Il Bonus Casa under 36 è un’agevolazione introdotta con il Decreto Sostegni bis che consente ai giovani che non hanno ancora compiuto 36 anni di acquistare un immobile da adibire ad abitazione principale senza pagare alcuna imposta.
Più nel dettaglio, i soggetti di età inferiore a 36 anni e con ISEE non superiore a 40.000 euro, ai sensi dell’art. 64, commi 6-11, DL n. 73/2021, possono fruire di detta misura in sede di acquisto di immobile con requisiti prima casa.
Recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che il Bonus Casa under 36 è valido anche per gli immobili acquistati all’asta.
Più precisamente, l’Amministrazione finanziaria, con risposta n. 808 del 13 dicembre 2021, ha chiarito che le agevolazioni previste dal suddetto articolo 64 si applicano anche nelle ipotesi in cui il diritto sull’immobile venga acquisito per effetto di un decreto di trasferimento emesso all’esito di un procedimento giudiziale.
Così si è espressa l’Agenzia delle Entrate in merito: “Al riguardo, con la recente circolare del 14 ottobre 2021, n. 12 (par. 2.2) è stato chiarito che le agevolazioni previste dal citato articolo 64 trovano applicazione anche nelle ipotesi in cui il diritto sull’immobile si acquisisce per effetto di un decreto di trasferimento emesso all’esito di un procedimento giudiziale. Ciò, in coerenza con quanto già chiarito nella prassi in materia di agevolazione ” prima casa” disciplinata dalla Nota II-bis, all’articolo 1 della Tariffa, Parte I, allegata al d.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, la cui applicazione può essere richiesta anche nelle ipotesi in cui il trasferimento immobiliare avviene tramite un provvedimento giudiziale (cfr. risoluzione n. 38/E del 28 maggio 2021)”.
Ciò è perfettamente in linea con i chiarimenti forniti in precedenza dal Fisco in ordine all’agevolazione “Prima Casa”, secondo i quali l’esenzione dall’imposta di registro può essere richiesta anche nel caso in cui il trasferimento immobiliare avvenga in seguito all’esito di un giudizio.
Per quanto concerne la prova dei requisiti che occorrono per beneficiare dell’agevolazione, si sottolinea che le relative dichiarazioni vanno rese dall’interessato nell’ambito del giudizio, di modo che emergano dal provvedimento finale; tuttavia, le stesse possono essere rese anche in un secondo momento, purché ciò avvenga entro la registrazione dell’atto.
Regione Lombardia mette a disposizione oltre 17,3 milioni di euro per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. Le risorse sono suddivise in due tranche: 16,3 milioni di euro per il 2021 e 998.612 euro per il 2022. I fondi statali saranno ripartiti e trasferiti ai Comuni.
E’ quanto prevede una delibera approvata dalla Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore alla Casa ed Housing sociale, Alessandro Mattinzoli. “Si tratta di un’ulteriore, importante segnale di attenzione – ha commentato Mattinzoli – per un processo che deve arrivare ad ‘annullare’ le barriere architettoniche, per rendere le nostre città sempre più inclusive e accessibili”. I beneficiari dei contributi statali sono i Comuni che dovranno poi liquidare i residenti dopo aver verificato i requisiti di ammissibilità delle richieste.
FONTE: Ansa
La Commissione Europea propone di eliminare i sussidi per le caldaie a combustibili fossili dal 2027. Non indica una data per la loro scomparsa, ma apre la porta ai divieti nazionali e invita gli Stati a pianificare lo stop all’uso di combustibili fossili per il riscaldamento entro il 2040.
Ma questo è stato anche il giorno dell’accordo tra le istituzioni Ue sulle nuove regole per il finanziamento delle infrastrutture energetiche. Con il quale si sono chiuse le porte a gas e petrolio tranne per alcuni progetti come Melita (gasdotto Italia-Malta).
L’esecutivo ha anche presentato un pacchetto di misure sul gas naturale dove si parla delle scorte comuni invocate da Italia, Francia e Spagna per calmierare il picco dei prezzi. Ma Roma, Parigi e Madrid dovranno dare battaglia per ampliare la portata dello strumento, concepito da Bruxelles come extrema ratio in situazioni di emergenza (interruzione delle forniture) più che come un dispositivo di regolamentazione del mercato.
Il pacchetto include misure per creare un mercato dei gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, in particolare biometano e idrogeno. Per ridurre le emissioni di metano gli operatori Ue si sottoporranno a un rigido monitoraggio e saranno obbligati a riparare tempestivamente le eventuali perdite.
