Il trattamento e il riutilizzo dell’acqua nel settore residenziale sono diventati ormai temi di grande rilievo quando si parla di uso sostenibile delle risorse idriche. Ma se da una parte aumenta l’attenzione verso queste tematiche, dall’altra i dati parlano chiaro: secondo l’analisi del laboratorio Ref ricerche, infatti, nonostante la crisi climatica in corso – con le sempre più ricorrenti fasi di siccità – in Italia i reflui potenziali che raggiungono una qualità tale da essere destinati al riutilizzo sono mediamente il 23% del volume depurato, con punte del 41% nel nord-ovest e valori più bassi nel centro (6%). Non solo: appena il 4% risulta effettivamente destinato al riutilizzo, principalmente per uso irriguo e prevalentemente nelle regioni settentrionali.
Una maggior sensibilità da parte delle persone unita alla crescente consapevolezza dell’importanza dell’acqua e alle sfide legate alla sua disponibilità, oggi, sempre più, dovrebbero stimolare la ricerca di metodi innovativi per ridurne il consumo e massimizzarne l’efficienza all’interno delle proprie abitazioni. Un esempio sono i sistemi di depurazione e riciclo dell’acqua che possono aiutare a fare la differenza.
“Oggi esistono varie tecnologie applicabili su diversa scala anche nel residenziale, tanto all’interno di case quanto in ambito condominiale. La richiesta del mercato va in questa direzione e riteniamo sia fondamentale, in proiezione futura, lavorare sempre più in sinergia con architetti e progettisti per la messa a punto di impianti pensati per una gestione circolare e sostenibile della risorsa idrica. Sicuramente c’è ancora molto da fare e anche l’ambito legislativo è ancora in fermento, ma analizzando lo scenario possiamo affermare che qualcosa si inizia a muovere e le progettazioni dei nuovi stabili iniziano a prevedere il riutilizzo delle acque grigie o nere all’interno dell’abitazione stessa, cosa che in altri paesi è da tempo una realtà.” afferma Lauro Prati, vicepresidente Aqua Italia.
Il riutilizzo delle acque grigie provenienti da lavandini, docce e lavatrici che possono essere trattate e recuperate per scopi non potabili – come irrigazione, sistemi di scarico dei WC, lavaggio di ambienti esterni o automobili – rappresenta infatti un’alternativa che riduce la dipendenza dalle fonti di acqua fresca per usi non essenziali. Un approccio che può portare quindi a numerosi benefici, tra cui la riduzione del consumo di acqua potabile, il risparmio economico a lungo termine e una maggiore consapevolezza delle tematiche ambientali di interesse globale.
Soluzioni innovative per il riciclo dell’acqua in ambito residenziale
A oggi, sono diverse le tecnologie disponibili sul mercato che possono essere adottate in condomini e strutture abitative per depurare e conservare le acque di scarico. Grazie all’installazione di specifici impianti un’abitazione è in grado di trattare acque grigie e nere, riducendo così il costo annuale dell’acqua
“Si tratta di soluzioni ancora poco conosciute e diffuse in particolare in ambito residenziale, ma destinate a crescere notevolmente nell’immediato futuro perché il recupero delle acque di scarico sarà sempre più necessario in un mondo in cui la risorsa idrica è destinata a ridursi notevolmente. Questi impianti, inoltre, soddisferanno la necessità di tutte quelle persone che vogliono salvaguardare l’ambiente e ridurre gli sprechi a partire dalle mura di casa” conclude Lauro Prati.
Fonte: Comunicato Stampa
Il 2024 dovrebbe vedere il passaggio definitivo al mercato libero anche per le utenze domestiche di luce e gas. Il calendario, salvo ripensamenti, prevede che a gennaio 2024 toccherà alle utenze del gas, ad aprile a quelle per l’energia elettrica.
