C’è chi lo chiama, asetticamente “elenco condiviso”. Chi ritiene più opportuno parlare di “registro dei professionisti” e chi, addirittura, vorrebbe fosse un “albo degli amministratori”. In qualunque modo lo si voglia chiamare, da quando l’On. Jacopo Morrone ha manifestato l’intenzione di dare una forma adeguata di riconoscimento giuridico dell’amministratore di condominio, sono numerose le associazioni della categoria che si sono schierate, chi a favore, chi contro, l’istituzione di un Registro ufficiale degli amministratori di condominio.
Di quest’ultimo fronte fa parte l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili – ANAMMI – che lancia un appello al Ministero della Giustizia e conferma la sua contrarietà alla proposta di istituire un registro dei professionisti del condominio.
No al Registro degli amministratori di condominio, che rischia di essere soltanto un modo per fare cassa, senza tutelare in alcun modo la categoria. È questo l’appello di Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI, nei confronti del Ministero della Giustizia che, tramite il Sottosegretario Morrone, ha proposto l’istituzione di un Registro o, addirittura, di un albo che raggruppasse gli amministratori condominiali, legando questo organismo a tasse di iscrizione e ad una cassa previdenziale separata.
Negli scorsi giorni, le associazioni storiche e rappresentative del settore si sono incontrate, per discutere la proposta. “Proprio a seguito di questa riunione, stigmatizziamo in maniera del tutto negativa l’ipotesi avanzata dal ministero – afferma il presidente Bica –. Questa idea nasce su sollecitazione di sigle associative che, a causa del modesto numero di associati, non possono certo rappresentare la maggioranza del mondo condominiale. Ci preoccupa fortemente sapere che strutture ‘minimaliste’ per dimensioni, assurte a portavoce del settore condominiale, possano ispirare una legislazione così importante”.
L’ANAMMI, che insieme alle associazioni storiche e rappresentative, assomma a circa 50mila iscritti, mette dunque in guardia gli interlocutori istituzionali contro il rischio di una normativa voluta da pochi soggetti, totalmente privi della necessaria rappresentatività.
“Pesano su di noi le carenze, mai colmate, della precedente Legge 220 del 2012 e del DM 140 del 2013 – ricorda il leader dell’associazione – che, dettando regole poco chiare sugli enti formatori della categoria, consentono sul web lo smercio di falsi attestati di formazione periodica, a danno degli operatori onesti. Se ci aggiungiamo anche il Registro, non soltanto non risolviamo il problema, ma lo aggraviamo, visti i nuovi balzelli di cui saranno caricati i professionisti e, in ultima battuta, i condòmini”.
“Auspichiamo al più presto – conclude il presidente dell’ANAMMI – la convocazione ad un tavolo tecnico che sia rappresentativo del mondo condominiale, al fine di discutere le carenze dell’attuale legislazione”.