[A cura di: Giuseppe Bica (foto), presidente Anammi – www.anammi.it] La formazione professionale è il primo requisito che distingue l’amministratore di condominio serio e preparato da quello improvvisato, che fa pasticci con i conti e con le norme. L’Anammi lo sostiene da tempo: siamo stati i primi a promuovere l’aggiornamento periodico per l’amministratore, consapevoli che soltanto in questo modo il professionista può stare al passo con i tempi. E anche oggi, a distanza di anni dall’entrata in vigore della riforma del condominio, continuiamo a chiedere vigilanza sui corsi di aggiornamento e sanzioni contro i “furbetti della formazione”.
È bene ricordare che la riforma del condominio nel 2012 ha imposto la “professionalizzazione” dell’amministratore, stabilendo una serie di parametri che ridisegnano la figura dell’amministratore di condominio. Il successivo DM 140 del 2014 ha poi definito le modalità dell’aggiornamento continuo, divenuto obbligatorio, stabilendo il monte-ore minimo (pari a 15 ore) e la certificazione attestante la formazione conseguita dopo una verifica vis-à-vis.
Purtroppo, le due norme non hanno affrontato, neanche alla lontana, la questione dell’affidabilità degli enti formatori e la possibilità di controllo sull’aggiornamento effettivamente svolto. Si è così aperta la strada al proliferare di veri e propri corsi-truffa e alla vendita di finti certificati, ottenuti on-line dietro pagamento. Pezzi di carta, scopiazzati sulla falsa riga dei certificati delle associazioni storiche. Anche le famose 15 ore sono spesso soltanto sulla carta. Tra noi addetti ai lavori, gira da mesi una brutta storia di gite “vendute” ad aspiranti amministratori, che invece di acquistare pentole, alla fine si vedono consegnare dagli organizzatori del tour di fine settimana, finte attestazioni sull’aggiornamento professionale.
L’impressione è il legislatore abbia voluto lasciare ai condòmini il compito di vigilare sulla serietà del professionista. Ma cosa può fare davvero il condomino? Quasi nulla. Al massimo, può chiedere la verifica della formazione professionale all’aspirante amministratore, che si presenti in assemblea per farsi nominare, respingendo la candidatura di chi non abbia ottemperato agli obblighi di legge. È evidente, però, che il controllo sugli enti formatori non può essere effettuato in questo modo.
Contro al concorrenza sleale di chi opera infrangendo le regole, gli amministratori onesti non hanno difesa. La stessa struttura che l’ANAMMI ha messo in piedi per consentire l’aggiornamento professionale di 15 ore, imposto dalla legge, comporta impegno ed ha forti costi. Del resto l’amministratore è un mix tra avvocato, commercialista, tecnico e psicologo: deve essere capace di seguire una giurisprudenza in continua evoluzione ed un fisco che cambia ogni anno, oltre a interfacciarsi con le più disparate tipologie umane. Ecco perché aggiornarsi è così importante.
Più volte, abbiamo già invitato il Ministero della Giustizia a pronunciarsi sulla questione, imponendo sanzioni certe contro i venditori di falsi certificati. Ci auguriamo che il tema sia affrontato in via definitiva, dando finalmente ascolto all’ANAMMI, che ha lanciato da tempo l’allarme sul problema.