[A cura di: Monica Tatiana Mandanici, segretario nazionale BMItalia] Era il 1776 quando l’economista Adam Smith enunciò il più celebre principio di tutta la storia dell’economia: individui e imprese che interagiscono in un mercato si comportano come se fossero guidati da “una mano invisibile” che li conduce verso il migliore risultato possibile e verso, quindi, il benessere economico della collettività. E sono i prezzi lo strumento con cui la mano invisibile coordina l’attività economica; il compratore valuta il prezzo per decidere sulla domanda e il venditore fa altrettanto per decidere sull’offerta. Alla base di questa teoria, però, ci deve essere uno Stato che definisca le regole e crei istituzioni che le tutelino, e ancor di più uno Stato che promuova l’efficienza e l’equità.
Nel campo della professione di amministrazione di condomini siamo ormai di fronte quasi a quello che in economia si indica quale fallimento di mercato. E ciò è conseguente non solo ad elementi di esternalità che influiscono in modo negativo, ma anche ad una concorrenza di mercato che non riesce ad autodisciplinarsi, influenzando negativamente i prezzi dello stesso. Si aggiunga peraltro che lo scenario che ci troviamo ad analizzare osservando i compensi di chi amministra condomini in Italia, è talmente variegato tra una Regione e l’altra (seppure la struttura immobiliare nel nostro Paese sia bene o male la stessa in ambito regionale) che risulta strano pensare che i condomini e gli amministratori siano in realtà disciplinati da normative nazionali, da regole quindi che siamo tutti tenuti a rispettare e non solo in parte.
È lecito pertanto trovarsi a chiedere a gran voce l’intervento dello Stato affinché vengano creati gli strumenti idonei al raggiungimento di un giusto equilibrio. Per arrivare a ciò bisogna senza ombra di dubbio partire dalla professionalità del “venditore”: lo Stato deve intervenire per armonizzare sotto tale aspetto la figura dell’amministratore di condominio, predisponendo strumenti e sistemi che garantiscano le abilità e le competenze. Solo in conseguenza ad un intervento mirato alla professionalizzazione di tale figura si arriverà all’eliminazione di tutti quei soggetti “esterni” che creano concorrenza sleale e che deturpano il mercato in questo importante settore.
L’istituzione di un minimo compenso potrebbe essere uno degli strumenti per il raggiungimento dell’equilibrio, ma non risolverebbe di certo il problema, anzi forse lo peggiorerebbe se si pensa che potrebbe andare a beneficio di soggetti non qualificati, se rimanesse un intervento isolato e non a corollario di un ben più ampio progetto di riforma che deve avere come scopo primario la professionalizzazione dell’amministratore immobiliare ed il suo effettivo riconoscimento istituzionale.