Gli interventi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, e in particolare il Superbonus 110%, stanno aiutando il settore delle costruzioni a risollevarsi da una crisi che dura dal 2008 e l’emergenza sanitaria ha in parte accentuato. Ma su questa ripresina pende una sorta di “Spada di Damocle”: la fiammata delle materie prime. Un effetto – temono le imprese – che potrebbe addirittura ridurre la portata espansiva delle agevolazioni.
Questo è quanto rilevato da una recente indagine realizzata dal Centro studi della CNA, dedicata a “La ripresa del settore delle costruzioni tra agevolazioni e aumenti delle materie prime”, cui ha partecipato un campione rappresentativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera, che operano nei comparti della installazione di impianti, dell’edilizia, dei serramenti.
Dall’indagine si rileva che, se da un lato, 57% delle imprese assicura che l’introduzione delle misure agevolative a favore della filiera delle costruzioni sta avendo un impatto positivo sulla propria attività, vi è un timore molto concreto sull’innalzamento deiprezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature rispetto ai corsi di un anno fa, prima che scoppiasse la pandemia.
Nell’indagine risulta che il 72% delle imprese addebita la fiammata dei prezzi, in parte o del tutto, ai comportamenti speculativi della catena di fornitura.
Oltre la metà delle imprese ammette di essere impotente di fronte alla speculazione non potendo adeguare alla crescita dei costi il controvalore dei contratti già sottoscritti, anche per l’obbligo di legge che impone di dover giustificare i costi attraverso i prezzari ufficiali che ancora non sono aggiornati rispetto agli aumenti che le imprese stanno subendo.