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Arera, uno “scontrino” per le bollette di luce e gas

All’interno delle bollette di luce e gas, probabilmente troveremo presto una sorta di “scontrino” che ci consentirà di comprendere meglio le spese sostenute per l’energia.

Questa è infatti la misura che Arera sta valutando, e che potrebbe vedere la luce tra circa un anno e mezzo.

L’Autorità per l’energia sta infatti per lanciare una consultazione pubblica sul tema, per raccogliere i contributi degli operatori. L’obiettivo di Arera è rafforzare la comprensibilità della bolletta, uniformando il più possibile le informazioni contenute all’interno.

Secondo il documento che verrà posto in consultazione, in futuro la bolletta energetica dovrà essere costituita da una prima pagina obbligatoria – un “frontespizio unificato”, che avrà una struttura identica per tutti i clienti – che includerà anche lo spazio riservato alle comunicazioni di Arera.
Accanto al frontespizio ci sarà la sezione “elementi essenziali”, in cui l’operatore energetico potrà inserire anche informazioni commerciali, ma a patto che si riferiscano all’offerta sottoscritta. Questa opzione non sarà invece possibile per gli operatori del servizio a maggior tutela dell’energia elettrica e nel servizio di tutela della vulnerabilità nel mercato gas. Negli elementi di dettaglio, come avviene già oggi, saranno riportate le informazioni analitiche sugli importi fatturati.

L’elemento cruciale della bolletta sarà costituito dal frontespizio unificato, che dovrebbe raccogliere anche le richieste delle associazioni dei consumatori domestici. Queste ultime chiedono infatti la massima uniformità nell’esposizione delle informazioni tra tutti i fornitori, soprattutto per favorire una semplice e immediata possibilità di confronto delle offerte.
Il frontespizio unificato conterrà quindi tutte le informazioni di base: i dati identificativi del cliente, il servizio e il mercato di riferimento e le informazioni su fatturazione e pagamento.

Proprio su fatturazione e pagamento Arera propone uno schema di rappresentazione dei costi più semplice dell’attuale, distinguendo tra la quota fissa (quella, cioè, indipendente dai consumi) e la quota variabile (quella che varia in proporzione ai consumi effettuati).

Per il momento Arera ha sottoposto alla consultazione tre diversi modelli per rappresentare i costi, ma l’obiettivo è quello di favorire una modalità di tipo “scontrino dell’energia”, che evidenzi in modo chiaro l’importo netto dovuto dal cliente rispetto ad eventuali ricalcoli o altre partite (che possono includere servizi accessori, contributi di connessione etc.) e, per i soli aventi diritto, il bonus sociale. La distinzione dovrebbe riguardare anche il canone di abbonamento alla televisione (ove applicabile), e gli importi legati alle imposte.

Intanto, nei giorni scorsi l’Osservatorio di Segugio.it ha riportato un’analisi dalla quale è emerso che “i primi mesi del 2024 confermano un calo dei consumi di energia elettrica e gas”.
Segugio.it evidenzia una maggiore attenzione al risparmio in bolletta da parte degli utenti, ma anche un calo dei costi della materia prima. Per quanto riguarda l’energia elettrica, si nota anche un aumento rilevante della diffusione di forniture con potenza impegnata superiore a 3 kW.

La rivoluzione dell’edilizia residenziale pubblica piemontese parte da Biella

Inaugurato il primo l’ufficio di segretariato sociale di quartiere in via 53° Fanteria 13, a Biella. Il progetto si svilupperà anche in quattro quartieri degradati di edilizia pubblica sul territorio piemontese, due a Torino e uno ad Alessandria. Obiettivo: l’emersione e l’intercettazione delle situazioni di fragilità, isolate e diffuse nell’area individuata, con attivazione per il sostegno e l’integrazione con i servizi sociali e sanitari. L’assessore Caucino: «Oltre a quello della città laniera apriranno, in Piemonte, altri 3 sportelli: creeremo progetti rivolti a residenti in alloggi di edilizia sociale in condizione di particolare fragilità socio-economica». Complessivamente il progetto coinvolgerà, in tutto il Piemonte, 2000 immobili e 6000 persone.

Badante diffusa, portierato sociale, servizi di trasporto ed accompagnamento anziani, assistenza domiciliare, coaching individuale, accompagnamento e supporto in ambito lavorativo, mediazione culturale, consegna spesa e pasti a domicilio, dopo scuola e servizi per minori. E ancora: auto mutuo aiuto con il coinvolgimento dei residenti, adozione di banche del tempo, servizio dopo scuola, spazio bimbi, nonno vigile e attività di socializzazione nel tempo libero ed eventi a carattere culturali.

Una vera e propria «rivoluzione» orientata al miglioramento della sicurezza sociale, della sussidiarietà e del benessere nelle case popolari: si è tenuta oggi a Biella l’inaugurazione del primo dei quatti sportelli di segretariato sociale di quartiere previsti nell’ambito del progetto «N.O.I.» (Nucleo Operativo Integrato) per la casa. Il progetto, finanziato con il programma regionale Fse 2021-2027 della Regione e voluto dall’assessore regionale alle Politiche per la Casa, Chiara Caucino, prevede infatti la sperimentazione di nuovi modelli welfare rivolti a residenti in alloggi di edilizia sociale in condizione di particolare fragilità socio-economica Nelle prossime settimane ci sarà l’apertura gli altri sportelli di Alessandria e Torino. In particolare a Torino il progetto riguarderà gli stabili di via Forlì e via Montevideo, mentre ad Alessandria quello di via Gandolfi. Complessivamente, in tutto il Piemonte, saranno coinvolti 2mila immobili per un totale di 6mila persone. L’investimento totale è di 3 milioni di euro per i primi 24 mesi e altrettanti per i successivi due anni.

Il taglio del nastro del primo sportello a Biella è avvenuto alla presenza di Caucino e di numerose autorità locali e di cittadini: la sede biellese del presidio territoriale ha sede in via 53° Fanteria 13, dove una équipe multidisciplinare e i volontari delle associazioni del territorio avranno come obiettivo l’emersione e l’intercettazione delle situazioni di fragilità, isolate e diffuse nell’area individuata, attivandosi per il sostegno e l’integrazione con i servizi sociali e sanitari.

Nell’ambito del progetto, coordinato dalla Cooperativa Maria Cecilia, è prevista l’attivazione di servizi di dopo scuola e sostegno alla crescita per bambini, di domiciliarità leggera per le famiglie e gli anziani e accompagnamento e supporto in ambito lavorativo. I locali del segretariato saranno sede di incontro per le buone pratiche amministrative, gruppi di condomini per incontri informativi di cittadinanza ed economia domestica. Per le aree comuni il progetto prevede la costituzione di una squadra individuato tra gli abitanti del quartiere che metterà in atto interventi di riqualifica di spazi comuni, di pulizia straordinaria e manutenzione di aree verdi ed orti.

«Quella che parte oggi – ha spiegato l’assessore Caucino – di una vera e propria “rivoluzione” e di una importante formula innovativa di intervento in materia di welfare abitativo. Con “N.O.I. per la Casa” creeremo progetti rivolti a residenti in alloggi di edilizia sociale in condizione di particolare fragilità socio-economica. Oltre a quello di Biella, il primo ad essere inaugurato, apriranno altri tre nuclei operativi in Piemonte, composti da diverse figure professionali per sostenere nuclei famigliari che si trovano in condizione di vulnerabilità ed a rischio di emarginazione e isolamento, e per promuovere la creazione di reti solidali e la responsabilizzazione degli assegnatari in merito alla gestione degli spazi comuni».

«Per questo progetto – ha concluso Caucino – sono stati stanziati complessivamente 3 milioni di euro, di cui 750mila euro per l’area del Biellese e altri 3 milioni verranno stanziati nei prossimi anni. Complessivamente “N.O.I. per la casa” interessa, in Piemonte, 2mila immobili e 6mila persone: in via Fanteria, a Biella, gli alloggi interessati sono 500, per un totale di circa 1500 persone coinvolte».

Per il presidente di Atc Piemonte Nord, Marco Marchioni, «si tratta di un progetto che conferma il livello di attenzione che l’amministrazione regionale in carica e l’assessore Caucino, che ringrazio, hanno prestato in questi cinque anni e prestano tuttora, nei confronti delle fasce ancor più socialmente deboli che sono quelle degli inquilini delle case popolari. Un primo tassello di un’iniziativa a più ampio raggio, che si prefigge lo scopo di utilizzare gli strumenti dell’integrazione sociale come antidoto e barriera al degrado».

«Con oggi – spiega Tiziana Rossi, Presidente della Cooperativa Maria Cecilia – capofila dell’ATS costituita da Consorzio Il Filo da Tessere, Associazione Centro di Accoglienza l’Arcobaleno, Associazione La Rete; Associazione Casa di Giorno, Associazione Hope club – inizia un importante percorso di riqualificazione di uno dei quartieri più popolati di Biella. Questo appartamento è il primo luogo restituito alla comunità. Sarà uno spazio aperto tutti giorni in cui gli abitanti potranno trovare e ricevere informazioni, supporto nelle pratiche per il mantenimento del bene casa, facilitazione all’accesso dei servizi e/o alle innumerevoli opportunità che il nostro territorio riserva, confronto e costruzione di percorsi per un sostegno alla gestione della quotidianità. Uno spazio in cui poter riprogettare il quartiere attraverso un processo partecipato. Noi per la casa Biella è un’occasione di ricostruzione collettiva di cittadinanza».

Comunicato Stampa Regione Piemonte

Biopiscine: una soluzione ecologica per la sostenibilità ambientale

Nel contesto attuale in cui la preoccupazione per l’ambiente e la sostenibilità è sempre più prominente, emergono soluzioni innovative che non solo offrono svago e benessere, ma contribuiscono anche alla salvaguardia dell’ecosistema.

In questo contesto, le biopiscine si ergono come una pietra miliare della sostenibilità ambientale, offrendo un’alternativa ecologica e all’avanguardia alle tradizionali piscine chimiche.

Nel Nord Europa è una tradizione consolidata: costruire una piscina significa rispettare il territorio circostante e, quindi, la scelta ricade inevitabilmente su tipologie green, come le biopiscine.

Realizzate senza cemento armato, progettate per favorire l’incremento delle varietà di flora e di fauna, oltre che per regalare uno specchio d’acqua balneabile, sono una soluzione interessante. Negli ultimi anni anche in Italia stanno avendo successo: i vantaggi sono evidenti e non riguardano solo l’adesione a una filosofia eco.

Uno dei temi che verrà affrontato nella terza edizione di Cosmogarden, la biennale del verde dedicata alla progettazione, realizzazione, arredo e manutenzione degli spazi verdi indoor e outdoor, in programma al Brixia Forum di Brescia dal 5 all’8 aprile.

“Le biopiscine offrono diversi vantaggi rispetto a quelle tradizionali clorate. – spiega Marcello Bianchin, Oase Italia srl – Innanzi tutto la sostenibilità ambientale, dal momento che utilizzano un sistema di filtraggio naturale che elimina la necessità di prodotti chimici come il cloro e l’acido per regolare il pH. Questo riduce l’impatto ambientale e la presenza di sostanze chimiche dannose nell’acqua, contribuendo a preservare l’ecosistema circostante. Inoltre, la qualità dell’acqua è migliore: il sistema di filtraggio naturale delle biopiscine aiuta a mantenere l’acqua pulita e priva di sostanze nocive in modo più efficace rispetto ai prodotti chimici tradizionali. Infine, le biopiscine sono progettate per integrarsi armoniosamente con l’ambiente circostante, offrendo un’estetica più naturale e accattivante rispetto a quelle tradizionali”.

