazzale Martesana, via Demostene, Pompeo Leoni, via Betti/Cechov, Porto di Mare, via Sant’Elia (ex Palasharp), via San Romanello, via Medici del Vascello, via Gatto/via Cavriana e via Balsamo Crivelli.
Il Comune pubblicherà degli avvisi esplorativi volti a sondare il mercato dell’edilizia sociale. Le prime quattro aree per le quali l’Amministrazione raccoglierà manifestazioni d’interesse sono: via San Romanello (circa 7.000 mq), via Sant’Elia (circa 18.000 mq), via Demostene (circa 4.500 mq) e Porto di Mare (circa 144.000 mq). «Da sole, queste quattro aree coprono più del 50 per cento della superficie complessiva messa a disposizione nella prima fase: andremo a costruire ben 3mila appartamenti a prezzi calmierati »– ha aggiunto l’assessore Bardelli.
Per l’attuazione del Piano, il Comune si impegna inoltre a valutare ulteriori aree di sua proprietà nell’hinterland, lungo le direttrici della metropolitana e delle linee ferroviarie, aprendo interlocuzioni con le Amministrazioni dei Comuni di Cologno Monzese, Gessate, Garbagnate Milanese e Senago. È intenzione dell’Amministrazione individuare, successivamente, ulteriori aree, immobili in disuso, parcheggi, nodi di interscambio o mercati, al fine di incrementare l’offerta di residenza in locazione permanente a canoni calmierati e di alloggi per studenti a costi accessibili.
Comunicato stampa
Nelle aree urbane l’inquinamento indoor ha lo stesso impatto sulla salute al pari dell’inquinamento esterno con possibili ripercussioni in termini di malattie polmonari, cardiache e tumorali.
È questo uno dei principali risultati evidenziati in uno studio condotto da ENEA e dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr (CNR-ISAC), in collaborazione con le università Sapienza di Roma e Milano-Bicocca, nell’ambito del progetto VIEPI, finanziato da Inail e pubblicato sulla rivista Environmental Pollution.
Dalla ricerca emerge che se il particolato fine (PM2.5) e ultrafine (PM0.1), generato dal traffico veicolare urbano si infiltra in un ambiente interno, può attivare la risposta del tessuto bronchiale umano attraverso specifici geni legati all’infiammazione e a un particolare meccanismo biochimico che permette al nostro organismo, come azione protettiva, di riconoscere, trasformare ed eliminare le sostanze estranee.
Tramite un innovativo sistema biotecnologico portatile messo a punto per la prima volta al mondo dai ricercatori coinvolti, lo studio ha esaminato, in particolare, la risposta tossicologica delle cellule del tessuto polmonare umano esposte alle nanoparticelle dell’aerosol atmosferico (PM2.5, PM0.1) all’interno di un’aula di Sapienza Università di Roma. La campagna ha previsto misurazioni nell’arco delle 24 ore, incluse le ore di lezione.
“La ricerca ha rivelato che le caratteristiche chimico-fisiche dell’aerosol atmosferico dell’ambiente esterno, influenzato soprattutto dal traffico veicolare urbano e delle variabili meteorologiche esterne (bassa pressione, piogge e vento), sono significativamente alterate infiltrandosi in ambiente indoor, aumentando così il potenziale tossicologico del PM2.5 e PM0.1. A ciò bisogna aggiungere la presenza degli studenti in aula, che contribuiscono alla variazione di biomassa all’interno dell’aula, e dei sistemi di trattamento dell’aria interna”, spiegano Massimo Santoro (ENEA) e Francesca Costabile (CNR-ISAC), primi autori del lavoro, al quale hanno contribuito, tra gli altri, anche Maria Giuseppa Grollino e Barbara Benassi della divisione ENEA di Biotecnologie, Maurizio Gualtieri (Milano-Bicocca), Matteo Rinaldi (CNR-ISAC), Paolo Monti (Sapienza Università di Roma), Armando Pelliccioni e Monica Gherardi (Inail).
“Questi risultati rappresentano una base importante per fornire un solido supporto scientifico alle politiche di adeguamento delle normative sulla qualità dell’aria in ambiente indoor – che comprende anche altri contesti come uffici, abitazioni e luoghi di sport e svago – evidenziando il ruolo critico delle particelle fini e ultrafini come vettori di molecole tossiche per la salute umana”, sottolinea Massimo Santoro della divisione ENEA di Biotecnologie.
“La nostra ricerca suggerisce, inoltre, come le condizioni meteorologiche, climatiche e la qualità dell’aria esterne abbiano un significativo impatto sulle proprietà del PM2.5 e del PM0.1 in ambiente ‘indoor’”, prosegue Francesca Costabile di CNR-ISAC.
In media la popolazione dei centri urbani trascorre fino al 97% del tempo in ambienti chiusi[3]. Le principali fonti di inquinamento dell’aria indoor nelle nostre città includono l’infiltrazione di aria dall’esterno (traffico veicolare e riscaldamento) e le sorgenti interne (fumo di tabacco, prodotti per la pulizia, cottura di cibi).
“Il quesito scientifico che ci ha guidati in questo esperimento è stato proprio quello di comprendere se fossero le sorgenti esterne o interne ad influire maggiormente sulla tossicità negli ambienti indoor. È emerso che il PM0.1 generato dal traffico veicolare urbano, infiltrandosi nelle aule, in particolari condizioni atmosferiche (quali bassa pressione, pioggia, vento), subisce una modifica importante delle sue proprietà fisico-chimiche, diventando la sorgente tossicologicamente più rilevante negli ambienti indoor delle nostre città. Questo accade soprattutto a concentrazioni molto basse (inferiori a 5 microgrammi m3) di PM2.5. Questi risultati forniscono evidenze scientifiche importanti per i futuri standard di qualità dell’aria indoor, ma anche per la revisione degli standard di qualità dell’aria outdoor indicando possibili effetti sulla salute umana in associazione ad esposizioni a basse concentrazioni di PM2.5, una condizione in cui le nanoparticelle del PM0.1 possono fungere da cavallo di Troia per molecole tossiche all’interno del corpo umano”, conclude Costabile (Cnr).
Comunicato stampa
La marcatura CE garantisce che i prodotti acquistati siano sicuri e che seguano gli standard imposti dalle direttive di prodotto della UE.
Non è semplice muoversi nella selva delle numerose “direttive di prodotto” promulgate dalla UE. La regola di base da tenere in mente è questa: esiste almeno una direttiva, norma o regolamento per ogni categoria di prodotto circolante in EU e se all’interno di una direttiva si esclude un prodotto specifico, è perché c’é una direttiva o norma più specifica che ne parla.