Si tratta di un passaggio obbligatorio perché il mercato tutelato, quello in cui il prezzo veniva stabilito dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) cesserà di esistere. Soltanto le categorie protette che potranno continuare ad avvalersi del mercato tutelato anche dopo la scadenza del passaggio. Si tratta di chi ha più di 75 anni, ha un reddito basso o gravi condizioni di salute, per chi vive in una struttura abitativa di emergenza a seguito di calamità naturale o per chi ha una persona con disabilità nel nucleo familiare. Chi non appartiene a tali categorie dovrà obbligatoriamente passare al mercato libero, dove a fare il prezzo sono i singoli gestori attraverso il meccanismo della domanda e dell’offerta.
Si tratta di un’operazione che interesserà i due terzi delle utenze domestiche in Italia che sono ancora nel mercato tutelato.
Per capire se si è ancora in questo mercato basta leggere l’ultima bolletta arrivata. Di solito in alto a destra, nello spazio riservato al numero di fornitura e al nome del fornitore, compare la scritta “servizio di tutela” nella bolletta del gas, “servizio di maggior tutela” in quella dell’energia elettrica. Nel caso, quindi, nella vostra bolletta vi sia questa scritta, è necessario cercare un gestore attivo nel mercato libero. Non è sempre facile scegliere quello giusto. Gli operatori attivi sono infatti tanti e offrono tariffe diverse, decantate co,e super vantaggiose, con lo scopo di accaparrarsi clienti.
Nel mercato tutelato era ARERA, ogni tre mesi, ad aggiornare le tariffe tenendo conto anche della quotazione della materia prima sui mercati di riferimento. Con il mercato libero i singoli gestori variano la tariffa in base al mercato. Esistono però anche opzioni a importo fisso annuale, ovvero non si paga in base ai consumi ma un importo fisso mensile, come se si trattasse di un abbonamento. Ogni anno, però, l’importo verrà aggiornato in base ai consumi effettuati. Altre offerte sono invece a tariffa indicizzata.
Nella scelta del gestore del mercato libero al quale affidarsi, è molto importante valutare attentamente tutte le varie voci di prezzo presenti nella bolletta. È molto importante verificare la voce relativa al costo della materia prima, perché consente di capire la tariffa applicata. Un’altra voce da controllare sono i costi di commercializzazione. Sul mercato libero entrambe le voci cambiano a seconda del gestore.
Comprendere quale sia il gestore migliore è impossibile. Per fare la scelta più oculata è necessario tenere conto delle proprie abitudini di consumo, come ad esempio se si fa uso di elettrodomestici che consumano molto oppure no. In base a questi aspetti si può valutare se sia meglio scegliere una tariffa fissa mensile, che si aggiorna ogni anno, oppure una che risente della quotazione della materia prima, con il rischio di vedersi aumentare l’importo della bolletta, oppure vederlo scendere in base agli sbalzi del mercato.
Quello della casa è un bisogno prioritario per ogni famiglia e purtroppo è diventato un problema per molti. Per chi non è nelle condizioni di potersi permettere di sostenere un affitto e per chi è costretto, dovendo sostenere costi che aumentano sempre di più, a destinare una parte importante – insostenibile – del proprio reddito al pagamento del canone d’affitto.
A tutto ciò si aggiunge la difficoltà a rispondere ad esigenze abitative diffuse: quella degli studenti universitari fuori sede che devono sostenere costi impossibili, in assenza di opportunità create dal pubblico, o quella di tanti giovani che non riescono a trovare soluzioni abitative sostenibili.
Di questa situazione a soffrire sono soprattutto, ancora una volta, i più poveri e i redditi medio bassi, quelli di gran parte dei lavoratori dipendenti.
Nonostante tutto ciò la politica continua da anni a non mettere questo tema tra le priorità e l’assenza di politiche pubbliche sulla casa fa si che i problemi si aggravino.
In questo quadro il Governo Meloni ha scelto di cancellare anche l’unico intervento sulla casa, di aiuto alle famiglie, togliendo i 330 milioni destinati al fondo sostegno affitti (che erano comunque troppo pochi). Una scelta che dimostra quantomeno una sottovalutazione del problema che, tra l’altro, con l’inflazione alta colpisce sempre più famiglie.