Qual è la differenza sostanziale tra la biofiltrazione e la filtrazione chimica classica?
“La differenza sostanziale risiede nei metodi utilizzati per purificare e mantenere l’acqua della piscina. La biofiltrazione di tipo 5 si basa sull’utilizzo di filtri specializzati che ospitano batteri denitrificatori e zooplancton, oltre a filtri meccanici che intrappolano i fosfati presenti nell’acqua. Questi filtri, noti anche come filtri a scambio ionico, eliminano i fosfati, una fonte di nutrimento per alghe e batteri, limitando così la loro crescita e mantenendo l’acqua pulita e chiara. Questo metodo non coinvolge l’uso di sostanze chimiche aggressive come il cloro e gli acidi correttori del pH. D’altra parte, la filtrazione chimica classica si basa sull’utilizzo di sostanze chimiche per sterilizzare l’acqua che agiscono uccidendo i batteri, le alghe e altri microrganismi presenti, mantenendola così sicura per il nuoto. Tuttavia, l’uso di prodotti chimici può causare irritazioni cutanee, problemi respiratori e può avere un impatto negativo sull’ambiente circostante. Inoltre un monitoraggio costante è necessario, in quanto la presenza di molti nutrienti si rivela potenzialmente problematica dal punto di vista della salute qualora ci fosse uno sbalzo nel pH o il cloro avesse esaurito la sua efficacia”.

Quali sono i costi?
“C’è una riduzione dei costi a lungo termine: sebbene l’installazione iniziale di una biopiscina possa essere leggermente più costosa rispetto ad una vasca tradizionale, nel lungo periodo comporta risparmi significativi. L’eliminazione dei costi legati all’acquisto e alla gestione dei prodotti chimici per il trattamento dell’acqua, il minor costo elettrico d’esercizio, il consumo ridotto d’acqua compensano decisamente il costo iniziale aggiuntivo”.
In un momento in cui la consapevolezza ambientale è fondamentale per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e alla conservazione delle risorse naturali, le biopiscine rappresentano un passo significativo verso uno stile di vita più ecologico e sostenibile nell’insieme della progettazione di uno spazio outdoor, giardini e aree verdi.
Le biopiscine, spesso denominate piscine naturali, integrano armoniosamente il design paesaggistico con i principi di filtrazione naturale, utilizzando piante acquatiche, microbi e materiali filtranti naturali per mantenere l’acqua pulita e sicura per il nuoto. Questo approccio elimina l’uso di sostanze chimiche nocive come il cloro, riducendo notevolmente l’impatto ambientale e promuovendo la biodiversità. Sara Ezio Cammarata ad illustrare quali tecniche utilizzare per un giardino zen grazie alla realizzazione di biolaghi e giochi d’acqua.

Quali piante vengono utilizzate per la depurazione delle biopiscine?
“L’organizzazione mondiale delle acque balneabili ha definito 5 tipologie che vanno dal tipo 1 totalmente naturale, praticamente un laghetto in cui la filtrazione viene delegata totalmente alle piante, al tipo 5 dove è compatta come una piscina e la filtrazione è totalmente controllata per mezzo di filtri.- spiega Ezio Cammarata, titolare dell’omonima Azienda agricola – Si parla di laghetto balneabile per le tipologie 1, 2 e 3 e biopiscina per la 4 (piscina con una piccola parte piantumata, anche non direttamente annessa alla zona balneabile), e propriamente la tipo 5 non è formalmente distinguibile da una al cloro o al sale (che sempre al cloro è, prendendolo dal cloruro di sodio e libera appunto il cloro)”.

Una biopiscina richiede condizioni particolari come spazio o localizzazione, rispetto ad una piscina tradizionale?
“No, la biopiscina di tipo 5 necessita esattamente degli stessi ingombri di una classica, mentre dal tipo 1 al 4 va considerato lo spazio per la zona di rigenerazione, dove andranno piantumate le piante”.

La terza edizione di Cosmogarden offrirà un ricco calendario di eventi calibrati alle attese dei visitatori, che potranno così approfondire le proprie competenze o andare alla scoperta delle mille sfaccettature del mondo “green” attraverso docenti di altissimo livello, architetti del verde, esperti vivaisti e giardinieri professionisti.
Ma Cosmogarden sarà anche una finestra privilegiata su giardini e terrazze, arredo outdoor e interior garden, fino alle attrezzature e alla strumentazione necessaria alle manutenzioni del verde.

SITO https://www.cosmogarden.it/

Arera, l’ultimo aggiornamento tariffario

arera logo

Il 28 marzo l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente ha comunicato le tariffe delle bollette della luce per la maggior tutela relative al secondo trimestre di quest’anno. È stato l’ultimo aggiornamento tariffario dell’Arera. Il primo luglio termina infatti il regime tutelato, dove i prezzi sono stabiliti dall’Autorità.

Prevista più volte e sempre rinviata, la fine della tutela ormai è legge. Il regime è nato nel 2007 per accompagnare in modo graduale i consumatori verso la liberalizzazione del mercato energetico, decisa dall’Unione Europea e introdotta in Italia dai decreti Bersani.

Il mercato tutelato ha rappresentato uno strumento che ha permesso di avere un bilanciamento del meccanismo di scelta e di offrire un prezzo efficiente della fornitura. A mano a mano che il mercato maturava la tutela si assottigliava e oggi vale intorno al 30% dei circa 30 milioni di clienti domestici. Questo non significa che avranno termine le altre tutele, quali gli obblighi contrattuali, la trasparenza, la qualità del servizio.

Per quest’ultimo periodo del regime tutelato dell’energia elettrica (aprile, maggio e giugno), sono attese tariffe in calo. Questo sia perché si è verificata una riduzione dei prezzi del gas, ai quali la luce è in qualche maniera legata, sia perché il secondo trimestre dell’anno è sempre quello con consumi minori: l’inverno è finito e i condizionatori non sono ancora accesi.