Ad esempio la DIR. 42/06 CE, “Nuova Direttiva Macchine”, esclude dal campo di applicazione gli ascensori perché esiste già la specifica Direttiva Ascensori. O ancora, la Direttiva Macchine esclude dal campo di applicazione i mezzi che vanno a più di 15 km/h perché si dovrà fare riferimento ad una o altre norme specifiche e nazionali (ad es. il Codice della Strada, l’omologazione degli autoveicoli, etc.).
Per districarsi in questa selva esiste comunque un sito dell’Unione Europea che ospita la mappa aggiornata di tutte le direttive di prodotto.
Il sito si trova al seguente link: https://single-market-economy.ec.europa.eu/single-market/european-standards/harmonised-standards_en?prefLang=it&etrans=it. È comunque possibile accedervi tramite browser ricercando “harmonised standards”.
Quando un produttore, o chi immette un prodotto sul mercato, deve scegliere la direttiva di riferimento per il suo prodotto pensa innanzitutto alla destinazione d’uso, quindi essenzialmente:
• a cosa serve quel prodotto;
• a chi serve quel prodotto;
• in che contesto serve quel prodotto.
In base a queste informazioni, si seleziona la direttiva o le direttive di riferimento perché si potrebbe dover fare riferimento a più di una direttiva.
Ad essere precisi, quando si appone il marchio CE, si sta dichiarando che sono rispettate tutte le direttive che possibilmente si applicano al prodotto in questione.
È vero che nella dichiarazione di conformità si deve indicare quali direttive si stanno applicando. Ma è anche vero che, a fronte di una potenziale contestazione, ad esempio sul fatto che anche un’altra direttiva sarebbe applicabile, si deve poter dimostrare che essa non lo è.
LE DIRETTIVE PIÙ RILEVANTI
Vediamo ora alcune delle direttive prodotto che possono tornare più utili. Naturalmente non si tratta di un elenco esaustivo, farò solo degli esempi.
Sostanze chimiche (REACH)
Il REG (CE) n. 1907/2006 detto “REACH”, acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals), è un regolamento europeo entrato in vigore nel 2008.
Questa norma dice che tutte le sostanze chimiche importate o fabbricate in una quantità superiore a una tonnellata all’anno devono essere registrate all’ECHA, un’agenzia europea che sta ad Helsinki nella quale si studia l’uso di quella sostanza lungo tutta la filiera.
In pratica all’ECHA si fa la valutazione del rischio per informare tutta la filiera dei pericoli legati a quella sostanza.
Lo scopo finale sarebbe quello di togliere le sostanze più pericolose dal mercato e pian piano sostituirle con sostanze meno nocive.
Prodotti da costruzione (CPD/CPR)
Prodotti da costruzione, il riferimento qui è il REG EU (Regolamento Europeo) 305/2011.
Già dai primi articoli si può notare quale sia la fattispecie di prodotti cui il Regolamento si applica.
L’articolo 1 (Capo I) ad esempio recita: “Il presente regolamento fissa le condizioni per l’immissione o la messa a disposizione sul mercato di prodotti da costruzione stabilendo disposizioni armonizzate per la descrizione della prestazione di tali prodotti in relazione alle loro caratteristiche essenziali e per l’uso della marcatura CE sui prodotti in questione”.
Poi si passa alle definizioni.
Prodotto da costruzione: Qualsiasi prodotto o kit fabbricato e immesso sul mercato per essere incorporato in modo permanente (quindi per sempre) in opere di costruzione o in parti di esse e la cui prestazione incide sulla prestazione delle opere di costruzione rispetto ai requisiti di base delle opere stesse.
Per cui la direttiva si applica, ad esempio, ai tasselli nel muro o alle maniglie. Maniglie come quelle che metto sopra la vasca da bagno per sollevarmi, ma anche come le guide che stanno ai lati dove si appoggia il carroponte, anche le incastellature metalliche su cui si appoggiano le macchine. Quelli sono prodotti da costruzione, quegli oggetti devono rientrare in questo regolamento.
Un esempio pratico: una scaffalatura messa in mezzo a un magazzino non è incorporata in modo permanente in un’opera di costruzione. Quindi la domanda da farsi è: “questo prodotto deve essere incorporato in modo permanente all’interno della costruzione?”. Se la risposta è negativa, il prodotto in oggetto è escluso dalla direttiva.
Sicurezza generale dei prodotti
In Italia l’insieme di provvedimenti per la sicurezza generale dei prodotti è recepito dal “Codice del Consumo” (emanato con il D. Lgs. 6 settembre 2005, n. 206) che spiega a grandi linee come un prodotto può essere considerato sicuro. Questo codice annovera qualsiasi prodotto destinato ai consumatori e che permette inoltre di comprendere tutti gli oggetti distribuiti nell’Unione Europea (gratuitamente o a pagamento) che non rispondono a una direttiva specifica.
Dispositivi di Protezione Individuali (DPI)
Dopo la pandemia da COVID-19 il termine “DPI” è entrato nel lessico comune, in riferimento alle mascherine protettive, anche se in spesso la definizione “protezione individuale” non è correttamente applicabile.
Nello specifico, se una mascherina protegge gli altri dalla mia possibile trasmissione è in effetti un DPC, ossia un dispositivo di protezione collettiva. Ma tralasciamo questi tecnicismi.
Andiamo piuttosto a leggere il campo di applicazione, perché è lì che si evince cosa potrebbe rientrare nella direttiva.
Infatti qui troviamo la definizione di DPI e, inoltre, un elenco di DPI a cui non si applica il regolamento, poiché fanno riferimento ad altre direttive più specifiche.
Definizione di DPI:
• a) dispositivi progettati e fabbricati per essere indossati o tenuti da una persona per proteggersi da uno o più rischi per la sua salute o sicurezza;
• b) componenti intercambiabili dei dispositivi di cui alla lettera a), essenziali per la loro funzione protettiva;
• c) sistemi di collegamento per i dispositivi di cui alla lettera a) che non sono tenuti o indossati da una persona, che sono progettati per collegare tali dispositivi a un dispositivo esterno o a un punto di ancoraggio sicuro, che non sono progettati per essere collegati in modo fisso e che non richiedono fissaggio prima dell’uso;
Da qui si capisce cos’è un salva-vita, un salva-salute. I guanti da lavoro sono un DPI, i guanti per proteggersi dal freddo no. Andando avanti ancora: capisco che il DPI cambia categoria a seconda del rischio da cui proteggono, dunque se il DPI che produco rientra in categoria 1 (rischio basso) basterà un’autocertificazione, se vado in categoria 3 (rischio alto) ci vuole un ente certificato. Le mascherine, ad esempio, devono avere una certificazione validata da un ente apposito che controfirma e mette di fianco al CE il suo codice identificativo.
