[A cura di: Lucia Rizzi, presidente Anapic – www.anapic.it] “Dicono che il pesce rosso abbia una memoria così a breve termine da dimenticarsi, una volta terminato il giro della proverbiale boccia di vetro il percorso appena compiuto e poterlo, quindi, ripercorrere ex novo senza soffrire della prigionia”.
Buon per lui, ma gli esseri umani, e quindi, si spera, anche i professionisti, non sono pesci rossi e non possono permettersi di ragionare a così breve termine.
Quando, e sottolineiamo “quando”, non “se” sarà superata l’emergenza sarà necessario ripartire, ripartire in fretta e ripartire bene.
Questo impone due ordini di considerazioni.
In primo luogo, va evidenziato che la sospensione, per esempio, degli obblighi contributivi o dei termini per il pagamento, e quindi delle sanzioni per il pagamento oltre il termine, è cosa buona.
È tuttavia evidente che tale beneficio sarebbe del tutto vanificato ove, a sospensione finita, il professionista (commercialista, ingegnere, architetto, avvocato, geometra, amministratore di condominio, ecc.) dovesse trovarsi a pagare, tutte in una volta, le somme dal cui pagamento era stato temporaneamente esentato.
Lungi dall’invocare un “tana libera tutti” e trasformare l’emergenza in un alibi, si impone un rilievo.
Ci sono pagamenti periodici che non hanno fine o hanno una fine da qui ad anni, o decenni. In tal caso le rate sospese potrebbero essere “spalmate” sulle rate successive. Su quante rate possa essere spalmato l’insoluto, impossibile dirlo. Dipende dalla durata dell’emergenza e delle conseguenze economiche della stessa (che, verosimilmente, perdureranno anche più a lungo dell’emergenza sanitaria). Il principio è che tale “diluizione” deve essere tale da consentire il saldo anche da parte di un soggetto già colpito dalla crisi sanitario – economica (è appena il caso di avvertire che questo principio generale non vale solo per i professionisti, ma per tutti coloro su cui gravi un mutuo, che paghino bollette ecc – perciò tutti o quasi – e quindi non si vede perché determinate categorie o determinati debiti debbano esserne esclusi).
Ci sono poi pagamenti periodici che hanno una fine più ravvicinata, nel senso che – ante coronavirus – l’onerato avrebbe smesso di pagare di qui a un anno, o due. In tal caso sarebbe più semplice mettere le rate sospese “in coda” alle rate che riprenderanno a decorrere una volta terminata la sospensione – chiaramente senza ulteriori aggravi in termini di sanzioni ed interessi.
E passiamo al “secondo luogo”. Oggi ciascun professionista deve sottostare a tutta una serie di obblighi burocratico amministrativi che rappresentano, già adesso, un peso economico diretto e indiretto (se non altro, in termini di tempo da dedicarvi). Comunicazioni, adeguamenti, dichiarazioni, obblighi formativi, dichiarazioni da rilasciare, da reperire, liste ecc..
Il mancato assolvimento di questi obblighi, assolutamente doverosi in una situazione normale, comporta una serie di sanzioni. A emergenza finita, e ripetiamo “quando”, non “se”, molti professionisti si troveranno nell’impossibilità di adempiere a questi obblighi, alcuni dei quali comportano anche (lo si ripete) un costo diretto e immediato.
E allora, ancora, una volta, niente “tana libera tutti”.
Se una cosa questa emergenza ci insegna è che prima viene la salute.
Quindi, per esempio, gli obblighi in tema di sicurezza prima di tutto fisica degli operatori non potranno – anzi, non può neppure adesso – essere differita, ma anzi devono essere rafforzati. Quindi, se possibile, ci dovrà essere un’attenzione ancor maggiore alla messa in sicurezza dei professionisti, dei loro collaboratori, dei loro studi.
Però, e proprio per questo, il professionista non potrà essere più onerato anche dal peso di tutta una serie di adempimenti burocratici, fiscali, concepiti per un sistema che non è più quello di un mese fa e che non tornerà forse mai più ad essere lo stesso.
L’assolvimento quindi di questi obblighi non potrà quindi che essere o sospeso – come per le rate di cui al “primo luogo” – o reso meno oneroso o gratuito.
Sul punto, per esempio, si reputa che possa e debba essere reso gratuita o al prezzo di costo l’adozione di presidi sanitari quali sanificatori, disinfettanti ecc. nei luoghi di lavoro nei condomini, sui mezzi pubblici ecc. (come già avviene negli ospedali). Per converso, dovrà essere controllata, con la dovuta attenzione e rigore, la pulizia degli ambienti e dei luoghi di lavoro. Tanto per fare un altro e ultimo esempio, dovrebbe o potrebbe essere prima sospesa (come già sta avvenendo) e poi resa gratuita, almeno in misura molto più cospicua di quanto già avvenga, l’attività formativa.
Nessuno nasconde che questo vuol dire chiedere un sacrificio economico a chi queste attività le presta – proprio come lo Stato sta rinunciando o sta per rinunciare a entrate.
Ma è proprio questo che si chiede. Guadagnare meno per ripartire tutti”.