Dal primo luglio chi è in tutela e non è vulnerabile entrerà automaticamente nel Servizio a Tutele Graduali, in cui il prezzo della materia prima è legato al Pun e che in base all’esito delle aste godrà di uno sconto del costo di commercializzazione, che sommando tutto arriva a circa 130 euro all’anno.

Il Servizio a Tutele Graduali avrà la durata di circa tre anni. Terminerà infatti il 31 marzo 2027, mentre il servizio di tutela della vulnerabilità durerà per sempre. Partirà il primo luglio di quest’anno e avrà le caratteristiche della vecchia tutela ma un po’ ripensata, con tariffe stabilite mensilmente dall’Arera, anche se non ci sarà un aggiornamento tariffarie trimestrale. In questo primo periodo saranno ancora forniti dagli esercenti la Tutela, poi come per i non vulnerabili, i clienti saranno assegnati ai fornitori attraverso aste, che si svolgeranno a inizio del 2025 e che terranno conto anche dei lavoratori dei contact center.

Ritorna l’ora legale

Il cambio dell’ora avverrà tra sabato 30 e domenica 31 marzo: alle 2 di notte passeremo automaticamente alle 3 di notte. Dormiremo quindi un’ora in meno, ma il giorno dopo il tramonto sarà un’ora più tardi e si potrà quindi godere di un’ora di sole in più.

Da anni si parla della possibile abolizione del cambio d’ora in Italia. Sono soprattutto i Paesi del Nord Europa a spingere in questa direzione. Vista la loro posizione geografica infatti, nei mesi estivi questi Paesi non vedono un particolare beneficio nel cambio d’ora, che conviene di più ai Paesi del Mediterraneo, dunque anche all’Italia. Il cambio d’ora continuerà quindi anche nei prossimi anni sul Belpaese.

Molti anni fa era riconosciuta come “ora estiva”, a differenza di ora legale: è infatti un orario che si usa nei mesi più caldi dell’anno, con più ore di sole, sfruttando al meglio le ore di luce nei mesi che vanno dalla primavera all’autunno. Grazie al cambio d’ora, infatti, le ore di luce coincidono con le ore di attività della maggior parte della popolazione e si risparmia moltissimo sul piano dell’energia.

Vietato potare siepi e abbattere alberi dopo il primo aprile

Dall’1 aprile al 31 agosto, o per periodi più estesi in base ai regolamenti locali, è vietato potare siepi e alberi. Questo perché è il periodo della riproduzione degli uccelli attraverso la nidificazione. Sfalciare le piante potrebbe quindi comportare la distruzione di nidi e la morte di animali, danneggiando il naturale equilibrio dell’ecosistema e quindi l’ambiente. La violazione del divieto comporta multe che possono anche essere molto consistenti.
A stabilire queste regole è una direttiva dell’Unione europea, la n. 2009/147/CE, nota come “Direttiva uccelli”, che ha lo scopo di salvaguardare la tutela e la gestione degli uccelli selvatici, delle loro uova e degli habitat nel territorio europeo.
La protezione dei nidi, degli habitat e dei piccoli degli uccelli è garantita anche da una legge nazionale. La legge n. 157/1992 è infatti dedicata alla protezione della fauna selvatica e all’articolo 21 sancisce che è vietato “rimuovere, danneggiare o comunque rendere inidonee al loro fine le tabelle legittimamente apposte ai sensi della presente legge o delle disposizioni regionali a specifici ambiti territoriali”, prevedendo diverse sanzioni commisurate alla gravità delle violazioni.
Spetta poi agli enti locali regolamentare con maggior precisione, delineando le date precise in cui vige il divieto e le multe. L’intervento di controllo è sollecitato, oltre che dai cittadini, dalle associazioni ambientaliste e per la protezione della fauna.
Il divieto riguarda siepi, alberi e rami, perché oltre alla nidificazione in sé bisogna tenere conto delle possibili tane e dei cuccioli che si riparano. Si applica al verde pubblico ma anche ai privati.
Di conseguenza, è vietato potare siepi e alberi dopo l’1 aprile, così come è vietato in generale l’abbattimento delle specie vegetali, altrimenti si rischiano multe dall’importo variabile in quanto stabilito dagli enti.
Il divieto riguarda tutte le specie vegetali nel periodo di ripresa vegetativa e di riproduzione degli uccelli e resta in vigore fino alla fine di agosto. Sono consentiti gli interventi indispensabili per necessità e urgenza. Ad esempio, è ammessa la potatura di alberi instabili e pericolanti.

Servizio a tutele graduali, la campagna informativa

Procede, nel settore energetico, la transizione dal mercato tutelato a quello libero. In base alla linea dettata dall’ultimo Decreto Energia, Acquirente Unico ha predisposto una campagna informativa volta ad accompagnare i clienti domestici verso il superamento della maggior tutela e l’ingresso, a partire dal 1° luglio 2024, nel Servizio a tutele graduali.

Il primo passo della campagna informativa che sarà svolta, per conto del MASE, consiste nella realizzazione di quattro spot, da 30 secondi ciascuno, ognuno con caratteristiche differenti, che saranno trasmessi nelle prossime settimane sui canali della televisione generalista. Obiettivo dei messaggi è quello di per far comprendere agli utenti quali sono gli strumenti a disposizione per muoversi con consapevolezza nel mercato dell’energia. In seguito, partirà anche una campagna sulla carta stampata e sui social network.

Dal 1° luglio i clienti dell’ex mercato tutelato potranno beneficiare di uno sconto di circa 130 euro all’anno per i prossimi tre anni.

Da questo meccanismo sono esclusi però i cosiddetti “clienti vulnerabili”, una categoria che racchiude le persone con oltre 75 anni di età, chi si trova in condizioni svantaggiate, i disabili, chi versa in gravi condizioni di salute e chi risiede in abitazioni di emergenza o in isole minori non interconnesse.

Questi utenti continueranno ad essere serviti “in maggior tutela” e, successivamente, mediante un “servizio di vulnerabilità” simile alla tutela, che separa l’approvvigionamento dell’energia all’ingrosso (Acquirente Unico) e la gestione commerciale (i nuovi operatori, scelti tramite gara). Quest’ultima differenza è capitale, poiché è molto improbabile che dalle aste per la vulnerabilità usciranno degli sgravi simili a quelli delle tutele graduali.

Si potrà quindi creare il paradosso che i clienti vulnerabili pagheranno più degli altri clienti. Inoltre, la condizione di vulnerabilità è automatica: chi la acquisisce, se non ha sottoscritto un’offerta sul libero mercato, viene fatto migrare al servizio di vulnerabilità. Se quindi un cliente del servizio a tutele graduali – che ha appena ricevuto lo sconto – compie 75 anni d’età (oppure chiede il rilascio dell’ISEE in quanto disoccupato e povero), vedrà la sua bolletta aumentare di 130 euro.

Acqua, in aumento la spesa media a famiglia

La cifra spesa per la bolletta idrica da una famiglia nel 2023 è di 478 euro, con un aumento del 4% rispetto al 2022 e del 17,7% negli ultimi 5 anni. Aumenti in più dei due terzi dei capoluoghi di provincia italiani.

Rispetto all’anno precedente l’incremento maggiore, di circa il 16%, si registra a Vibo Valentia, mentre ad Isernia la bolletta è praticamente raddoppiata rispetto al 2019.

Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale di 867€ mentre Milano e Cosenza conquistano la palma di capoluoghi più economici con 184€.

La Toscana è la regione più costosa (con 732€), con ben 8 suoi capoluoghi nella top ten delle province più care; il Molise la più economica (226€), in Trentino Alto Adige l’aumento più consistente (+9%).

Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all’interno degli stessi territori. Ad esempio, nel Lazio, tra Frosinone e Rieti intercorre una differenza di 475 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria.

In base agli ultimi dati Istat (anno 2020), la dispersione idrica nei capoluoghi di provincia è pari in media al 36,2% e raggiunge il 42,2% come territorio complessivo italiano. In alcune aree del Paese (soprattutto Sud e Isole) si disperde più della metà dei volumi d’acqua immessi in rete. Se si analizza ulteriormente lo spaccato di alcune realtà, in Basilicata va disperso il 62% della risorsa idrica, mentre la Valle d’Aosta si ferma al 23,9%. Fra i capoluoghi di provincia spicca in negativo il dato di Belluno e Latina, dove la dispersione idrica assume dimensioni anche superiori al 70%; in positivo la città di Macerata con appena il 9,8%.

La fotografia emerge dal XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, a cura dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, presentato nel corso dell’evento “Cara acqua, una risorsa da risparmiare e tutelare”.

Il Rapporto ha preso in esame le tariffe per il servizio idrico integrato applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2023 in riferimento ad una famiglia tipo composta da 3 persone con un consumo annuo di 182 metri cubi. Se ci attestiamo su un consumo di 150 mc l’anno, risparmieremmo in media 101€, ossia quasi il 27%; una famiglia toscana, la più tartassata a livello nazionale, potrebbe arrivare a pagare 183€ in meno, ed anche una famiglia molisana avrebbe un risparmio di 42€.

Una famiglia di tre persone, con soglia ISEE fino a 9.530 euro e che ha accesso al bonus sociale idrico, secondo le nostre rilevazioni risparmia annualmente circa 104 euro, ossia il 22% o 27% in meno a seconda che abbia un consumo annuo di 182 metri cubi o di 150 metri cubi.

Consumi e sprechi, le abitudini degli italiani

Nel corso dell’evento sono stati presentati anche i dati di una consultazione che ha interessato 3355 cittadini su conoscenza, percezioni e comportamenti di consumo dell’acqua.

Ne emerge che i cittadini sono poco consapevoli del proprio livello di consumo, visto che dichiarano di usare quotidianamente 62 litri di acqua, molto al di sotto del consumo medio ad abitante indicato da Istat in circa 215 litri al giorno.

Quasi uno su tre non conosce il proprio fornitore del servizio idrico e oltre il 37% ritiene la bolletta troppo alta. Il 43% non conosce il bonus sociale e il 62% quello integrativo messo eventualmente a disposizione dal proprio Comune di residenza. Inoltre, quasi l’80% vorrebbe ricevere informazioni circa l’impronta idrica dei prodotti che acquista, al fine di poter compiere scelte più responsabili.

Emerge che oltre il 90% si dichiara attento a non sprecare acqua, e lo fa essenzialmente preferendo la doccia al bagno, e utilizzando gli elettrodomestici a pieno carico. Circa la metà dei cittadini intervistati non beve regolarmente acqua di rubinetto e, sebbene la metà dichiari di avere a disposizione nel proprio Comune le cosiddette Case dell’acqua, quasi il 40% afferma di non aver mai fatto rifornimento presso le stesse.

Un cittadino su due ritiene insufficienti le informazioni a disposizione sulla qualità dell’acqua di rubinetto e nella stessa percentuale vorrebbe riceverne di più puntuali al riguardo attraverso la bolletta. Per chi acquista prevalentemente quella in bottiglia, la spesa media mensile è fra i 20-25 euro a famiglia. Il 45% ritiene più sicura e controllata l’acqua in bottiglia, percentuale che sale al 57% nel Sud e nelle Isole, dove tra l’altro uno su quattro dichiara che nel proprio comune sono state emesse ordinanze di non potabilità.

