[A cura di: Anammi] Contro la crisi e la mancanza di posti di lavoro si riparte dal condominio. A rilevarlo è l’ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili, che ha visto crescere la percentuale degli iscritti giovani. In particolare, i partecipanti ai primi corsi della campagna ANAMMI 2019-2020 sono, nel 50% dei casi, tutti “under 30”, donne e uomini che hanno deciso di puntare sull’amministrazione condominiale come professione principale.
“Stiamo assistendo ad un vero e proprio ribaltamento – spiega Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI -. Un tempo più della metà dei soci intraprendeva questo mestiere con l’obiettivo di diversificare e rafforzare una posizione da libero professionista oppure alla ricerca di un altro lavoro, magari dopo un licenziamento. Oggi, invece, chi fa l’amministratore sceglie questa professione consapevole che, a fronte di un impegno forte, i risultati non tardano ad arrivare”.
In media, l’iscritto all’associazione può arrivare a gestire 7 condomìni in pochi anni, soprattutto se opera nelle grandi città.
Tuttavia, resta ancora importante, anche negli ultimi corsi, la quota di coloro che diventano amministratori di condominio in età adulta (circa il 40%), con l’obiettivo di reinventarsi come lavoratori autonomi, costruendo una carriera diversa. La riforma del condominio (L. 220 del 2012) ha sicuramente dato nuovo impulso alla professionalizzazione della categoria, che l’ANAMMI promuove fin dalla sua fondazione. “Negli ultimi anni, abbiamo registrato un’accelerazione in tal senso – ha sottolineato Bica -. La materia condominiale è diventata ancora più complessa dopo la riforma del condominio nel 2012. Ecco perché l’amministratore di condominio si è affermato come il riferimento cui ricorrere per tutto ciò che accade nell’immobile, una sorta di mediatore del pianerottolo cui rivolgersi”.
In base ai dati dell’ANAMMI, un amministratore su tre è in possesso di una laurea. Giurisprudenza ed Economia sono le facoltà preferite, mentre ragionieri e geometri rappresentano il 70% degli associati, seguiti dagli avvocati e dagli architetti.
In virtù della riforma del condominio e di numerose altre norme, gli amministratori condominali sono chiamati ad occuparsi dei problemi più disparati: risparmio energetico, ristrutturazioni, sicurezza degli impianti, privacy, contratti e gestione delle liti. Quindi, al fianco di materie più “classiche” come la contabilità, le parti comuni e le tabelle millesimali, si sono aggiunti nuovi temi, molto articolati e tecnici.
“Una preparazione tecnico-legale agevola l’ingresso nella professione – afferma Bica – ma quel che più conta è lo spirito imprenditoriale, l’intraprendenza e la capacità di ascolto. L’amministratore è un mix tra avvocato, commercialista, tecnico e psicologo: deve essere capace di seguire una giurisprudenza in continua evoluzione ed un fisco che cambia ogni anno, oltre a interfacciarsi con le più disparate tipologie umane”.