Quelli che esportano gas in Europa dovranno presentare un’informativa, il resto sarà affidato alla moral suasion e all’azione diplomatica nel Methane Pledge, il patto sottoscritto da Ue e altri 110 paesi per tagliare del 30% le emissioni di metano in 10 anni. Entro la fine del 2022, inoltre, la Commissione si è impegnata a definire regole comuni per la certificazione delle rimozioni di CO2 da parte dei terreni agricoli e delle industrie Ue, con l’obiettivo di creare un mercato interno per la cattura, l’uso e lo stoccaggio del carbonio.
Nella lunga lista degli interventi annunciati ieri dal vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, non poteva mancare anche l’aspetto giudiziario. Bruxelles ha chiesto di applicare pene minime più severe per gli eco-reati. Commercio illegale di legname, riciclaggio illecito di navi, estrazione illegale di acqua, uso improprio di sostanze chimiche e anche l’introduzione sul territorio di specie invasive dovrebbero essere sanzionati con condanne fino a 10 anni di reclusione.
L’Italia ha raggiunto il traguardo del primo milione di impianti fotovoltaici installati. E nei prossimi anni il numero salirà ancora, in modo esponenziale. Ad annunciarlo è il presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini. “Una cifra tonda importante che però non deve ingannare: siamo ancora molto lontani dagli obiettivi. A fine 2021 raggiungeremo i 22,4 GWp totali, quasi un terzo della Germania che coi suoi quasi 60 GWp garantisce al sistema energetico tedesco un significativo vantaggio, in termini di costi dell’energia, a favore delle imprese tedesche rispetto a quelle italiane”.
Dal 2014 a oggi le nuove installazioni italiane, con una media annuale di meno di 500 MWp, continuano a essere insufficienti per ridurre efficacemente la dipendenza dal gas e quindi per evitare o limitare gli aumenti dei prezzi dell’energia. Un costo per le famiglie e le aziende italiane di cui bisognerebbe chiedere conto a tutti i governi che si sono succeduti dal 2014 a oggi, sempre troppo preoccupati di difendere gli interessi delle partecipate (quindi del gas) piuttosto che della collettività.
I dati parlano chiaro: mentre in Italia (60 milioni di abitanti) nel 2021 si installeranno 950-1000 MWp, in Ungheria (9,7 milioni) 750 MWp, in Belgio (11,5 milioni) 950 MWp, in Francia (64,3 milioni) 1900 MWp, in Polonia (38 milioni) 2.690 MWp, in Spagna (46,7 milioni) 3200 MWp, in Olanda (16,7 milioni) 3400 MWp, in Germania (83 milioni) 5400 MWp.
Eppure oggi il fotovoltaico è l’unica soluzione immediatamente disponibile e di lungo termine contro il caro bollette. Già in passato il solare ha dimostrato di contribuire in modo sostanziale alla riduzione dei prezzi dell’energia: tra il 2008 e il 2014 si è registrato un calo del 40% del prezzo dell’energia, “ senza contare che è anche la soluzione principe per risolvere la crisi climatica ed è la tecnologia che crea più occupazione: da 2 a 6 volte più posti di lavoro rispetto alle altre tecnologie di produzione elettrica”, aggiunge Paolo Rocco Viscontini.
Secondo Italia Solare, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico al 2030 e oltre è necessario dare massima priorità alla definizione degli obiettivi regionali e delle aree idonee, tra le quali dovrebbero rientrare da subito aree industriali, cave, discariche e aree agricole abbandonate. “La tutela dell’ambiente e della salute non deve dipendere dalla tutela del paesaggio ”, ha detto Paolo Rocco Viscontini con riferimento ai continui stop autorizzativi causati dalle sovrintendenze, con danni giganteschi per tutti gli italiani e per il paesaggio stesso, che pagherà a caro prezzo (e in realtà già sta pagando) queste opposizioni, in termini di siccità e dissesti idrogeologici causati dai sempre più frequenti eventi climatici catastrofici.
Per le autorizzazioni, la semplificazione auspicata con la Procedura Abilitativa Semplificata (PAS) per impianti su terreni industriali, cave e discariche purtroppo non sta funzionando perché il MITE ha precisato che, per evitare rischi di artati frazionamenti, le linee di connessione devono seguire gli iter autorizzativi standard in presenza di vincoli (che come noto sono sempre presenti lungo le linee), anche in presenza di cavi interrati, nonostante le normative vigenti prevedano il contrario. Ancora una volta non si è stati capaci di semplificare per davvero. Si auspica che il MITE collabori con gli operatori prima di uscire con provvedimenti che alla fine risultano ottenere risultati opposti rispetto a quelli attesi e pure dichiarati.