Serve, da subito, mettere risorse e investimenti per dare opportunità abitative sostenibili a chi non le ha e per aiutare chi rischia di perdere la casa.
In primo luogo va rifinanziato il Fondo Sostegno Affitti con risorse adeguate a far fronte ai bisogni, quindi almeno tre volte quelle destinate in precedenza.
In secondo luogo, occorre utilizzare tutto il patrimonio pubblico disponibile per aumentare l’offerta di alloggi di edilizia sociale. Significa usare gli immobili statali inutilizzati, quelli confiscati alle mafie e, soprattutto, porre fine alla cattiva gestione delle case popolari che lascia inutilizzati e vuoti migliaia di appartamenti, 19mila solo in Lombardia tra le case ALER, ad esempio.
Serve poi favorire gli affitti a canoni sostenibili utilizzando la leva fiscale con detrazioni per chi affitta e per gli affittuari e intervenendo per impedire che i cosiddetti “affitti brevi”, soprattutto nelle grandi città, vengano utilizzati per massimizzare i profitti togliendo troppi alloggi dalla disponibilità di chi cerca casa.
Queste cose non bastano ma si possono fare subito, se ci fosse la volontà politica, e cambierebbero in meglio la situazione.
Per il resto, serve un piano per la casa che orienti le risorse pubbliche e private per creare case sostenibili per le famiglie sia in termini di costo degli affitti, sia in termini di efficienza energetica e uso delle energie rinnovabili per abbattere anche i costi delle spese.
Servono idee e diffondere le buone pratiche che ci sono e che vedono protagonisti gli enti no profit e, soprattutto, la cooperazione con la proprietà indivisa.
Il passaggio è stretto ma è necessario offrire opportunità a costi sostenibili, senza consumare altro suolo correggendo un mercato che, soprattutto nelle grandi città, è orientato verso interventi più remunerativi che fanno lievitare i costi con il rischio di allontanare i redditi medio bassi.
Senatore Franco Mirabelli
È ai nastri di partenza la prima edizione di GEE, Global Elevator Exhibition, la fiera di respiro internazionale dedicata al mercato della mobilità orizzontale e verticale, in programma dal 15 al 17 novembre 2023 a fieramilano (Rho).
Nella prestigiosa cornice di MIBA, Milan International Building Alliance, i visitatori potranno incontrare numerose aziende espositrici e assistere a un ricco programma di appuntamenti dedicati a innovazione, sostenibilità ed insights dal mercato della mobilità orizzontale e verticale, che sta contribuendo a costruire un futuro più equo ed accessibile per tutti.
GEE si presenta come un appuntamento irrinunciabile per gli operatori del settore grazie alla presenza dei brand leader di mercato e ai diversi momenti di confronto e formazione che permetteranno ai visitatori di aggiornarsi, non solo sul settore ascensoristico, ma anche su temi che riguardano la progettazione, la costruzione e la riqualificazione dell’edificio in generale.
Il ricco palinsesto convegnistico valorizzerà infatti la proposta di networking della fiera, offrendo ai visitatori l’opportunità di un’autorevole piattaforma di formazione e aggiornamento sulle tematiche più attuali del mercato come sostenibilità, innovazione e tecnologia (in linea con le nuove direttive della Comunità UE per una riqualificazione degli edifici e delle città, il recupero energetico e la digitalizzazione).
Tutto questo, all’interno di una cornice d’eccezione, il quartiere fieristico di fieramilano (Rho), che vedrà la presenza contemporanea di GEE con altre tre manifestazioni B2B dell’universo Building e Smart City:
• ME-Made Expo, leader internazionale per il mondo delle costruzioni e dell’architettura, in programma fino al 18 novembre;
• SICUREZZA, punto di riferimento in Europa per il settore security e antincendio;
• SMART BUILDING EXPO, l’evento della home and building automation e dell’integrazione tecnologica.