Compatibilità Elettromagnetica
Rientra in questa direttiva tutto ciò che emette o assorbe onde elettromagnetiche. Perché un oggetto che assorbe le onde elettromagnetiche potrebbe partire da solo.
Quindi se ho un oggetto – un motorino ad esempio – che si accende perché assorbe onde elettromagnetiche, assorbe dei comandi dall’esterno oppure emette onde, rientra in questa direttiva. Se un dispositivo elettrico o elettronico emette onde che non dovrebbe emettere, può essere un problema serio. In ospedale ad esempio il mio oggetto potrebbe interferire con i test di risonanza magnetica. Naturalmente questo non deve succedere e il costruttore deve garantire che l’oggetto non si accenda da solo, che non rovini quello che c’è fuori o che non accenda altro al di fuori o, ad esempio, che non interferisce con un pacemaker o un apparecchio elettromedicale vitale. Per evitare che questo accada vengono eseguiti dei test di assorbimento di emissione in camera “anecoica”.
Quasi tutti i prodotti che hanno tensione elettrica normalmente rispondono anche al regolamento sulla compatibilità elettromagnetica.
Apparecchiature per atmosfere esplosive (ATEX)
Eccoci alla direttiva ATEX, quella per le atmosfere esplosive.
Si applica l’ATEX quando si è in presenza di gas o polveri in una data percentuale che circolano in una certa atmosfera dove esiste la possibilità di trovare una fonte d’innesco che può generare una scintilla, infiammare l’atmosfera e creare un’esplosione.
L’ATEX contiene due direttive: una sui luoghi e una sui prodotti.
• 1) La certificazione ATEX dei luoghi distingue le zone in tre livelli in base alla pericolosità:
– 20/0 zona a rischio alto;
– 21/1 zona a rischio medio;
– 22/2 zona a rischio basso.
Ma se fosse necessario usare un prodotto in un luogo classificato a rischio esplosione allora sarà necessario usare prodotti che non generino esplosione. Ad esempio uno smartphone non sarà idoneo e dovrò usare un cellulare certificato ATEX.
• 2) La certificazione ATEX per i prodotti distingue anche in questo caso i prodotti in tre livelli in base alla pericolosità:
– Per la zona più pericolosa (zona 0/20) devo avere un prodotto ATEX di categoria 1 – dove un ente notificato ha validato la certificazione mettendoci quattro cifre sulla targhetta e dicendo anche che tipo di sostanze o polveri ci sono nell’atmosfera;
– La zona 1/21 è meno pericolosa ma non è sicura, c’è sempre una probabilità che si creino atmosfere esplosive. Il prodotto usato lì deve essere di categoria 2. Qui basta un’autocertificazione, ma il fascicolo tecnico viene depositato presso un ente notificato così che, nel caso vada qualcosa storto, lo vanno a prendere e leggere;
– La Zona 2/22 è quella meno pericolosa, dove è scarsamente probabile che accada un’esplosione (ma non impossibile). Qui si mettono prodotti ATEX di categoria 3 che richiedono solo un’autocertificazione.
Quindi io potrei avere un prodotto che non è compreso nella Direttiva Macchine ma rientra nella Direttiva ATEX, perché deve essere compatibile con una certa zona: ad esempio un filtro potrebbe essere ATEX e non essere una macchina. Oppure, al contrario, potrei avere un prodotto che è sia conforme alla Direttiva Macchine, sia alla Direttiva ATEX e anche alla Direttiva Compatibilità Elettromagnetica.
Prodotti a Bassa Tensione (LVD)
Il regolamento sui prodotti a bassa tensione copre tutti quei prodotti che hanno una tensione superiore ai 50-75 V.
Questa è una direttiva molto semplice, ma che troviamo applicata in tutte le nostre case.
Obiettivi e campo di applicazione: “L’obiettivo della presente direttiva è garantire che il materiale elettrico offra un elevato livello di protezione per la salute e la sicurezza delle persone, degli animali domestici e dei beni, assicurando nel contempo il funzionamento del mercato interno”.
In questa direttiva è la prima volta che si trovano citati anche gli animali domestici e i beni, poiché l’energia elettrica può generare gli incendi.
“La presente direttiva si applica al materiale elettrico destinato ad essere adoperato a una tensione nominale compresa fra 50 e 1000 V in corrente alternata e fra 75 e 1500 V in corrente continua, ad eccezione dell’allegato II”.
NOTA: per “bassa tensione” non si intende quella che comunemente viene così chiamata dai “consumatori”, bensì quella che a livello di normative elettrotecniche ha un voltaggio tra i 50 V e i 1000 V in corrente alternata e tra 75 e 1500 V in corrente continua.
Se il rischio prevalente del macchinario in questione è quello meccanico, l’oggetto sarà sottoposto alla Direttiva Macchine che, a sua volta, comprenderà anche la Direttiva bassa tensione.
Equipaggiamento radio (RED)
La direttiva RED si applica a tutti quei prodotti che emettono onde radio.
Questa direttiva è più specifica della compatibilità elettromagnetica, quindi la comprende e la sostituisce. Un dispositivo Bluetooth o Wi-Fi etc. dovranno quindi essere conformi alla direttiva RED. La direttiva RED funziona con delle norme di tipo C (norme tecniche) specifiche del prodotto. Se vengono rispettate ho la “presunzione di conformità” del prodotto e posso fare un’autocertificazione. Se invece non esiste una norma di tipo C di riferimento, sarà necessario chiamare un ente notificato che validi la certificazione attestando che il prodotto è sicuro.
Incorporando un componente classificato come “RED” nel mio “prodotto”, si deve certificare la conformità dell’intero prodotto anche secondo la direttiva RED: è necessario quindi verificare innanzitutto che il componente rispetti la norma di tipo C e, secondariamente, che anche l’insieme rispetti la norma di tipo C.
Per verificare che il mio prodotto rispetti le norme di tipo C e quindi stilare l’autocertificazione devo ricorrere a un test di laboratorio. Quindi di fatto è possibile fare il test in laboratorio e poi l’autocertificazione o, in alternativa, se passare il tutto tramite un ente accreditato che rilascia la certificazione.
Direttive sui dispositivi medici
Si può generalmente dire che i dispositivi medici vengono distinti in tre tipologie, a cui corrispondono tre diverse direttive:
• 1) Dispositivi medici attivi impiantabili;
• 2) Dispositivi medici di diagnostica in vitro;
• 3) Dispositivo medico “generico”.
N.B. Il 26/05/2021 è entrato in vigore il nuovo regolamento per i dispositivi medici, che doveva entrare in vigore a maggio 2020 ma è stato procrastinato per via della pandemia Covid.