“Anche quest’anno registriamo un ulteriore incremento dei costi sostenuti dalle famiglie per il servizio idrico e, a fronte di ciò, torniamo a sottolineare la necessità di rafforzare gli strumenti a supporto delle fasce più deboli della popolazione, ampliando la platea degli aventi diritto al bonus sociale idrico e la diffusione dei bonus integrativi previsti da un numero ancora limitato di territori” afferma Tiziana Toto, responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. “Molto ancora c’è da fare al fine di promuovere comportamenti più sostenibili da parte dei consumatori, anche se, anno dopo anno, si rivelano sempre più attenti e interessati ad avere strumenti chiari per compiere scelte sostenibili. A tal proposito apprezziamo la direttiva 825/2024 sulla Responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde, pubblicata in Gazzetta ufficiale EU, che rappresenta un primo importante passo per porre dei limiti alle comunicazioni ambigue e strumentali riguardo l’impatto ambientale di prodotti e servizi, accogliendo così la richiesta dei consumatori di una informazione più attendibile e veritiera”.

Comunicato stampa

Federconsumatori: allarme per le bollette alle stelle

In tanti, da tutta Italia, si stanno rivolgendo agli sportelli di Federconsumatori per avere assistenza e verificare gli importi, in alcuni casi più che decuplicati, delle loro bollette di energia.

Un caso eclatante è quello di un cittadino modenese di 95 anni, che ha ricevuto dal fornitore una bolletta del gas di 3.116,62 euro per il bimestre novembre-dicembre 2023. Un aumento assolutamente spropositato, che è arrivato in maniera del tutto inaspettata: non aveva ricevuto, infatti, alcuna comunicazione e si è accorto della modifica tariffaria soltanto con l’arrivo della maxi-bolletta. Ora teme per la prossima, relativa ai consumi di gennaio-febbraio, che con tutta probabilità sarà ancora più alta.

Altri casi a Piacenza, con un utente che in cinque mesi si è visto recapitare ben 3 bollette dell’energia elettrica dall’importo complessivo di oltre 1.600 euro. Importi piuttosto esosi, soprattutto perché il cittadino interessato aveva chiesto una modifica del proprio contratto per ottenere tariffe più vantaggiose. Peccato che il gestore, senza fornire comunicazione alcuna, avesse respinto non solo la modifica contrattuale, ma anche il sollecito effettuato dall’utente, che quindi continuava a pagare con la vecchia “cara” tariffa. Ancora a Piacenza, la Congregazione delle Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata ha ricevuto una bolletta del riscaldamento di oltre 13mila euro.

Gli aumenti vertiginosi non risparmiano nessuna area del Paese: ad esempio, si è rivolta agli sportelli di Federconsumatori una cittadina di Napoli, che si è ritrovata a pagare al suo fornitore ben 750 euro di costi fissi annui sull’energia elettrica e altrettanti 750 per il gas, in aggiunta alla fatturazione dei consumi.

Questo situazione, scrive Federconsumatori in una nota “è l’esempio di una strategia molto utilizzata dalle aziende, che puntano a far sottoscrivere, soprattutto telefonicamente, dei contratti a prezzo variabile (indicizzati in base al Pun per l’elettricità e al Psv per il gas), ma poi “ricaricano” in bolletta cifre improponibili sui costi fissi, che, per di più, non sono nemmeno indicati chiaramente in bolletta”.

“In generale – precisa Federconsumatori – è una situazione intollerabile, che non farà che peggiorare con l’abolizione del mercato tutelato anche nel settore elettrico, dal prossimo luglio, determinando così quel che appare un vero e proprio far west delle tariffe, mentre i cittadini sono lasciati in balia di abusi e aumenti incontrollati, spesso furbescamente perpetrati dalle troppe aziende che operano nel nostro mercato, alcune delle quali con pratiche corsare”.

Prosegue la nota: “Rivolgiamo un appello urgente al Governo, al Parlamento e ad Arera affinché intervengano subito per porre fine ai soprusi: è ora di finirla con la concezione di una regolamentazione del mercato che si pone come unico parametro il problema della concorrenza tra imprese, abbandonando il tema della tutela del consumatore. Non è accettabile che gli utenti vengano messi in crisi economica per gli smodati appetiti speculativi di aziende a cui viene lasciata mano libera. L’energia non è un bene di consumo voluttuario, ma un bene comune fondamentale, il cui accesso va garantito a tutti in condizioni sostenibili, perché attraverso di essa si realizzano diritti di cittadinanza. A questo servono gli strumenti e le autorità di regolazione di quello che è un mercato particolare soggetto a regolamentazione specifica, non a stabilire le forme di presidio dei profitti privati di operatori qualsiasi”.

Diverse strutture territoriali di Federconsumatori stanno avviando in questi giorni delle cause legali a tutela dei consumatori e, a livello nazionale, l’Associazione sta supportando diverse azioni inibitorie nei confronti di alcune aziende, alle quali si contestano modalità di comunicazione agli utenti delle variazioni dei prezzi, da esse unilateralmente praticate, che appaiono arbitrarie e che vanno impedite e sanzionate.

Il ricorso al giudice, in assenza di altri interventi normativi, sarà necessario per porre rimedio, ad esempio, alla pretesa di imporre al cliente la dimostrazione d’aver ricevuto dall’impresa fornitrice la comunicazione di variazione del contratto attraverso una corrispondenza ordinaria, neppure tracciabile, e di averne, inoltre, contestato i contenuti entro 10 giorni, per poter pretendere il rispetto delle condizioni contrattuali precedenti: una modalità “diabolica” che ha trovato, purtroppo e paradossalmente, proprio nell’Autorità di regolazione un permesso che non esitiamo a definire equivoco, aberrante e sicuramente ingiusto.

Comunicato stampa

“Cara Italia”, report sui rincari di beni e servizi

Facile.it e Consumerismo No Profit hanno pubblicato la nuova edizione del rapporto “Cara Italia”. Dalle bollette ai mutui, dalla telefonia all’ortofrutta, ecco come sono cambiate e come potrebbero cambiare le principali voci di spesa domestica e soprattutto, come accorgersi se stiamo spendendo troppo.

Luce e gas
Nel 2023 una famiglia tipo con un contratto di fornitura nel mercato tutelato ha speso tra luce e gas più di 2.100 euro, valore che scende fino a 1.930 euro per chi ha scelto una fornitura indicizzata nel mercato libero. Gli importi sono inferiori rispetto al 2022.
Per quanto riguarda le attese per il 2024, è una partita ancora tutta da vedere. Il nuovo anno è iniziato con il calo del prezzo delle materie prime, ma non è detto che questo si traduca in una diminuzione delle bollette. Anzi, a gennaio sulle bollette del gas sono tornati l’Iva all’aliquota ordinaria, gli oneri di sistema, è terminato il servizio di tutela per il gas, e solo questa voce ha comportato aggravi fino a 170 euro l’anno per chi non è passato al mercato libero.
Secondo le simulazioni di Facile.it, guardando alle migliori offerte a prezzo bloccato disponibili sul mercato, quest’anno la spesa per luce e gas potrebbe superare i 2.600 euro; o 2.300 euro se si opta per una tariffa indicizzata. Tradotto in percentuale, un possibile aumento tra il 20% e il 38%.
Come capire se si sta spendendo troppo? Tenendo in considerazione tutte le voci che gravano in bolletta, per una famiglia tipo che vuole optare per una tariffa indicizzata, le migliori offerte per l’energia elettrica disponibili oggi hanno un prezzo compreso tra 0,26 e 0,33 euro al kWh; per il gas tra 1,14 e 1,26 euro/smc.
Per chi invece vuole la certezza di una tariffa bloccata, le migliori offerte per l’energia elettrica hanno un prezzo compreso tra 0,32 e 0,36 euro al kWh; per il gas tra 1,29 e 1,44 euro al smc. Se attualmente paghiamo di più, il consiglio è di valutare l’offerta di altri fornitori.
Crescono gli importi recuperati a seguito dei reclami. Nota a margine: gli italiani sono sempre più attenti alle spese domestiche e questo è confermato anche dai dati ARERA analizzati da Consumerismo No profit, da cui emerge che nel primo semestre del 2023, grazie ad un aumento dell’uso dello strumento della conciliazione (+43%), gli importi recuperati dai clienti a seguito di una contestazione sono arrivati a circa 8 milioni di euro.

Mutui
Il 2023 è stato caratterizzato da un aumento dei tassi; secondo le simulazioni di Facile.it, la rata di un mutuo variabile medio sottoscritto a gennaio 2022 (126.000 euro in 25 anni, LTV 70%) alla fine dello scorso anno era salita di oltre il 60%.
Cosa aspettarsi per il 2024? Ancora una volta ci sono buone notizie; la prima è che, salvo imprevisti, la situazione sul fronte dei tassi variabili dovrebbe continuare a migliorare. Chi ha questo tipo di finanziamento potrebbe vedere le prime riduzioni già all’inizio dell’anno; analizzando le aspettative di mercato, Facile.it ha stimato che la rata del mutuo medio sopra indicato potrebbe diminuire di circa 10 euro nel secondo trimestre, arrivando entro fine anno ad un calo di quasi 100 euro (-13%).
Buone notizie anche per i tassi fissi; sul finire del 2023 gli indici sono tornati a scendere e questo ha rilanciato l’offerta dei mutui surroga da parte delle banche. Prendendo in esame il mutuo variabile sopra indicato, guardando alle migliori offerte di surroga presenti oggi sul mercato, il mutuatario potrebbe passare al tasso fisso riducendo la rata di oltre il 20%. Meglio approfittarne il prima possibile, perché non è detto che gli indici restino su questi livelli a lungo.
Quale mutuo scegliere oggi? Per chi vuole sottoscrivere oggi un finanziamento per l’acquisto della casa, il tasso fisso rappresenta un ottimo punto di partenza: considerando il mutuo standard, i migliori tassi (TAN) vanno da 3,10% a 3,30%, con una rata mensile intorno ai 615 euro. Se la vostra banca vi propone valori più alti, potrebbe avere una politica di tassi poco conveniente; meglio verificare l’offerta di altri istituti di credito, tenendo sempre in considerazione che la durata del finanziamento richiesto e il rapporto mutuo/valore immobile possono incidere notevolmente sulle condizioni
I variabili oggi costano più dei fissi e i migliori tassi (TAN) variano tra il 4,66% e il 4,90%, con una rata di partenza vicina ai 715 euro; scegliere questa opzione vorrebbe dire scommettere su un calo in futuro.

Prestiti
Anche il settore dei prestiti personali ha visto un lieve aumento dei tassi di interesse; secondo l’analisi di Facile.it, per un finanziamento standard da 10.000 euro in 5 anni, il tasso medio (TAN) offerto online a gennaio 2024 è arrivato all’8,51% (era 8,12% un anno fa), con una rata pari a 209 euro.
Cosa aspettarsi dal 2024? Difficile fare previsioni, ma di sicuro saranno determinanti le decisioni di politica monetaria della BCE. Se l’inflazione, e con essa i tassi della Banca Centrale Europea, dovessero tornare a scendere, non è da escludere che nel medio periodo anche le condizioni offerte dalle società di credito possano beneficiare del calo.
Come orientarsi nella scelta? Le società di credito possono applicare condizioni più o meno favorevoli in base al profilo del richiedente; migliore sarà la valutazione, più basso potrebbe essere il tasso. Se avete tutte le carte in regola e cercate un prestito, tenete a mente che per un finanziamento standard (10.000 euro in 5 anni) se si cerca bene è possibile trovare offerte con un TAN vicino al 6%. Occhio sempre anche al TAEG, che rappresenta il costo complessivo del prestito; in questo caso, un buon tasso di riferimento varia tra 8% e 10%.