Le quattro fiere rappresentano la nuova alleanza strategica MIBA, Milan International Building Alliance: una dichiarazione di intenti ma soprattutto un’opportunità unica per addetti ai lavori e visitatori del comparto, italiani ed internazionali, di massimizzare le proprie opportunità di business e networking, anche extra-settore, confrontandosi, in un unico appuntamento con altre tre manifestazioni rilevanti ed interconnesse.
GEE, Global Elevator Exhibition, avrà modo di raccontare attraverso i suoi espositori come il mercato della mobilità orizzontale e verticale sia fondamentale per rendere gli spazi comuni accessibili.
Secondo uno studio condotto dall’Istat, oltre il 60 per cento degli edifici in Italia ha superato i quarant’anni di età, e quasi l’80 per cento di essi è stato costruito prima del 1990. Si stima che tali edifici siano stati realizzati seguendo standard che, al giorno d’oggi, non rispondono più alle moderne specifiche di sicurezza, efficienza, fruibilità e digitalizzazione.
All’interno di un sistema in cui l’accessibilità costituisce un aspetto cruciale del vivere e del costruire, il mercato della mobilità orizzontale e verticale è chiamato in causa, nella sua intrinseca finalità di abbattere le barriere architettoniche e dunque ridefinire l’urbanistica delle nostre città.
Come dimostrano le adesioni a GEE, Global Elevator Exhibition, prima piattaforma internazionale di aggiornamento e respiro globale sul comparto ascensoristico, il settore sta affrontando rapidi cambiamenti, rendendo necessario un adattamento immediato da parte degli operatori della filiera.
Terzo rialzo consecutivo per la bolletta gas delle famiglie ancora in tutela, quelle cioè che beneficiano di forniture con condizioni contrattuali e prezzi stabiliti dall’Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente.
Dopo gli aumenti di agosto e settembre, l’Authority, nel consueto aggiornamento mensile, ha segnalato un +12% per i prezzi dei consumi di ottobre.
L’incremento era atteso ed è dovuto alla risalita, lo scorso mese, delle quotazioni all’ingrosso, sulle quali hanno inciso anche le nuove tensioni geopolitiche, che hanno condizionato la cosiddetta “CMEMm”, la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento.
Dunque, il prezzo del gas continua a salire. Ma la variazione, secondo Arera, rientra nel contesto dei previsti aumenti legati alla stagionalità.
A incidere sull’aumento registrato nel complesso in bolletta, non c’è solo l’incremento della spesa per la materia gas (+7,9%), ma anche quello dei costi per il trasporto e la gestione del contatore (+4,1%), su cui ha pesato anche l’andamento crescente, tipico della stagione invernale, degli oneri di stoccaggio per assicurare la piena funzionalità dei depositi nel periodo invernale, che è quello di maggior utilizzo. Sono invece rimasti invariati gli oneri generali, sui quali continuano a incidere le misure di alleggerimento che il Governo ha deciso di estendere anche all’ultimo trimestre dell’anno, quali l’azzeramento delle voci parafiscali e la riduzione dell’Iva al 5 per cento sul gas sia per gli usi civili sia per quelli industriali.
Il nuovo rialzo preoccupa le associazioni dei consumatori. “L’aumento delle tariffe del gas è peggiore di ogni previsione – è il commento di Assoutenti – ed equivale a una maggiore spesa di 159 euro a famiglia su base annua, con la bolletta del gas che, ai nuovi prezzi, raggiunge quota 1.486 euro a nucleo (nel periodo 1 ottobre 2023-30 settembre 2024). Inoltre, se si considera anche la spesa per la luce, salita del 18,6% nell’ultimo trimestre dell’anno con la bolletta media a 764 euro, il conto complessivo per luce e gas a carico di una famiglia del mercato tutelato raggiunge quota 2.250 euro annui”.
Per Coldiretti, la spesa energetica ha un doppio effetto negativo perché “riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare con l’arrivo dell’inverno”.