FONTE: Comunicato Stampa ITALIA SOLARE
Entrerà nel vivo a gennaio, in commissione Finanze alla Camera, l’esame della delega fiscale: si inizierà a votare il testo il 18.
Lo ha stabilito ieri mattina l’ufficio di presidenza della commissione, guidata da Luigi Marattin, definendo il calendario per l’esame della legge delega per la riforma delle tasse, che interviene anche sul catasto.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato a lunedì 10 gennaio alle 15, mentre mercoledì 12 gennaio saranno dichiarate le ammissibilità e subito dopo saranno esaminati eventuali ricorsi.
L’inizio delle votazioni è previsto per martedì 18 gennaio.
L’andamento dei lavori della commissione, viene fatto notare da fonti parlamentari, potrebbe comunque essere condizionato dal calendario, che sarà ufficializzato nei primi giorni di gennaio, per l’elezione in seduta comune del nuovo presidente della Repubblica.
FONTE: ANSA
La rigenerazione urbana è la sfida dei prossimi anni e in Lombardia può essere motore l’economia con oltre 200 miliardi di investimenti.
Le aree degradate, dismesse o a rischio degrado “coprono una superficie territoriale complessiva di circa 22,6 chilometri quadrati, e 67.300 edifici (98% residenziali) sono da riqualificare”, secondo quanto emerge dal “Rapporto sulle nuove periferie lombarde” realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up|Gruppo Unipol, presentato oggi a Milano in occasione del convegno FUTURE CITIES secondo cui il territorio interessato potrebbe essere ben più ampio e arrivare a “circa 250 chilometri quadrati di superficie territoriale e una superficie lorda edificabile di 91 milioni di metri quadrati”.
“La trasformazione di questi territori può attivare investimenti per oltre duecento miliardi di euro fino al 2050 – ha affermato Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del convegno – E’ una occasione unica per intervenire sulle diseguaglianze, dando abitazioni alle fasce più disagiate e anche consentendo un più facile accesso ai servizi”.
Più in generale il mercato immobiliare della Lombardia nel 2021 ha visto compravendite in crescita del 14,2% a fronte di una media italiana dell’11,1% con prezzi medi in crescita, dopo la contrazione del 2020 “Le previsioni per il 2022 indicano un incremento dei volumi transati sul mercato residenziale lombardo di circa il tredici per cento, con una pressione lievemente meno intensa di quella attuale, a fronte di una crescita a livello nazionale dell’8,3 per cento” si legge in una nota.
FONTE: Ansa
Nessun “burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata”. Con queste parole pronunciate in italiano il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha voluto sgombrare il campo da possibili equivoci sul secondo pacchetto clima dell’anno, che completa le iniziative per tagliare entro il 2030 il 55% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990.
Una frase per “affrontare le preoccupazioni specifiche” italiane, ha sottolineato Timmermans, e certificare la marcia indietro fatta da Bruxelles rispetto a una prima bozza del documento dove si paventava l’idea che dal 2030 in poi, prima di vendere un immobile, un proprietario fosse obbligato a compiere interventi di riqualificazione energetica.
“La proposta lascia agli Stati membri la libertà di decidere come far rispettare lo standard minimo di performance energetica”, ha chiarito Timmermans.
Gli edifici nuovi dovranno essere a zero emissioni, per gli altri ci sarà l’introduzione graduale di requisiti minimi di efficienza, come già accade in Paesi come Francia e Olanda.
Con l’esclusione delle case di vacanza e dei palazzi storici, gli Stati membri saranno chiamati a identificare il 15% del parco immobiliare più problematico, che sarà classificato come G, e a promuovere politiche per la sua riqualificazione portandolo al grado F della scala entro il 2030, e al grado E nel 2033. Per gli edifici pubblici le scadenze sono state fissate rispettivamente al 2027 e al 2030.
“Abbiamo risorse Ue e nuove linee guida sugli aiuti di Stato per aiutare i paesi e le famiglie ad aumentare il valore della propria casa e a ridurre la bolletta”, ha spiegato Timmermans.
Secondo le stime della Commissione, tra finanziamenti per la ripresa e fondi Ue, il contributo del bilancio dell’Unione potrebbe arrivare a 150 miliardi tra oggi e la fine del decennio.
Il Governo avrebbe fino a questo momento stanziato 3,8 miliardi di euro contro il caro bollette. Una cifra insufficiente per far fronte al vertiginoso innalzamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale. Le previsioni degli esperti dicono infatti che i numeri reali saliranno ancora, e che la bolletta del gas crescerà del 50 per cento, mentre quella della luce tra il 17 e il 25 per cento circa.