Un “dispositivo medico” è qualsiasi oggetto o prodotto che sia destinato alla cura delle persone. Ci sono però numerosi prodotti destinati alla cura delle persone che non rispettano la direttiva sui dispositivi medici poiché ritenuta “troppo severa”.
N.B. non entreremo in questo tipo di valutazione poiché richiederebbe un approfondimento tecnico che esula dalle intenzioni dell’articolo.
Per fare però un esempio chiarificatore della fattispecie: il termometro a infrarossi con cui veniva misurata la temperatura all’ingresso dei locali o dei negozi durante la pandemia, è un dispositivo medico. Poiché esegue una “diagnosi” (cioè dice se abbiamo la febbre o no), deve avere l’approvazione dell’ente notificato (nel qual caso a fianco del marchio “CE” sono riportate quattro cifre che identificano univocamente l’ente notifi-cato che ha certificato lo strumento di misura).
In realtà, però, in commercio si trovano un gran numero di termometri che vengono venduti senza le quattro cifre a fianco del marchio “CE” e che quindi, di fatto, non sono dispositivi medici anche se l’uso che ne viene fatto è quello di un dispositivo medico.
È possibile metterli in commercio perché i produttori puntualizzano, sul libretto di uso e manutenzione, che sono strumenti atti a misurare la temperatura degli oggetti, tipo l’acqua, le caldaie, le tubature dentro i muri, etc. e in tal modo posizionano il prodotto al di fuori del “perimetro normativo” dei prodotti medicali.
Direttive sugli strumenti di misurazione
Esistono poi due direttive sulle bilance: una per le bilance automatiche e una per quelle non automatiche.
Per comprendere il senso di tali normative bisogna considerare quanto la corretta taratura di una bilancia e, di conseguenza, la sua affidabilità, possa generare il rischio di truffe nel commercio. Tra questi strumenti di misurazione sono compresi anche, ad esempio, i misuratori applicati agli erogatori del carburante
È facile intuire come il commerciante disonesto, se libero di agire sulla taratura dello strumento di misura specifico, potrebbe alterare l’esito della pesata e alterare le quantità effettivamente vendute a suo vantaggio. Non che questo non sia possibile in assoluto, ma per farlo è necessario forzare dei sistemi di controllo sempre più sofisticati la cui manomissione costituisce, come minimo, un reato di truffa. Questo è uno dei motivi per cui c’è particolare attenzione sulle bilance.
Una bilancia automatica può essere, ad esempio, integrata nell’incubatrice del reparto neonatale in un ospedale. Quindi, in questo caso, dovrebbe sottostare anche alla normativa sui dispositivi medici.
È questo un ulteriore esempio di come le norme/direttive si intersechino in un certo tipo di prodotti.
Direttiva Macchine (MD)
Nella Direttiva Macchine Dir. 42/2006 CE si parla di “analisi dei rischi della macchina”.
La valutazione del rischio di una macchina è il processo mediante il quale vengono identificati i pericoli presenti durante l’intera vita di quella macchina, effettuati al fine di ridurre i potenziali rischi che possano essere presenti sul posto di lavoro e mantenere quindi un ambiente di lavoro sicuro.
L’obiettivo della valutazione del rischio nella direttiva macchine è quello di determinare se le misure di sicurezza adottate siano sufficienti per conseguire un’adeguata riduzione del rischio.
Data la complessità e vastità dell’argomento, questa direttiva sarà oggetto di una trattazione a parte in un articolo specificamente dedicato.
Riassumendo
Quando un produttore appone la marcatura CE su un prodotto ed emette la relativa (e obbligatoria) dichiarazione di conformità, sta assicurando che i suoi prodotti rispettano tutte le norme di sicurezza UE applicabili a quel determinato prodotto.
Queste norme sono contenute nello specifico all’interno delle varie direttive e regolamenti, disponibili anche sul sito dell’Unione Europea.
A un certo prodotto potrebbe applicarsi solo una direttiva o potrebbero applicarsene diverse. Un indizio importante lo si trova proprio all’interno delle norme, andando a vedere il “campo di applicazione”. Di solito se un prodotto è escluso vuol dire che rientra in una norma ancora più specifica.
Ogni norma tecnica ha dei suoi standard, può ad esempio prevedere una serie di test e di calcoli particolari per la valutazione del rischio.
Tutta la documentazione così prodotta va inserita all’interno di un “fascicolo tecnico” e andrà poi conservata per un certo periodo di tempo indicato nella direttiva stessa.
A cura di: Francesco Orsini – Esperto nel settore Sicurezza – B-SAFE
Restructura, il grande Salone dell’edilizia nell’edizione rinnovata 2024 organizzata da GL Events Italia, taglia oggi il nastro giovedì 21 novembre e avvia il suo ricco palinsesto di eventi in programma fino a sabato 23 novembre all’OVAL Lingotto Fiere di Torino, con un appuntamento off domenica 24 novembre in Piazza Castello pensato per coinvolgere tutta la Città grazie ad uno speciale palinsesto di eventi rivolto a cittadini, turisti e curiosi e nato in collaborazione con ANCI (iscrizione obbligatoria a questo link), al fine di indagare a trecentosessanta gradi i temi del settore edile.
“Restructura 2024 diventa sempre più punto di riferimento per l’innovazione e il dialogo tra professionisti, imprese e istituzioni. La nuova edizione pone al centro temi cruciali come la sostenibilità, la formazione e la sicurezza – dichiara Gàbor Ganczer, amministratore delegato di GL events Italia -. Siamo orgogliosi di presentare un salone così ricco di contenuti, capace di attrarre aziende, esperti e pubblico, e di contribuire a creare uno spazio in cui la tradizione si incontra con le tecnologie più avanzate, dall’intelligenza artificiale alle nuove competenze richieste dalla transizione ecologica”.
L’assessore regionale al Bilancio Andrea Tronzano commenta: “L’edilizia è un settore cruciale: deve funzionare, perché traina tutto. Queste imprese sono il cuore pulsante della nostra economia. Uno degli elementi essenziali per la competitività del settore saranno i criteri ESG e il Piemonte darà una mano importante al settore edile attraverso risorse su queste certificazioni.”
“La città è il patrimonio più prezioso che abbiamo, lo è particolarmente a Torino: ha bisogno però di cure e dobbiamo occuparcene puntando sulla qualità. – aggiunge l’assessore all’urbanistica della Città di Torino Paolo Mazzoleni – Restructura ha colto il cuore di una specificità italiana, dobbiamo essere bravi ad affiancare nuovo ed esistente. Il settore ha le risorse per fare bene.”
Guido Bolatto Segretario Generale della Camera di Commercio di Torino spiega: “Il settore edile in Piemonte conta 65.500 imprese. È un settore coinvolto in una transizione importante, che ha due anime: l’aspetto ecologico è significativo, ma lo è anche quello delle nuove tecnologie. Come camera di commercio stiamo investendo molto per fare formazione in questo senso.”
Davide Gilardino, presidente Anci Piemonte aggiunge: “È importante il confronto e il dialogo con gli ordini e il mondo dell’edilizia. Noi sindaci abbiamo un patrimonio edilizio scolastico che, come quello residenziale, è di lunga data di realizzazione. Abbiamo il compito di trovare le soluzioni per renderlo più sicuro per i nostri studenti. Il Pnrr ci ha permesso di fare un salto di qualità importante, e ora non dobbiamo fermarci e continuare a investire. Per farlo è necessario il confronto con il mondo dell’edilizia”.
Il Salone espositivo è uno spazio aperto per condividere innovazioni, esperienza e nuove proposte nel settore dell’edilizia alla presenza di circa 200 espositori: il 58% è rappresentato quest’anno da nuove aziende, comprese 6 dall’estero. Circa il 38% è piemontese con aziende provenienti in prevalenza da Torino, ma anche da Cuneo, Alessandria, Asti, Vercelli.
All’interno dell’area espositiva dedicata ai materiali naturali si incontrano Tolin Parquets (CN), insieme ad altre firme piemontesi quali, ad esempio, Vercelli Vetri (VC) con vetrate isolanti, vetri anti-rumore, porte interne incise o legate a piombo, vetrate sabbiate e personalizzate, Clen (CN) specializzata nella lavorazione legno: la prima in Europa e la quarta al mondo dotata della Hundegger Robot Max, con cui può raggiungere possibilità di lavorazione pressoché illimitate, Sarotto (CN), specializzata nei settori della prefabbricazione, del commercio edile e della bioedilizia, che collabora con aziende come Ricehouse, Vimark, Vicat, tutte presenti in salone. A queste si aggiungono importanti aziende dal resto d’Italia del calibro di Fassa Bortolo (TV) marchio storico nel mondo dell’edilizia, leader in Italia e tra i più affermati a livello internazionale, e Soltech (PU) che propone soluzioni tecniche per le costruzioni in legno.
Per la prima volta a Restructura espongono: Delta Sand Bricks dall’Egitto, Ekoplast dalla Polonia, e per i software dedicati alla gestione delle risorse umane e ore lavorate dalla Spagna l’azienda Factorial, mentre da Dubai Luxury inv Fzco, e ancora dalla Finlandia, Polar Life Hose e dalla Germania Zwa Ziegewerk Arnach Gmbh & Co.Kg.
Un panorama internazionale che rispecchia un settore alla continua ricerca di manodopera (nei prossimi anni mancheranno 150mila addetti), che vede quindi crescere la presenza straniera fra le sue maestranze, oltre alla crescente presenza di donne soprattutto tra le figure dei tecnici. Un forte impulso legato al mondo delle costruzioni, grazie all’introduzione di incentivi fiscali come il superbonus 110% e le opportunità da cogliere con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha fatto crescere nel 2021 anche la richiesta di formazione in campo edile, uno dei temi che sta più a cuore all’edizione 2024 di Restructura.
In particolare in Piemonte nel 2023 sono stati erogati 1.494 corsi per un totale di 22.512 ore di formazione. In Valle d’Aosta sono stati i 66 corsi per un totale di 495 ore di attività formativa. Tra i corsi più richiesti in Italia nel 2023 figurano quelli per la sicurezza e gli adempimenti normativi, con 6.130 corsi e 67.802 allievi formati, insieme a quelli di formazione professionale continua, 3.027 nello stesso anno.
A dirlo sono i dati del rapporto di Formedil 2024 che saranno raccontati domani, venerdì 22 novembre, alle 9:30 nell’ambito dell’evento ‘Sicurezza per i progettisti’ che dà il via alla giornata della sicurezza coinvolgendo le scuole proprio nella data in cui si celebra la giornata nazionale della sicurezza nelle scuole. La Fiera ospiterà inoltre la prima giornata dell’Assemblea annuale del CNI – Consiglio Nazionale degli Ingegneri, sul tema della sicurezza con un occhio di riguardo ai giovani e al mondo scolastico. La sicurezza diventa infatti un tema centrale nel settore edile, a partire dalle scuole di formazione, perché solo portando questi temi nelle classi di studenti, sarà possibile creare la cultura della sicurezza da trasporre, poi, all’interno del cantiere.
Nello stesso giorno, alle ore 9.30, prende il via anche il convegno organizzato in collaborazione con il Collegio dei Geometri di Torino e provincia in programma sul Restructura Stage. L’evento, ‘Conformità edilizia e catastale: nuovi orizzonti normativi’, esplorerà il tema della crescente importanza nel panorama immobiliare italiano della conformità edilizia e catastale.
Alle ore 12 GL events Italia propone il dibattito ‘Le nuove competenze per integrare sostenibilità, real estate e finanza’ sul tema della formazione della filiera per la transizione ecologica in chiave ESG e tassonomia finanziaria europea, che richiede oggi al settore dell’edilizia e del real estate un aggiornamento significativo per rispondere alle sfide della sostenibilità, attraverso un approccio transdisciplinare.
Al centro della giornata anche l’Intelligenza artificiale in edilizia. Stato dell’arte e scenari futuri’, alle ore 14 con un focus sull’impatto che l’intelligenza artificiale avrà nel mondo delle professioni, gestito in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Torino e Provincia e il Politecnico di Torino.
Alle ore 16:30 si prosegue con ‘Investimenti e Futuro del PNRR in Piemonte: l’Accademia delle Costruzioni all’Opera’, insieme ad ANCE Piemonte, che coinvolge ANCI Piemonte, Antel e Gbc Italia e che esamina i progetti finanziati in Piemonte dal PNRR con esperti della pubblica amministrazione, sindaci e imprenditori. La possibilità di accedere ai fondi del PNRR ha infatti aperto grandi opportunità di intervento ma ha mostrato anche le crepe e le criticità di un intero sistema, dal punto di vista normativo e della fattibilità dei progetti. Riflessione dell’evento sarà anche la nuova Accademia delle Costruzioni, strumento innovativo della regione per qualificare la forza lavoro.
Sabato 23 novembre alle ore 9:30 sul palco del Restructura Stage ‘Quando il nuovo incontra l’esistente: soluzioni architettoniche e tecnologie per una nuova qualità di progetto’, organizzato da GL events Italia in collaborazione con il Politecnico di Torino che vedrà in apertura il keynote speech di David Giannotten, partner dello Studio di Architettura OMA per spiegare come il nuovo può incontrare il patrimonio edilizio esistente con efficacia, mediante soluzioni che non tradiscono la storia, ma che anzi la valorizzano, adattando il costruito alle funzioni e alle necessità della città contemporanea.
All’esperienza del noto studio olandese si aggiunge quella dello Studio di Architettura Archisbang e di esperti del settore insieme a docenti del Politecnico di Torino, che approfondiranno la tematica con due tavole rotonde: la prima dedicata alle tecnologie non invasive per il recupero edilizio, la seconda focalizzata sull’equilibrio tra rifunzionalizzazione e rispetto dell’architettura storica. Un dibattito acceso e vivo, quindi, sul tema dell’esistente portato avanti in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design-DAD del Politecnico di Torino, Confrestauro e i responsabili dello sviluppo del recentissimo cantiere di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte alla presenza della Soprintendenza.
Dalle 14, l’evento ‘Legno e materiali naturali: il futuro più sostenibile dell’abitare’ animerà il Restructura Stage con un approfondimento sul legno e i materiali bio-based, che sono stati individuati come fondamentali per puntare ad una edilizia a minor impatto ambientale e a maggior valore sociale. L’evento è organizzato in collaborazione con ARCA e Politecnico di Torino.
Fra le novità di quest’anno, per la prima volta a Torino, sarà presente tutti i giorni della fiera l’Esel Cpt Formazione e Sicurezza di Latina con l’ESEL MOBILE: gli ospiti di Restructura – studenti e non – potranno seguire le sessioni formative all’interno di uno spazio innovativo: l’aula mobile dotata di simulatore immersivo, capace di simulare la conduzione di oltre dieci macchinari per il movimento terra e il sollevamento di merci e materiali permettendo di vivere un’esperienza virtuale all’interno di un vero cantiere. Per maggiori informazioni link qui.
Informazioni aggiuntive:
L’ingresso a Restructura è gratuito per tutti, a partire da operatori professionali, studenti universitari e delle scuole superiori a partire dalla quinta classe previo accredito a questo link. Ai fini dei crediti formativi riconosciuti evento per evento dai singoli ordini l’accredito avviene invece direttamente presso la sala e prima dell’evento.
Restructura è all’Oval Lingotto Fiere da giovedì 21 a sabato 23 novembre dalle ore 9:00 alle 19:00
INGRESSO NORD via Giacomo Matté Trucco, 70, per chi arriva in auto.
INGRESSO SUD (ITALIA 61): per chi arriva con il trasporto pubblico o dalla stazione ferroviaria collegata direttamente all’ingresso grazie al nuovo sottopasso pedonale.
Comunicato stampa
Tornano ad aumentare le bollette del gas, proprio alla vigilia della stagione invernale e della riaccensione dei riscaldamenti. Ad ottobre, secondo gli aggiornamenti dell’Autorità dell’Energia che riguardano ormai solo i clienti vulnerabili nel servizio di tutela, il prezzo di riferimento del gas per il nuovo cliente tipo è pari a 116,77 centesimi di euro per metro cubo, in aumento del 5,3% su settembre. La variazione, spiega l’Arera, è dovuta all’aumento dei prezzi all’ingrosso, che incide sulla spesa per materia prima, e all’incremento di alcune componenti della spesa per il trasporto e la gestione del contatore.
Il 1° ottobre 2024 ha preso avvio la settima edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni che coinvolgerà 2.530 Comuni e circa 1 milione di famiglie.
Il Censimento permanente della popolazione si basa sulla combinazione di rilevazioni campionarie e dati di fonte amministrativa trattati statisticamente. Grazie all’integrazione dei dati raccolti attraverso due diverse rilevazioni campionarie – denominate “da Lista” e “Areale” – con le informazioni provenienti dai registri e le fonti amministrative, il Censimento è in grado di restituire informazioni continue e tempestive, rappresentative dell’intera popolazione che dimora abitualmente in Italia non solo a livello nazionale, regionale e comunale ma anche a livello territoriale più fine (quartieri, località abitate e sezioni di Censimento).
Attraverso questo impianto censuario, l’Istituto nazionale di statistica fornisce entro dicembre di ogni anno i dati della popolazione per sesso, età, cittadinanza, grado di istruzione e occupazione, a livello regionale, provinciale e comunale, riferiti all’anno precedente, accompagnati dalla relativa metodologia di calcolo. I dati pubblicati sul sito internet istituzionale dell’Istat sono presi a riferimento ai fini dell’applicazione delle disposizioni di legge che rinviano all’ammontare della popolazione, determinando un impatto rilevante nella vita dei Comuni (i sistemi elettorali, il numero di consiglieri, le concessioni di licenze, i trasferimenti economici per i servizi di pubblica utilità, ecc.).
Inoltre, con il D.L. 29 gennaio 2024, n. 7 convertito con modificazioni dalla L. 25 marzo 2024, n. 38 (G.U. 28/03/2024, n. 74), viene reintrodotta la possibilità da parte dell’Istat di restituire agli Uffici di anagrafe dei Comuni i dati in forma individuale, cosa prima preclusa, in modo che questi possano procedere all’aggiornamento e alla revisione delle anagrafi comunali di loro competenza, secondo quanto previsto dall’art. 46 del D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223.
A partire dal 2025 la revisione avrà cadenza annuale e si svolgerà nei mesi da gennaio ad aprile di ciascun anno, con riferimento alla popolazione pubblicata dall’Istat nel mese di dicembre dell’anno precedente. A questo riguardo, l’Istat fornirà le liste che contengono la “nuova” sovra copertura e la “nuova” sotto copertura anagrafica, ossia rispettivamente gli individui che per la prima volta, nella tornata censuaria di riferimento, sono risultati residenti ma non censiti o censiti ma non residenti. I Comuni sono chiamati a verificare le posizioni anagrafiche degli individui, che a seguito degli esiti del Censimento permanente al 31 dicembre 2023, si trovano in queste liste da verificare.
Per quanto concerne invece le abitazioni, la nuova strategia censuaria ne definisce il numero totale attraverso il trattamento statistico delle informazioni presenti nel Registro degli edifici e delle unità immobiliari, la cui fonte primaria è il catasto dei fabbricati. È possibile così fornire (a partire dai dati 2021) il numero delle abitazioni occupate e quello delle abitazioni non occupate che viene ottenuto associando, attraverso un complesso processo di linkage, le abitazioni del suddetto Registro alle famiglie rilevate al Censimento.
