[A cura di: Gianluca Palladino, direttore resp. di Italia Casa 1981 e Quotidiano del Condominio]
“La politica non ci ascolta”.
“La Riforma del Condominio è stata frettolosa e lacunosa”.
“Il Dm 140/2014 sulla formazione ha dato adito a troppe irregolarità e zone d’ombra”.
“Gli amministratori di condomino sono oberati di eccessive incombenze e responsabilità”.
Sono solo alcune delle innumerevoli lamentele, preoccupazioni, istanze, che i gestori immobiliari sottopongono ogni giorno a chi, come Italia Casa e Quotidiano del Condominio, dà voce alle problematiche che essi si trovano loro malgrado ad affrontare nell’ambito di una professione sempre più complessa.
Lo fanno contattando la nostra redazione.
Lo fanno (o perlomeno lo facevano fino a poco più di un mese fa) durante i convegni itineranti svolti dal gruppo Edicon sull’intero territorio nazionale.
Lo fanno cercando in noi, operatori dell’informazione, una sponda che, paradossalmente, NON SEMPRE trovano nelle associazioni che dovrebbero invece avere come unico scopo quello di tutelare gli interessi dei loro iscritti.
Perché?
Perché, fatto indiscutibilmente salvo il diritto ad associarsi sancito dalla Costituzione, le associazioni dell’amministrazione condominiale sono, oggettivamente, troppe e troppo frammentate, con alcune di esse che peraltro rappresentano poco più del loro presidente e alcuni altri intimi.
Era palese già prima che scoppiasse l’emergenza Coronavirus. É tanto più evidente oggi.
La drammatica situazione che noi tutti stiamo vivendo, e alla quale ovviamente non sfugge il settore condominiale – inteso sia come macrocontesto socio-economico sia come luogo di lavoro di chi lo amministra e/o a vario titolo vi lavora – può essere vissuta dalle rappresentanze di categoria in due modi diametralmente opposti:
Se e finché ci sarà chi preferisce questa seconda strada, non si andrà lontano. Il che è tanto più grave in quanto il cammino – oggi e nei prossimi anni – è e sarà lungo, e irto di inimmaginabili difficoltà.
Quegli stessi personalismi che fino a ieri potevano magari far sorridere, ma non erano più dannosi per il comparto condominiale di quanto non fossero assolutamente inutili per chi se ne rendeva protagonista, domani saranno invece realmente deleteri.
Le posizioni individuali? Ben vengano.
Il dibattito, anche serrato, su punti di vista differenti? È il sale della democrazia.
Ma poi, quel che occorre è una sintesi. Magari poche richieste, ma uniformi, il più possibile condivise, e comunicate in un modo efficace e coordinato.
Il condominio è un indotto economico, sociale, perfino politico di straordinaria importanza, e dal quale il Paese non potrà prescindere quando sarà il momento di ripartire.
Se chi lo rappresenta sarà in grado di cooperare, e di farsi davvero portavoce – in modo compatto – di chi lo amministra e di chi vi abita, questa drammatica esperienza ci lascerà in eredità una straordinaria, inesplorata opportunità: quella di fare del condominio un veicolo non solo più funzionale ed efficiente, ma anche più facile da guidare.