Per aiutare gli italiani a sostenere il caro bollette, il Governo è intenzionato a riproporre la formula già utilizzata nei mesi scorsi, ovvero limitare l’impatto dei rincari sulle fasce più vulnerabili della popolazione, utilizzando il tetto del reddito per gli aiuti. Probabilmente potrebbe essere ampliata la platea dei destinatari delle agevolazioni attraverso un fondo apposito.
Ma non è certo una misura sufficiente per risolvere il problema, che sta mettendo in ginocchio le industrie energivore, ossia quelle che utilizzano grandi quantità di energia per le loro attività produttive.
Oltre alle misure di aiuto economico alle fasce sociali ed, eventualmente, ai settori economici più in difficoltà, il governo sta pensando anche a una soluzione di lungo termine, strutturale, che potrebbe consistere in una riforma della bolletta stessa, e nello specifico della voce degli oneri di sistema.
Il presidente di ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), Stefano Besseghini, ritiene che per limitare l’impatto economico dell’aumento dei prezzi dell’energia nel primo trimestre del 2022 si potrebbe procedere con una “replica degli interventi” già effettuati dal Governo nei mesi scorsi. La misura avrà però un costo “assai significativo” ma dovrà essere finanziata “adeguatamente, in particolare per le famiglie più vulnerabili”.
Altri esperti del settore ritengono che la situazione di crisi dei prezzi dell’energia – dovuta principalmente all’aumento del costo del gas naturale, utilizzato anche per generare elettricità – potrebbe risolversi una volta conclusa la stagione fredda. Il rischio è però quello di ritrovarsi ad affrontare il medesimo problema il prossimo autunno.
Per risolvere il problema sarebbe necessario intervenire sulle sue cause, riducendo l’esposizione al mercato spot del gas (quello che prevede una compravendita immediata), più volatile, e puntando invece sui contratti a lungo termine, dove i prezzi vengono definiti con chiarezza. Trovare, insomma, un sistema più equilibrato per i consumatori finali, che attraverso legami ai nuovi contratti a lungo termine, riduca la volatilità dei prezzi al consumo ed eviti, in periodi di shortage come l’attuale – che potrebbero però diventare strutturali – di pagare prezzi assurdamente elevati.
C’è anche chi auspica, da parte del governo Draghi, una misura simile a quella decisa in Spagna: attingere ai profitti delle società energetiche, giudicati eccessivi, per procurare risorse da destinare al contenimento dei costi dell’energia per cittadini e imprese, imponendo un limite massimo ai prezzi del gas naturale e abbassando la tassa sull’elettricità.
Tutte ipotesi, per ora. E mentre il Governo decide, le bollette continuano ad aumentare.
La Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, accoglie con soddisfazione le proposte emendative presentate da tutte le forze politiche al DL PNRR e Semplificazioni, che chiedono di consentire anche agli agenti immobiliari di poter consultare online le banche dati catastali.
Presso la commissione Bilancio della Camera, gli onorevoli D’Attis (FI), Giacometto (FI), Lucaselli (FDI), Martinciglio (M5S), Pagano (PD), Pettarin (CI), Prestigiacomo (FI), Rampelli (FDI), Torto (M5S) e Trancassini (FDI), hanno presentato alcuni emendamenti identici al DL 152/2021 sull’attuazione del PNRR, che chiedono di consentire anche agli agenti immobiliari di accedere alle banche dati catastali, senza doversi recare fisicamente presso gli sportelli dell’Agenzia delle Entrate.
Da più di dieci anni oltre 45.000 agenti immobiliari chiedono di poter consultare online le banche dati catastali, al pari degli altri professionisti del settore immobiliare, senza doversi recare, ancora, fisicamente presso gli sportelli degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate per consultare le planimetrie.
Gli emendamenti 27.6 Pagano (PD); 27.10 Torto, Martinciglio (M5S); 27.13 Pettarin (CI); 27.18 Giacometto, D’Attis, Prestigiacomo (FI) e 27.22 Trancassini, Lucaselli, Rampelli (FDI) presentati al DL PNRR vanno esattamente in questa direzione e, con l’emergenza sanitaria da Covid-19 in corso, tutelano non solo la salute degli agenti immobiliari ma anche quella delle loro famiglie, dei dipendenti degli uffici territoriali e dei rispettivi utenti.
“È assurdo che nel XXI secolo e con un’emergenza sanitaria globale ancora in corso ci si debba recare ancora fisicamente presso un ufficio pubblico per farsi stampare un documento quando lo si potrebbe fare comodamente online senza rischi per la salute propria e degli altri, con un notevole risparmio di tempo e a vantaggio dell’ambiente”, ha dichiarato il Presidente nazionale Fimaa Santino Taverna.
