Che anno è stato, il 2017, per gli amministratori di condominio e per le associazioni che li rappresentano? E che cosa ci si può e deve aspettare da questo 2018. Ecco che cosa ne pensa il presidente di Anaci, Francesco Burrelli.
Da un punto vista associativo il 2017 è stato un anno positivo per Anaci. Già dalla fine del 2016, in realtà, con l’approvazione del nuovo Statuto, abbiamo apportato modifiche significative dal punto di vista della qualità e della professionalità: i nostri amministratori, infatti, devono per regolamento, ottenere 28 crediti formativi al posto dei 15 di legge. Inoltre, coloro che intendono ricoprire cariche istituzionali all’interno di Anaci, a qualsiasi livello, dovranno conseguire la certificazione UNI 10801 di Accredia, ente terzo di certificazione riconosciuto dal Governo.
Un’altra conquista del 2017 riguarda la costruzione di un sistema informatizzato di controllo dei crediti formativi, che collega capillarmente tutte le sedi Anaci del territorio. Il nostro Centro studi nazionale svolge, in questo ambito, un ruolo fondamentale, favorendo la formazione continua dei nostri iscritti e costituendo un punto di riferimento per l’amministratore.
Infine, il 2017 ha visto la firma di importanti protocolli d’intesa con le associazioni, gli enti e i professionisti che svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito del condominio.
Una delle battaglie che porteremo avanti anche 2018 è quella sui corsi di formazione: siamo convinti che non possano essere tenuti da chiunque, come spesso accade oggi.
Un’altra cosa che è mancata nel 2017 e che auspico per questo nuovo anno è che venga stilato un elenco, generale e con parametri oggettivi, degli amministratori di condominio. Un indice consultabile, mediante APP, nel quale sono presenti gli amministratori di ciascuna Regione e nel quale venga condivisa una serie di informazioni relative all’amministratore. Utile, ad esempio, nelle zone terremotate, per la protezione civile. Più che un registro riconosciuto dal Ministero, serve un elenco di facile fruizione.
Infine, mi aspetto che dal piano Casa Italia del Governo si giunga ad un ragionamento concreto, territoriale e condiviso, per capire quali sono le risorse a disposizione e come sia possibile investirle sui territori. Servono protocolli tra professionisti, ordini, collegi, nei quali stabilire regole univoche, sia nell’ottica di garantire una maggiore sicurezza per il cittadino, sia per aumentare la qualità che il valore degli immobili.