[A cura di: Lucia Rizzi – presidente nazionale Anapic – www.anapic.it] Vista la situazione sanitaria – cioè l’emergenza Coronavirus – il Governo ha emanato tutta una serie di provvedimenti che, tra l’altro, prevedono una sospensione dei termini processuali e una proroga di altri termini.
Ora, vista sia la sospensione dei processi, sia il quadro normativo in continua mutazione a causa della situazione eccezionale, si informano gli associati che anche le attività dirette alla riliquidazione delle pensioni degli ex elettrici subiranno uno stop si spera temporaneo. Qualora la situazione rimanesse com’è dal punto di vista processuale e normativo è presumibile che le pratiche riprenderanno il loro normale corso. Naturalmente, interventi legislativi che dovessero intervenire nelle prossime settimane, o mesi, potranno cambiare anche radicalmente la situazione.
Come tutti sappiamo, l’emergenza sanitaria, ora sanitario-economica, incide, e inciderà, su tanti aspetti della vita condominiale, non ultimo la data di scadenza delle bollette, la morosità in caso di mancato pagamento delle stesse, probabilmente anche l’entità delle bollette stesse. E, naturalmente, sulla disponibilità economica dei condòmini, persone fisiche o società o artigiani o piccole imprese che siano. È evidente che i parametri sulla base dei quali gli amministratori hanno redatto i preventivi per l’anno 2020 sono completamente saltati.
Anche le rate di consuntivo saranno da rimodulare alla luce dell’improvvisa e imprevista perdita della capacità di spesa da parte dei condòmini.
Altrettanto dicasi per lavori – specie di ingente importo – decisi nella convinzione che la vita condominiale sarebbe andata avanti più o meno come al solito.
Inoltre, è lecito sollevare dei dubbi sul fatto che il condomino “insolvente” sia ipso facto moroso come “ante covid19” – senza contare che la sospensione dei termini processuali, il rallentamento o il blocco delle procedure esecutive e di sfratto rende molto problematico il recupero e l’esecuzione dei provvedimenti ottenuti e lo renderà ancora per un bel pezzo dopo che l’emergenza sanitaria strettamente intesa sarà terminata.
Per questo motivo, a parte rinviare le assemblee, sarà opportuno – a emergenza sanitaria finita – sottoporre i preventivi e i consuntivi a una nuova approvazione per verificare e eventualmente ratificare le decisioni prese prima dell’epidemia, oppure modificarle.
Si reputa che ciò non sia necessario, in primo luogo, per i lavori urgenti e indifferibili, in secondo luogo, e scendendo nella scala di importanza, per la manutenzione ordinaria.
Del resto, è evidente che se, per esempio, le scadenze e l’importo delle bollette cambia, cambierà anche la necessità di spesa e quindi il bilancio redatto usando i vecchi parametri.
Un ultimo aspetto, stavolta programmatico. Già si è detto, in altro articolo, che è illusorio pensare che l’emergenza sanitaria sia una sorta di parentesi chiusa la quale torna tutto come prima. È illusorio credere che, a emergenza chiusa, si potranno pagare gli importi sospesi come se nulla fosse accaduto.
A emergenza chiusa, al contrario, si dovrà ripartire “lento pede” perché ritornare ai livelli ante pandemia, se mai ci si ritornerà, sarà lungo e difficile. E tutta l’economia, anche quella condominiale, dovrà prenderne atto.
Seppure non errati, i provvedimenti fin qui assunti – e assunti giocoforza in fretta e furia – rischiano di lasciare indietro pezzi importanti.
Sul fronte “bollette” vien fatto di pensare a tutte le società che forniscono servizi in house e somministrano acqua, luce, gas, combustibile.
In molte di esse, il pubblico (stato o enti locali) interviene direttamente. Parte della bolletta è composta da accise, oneri (per esempio fognatura e depurazione) di diretta competenza pubblica. Sarebbe quindi opportuno che, anziché intervenire solo sul fronte della iniezione di liquidità, lo stato, agendo sulla imposizione indiretta, locale e statale, agisca anche e finché può anche alleggerendo il peso della propria mano sui cittadini – come del resto sta facendo sulla tassazione diretta.
Più complicato è intervenire sugli enti privati. Ma certo non deve accadere che, questo inverno, un condominio si trovi senza riscaldamento perché non paga la bolletta, come non deve accadere che un fornitore di servizi sia costretto a chiudere perché i condòmini non pagano.