L’Unione Nazionale Consumatori parla, invece, di “disastro annunciato. È una mera speculazione senza se e senza ma, i mercati approfittano di ogni pretesto per guadagnare più che possono”.
Mentre il Codacons sottolinea che “l’aumento non fa ben sperare in vista del periodo invernale, quando cioè si concentra l’80% dei consumi di gas delle famiglie”, e torna a chiedere a gran voce al Governo di prorogare il mercato tutelato almeno per tutto il 2024.
Le temperature incominciano ad abbassarsi e in tanti hanno già acceso il riscaldamento inaugurando la stagione. Ma quali sono le date in cui si può accendere l’impianto? Per quanto riguarda i sistemi centralizzati, dipende dalle aree d’Italia e della zona climatica. Il regolamento che stabilisce quando si può accendere il riscaldamento, infatti, prevede modalità e periodi diversi a seconda delle province di appartenenza.
Lo scorso anno, a causa dell’emergenza energetica, il Governo aveva abbassato per legge di un grado la temperatura in casa (da 20 a 19 gradi), ma aveva anche ritardato le date di accensione dei termosifoni, accorciando il periodo di esercizio e le ore giornaliere di funzionamento (un’ora in meno al giorno). Per quest’anno, si ritorna alla normativa di riferimento con le date e i limiti di temperatura tradizionali.
Le zone climatiche per il riscaldamento
Il calendario per l’accensione riscaldamento, quindi, segue criteri diversi a seconda dell’area geografica.
– Nel dettaglio, i riscaldamenti, nella zona climatica A, si possono accedere dal 1º dicembre al 15 marzo per 6 ore al giorno. Questa zona include i Comuni di Lampedusa e Linosa e Porto Empedocle.
– Nella zona climatica B si potranno accendere i termosifoni dal 1º dicembre al 31 marzo fino a 8 ore al giorno. Di questa area fanno parte le province di: Agrigento, Catania, Messina, Palermo, Siracusa, Trapani, Reggio Calabria, Crotone.
– Nella zona climatica C l’accensione degli impianti è prevista dal 15 novembre al 31 marzo per 10 ore al giorno. Ne fanno parte le province di: Cagliari, Caserta, Imperia, Latina, Bari, Benevento, Cosenza, Lecce, Brindisi, Catanzaro, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari, Taranto.
– Nella zona climatica D si possono accendere i termosifoni dal 1º novembre al 15 aprile e fino a 12 ore al giorno. Di questa area fanno parte le province di: Ancona, Ascoli Piceno, Genova, La Spezia, Savona, Pistoia, Prato, Roma, Forlì, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Pesaro, Pisa, Siena, Terni, Pescara, Teramo, Vibo Valentia, Viterbo, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Foggia, Isernia, Matera, Nuoro.
– Nella zona climatica E gli impianti si possono accendere dal 15 ottobre al 15 aprile per 12 ore. Ne fanno parte le province di: Alessandria, Aosta, Asti, Bergamo, Biella, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli, Bologna, Bolzano, Ferrara, Gorizia, Modena, Parma, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Arezzo, Perugia, Frosinone, Rieti, Campobasso, Enna, L’Aquila, Potenza.
– In fine nella zona climatica F, quella alpina e delle province di Belluno e di Trento, non ci sono limitazioni orarie o stagionali e il riscaldamento si può accendere quando e come si vuole.
Rendere più veloce la messa a disposizione di nuovi alloggi posti letto per studenti universitari, soprattutto attraverso l’acquisizione di immobili o il pagamento di affitti. Serve a realizzare questo obiettivo il fondo da 261,84 milioni di euro complessivi, di cui 216,7 da qui al 2032, istituito dal Governo con il decreto legge “Anticipi”, approvato lo scorso 16 ottobre dal Consiglio dei ministri insieme al Disegno di legge di Bilancio e appena pubblicato in Gazzetta.
Il Fondo sarà gestito dal Miur e servirà a “incrementare la disponibilità di alloggi e posti letto per gli studenti fuori sede mediante l’acquisizione del diritto di proprietà o, comunque, l’instaurazione di un rapporto di locazione o altra forma di godimento a lungo termine o il rinnovo a lungo termine di contratti di locazione già in essere da parte di soggetti pubblici e privati in relazione ad immobili adibiti a residenze universitarie”.
La misura, prevista dal Pnrr, punta ad accelerare il programma di investimenti ed è inclusa tra quelle che il Governo ha recentemente rimodulato. In considerazione delle difficoltà del programma – che prevede la realizzazione di 7.500 nuovi alloggi – il Governo aveva trasferito il relativo finanziamento dalla terza alla quarta rata. Il valore complessivo di quest’ultima, ha ricordato il Governo, è di 16,5 miliardi.
Uno dei problemi più importanti, se non il più grave, per i genitori separati, è quello relativo al sostenimento dei costi per la propria abitazione, che sia essa in affitto o soggetta al pagamento di un mutuo. Proprio per sostenere queste persone – spesso in grave difficoltà, in quanto devono provvedere al pagamento di più abitazioni, essendo appunto separate – la Regione ha deciso di sostenere gli affitti e i mutui per i genitori separati o divorziati in situazione di grave difficoltà.
La decisione è stata confermata dalla giunta regionale che, su proposta dell’assessore regionale alle Politiche per la Casa, Chiara Caucino, ha deciso di assegnare ai Comuni interessati le risorse regionali pari a 2.590.000 euro complessivi per il 2023 e di confermare il sostegno per i mutuatari, in linea con le «Disposizioni in materia di sostegno ai mutui destinati alla prima casa», che prevede che i contributi stanziati dalla Regione per la misura «Agenzie Sociali per la Locazione» siano anche destinati a contenere il disagio sociale connesso ai problemi abitativi e di concorrere a mantenere la proprietà della prima casa di abitazione, mediante la concessione di contributi a favore dei mutuatari in difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo per sopravvenute e temporanee situazioni che incidono negativamente sulla situazione economica del nucleo familiare.
Le «Agenzie Sociali per la Locazione» sono sportelli comunali a cui è affidato il compito di promuovere, attraverso un sistema di incentivi, la sottoscrizione di contratti di locazione a canone concordato mettendo in contatto i proprietari degli alloggi con famiglie in condizioni di svantaggio economico e sociale, destinando a tale misura risorse proprie del bilancio regionale: i Comuni che nel 2023 hanno manifestato il loro interesse ad aderire a queste misure erogabili sono 51.
Le risorse regionali disponibili saranno ripartite tra i Comuni interessati prevedendo l’accesso dei beneficiari attraverso domande a sportello da presentare al Comune di riferimento, stabilendo quale criterio ragionevole per determinarne l’entità del contributo da riconoscere l’ISEE ed la durata del contratto di locazione dell’interessato.
L’adozione di tutti gli atti necessari all’attuazione del presente provvedimento è stato demandato al Settore Politiche di Welfare abitativo della Direzione regionale Welfare.
«Si tratta di un contributo molto importante – spiegano il Presidente della Regione, Alberto Cirio e l’assessore regionale alle Politiche per la Casa, Chiara Caucino – in quanto un genitore separato o divorziato, a meno che non disponga di entrate cospicue o di importanti risorse proprie, è da considerarsi a tutti gli effetti un soggetto fragile in quanto deve far fronte, praticamente, a un incremento spesso non sostenibile delle spese, in particolare per quanto riguarda quelle abitative. Con questa misura, che vede l’adesione di 51 Comuni, offriamo contributi importanti alle persone in difficoltà. Un sostegno fondamentale, che tutela i diritti delle persone e che, allo stesso tempo, evita o limita il formarsi di nuove drammatiche povertà».
