[A cura di: Mauro Simone – vice pres.naz. ALAC]
Il momento che stiamo vivendo è caratterizzato da numerosi segnali che preludono fin dai prossimi ad una grande penetrazione della tecnologia nella vita delle persone.
I futurologi affermano che enormi novità usciranno dai laboratori di ricerca per invadere le nostre città e le nostre vite. Siamo quindi all’alba di un probabile passaggio d’epoca che vedrà vistosi cambiamenti. E non si tratterà, come in passato cambiamenti lineari e continui, bensì di un processo incrementale generato dallo sviluppo di tecnologie e innovazioni come l’intelligenza artificiale, la robotica, la stampa 3d, le nanotecnologie, le biotecnologie: insomma, una rivoluzione contestualizzata in un viaggio transepocale, dove il ritmo di vita sarà ancora più intenso e associato a cambiamenti molto più veloci rispetto a quelli registrati nei secoli passati.
La società dovrà gioco-forza rimettersi in discussione, e come sempre accade, già oggi ci si divide tra ottimisti e pessimisti, tra chi pensa che staremo meglio e chi pensa a un peggioramento del nostro benessere collettivo, a causa anche del rapporto lavoratori/impiegati-macchine (robot, machin learning) prevedibilmente fra qualche anno sfavorevole ai primi. Probabilmente si cambierà spesso lavoro, si svolgeranno più lavori contemporaneamente con meccanismi come la condivisione degli spazi lavorativi e abitativi. Non si prevede un futuro senza lavoro, ma si dovrà avere spirito di adattamento, si dovrà interagire con creature robotiche con conseguente aumento dei ritmi e dell’efficienza in tantissimi settori, aumento della concorrenza e del fabbisogno di energia.
Insomma utopie contro distopie.
Ma perché questo sguardo fugacissimo nel probabile mondo futuro, affatto fantascientifico? Semplicemente per riflettere sul futuro del comparto condominiale, chiedendosi cosa possano fare le associazioni di categoria il cui ruolo, con buona pace dei loro detrattori, resta e si confermerà essenziale per gli operatori delle amministrazioni condominiali, pur se è svanita l’ipotesi del ventilato registro degli amministratori di condominio come peraltro avevamo paventato e scritto in una nota del 3 giugno scorso.
È di tutta evidenza che il mondo sta correndo velocissimamente ed è opportuno coltivare un atteggiamento proattivo per il bene della categoria.
Un scienziato di Osaka ha preconizzato che fra qualche anno un umanoide con la voce dell’amministratore di condominio interloquirà con la sua intelligenza artificiale con l’utenza condominiale, svolgendo anche funzioni di studio complesse e delicate.
Soffermiamoci sul presente. Adesso c’è il nuovo governo sperando che prenda a cuore e non trascuri le tematiche riguardanti la casa e il condominio.
Cosa possono e devono fare le associazioni per favorire l’apertura di nuovi orizzonti davanti ai propri iscritti? Per prima cosa, chiedere una audizione al ministro della Giustizia o al suo Sottosegretario per un tavolo interassociativo; in mancanza sarebbe auspicabile almeno l’invio di un documento possibilmente condiviso su alcuni punti qualificanti per il riordino del settore, che possa prevedere:
a) equo compenso proporzionato alla qualità delle prestazioni ordinarie e straordinarie dell’amministratore e il riconoscimento della funzione sociale svolta dalle associazioni iscritte nell’elenco Mise, con l’attribuzione di rilevanza pubblica alle stesse ai fini del rilascio delle certificazioni delle competenze per corsi iniziale (L.220/2012) e di formazione periodica (D. M. 140/14) e della qualità dei servizi resi dai propri iscritti con rilascio di Attestati di qualità di cui alla Legge n.4 del 2013;
b) obbligo di allegazione ai verbali di assembla della certificazione annuale di cui D.M.140/14 da parte di tutti gli amministratori di condominio;
c) obbligo di formazione periodica di almeno 30 ore per tutti gli amministratori, compresi i professionisti ordinisti e gli amministratori c.d. interni;
d) un diverso trattamento fiscale tra amministratori professionisti e amministratori così detti interni: eventuale prelievo previdenziale nell’ambito di un’autonoma cassa degli amministratori, con esclusione di obbligo di iscrizione a qualsiasi altra cassa di professionisti.
Non si ha la pretesa di disegnare le tavole di Mosé, bensì esclusivamente suggerire un approccio per delineare un paradigma condiviso per il raggiungimento di obiettivi utili alla categoria.