Come è nota, tra gli articoli a suo tempo più discussi della Riforma del condominio vi fu quello che impedisce all’assemblea di vietare la detenzione di animali d’affezione negli appartamenti. Una misura applaudita dagli amanti degli amici a due e quattro zampe e contestata dai loro detrattori. Un provvedimento, soprattutto, che è andato a inserirsi nell’alveo di una forte conflittualità sul tema, sfociante spesso in diatribe o addirittura cause legali.
Ora, a un anno e mezzo dall’entrata in vigore della Riforma, il Codacons pone, indirettamente l’accento su un particolare aspetto della norma: la questione dei cani che aggrediscono gli esseri umani provocando morti e feriti. Un problema che, a giudizio dell’associazione, “si è trasformato oramai in una vera e propria strage degli innocenti, ragion per cui deve essere affrontato una volta per tutte”. L’affondo del Codacons trae origine dall’ultimo grave episodio registrato a Noviglio, nel Milanese, dove una colf di 68 anni è stata ricoverata in condizioni gravi all’ospedale San Raffaele dopo essere stata azzannata da un rottweiler e tre mastini napoletani.
“Al di là del caso specifico e delle dinamiche che hanno causato l’aggressione, è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolosi per l’uomo – afferma l’associazione dei consumatori -. Indipendentemente dall’educazione che si dà al proprio animale, è universalmente riconosciuto che esistono razze, come i pitbull o i rottweiler, che per le loro caratteristiche (potenza, robustezza, dentatura) possono provocare ferite letali in caso di morsicatura. Per tale motivo, chiediamo da tempo un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi. Il morso di un volpino, infatti, non causa certo le stesse ferite del morso di un rottweiler. L’aver eliminato la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotte dall’ex Ministro Sirchia, ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i loro proprietari, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza”. In che misura l’appello del Codacons venga poi preso in considerazione, e quali ripercussioni ciò possa avere sulla Legge 220/2012 è ancora presto a dirsi. Sta di fatto che il problema esiste, e i mezzi per gestirlo, anche in ambito condominiale, paiono inadeguati.