A cura di Marco Traverso – Ufficio Comunicazione Assessore all’Infanzia, genitorialità e ruolo della famiglia nelle politiche del bambino, Politiche della casa, Benessere animale, Pari opportunità, Personale ed organizzazione, Affari legali e contenzioso
Come per gli anni passati, anche per il 2023 sono tenuti a pagare il canone Rai tutti coloro che possiedono nella propria abitazione un televisore oppure un apparecchio che consente la ricezione dei canali televisivi.
L’importo della tassa annuale per l’abbonamento è di 90 euro, e anche per quest’anno sarà addebitato direttamente sulla bolletta dell’energia elettrica, come confermato dal Ministero dell’Economia, nonostante le richieste di abolizione.
Non tutti però sono obbligati al pagamento e anche nel 2023 saranno in vigore specifici esoneri.
Come specificato dalla Rai, non ha importanza se il televisore viene effettivamente utilizzato o meno:
“Trattandosi di un’imposta sulla detenzione dell’apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall’uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive”.
Ci sono però alcune eccezioni che consentono di presentare la domanda di esonero.
Chi dichiara di non avere alcun televisore in casa è esentato dal pagamento, a patto però che non abbia apparecchi in nessuna delle abitazioni ad uso domestico residenziale in cui è attiva un’utenza elettrica a suo nome. Le altre categorie per cui si applica l’agevolazione sono:
– gli anziani con più di 75 anni con un reddito inferiore a 8.000 euro;
– i militari delle Forze Armate Italiane: ospedali militari, Case del soldato e Sale convegno dei militari delle Forze armate. Attenzione: se un membro delle Forze Armate si trova in un appartamento privato situato all’interno di una struttura militare non è esonerato dal pagamento del canone;
– i militari di cittadinanza straniera appartenenti alle Forze Nato;
– gli agenti diplomatici e consolari: solo per quei Paesi per cui è previsto lo stesso trattamento per i diplomatici italiani;
– i rivenditori e negozi in cui vengono riparate TV.
Esenzione canone Rai anziani over 75 anni
L’esenzione dal canone Rai 2023 per gli anziani si applica a tutti i contribuenti in possesso di specifici requisiti che non sono cambiati rispetto agli anni passati:
– almeno 75 anni d’età;
– reddito non superiore ad 8.000 euro.
Ai fini dell’esenzione dal canone Rai 2023, il limite di reddito va considerato calcolando sia le somme percepite dal soggetto richiedente sia dal coniuge.
Inoltre, questa si applica solamente nel caso in cui l’anziano non conviva con altri soggetti titolari di reddito proprio, oltre al coniuge. Sono esclusi dal requisito gli anziani che hanno assunto collaboratori domestici, colf o badanti.
Per poter beneficiare dell’esonero dal pagamento del canone Rai 2023 in bolletta, gli interessati dovranno presentare la domanda entro due precise scadenze:
– 30 aprile 2023, esonero per l’anno intero (poiché cade di domenica il termine slitta al 2 maggio);
– 31 luglio 2023, esonero per il secondo semestre dell’anno.
Nonostante la scadenza del 30 aprile, i richiedenti che intendono presentare la domanda per l’esonero annuale devono aver compiuto i 75 anni d’età entro il 31 gennaio 2023.
Nel caso in cui il requisito d’età dovesse essere raggiunto entro il 31 luglio 2023, invece, l’esonero spetterà solo per il secondo semestre. Chi ha già inviato la domanda l’anno scorso non dovrà inviarla di nuovo.
Disdetta canone Rai: le scadenze per le domande di esenzione
Chi ha intenzione di cancellare l’abbonamento alla televisione e smettere di pagare il canone Rai nel 2023 perché non ha una TV in casa, dovrà presentare l’apposito modulo di domanda entro specifiche scadenze.
Per beneficiare dell’esonero per tutto l’anno, la richiesta va presentata entro il 31 gennaio dell’anno di riferimento, quindi in questo caso del 2023.
Nel caso in cui si saltasse la scadenza, sarà comunque possibile usufruire dell’esonero, ma solamente per il secondo semestre dell’anno. In questo caso la domanda va inviata entro il 30 giugno 2023.