Telefonia mobile e internet casa
Sul fronte della telefonia mobile e fissa, le tariffe per chi vuole cambiare operatore sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto allo scorso anno e non ci si aspetta che scendano ulteriormente nel 2024. Bisogna però bene fare attenzione ai cosiddetti adeguamenti automatici all’inflazione, una clausola che alcuni operatori hanno introdotto di recente nelle condizioni contrattuali della telefonia mobile e che potrebbe prevedere rincari fino al 10% già nel 2024.
Come capire se si sta spendendo troppo? Secondo l’analisi di Facile.it, per una connessione internet casa con tecnologia fibra, considerando un arco temporale di 24 mesi, un buon canone si aggira, in media, intorno ai 26 euro al mese, valore che include anche i costi accessori (come, ad esempio, l’una tantum per l’attivazione). È possibile risparmiare un po’ se si opta per un unico fornitore mobile-fisso; in questo caso il canone mensile può scendere sotto i 23 euro. Attenzione a quando si confrontano le offerte; in alcuni casi la tariffa viene scontata per i primi mesi di contratto, per poi aumentare, e questo va tenuto in considerazione nel calcolo complessivo della bolletta, così come tutte le voci extra eventualmente richieste.
Per la telefonia mobile, invece, per una nuova SIM si spendono, in media, 7 euro al mese, con inclusi più di 120 GB, ma se si cerca bene e non serve un traffico dati così elevato è possibile trovare offerte che partono da 4 euro al mese (e 20 GB). Attenzione, quando si cambia operatore, al costo di attivazione della nuova SIM che, in alcuni casi, può arrivare anche a 10 euro.

Conti correnti
Come rilevato da Consumerismo No Profit guardando agli ultimi dati di Bankitalia, la spesa per la gestione di un conto corrente è aumentata del +31% in un arco di 5 anni, in contrasto con una sia pur inarrestabile inflazione del +11,6% nello stesso periodo.
Nel 2022, la spesa media annuale per il conto corrente è salita di 9,3 euro, raggiungendo un totale di 104 euro; nel 2017 la spesa di gestione di un conto si attestava a 79,4 euro. Ciò implica un aumento medio del 31% nei costi sostenuti dai correntisti nel corso di 5 anni, con una spesa complessiva cresciuta di 24,6 euro.
Le spese fisse sono passate da 52,8 euro nel 2017 a 72,8 euro nel 2022, registrando un incremento del 37,9%. Allo stesso modo, le spese variabili sono salite da una media di 26,6 euro cinque anni fa a 31 euro, segnando un aumento del 16,5%.
Questo incremento delle tariffe supera di gran lunga il tasso di inflazione registrato nello stesso periodo, che si ferma al +11,6%. L’orientamento migliore per risparmiare fino al 60% rispetto al conto e-banking tradizionale agganciato ad uno sportello fisico, sostiene ancora Consumerismo No Profit, è quello di aprire un conto on line o presso uno sportello postale.

Assicurazioni auto e moto
Il prezzo dell’Rc auto continua a crescere; secondo l’Osservatorio di Facile.it, a dicembre 2023 per assicurare un veicolo a quattro ruote occorrevano, in media, 618,55 euro, vale a dire il 35% in più rispetto allo scorso anno. Anche per le due ruote il prezzo medio dell’Rc è salito; a dicembre 2023 il valore medio quotato online era pari a 511,97 euro, in aumento del 37% su base annua.
Cosa aspettarsi per il 2024? All’orizzonte non ci sono segnali di un possibile rallentamento e, con grande probabilità, i prezzi rimarranno alti per tutto il 2024. Di certo, però, c’è che dal 23 dicembre è scattato l’obbligo di assicurare anche i veicoli fermi e custoditi in aree private.
Come capire se sto spendendo troppo? Il prezzo dell’Rc auto cambia per ciascun automobilista sulla base di alcune caratteristiche personali (la classe di merito, la sinistrosità, il modello di vettura, ecc.), territoriali (la città di residenza) e della polizza scelta, pertanto il premio medio può variare moltissimo tra le province d’Italia; a Udine è inferiore ai 400 euro, a Milano supera i 520 euro, a Roma i 650 euro e a Napoli i 1.000 euro.
Questi valori possono essere un punto di partenza per capire se spendiamo troppo, ma è bene farsi aiutare da un esperto.

Ortofrutta
Secondo le ultime rilevazioni elaborate da Consumerismo, tra dicembre 2023 e gennaio 2024 i prezzi all’ingrosso sui mercati dell’ortofrutta hanno subito variazioni sostanziali, principalmente a causa di fenomeni atmosferici tali da aver determinato una forte oscillazione di alcuni prodotti essenziali per le tavole degli italiani.
Al momento la spesa media a famiglia (con composizione di 4 persone) per frutta e verdura si attesta intorno a 130 euro mensili per un totale 1500 euro/anno circa. Un +14% rispetto allo stesso periodo rilevato lo scorso anno. La frutta incide per il 40% rispetto al totale sugli aumenti.
In base all’analisi di Consumerismo, aumenta la disponibilità di alcuni prodotti, e quindi la riduzione del prezzo, come ad esempio per le rape; le patate mantengono stabilità e un andamento positivo, con una forte richiesta per il prodotto del Fucino; i finocchi sono abbondanti sul mercato, offerti a prezzi convenienti. E ancora, i prezzi della cicoria ritornano alla normalità, mentre si osserva ancora un trend in aumento per i prezzi delle pere emiliane.
Il consiglio, considerato il rapporto qualità prezzi è quello di consumare: clementine, arance rosse, kiwi, mele, noci e mandarini. Mentre per gli ortaggi si consigliano cicoria, finocchi, cime di rapa, spinaci e carciofi.

Comunicato stampa