Delegare con equilibrio, contemperare le esigenze e puntare su professionalità e formazione. Questa la formula da seguire, secondo il sottosegretario al Ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri, per rendere indolore l’ampliamento delle competenze dei giudici di pace in materia condominiale. Un passaggio fondamentale della riforma della Magistratura onoraria, attualmente in discussione alle Camere che, insieme alla riforma del condominio del 2012 e al decreto 140/2014, dovrebbe consentire, nei piani del legislatore, di deflazionare il contenzioso giudiziario e permettere a condòmini e amministratori di condominio di risparmiare tempo e denaro. In che modo lo ha spiegato lo stesso Ferri, nell’intervista realizzata in esclusiva da Italia Casa.
Sottosegretario Ferri, fa molto discutere l’ipotesi di attribuire ai giudici le controversie in materia condominiale. Qual è lo stato del provvedimento?
La legge delega conferisce la possibilità, entro il termine di un anno, di varare uno o più decreti attuativi. Il primo decreto, discusso dalle Camere a fine maggio, disciplina la fase di transizione per i magistrati onorari in regime di proroga legale e non più confermati. Seguiranno, entro un anno, altri decreti per l’entrata a regime della nuova magistratura onoraria, nei quali avremmo modo di apportare eventuali aggiustamenti, tenendo anche conto del dibattito parlamentare che c’è stato, e di indicare in modo più specifico limiti e competenze affidate ai giudici di pace in materia condominiale.
Proprio su questo aspetto, molte associazioni della proprietà edilizia e dell’amministrazione condominiale ritengono che i giudici di pace non abbiano le competenze necessarie per occuparsi di questioni condominiali. Cosa risponde a queste critiche?
Innanzitutto non sono d’accordo. L’idea del legislatore è quella di dare al cittadino e alla società civile un giudice di pace con più competenze ma, allo stesso tempo, sempre più attrezzato professionalmente. Certo, occorre investire in professionalità, ma la riforma della magistratura, nel suo complesso, prevede che, all’ampliamento delle competenze attribuite al giudice di pace, si colleghi in maniera proporzionale un rafforzamento della professionalità e delle competenze richieste ai giudici. In virtù della riforma, sono stati stabiliti criteri più stringenti per l’accesso alla Magistratura onoraria, a partire dal titolo di studio richiesto, per poi passare ai requisiti e al procedimento di nomina, fino all’obbligo di effettuare un periodo di tirocinio. Mentre, sotto il profilo della meritocrazia, la riforma valorizza alcuni titoli preferenziali quali, ad esempio, l’esercizio pregresso delle funzioni onorarie e della professione forense o notarile e l’insegnamento di materie giuridiche nelle università. Il che porta a non temere l’aumento di competenze e, anzi, a puntare sulla strada della preparazione, della certezza del diritto e della qualità.
Cambiamo argomento e parliamo della formazione degli amministratori condominiali prevista dal decreto 140/2014 del Ministero di Giustizia. Sta sortendo i risultati attesi?
I primi effetti sono positivi, anche se occorrerà ancora tempo per valutare gli effetti del decreto in maniera approfondita. Da parte nostra stiamo continuando a monitorare la situazione. Certo è che molto dipende dagli enti formatori: la scommessa fatta con il regolamento sulla formazione degli amministratori condominiali è stata quella di dare criteri e regole. Ovviamente bisogna aspettare anche la reazione del mercato che, in qualche modo, seleziona e garantisce questa professionalità.
Sempre a questo proposito, diverse associazioni di categoria lamentano l’assenza di controlli sull’applicazione del decreto. Ritiene che verranno apportate modifiche alla normativa al fine di rendere più stringenti le verifiche sulla formazione degli amministratori?
Il Ministero non effettua controlli, ma ha stabilito delle regole per mettere ordine nel campo della formazione, favorire la trasparenza e garantire più professionalità e più competenza per gli amministratori di condominio. Tutto questo permetterà di deflazionare e prevenire il contenzioso giudiziario che, anche in materia condominiale, è elevatissimo e intasa gli uffici giudiziari. Per ora non vi sono correttivi all’ordine del giorno oltre alle circolari emanate, laddove richieste. La sfida deve essere colta dagli enti formatori, che devono garantire un alto livello di professionalità attraverso la propria direzione scientifica, i docenti, i controlli, le prove e la partecipazione dei propri iscritti. Occorre responsabilizzarsi e, anche chi fa formazione, deve assumersi questa responsabilità.
In una prospettiva più ampia: a 3 anni dall’entrata in vigore della riforma del condominio, qual è il suo bilancio? Cosa sta funzionando e cosa necessita, invece, di aggiustamenti?
Ritengo che, nel complesso, tutte le modifiche apportate dalla riforma e i successivi interventi normativi siano stati molto positivi e abbiano dimostrato l’attenzione concreta della politica al tema condominiale. Penso, ad esempio, alla modifica dell’art. 63 delle disposizioni di attuazione del codice civile per la riscossione dei contributi, che consente all’amministratore di agire senza l’autorizzazione dell’assemblea per ottenere un decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo. Oppure all’anagrafe condominiale prevista dall’art. 1130, n. 6, per favorire la trasparenza e la certezza del diritto di proprietà.
La riforma del condominio, nella sua versione più ampia e allargata, è stata l’unica legge approvata all’unanimità durante la scorsa legislatura. Noi abbiamo apportato dei correttivi e fatto chiarezza per quanto riguarda formazione e risparmio energetico, in funzione di miglioramento rispetto alla versione originale. Parlare di aggiustamenti oggi è prematuro se non per alcuni aspetti, sui quali stiamo lavorando, che riguardano fiscalità.