I risultati di ciascuna annualità del Censimento permanente della popolazione vengono dunque diffusi alla fine di ogni anno sul sito istituzionale dell’Istat e sono solitamente accompagnati da un comunicato stampa che descrive in maniera sintetica gli aspetti più salienti. In tale contesto, vengono valorizzate anche alcune analisi specifiche che riguardano alcuni aggregati di popolazione di particolare interesse.
Ad esempio, nel comunicato stampa di dicembre 2020 venne proposto un approfondimento tematico sui Borghi più belli d’Italia, ovvero quei Comuni che avevano ottenuto, a partire dal 2001, un particolare riconoscimento di carattere storico, culturale o artistico.
Con la diffusione dei dati relativi all’annualità censuaria 2021, l’approfondimento è stato effettuato su tre specifici segmenti di popolazione: le persone che vivono nelle convivenze anagrafiche, quelle che dimorano in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei e le persone senza tetto e senza fissa dimora.
Nel comunicato stampa di dicembre 2022, è stato invece proposto un approfondimento sulla popolazione censita nel 2021 scomponendola secondo l’aver vissuto oppure no una “esperienza migratoria”. In particolare, attraverso l’impiego congiunto delle variabili “luogo di nascita”, “cittadinanza attuale” e “cittadinanza precedente” è stato possibile scomporre, con dettaglio comunale, la popolazione caratterizzata da uno specifico profilo migratorio e di mobilità internazionale dagli individui che invece non hanno vissuto un percorso migratorio di lunga durata. Ciò ha permesso di identificare dei target demografici di particolare interesse: gli italiani dalla nascita, gli stranieri, gli immigrati (italiani e stranieri) e gli italiani per acquisizione (o naturalizzati).
Inoltre, per completare il quadro sulle migrazioni internazionali, nello stesso comunicato di dicembre 2023 è stato proposto un approfondimento sui cittadini italiani residenti all’estero. Attraverso l’integrazione degli archivi consolari con i dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) è stato possibile effettuare, a distanza di quasi 20 anni di distanza, il conteggio dei nostri concittadini residenti all’estero.
I risultati dell’edizione 2023 del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni saranno diffusi a dicembre 2024.
Oltre all’ammontare di popolazione e alle variabili socio-economiche, anche quest’anno sarà proposto un tema di approfondimento. Si vuole fornire un’analisi di tipo quantitativo e qualitativo sugli individui che mostrano “segnali di presenza” sul territorio nazionale piuttosto duraturi (dai 4 ai 6 anni circa), tali da essere inclusi nel conteggio della popolazione censita, pur non risultando ancora iscritti in anagrafe.
Questo aggregato di popolazione è di notevole interesse anche per i Comuni perché, almeno per quelli di maggiore dimensione demografica, coinvolge individui che, al di là della loro consistenza numerica, ai fini della revisione anagrafica possono mettere in difficoltà gli Uffici di anagrafe nelle attività di verifica. Infatti, si tratta di individui che non sono facilmente reperibili sul territorio agli indirizzi che figurano negli archivi attraverso cui sono solitamente rilevati, perché svolgono attività di lavoro molto settoriali (colf, badanti, braccianti agricoli, ecc.), oppure perché spesso dimorano abitualmente presso il datore di lavoro e non hanno l’interesse o la “convenienza” di essere iscritti in anagrafe.
Nello stesso aggregato, però, ci sono anche individui che non sono in possesso dei requisiti minimi, in assenza dei quali non possono essere iscritti in anagrafe (non hanno casa, occupano abusivamente uno stabile, oppure gli alloggi in cui vivono non sono dotati di abitabilità). Tuttavia, si tratta di persone che in base ai “segnali di vita” provenienti dalle fonti amministrative sono nei territori da diversi anni, hanno anche un indirizzo verificato ma che, secondo le norme internazionali devono essere conteggiati come residenti anche se non sono iscritte in anagrafe.
Sarà quindi interessante fornire un approfondimento sulle caratteristiche demografiche, la provenienza, l’attività economica e la localizzazione geografica di questo segmento di popolazione.
Comunicato stampa
Il mercato immobiliare piemontese attraversa una fase di crescita per quanto riguarda i prezzi di vendita, i canoni di locazione e la domanda in entrambi i comparti.
È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio regionale semestrale prodotto da Immobiliare.it Insights, proptech company del gruppo di Immobiliare.it, il portale immobiliare leader in Italia, specializzata in big data e market intelligence per il settore immobiliare.
Comprare casa in Piemonte costa, alla fine di giugno, 1.567 euro/mq di media, +6,6% rispetto all’inizio dell’anno e +2,9% rispetto a tre mesi fa. Chi punta su un affitto deve invece mettere a budget mediamente 9,4 euro/mq, in rialzo del 6,2% su base semestrale e del 4,5% nell’ultimo trimestre.
Per quanto riguarda le locazioni tra le città piemontesi Torino è la più cara se si vuole affittare, con canoni sopra gli 11 euro/mq di media e in crescita del 4,9% in sei mesi. Il capoluogo viene però battuto dalla provincia di Verbano-Cusio-Ossola, che conosce un aumento dei prezzi addirittura di oltre il 26% e si attesta mediamente sui 12,5 euro/mq. Se per la domanda di affitto si registrano aumenti quasi ovunque nei primi sei mesi dell’anno, fatta eccezione per il comune di Torino (-1,1%) e per la provincia di Vercelli (-1,8%), il comportamento dell’offerta è più disomogeneo, con alcuni picchi in positivo, come il +16,7% della provincia di Vercelli, e altri in negativo, come il -52,2% della provincia di Asti.
Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre ritorna l’ora solare. Alle ore 03,00 bisogna spostare le lancette all’indietro, alle ore 02,00, su tutti gli orologi analogici. Da ricordare anche gli orologi digitali, inclusi quelli sugli elettrodomestici e quello dell’auto. Per smartphone, tablet e Tv non vi dovrebbero invece essere problemi, a meno che non sia stata disattivata la configurazione automatica.
Diversamente dall’ora legale, l’ora solare non è una convenzione. Essa viene infatti calcolata in base alla posizione del Sole.
In autunno e in inverno le giornate si accorciano in modo del tutto naturale, a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’eclittica, ovvero il piano orbitale della Terra intorno al Sole.
L’inclinazione assiale terrestre fa sì che gli emisferi ricevano diverse quantità di luce solare durante l’anno, differenza da cui dipende non soltanto l’alternarsi del giorno e della notte, ma anche delle stagioni.
Con il ritorno dell’ora solare i giorni sembrano più corti, perché il tempo viene calcolato in base al Sole. L’ora legale, invece, consiste nella sottrazione di un’ora per sfruttare al massimo i momenti di luce.
