Roma, 06/07/2021
Finalmente! Il Parlamento italiano ed in particolare le due Commissioni Finanze di Camera e Senato si riappropriano della nostra sovranità, quella fiscale.
Il documento, in effetti, che è stato presentato al termine dell’indagine conoscitiva sul fisco, non fa alcun riferimenti, nemmeno un cenno come era stato previsto all’inizio della relazione, alla “riforma dei valori catastali non aggiornati” ed alla revisione delle agevolazioni fiscali “cosi come aveva richiesto la Commissione Europea con le “Country Recommendations” recepite poi dal Recovery Plan.
I parlamentari delle due commissioni, dunque, hanno ritenuto non fosse praticabile attualmente una riforma che, di fatto, si sarebbe tramutata in una ennesima, nuova tassa patrimoniale. La soddisfazione viene espressa dal Sen. Riccardo Pedrizzi per Federproprietà.
La politica, quella seria, si riappropria così della propria autonomia e della propria capacità di giudizio non solo nei confronti dell’Europa, che continua ad insistere nel voler tassare anche la prima casa, ma anche nei confronti della cosiddetta tecnocrazia.
Si ricorderà, infatti, che anche Bankitalia, audita alla Camera dei Deputati nell’ambito della stessa indagine conoscitiva, sostenne che l’assenza di tasse sulla prima casa è una anomalia tutta italiana, avallando e sostenendo quello che chiede da tempo Bruxelles, cosi come si era messa sulla stessa lunghezza d’onda anche la Corte dei Conti, con il suo Presidente, Guido Carlino, che si era espresso contro il patrimonio immobiliare dell’85% dei cittadini italiani che possiede un’abitazione.
I parlamentari hanno cosi dimostrato di sapere bene – continua Pedrizzi – che sugli immobili ci sono già una quantità di tasse, tra cui l’imposta sulle successioni e donazioni che assoggetta a tassazione gli ‘arricchimenti senza causa’ in quanto conseguiti a titolo gratuito. Poi ci sono le imposte sui trasferimenti: quelle ipotecarie e catastali, giustificate come tributi a fronte del servizio pubblico di iscrizione e trascrizione che, essendo commisurate in percentuale al valore dell’immobile (senza tetto in valore assoluto), di fatto sono delle vere e proprie patrimoniali.
Come noto, l’ultima riforma del catasto è datata 1990, tra il 1996 e il 1997 le rendite catastali sono state alzate del 5%. A partire dal 2005, i Comuni possono chiedere all’Agenzia il “riclassamento” di singoli immobili o di intere aree. Poi nel 2012 arrivò la mazzata dell’Imu con il governo Monti che ci costò e ci costa oltre 22 miliardi. Nel complesso da noi le imposte sul patrimonio immobiliare oggi pesano l’1,5% del Pil, mentre negli altri Paesi Ue per l’l,4% – conclude Pedrizzi -, per cui basta ed avanza la pressione fiscale che già opprime il contribuente italiano.
FEDERPROPRIETA’