[A cura di: ing. Fabrizio Mario Vinardi, consigliere segretario Ordine Ingegneri provincia di Torino]
Nell’immaginario collettivo le vacanze natalizie richiamano l’idea di stare in famiglia, magari in montagna a godersi il panorama ghiacciato, mentre la propria casa è piacevolmente riscaldata dal fascino primordiale del fuoco di un camino. Difficilmente, però, si vorrebbe che la serata si movimentasse a tal punto da dover sgomberare in fretta e furia la casa, mentre in lontananza già si sentono le sirene dei Vigili del Fuoco che accorrono a domare un incendio…
Tutto ciò che stiamo per esporre è realmente accaduto in una nota località montana, all’interno di un condominio costituito da decine di piccoli chalet a 2 piani, tutti dotati di camino a legna, come vuole la tradizione alpina.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo quali sono le tipologie e le peculiarità dei vari tipi di caminetto, un manufatto che concilia l’esigenza estetica contemporanea con quella, storica, di contribuire al riscaldamento degli ambienti.
Anzitutto, dal punto di vista tecnico si distinguono camini:
L’elemento più delicato del camino, che necessita di regolare manutenzione, è la canna fumaria, il cui compito è quello di convogliare e trasportare all’esterno i fumi prodotti dalla combustione, circostanza facilitata dal fatto che tali fumi, essendo molto caldi, per loro natura tendono a salire verso l’alto e, per effetto del cosiddetto “tiraggio”, si crea una depressione all’interno della canna fumaria stessa, che permette appunto l’evacuazione in atmosfera.
Inutile dire che, per ovvi motivi di sicurezza, la progettazione della canna fumaria deve essere eseguita da un professionista competente in materia, che in caso di nuove installazioni sceglierà il miglior posizionamento e soprattutto ne curerà il corretto dimensionamento e la scelta dei materiali (in questa sede possiamo dire, in via generale, che la sezione deve essere adeguata alla potenza termica del camino e alla lunghezza ossia la distanza dal tetto); anche l’installatore deve essere qualificato e deve rilasciare a fine lavori la certificazione di conformità.
Naturalmente, oltre alla legna si possono utilizzare anche altri combustibili, sia gassosi (metano o GPL), sia liquidi (il bioetanolo è il più diffuso).
Ma torniamo al nostro caso: in effetti, la casa del nostro (sfortunato) protagonista manifestava fin dall’inizio un “piccolo” problema: la parete dove era posizionato il camino (e lungo la quale correva anche la canna fumaria del vicino, che abita al piano sottostante) diventava molto calda quando in inverno si accendevano i camini, al punto che in una occasione i giochi in materiale plastico del figlio “erano diventati molli”.
Quella notte, quando fortunatamente tutti erano ancora svegli, l’attenzione viene richiamata da quello che è stato descritto come “un crepitio” e da altri “come se grandinasse sul tetto”: usciti sul balcone, si vedevano i primi lapilli e le prime fiamme uscire dal tetto.
Una corsa giù per le scale per raggiungere un luogo sicuro, una telefonata al comando dei Vigili del Fuoco e poi… aspettare, mentre le fiamme cominciano ad alzarsi sempre più alte. L’incendio viene domato con relativa facilità dal personale intervenuto e, nei giorni successivi, iniziano le verifiche tecniche, con sovrapposizione di quelle affidate dalla Procura della Repubblica ad un ingegnere forense per identificare le cause dell’incendio (la Legge prevede come reato non solo l’incendio doloso, ossia appiccato volontariamente, ma all’art. 449 cod. pen. anche quello colposo, quindi sviluppatosi a causa di condotte connotate da imperizia, imprudenza, negligenza o inosservanza di leggi/regolamenti).
Gli accertamenti peritali hanno permesso di accertare che le canne fumarie a servizio dei caminetti delle unità abitative sono riconducibili a due tipologie:
Sono state eseguite varie ispezioni, con saggi murari, smontaggio dei rivestimenti lignei e verifica dal tetto, previo parziale smontaggio dei comignoli.
Il CTU nominato dal Giudice ha così accertato che “la canna fumaria è stata realizzata mediante l’uso di tubo metallico diametro 18 cm, di tipo flessibile e privo di coibentazione, pertanto in grado di raggiungere sulla faccia esterna le temperature dei fumi di combustione; lo stesso tubo, peraltro, risulta insufficientemente isolato rispetto all’adiacente muratura, in quanto è presente unicamente un sottile strato di isolamento del tipo lana di roccia, posizionato solo alla base della canna fumaria”.
Inoltre, “il cavedio che ospita la canna fumaria è risultato essere di dimensioni talmente ridotte da non consentire un distacco adeguato del condotto dalla muratura, che pertanto si riscalda per effetto del contatto diretto con la canna fumaria, senza contare che le ridotte dimensioni del cavedio non consentono l’inserimento a posteriori di un adeguato isolamento termico”.
Quale Consulente Tecnico del condominio ho rimarcato che il sistema di evacuazione fumi è stato realizzato in violazione alle normative applicabili, oltre che alla buona tecnica, in quanto:
Nessuna di queste prescrizioni era stata rispettata e, per poter ovviare, risulta ora necessario riprogettare l’intero sistema di smaltimento fumi, sostituendo tutte le canne fumarie esistenti (previa loro demolizione e smaltimento), con una stima dei costi complessivi dell’ordine di € 450.000 oltre IVA.
In conclusione, dall’analisi di questo caso reale emerge che: