[A cura di: Vincenzo Perrotta] Le disposizioni contenute negli ultimi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri hanno inciso (e, si spera, incideranno) in maniera consistente sullo stile di vita e le abitudini di tutti gli italiani. Nuove regole di comportamento che, come è naturale che sia, avranno delle ripercussioni anche in ambito condominiale, tanto per i singoli condòmini che per l’amministratore e lo svolgimento della sua attività.
In attesa di chiarimenti ufficiali e univoci da parte del Governo, sollecitati dall’Anaci mediante una missiva indirizzata al premier Giuseppe Conte, abbiamo chiesto al presidente dell’Associazione Francesco Burrelli quali siano i provvedimenti pratici che l’amministratore di condominio dovrà adottare, alla luce dell’emergenza Coronavirus (l’intervista è stata realizzata lo scorso martedì 10 marzo, a poche ore dall’emanazione del Dpcm 11 marzo 2020, N.d.R.).
Presidente Burrelli, in questi giorni di crisi dovuta al diffondersi del Coronavirus, l’Anaci si è attivata aggiornando le regole di comportamento per gli amministratori suoi associati: potrebbe brevemente riassumerle?
La premessa da fare è che l’amministratore, in quanto professionista, ha una responsabilità precisa nei confronti dei suoi mandatari, cioè dei condòmini. L’art 40 del codice penale, relativo ai reati omissivi, specifica al comma 2 che “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. Dunque, in qualità di professionista, deve sapere quali sono gli eventi che ha l’obbligo di impedire e quali no. Senza dimenticare che il condominio, come ha chiarito la recente giurisprudenza, è sempre un luogo di lavoro, anche quando l’amministratore non è datore di lavoro, con precisi dispositivi di protezione individuale per i dipendenti, nonché di informazione per coloro che vi transitano.
Fatta questa premessa, gli ultimi decreti emanati dal Presidente del Consiglio vanno a incidere anche sull’agire dell’amministratore di condominio nello svolgimento della sua professione. Volendo sintetizzare, le principali regole alle quali l’amministratore si deve attenere riguardano:
Dunque, le assemblee, le riunioni e in generale tutti gli assembramenti di persone possono essere tenuti soltanto se si rispettano le distanze interpersonali e le misure igienico sanitarie elencati nel DPCM. Il consiglio che diamo come ANACI, sulla base di quanto prescritto e delle difficoltà oggettive di garantire la collegialità dell’assemblea (viste le limitazioni negli spostamenti delle persone), è di posticipare la data dell’assemblea, mettendosi così in una situazione di tutela, non solo della salute, ma anche nell’ottica di portare avanti le incombenze del condominio. Bisogna avere consapevolezza che il momento che stiamo vivendo è completamente diverso rispetto al passato: quanti più incontri interpersonali, che non siano urgenti e improcrastinabili, riusciamo ad evitare, tanto più tuteliamo la salute e la sicurezza, non tanto di noi stessi, ma delle nostre famiglie e delle fasce più deboli. Riprogrammare l’assemblea a un mese di distanza non pregiudica nulla. Tra l’altro, in questi giorni stiamo chiedendo al Governo di prorogare le scadenze per il bonus facciate, in modo da non avere eventuali ulteriori motivi di urgenza per convocare l’assemblea di condominio.
È possibile ipotizzare alcune norme di comportamento “pratiche” da adottare all’interno del condominio, anche da parte dei condòmini nei confronti dell’amministratore?
Se non è necessario e urgente, bisogna evitare il più possibile il contatto diretto. Voglio ricordare che l’amministratore può comunque essere contattato dai condòmini per telefono o attraverso altre modalità telematiche. Dunque il consiglio di ANACI ai propri associati è di:
Per quanto riguarda il comportamento all’interno del condominio restano valide le norme di buona educazione e di rispetto del regolamento condominiale, da osservare a prescindere dall’emergenza sanitaria. Purtroppo, mi sembra difficile ipotizzare che quanti non si attenessero a tali regole cambino il loro atteggiamento oggi, alla luce dell’emergenza Coronavirus.
Un ulteriore consiglio che mi sento di dare, da amministratore, è di prestare ancora più attenzione alle persone più bisognose, anche attraverso telefonate e mettendosi a disposizione evitando sempre, ove possibile, il contatto personale. Dobbiamo far sentire la nostra presenza alle fasce deboli, che in questa fase più che mai hanno bisogno di avere un punto di riferimento.
Ultima domanda: a suo modo di vedere, sono sufficienti le misure messe in atto dal governo centrale per tentare di arginare/mitigare gli effetti dell’emergenza Coronavirus?
Dal punto di vista sanitario, sicuramente sono d’accordo con il provvedimento restrittivo. Anzi, personalmente avrei invertito l’ordine dei decreti preferendo la terapia d’urto iniziale: sarei cioè partito da un provvedimento più restrittivo, andando ad diminuire le restrizioni con il passare del tempo. Ma non è questa una critica al presidente Conte, anzi ne condivido l’operato e colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il lavoro dei nostri medici, epidemiologi, studiosi e in generale l’operato del sistema sanitario nazionale, infermieri e volontari compresi, della protezione civile e delle forze dell’ordine.
Dal punto di vista economico è normale aspettarsi che queste restrizioni generino situazioni di disagio. Auspico una maggiore attenzione a tutte quelle piccole attività e ai lavoratori autonomi che, se non aiutati, rischiano di non riaprire al termine del periodo di crisi. Servirebbe una sorta di “Piano Marshall” dedicato, che contempli la possibilità di dilazionare nel tempo la scadenze, mettendo in standby la tassazione e le richieste di contributi, in modo da fornire un aiuto concreto e immediato, evitando di affossare le tante attività già in sofferenza.