La dichiarazione sostitutiva (Quadro A) va presentata ogni anno se si continua a non possedere un apparecchio televisivo.
Esenzione canone Rai
La domanda di esonero dal pagamento in bolletta del canone Rai 2023 deve essere presentata direttamente dal soggetto a cui è intestata l’utenza elettrica. Il quadro A del modulo dell’Agenzia delle Entrate compilato in ogni sua parte dovrà essere presentato online sul sito dell’Agenzia delle Entrate oppure potrà essere inviato tramite PEC all’indirizzo “cp22.sat@postacertificata.rai.it”.
In alternativa, è possibile inviare la domanda di esenzione tramite una raccomandata all’indirizzo:
“Agenzia delle entrate – Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino”
Esenzione canone Rai e nuova utenza
Chi dovesse attivare una nuova utenza elettrica durante l’anno senza possedere anche un apparecchio per la ricezione del segnale televisivo potrà comunque presentare la domanda di esonero dal pagamento del canone Rai 2023. Potrà farlo entro la fine del mese successivo a quello di attivazione della fornitura. Così facendo il canone Rai non sarà addebitato in bolletta. In caso contrario sarà possibile presentare domanda di rimborso.
Esenzione per la seconda casa
Il canone Rai 2023 non va pagato sulla seconda casa. Il pagamento, infatti, va effettuato una sola volta per ogni nucleo familiare in cui è presente una fornitura elettrica. L’esonero dal versamento dei 90 euro di canone si applica, quindi, anche nel caso in cui nella stessa famiglia due soggetti fossero titolari di due bollette. Per disdire l’abbonamento, anche in questo caso, bisogna presentare il modello di domanda secondo le modalità ordinarie.
https://www.informazionefiscale.it/esenzione-canone-Rai-2023-chi-non-paga-domanda-scadenza-disdetta
Presentato al SAIE, la Fiera delle costruzioni che si è svolta nei giorni scorsi a Bari, il Rapporto Federcostruzioni: il settore tiene nonostante l’inflazione e le preoccupazioni per il futuro degli incentivi. Nel 2022 la crescita è stata del 19,6%, quella stimata per il 2023 è del 4%.
I dati confermano che quella delle costruzioni è una filiera forte e trainante del PIL del Paese, in una percentuale che supera il 50 per cento, secondo il MEF in una % che supera il 50%. Nel 2022 il comparto ha infatti raggiunto i 600 miliardi di euro di valore, in crescita del +19,6% rispetto al 2021 (+100 miliardi), con più di 3 milioni di occupati (+9%). Una crescita sostenuta in particolare dai bonus edilizi e dal PNRR.
Per quanto riguarda l’anno in corso è attesa una crescita del +4%, ma le incertezze per il prossimo futuro sono molte, soprattutto a causa dell’aumento dell’inflazione e dei costi dell’energia, ma anche a motivo della crisi geopolitica e, in particolare, al consistente ridimensionamento del Superbonus, che in questi ultimi anni ha trainato la filiera delle costruzioni facendole raggiungere risultati prima impensabili.
Per quanto riguarda le prospettive future, uno dei principali ambiti di sviluppo per il settore sarà quello della riqualificazione del patrimonio esistente, anche per l’impatto della Direttiva Case Green che richiede, per gli edifici residenziali, il raggiungimento almeno della classe di prestazione energetica E e la D entro il 2033, per arrivare alle 0 emissioni al 2050.
“Nonostante le incertezze del momento, la filiera confida in una piena attuazione del PNRR e una gestione oculata e concreta della transizione verde per garantire non solo una risposta robusta e flessibile alle urgenti sfide sociali e ambientali che caratterizzano il nostro tempo, ma anche la competitività green della nostra filiera industriale. È urgente poi risolvere la problematica dei crediti incagliati e concedere proroga per i lavori già in corso relativi al Superbonus 110%”, ha precisato Paola Marone, Presidente di Federcostruzioni, durante la presentazione del Rapporto.