Negli anni l’utilizzo dell’ora legale si è rivelato fondamentale per il risparmio di energia elettrica, tanto che il consueto ritorno all’ora solare è sempre accolto da dibattiti accesi.
Un tema molto delicato, vista l’attenzione all’inquinamento ambientale e, soprattutto, le sfide in materia energetica da affrontare nel panorama internazionale. C’è chi vorrebbe persino estendere l’ora legale a tutto l’anno e chi preferirebbe abolirla del tutto.
Gli studi stanno ancora indagando sugli effetti del cambio d’ora a lungo termine e l’Italia ha scelto per il momento di mantenere il compromesso: metà dell’anno vige l’ora solare, l’altra metà l’ora legale.
Nel corso di quest’anno a Torino sono stati recuperati, dalle occupazioni abusive, 76 alloggi di edilizia residenziale pubblica e per una trentina di questi è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine. A Collegno gli appartamenti sgomberati invece sono stati 14.
È quanto emerso durante la seduta del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Donato Cafagna, a cui sono intervenuti l’assessore regionale Maurizio Marrone, l’assessore comunale Marco Porcedda, il presidente dell’Atc Emilio Bolla, il questore Paolo Sirna, il tenente colonello Andrea Siazzu del comando provinciale dei carabinieri, il comandante provinciale della guardia di finanza, il generale Carmine Virno e il comandante della polizia locale Roberto Mangiardi.
“Prosegue l’impegno congiunto per recuperare gli immobili occupati abusivamente e destinarli ai legittimi assegnatari, nel rispetto della legalità e con l’obiettivo di corrispondere alla richiesta di sicurezza e migliore vivibilità degli inquilini degli immobili comunali e Atc”, ha detto il prefetto Cafagna.
L’obiettivo è quello di potenziare il monitoraggio da parte di Atc e della polizia locale degli alloggi vuoti, per evitare nuove occupazioni e per intervenire immediatamente nel caso avvenissero. La Regione ha sottolineato come stia elaborando delle disposizioni per facilitare l’autorecupero da parte degli assegnatari, riducendo così il periodo nel quale l’immobile rimane vuoto con il rischio di essere occupato.
È stato stabilito inoltre l’ordine di priorità dei prossimi sgomberi, a partire da quelli che danno luogo a tensioni con il vicinato, a situazioni di degrado e a profili di sicurezza.
Comunicato stampa
Ristrutturazioni, motoveicoli, pompe di calore e mobili sono i comparti per i quali si rilevano migliori prospettive d’acquisto secondo l’Osservatorio mensile Findomestic. L’inflazione resta la prima preoccupazione ma fa meno paura rispetto agli ultimi mesi, mentre il cambiamento climatico preoccupa più della perdita del potere d’acquisto. Italiani più oculati in vacanza, il 68% ha speso quanto prevedeva. Il 27% dichiara di non aver fatto vacanze, soprattutto per una questione economica. Prima dell’estate solo 1 su 10 pensava di non farle.
Non succedeva da un anno che le intenzioni d’acquisto degli italiani fossero mediamente in crescita per 3 mesi consecutivi: +7,9% nell’ultimo mese dopo il +4,1% di luglio e il +5,1% di agosto, incrementi che tuttavia mantengono l’indice 10 punti sotto il livello di settembre 2023.
Secondo l’Osservatorio mensile Findomestic di settembre, i settori che guidano la ripresa sono quelli delle ristrutturazioni (+24,7%), delle pompe di calore (+20%), dei mobili (+19,3%, ai livelli più alti dell’ultimo anno) e della mobilità, con auto nuove (+8,3%) e motoveicoli (+20,4%) che compensano lo stallo del mercato delle usate (-1,3%). “I miglioramenti dello scenario macroeconomico – commenta Claudio Bardazzi, responsabile Osservatorio Findomestic – non si riflettono ancora pienamente negli indicatori del nostro Osservatorio anche se, oltre al trend positivo delle intenzioni d’acquisto, abbiamo colto un altro segnale positivo: in un clima che resta di preoccupazione per le famiglie italiane, la percentuale di chi mette l’inflazione in cima alla lista dei propri timori cala di 7 punti. L’inflazione, insomma, fa un po’ meno paura, pur restando la principale preoccupazione degli italiani, seguita da quella per il riscaldamento globale e i conseguenti eventi catastrofici ambientali che per la prima volta dall’inizio dell’anno generano più ansia del calo del potere d’acquisto”.
EFFICIENZA ENERGETICA E TECNOLOGIA TRA ALTI E BASSI, BENE SPORT, TELEFONIA E PICCOLI ELETTRODOMESTICI Ristrutturazioni (+24,7%), motoveicoli (+20,4%) e mobili (+19,3%) sono i settori che evidenziano una crescita più vivace delle intenzioni d’acquisto secondo l’ultimo Osservatorio Mensile Findomestic, ma non sono gli unici comparti che guadagnano terreno. Nel comparto dell’efficientamento energetico domestico in vista dell’inverno si registra un crescente interesse per le pompe di calore (+ 20%) e per gli impianti di isolamento termico (+8%). Mentre all’interno dello stesso settore sono in controtendenza caldaie (-24,1%), infissi (-9,2%) e fotovoltaico (-8,8%). Andamenti contrastanti anche nel segmento elettrodomestici con i piccoli in crescita (+8,6%) e i grandi in calo (-2,1%). In ambito tecnologico prosegue il trend positivo della telefonia (+5,2%) mentre calano le intenzioni d’acquisto di tablet (-6,5%), TV (-3,4%) e PC (-1,6%). Dopo l’estate, cresce ancora il desiderio di attrezzarsi per fare sport (+5,2%), mentre cala fisiologicamente la percentuale di chi è intenzionato ad acquistare un viaggio (-15,1%).
VACANZE BREVI PER IL 64% DI CHI E’ PARTITO. SPESE IN LINEA CON LE PREVISIONI PER IL 68%
Il 50% degli italiani si è concesso una vacanza, il 13% stava per partire al momento delle interviste, il 10% non aveva ancora deciso, il 27% non le ha fatte proprio, più per problemi economici che per imprevisti di vario tipo. Il 64% di chi è partito è stato via qualche week end o al massimo una settimana ma al ritorno il 73% dichiara di aver trascorso vacanze soddisfacenti o comunque pari alle aspettative. Questa estate i vacanzieri hanno speso mediamente 2.017 euro a famiglia, nel 48% dei casi più del 2023. Ma, complessivamente gli italiani sono stati più oculati rispetto al passato: il 68% ha speso quanto prevedeva (era solo il 52% nel 2023), solo il 21% ha speso più di quanto preventivato (era il 28% nel 2023).
Comunicato stampa