Fonte: comunicato stampa Sogea
Il numero delle case all’asta in Italia è aumentato del 63,5% in sei mesi: le procedure rilevate a fine 2020 sono infatti 15.146, a fronte delle 9.262 rilevate nel precedente mese di luglio. Una crescita che conferma e, anzi, accentua la tendenza emersa lo scorso anno, quando si era registrato un incremento rispetto all’estate. È quanto emerge dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, presentato questa mattina in Senato.
Circa un terzo delle abitazioni in vendita (5.798 unità) si concentra nel Nord del Paese, macro-area in cui l’impennata delle procedure forzate è stata pari al 27,7%. Ancora più severo il dato del Mezzogiorno, ma la brusca risalita è trascinata dalle Isole, dove l’aumento si attesta al 284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente) e del 113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Grave la situazione anche al Centro dove si è verificato un aumento del 64%, le procedure rilevate a fine 2020 sono 4.216, mentre quelle di sei mesi fa erano 2.566.
« Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese che fatica tremendamente a uscire dalla crisi notevolmente aggravata dalla pandemia – ha spiegato nella sua relazione il Prof. Sandro Simoncini, presidente di Sogeea e direttore del Centro studi –. Si può contestualmente ipotizzare che in tutta Italia le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano drasticamente aumentando, anche se gli istituti di credito sono diventati meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza, consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati.
Poco più di un settimo degli immobili oggetto dello studio, pari a 2.100 unità, è localizzato in Lombardia, che è una delle quattro regioni con una percentuale a due cifre in rapporto al totale nazionale. A seguire ci sono il Lazio (1727 immobili, con un clamoroso +118% rispetto a luglio 2020), la Sicilia (1564 immobili, anch’essa con un clamoroso +250%) e il Piemonte (1532 immobili, che vanta più del doppio degli immobili rispetto allo scorso semestre Tra le poche regioni a vantare un saldo negativo ci sono: il Veneto (333 immobili rispetto ai 1517 del semestre precedente), la Liguria (286 rispetto ai 334 di luglio 2020) e infine il Molise (49 immobili rispetto ai 54 precedenti). Sopra quota mille immobili ci sono: la Campania (1187 unità, rispetto ai 437 del semestre scorso), le Marche (1028 rispetto ai 678 del semestre precedente), la Toscana (1131 rispetto ai 1063 di luglio 2020). A livello di province, invece, spiccano le 844 case all’asta di Roma, con Ancona a quota 641 davanti a Napoli (570), Catania (536) e Bergamo (508).
Mezzogiorno e Isole, invece, hanno fatto registrare un incremento tale delle abitazioni in vendita che deve far riflettere (+284%). “Gli effetti della recente pandemia e della pregressa stagnazione economica che stenta a interrompersi – spiega Simoncini, risultano sempre più devastanti con il passare degli anni. Cresce il numero di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti che sono riusciti a far fronte alle proprie difficoltà ma che, sul in questo drammatico periodo, non possono che pagare un dazio altissimo, arrivando a intaccare anche il patrimonio personale più prezioso: la propria casa.
Il dato uniforme a livello nazionale dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle abitazioni all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’89% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro. Nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, non si tratta certo di case di particolare pregio.
UN MERCATO CHE VALE 1,5 MILIARDI PER LO STATO 430 MILIONI DI IMPOSTE (TRA REGISTRO E IVA)
La stima del valore finanziario delle transazioni rilevate in questo secondo semestre, è di circa 1,5 miliardi di euro, di cui, tolte le spese per le procedure, sono circa 1,4 miliardi destinati alle banche. Si può approssimare a circa 160 milioni di euro il valore degli introiti per l’Erario con l’imposta di registro. Stimabile in circa un miliardo di euro, invece, l’ammontare delle ristrutturazioni che seguiranno l’acquisizione degli immobili. In questo caso, le entrate per le casse dello Stato tra Iva e tasse possono essere quantificate in circa 270 milioni.