“Per questo chiediamo agli Onorevoli D’Attis, Giacometto, Lucaselli, Martinciglio, Pagano, Pettarin, Prestigiacomo, Rampelli, Torto e Trancassini e ai relatori gli onorevoli Dal Moro e Pella di continuare a sostenere le proposte per gli agenti immobiliari che rappresentano, senza dubbio, un atto di civiltà a tutela di tutta la categoria e non solo. L’auspicio è che il Governo possa dare parere favorevole e accogliere questa proposta di buon senso, in linea con tutti gli obiettivi assunti con il PNRR” ha concluso il Presidente.
FONTE: Ufficio Stampa FIAIP
Con un po’ di ritardo rispetto alle previsioni iniziali, è incominciata la “rivoluzione televisiva”: la “svolta del digitale” che consentirà la fruizione di trasmissioni migliori sotto il profilo della qualità e della nitidezza delle immagini, un audio di livello superiore e una risoluzione elevata, oltre a rendere possibile la trasmissione di un numero ancora maggiore di canali rispetto ad oggi. Ma non tutti i televisori presenti nelle case degli italiani sono in grado di supportare il nuovo standard. Il Governo ha quindi individuato due diverse formule di “Bonus” per andare incontro alle esigenze delle famiglie.
Annunciato per il primo settembre del 2021, è slittato in data da definirsi “a partire dal primo gennaio 2023” lo “switch off”, il passaggio dallo standard di trasmissione Mpeg2 al più evoluto Mpeg4, a cui seguirà la transizione dal Dvb-T al Dvb-T2, vero emblema della tv digitale terrestre di nuova generazione. Intanto, dal 15 ottobre sono incominciate le prime operazioni per il graduale passaggio al nuovo segnale, che consentirà la riorganizzazione complessiva delle frequenze.
Infatti, mano a mano che gli operatori tv abbandoneranno le frequenze sulla banda 700 MHz, su quest’ultima incominceranno ad operare le compagnie di telefonia mobile per la tecnologia 5G. La “rivoluzione televisiva”, il cui obiettivo è quello di inserire in una porzione di spettro più ristretta la miriade di canali televisivi adottando sistemi di trasmissione video più avanzati (come l’HEVC, che permette una migliore qualità dell’immagine con minore occupazione di banda), nasce infatti dall’esigenza di assegnare maggiore spazio alle comunicazioni mobili cellulari.
La graduale liberazione della banda dei 700MHz non comporterà, almeno inizialmente, disagi per gli utenti, ma soltanto una risintonizzazione dell’apparecchio tv: probabilmente le antenne dovranno essere riorientate e gli amplificatori o i filtri condominiali ritarati, ma in questa fase non è comunque necessario adeguare apparecchi e infrastrutture esistenti. Dopo lo “switch off”, invece, non tutti i televisori presenti nelle case degli italiani saranno in grado di supportare il nuovo standard. Secondo le stime sono 17,8 milioni le famiglie che hanno in casa TV con standard DVB-T, per un totale di 35 milioni di apparecchi. Di questi, 13,3 milioni non supportano nemmeno la codifica Mpeg-4. In molti, quindi, si vedranno costretti ad acquistare un nuovo televisore o un decoder di ultima generazione, per continuare ad usufruire dell’enorme offerta televisiva del panorama italiano. Ma prima di precipitarsi nella corsa all’acquisto è bene verificare se il proprio televisore è in grado di supportare il passaggio alla nuova tecnologia.
Nella prima fase del passaggio, i canali DTT abbandoneranno lo standard MPEG-2 per usare esclusivamente l’MPEG-4 (attualmente impiegato solo dai canali HD, quelli dal 500 in su). La transizione definitiva invece avverrà a luglio del 2022 con il passaggio allo standard HEVC.
Regione per regione, ecco quando avverrà il passaggio al nuovo digitale terrestre:
– Dal 15 novembre 2021 al 18 dicembre 2021: Sardegna (Area A1). Dal 3 al 10 gennaio 2022 la Rai attiverà nuove frequenze in Sardegna per i Mux Rai. Vedi qui tutte le date e i comuni nel dettaglio.
– Dal 3 gennaio 2022 al 15 marzo 2022: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano (Area 2), Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, tranne la provincia di Piacenza (Area 3).
– Dal 1° marzo al 15 maggio 2022: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche (Area 4).
– Dal 1° maggio al 30 giugno 2022: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania (Area 1B).