[A cura di: Inail] Quando in un cantiere di lavori in quota si verifica un infortunio con conseguenti traumi da caduta è necessario attivare prontamente una serie di azioni di primo soccorso, definite secondo standard prefissati. Dopo aver allertato immediatamente il 112, occorre verificare le condizioni per agire in sicurezza con dispositivi anticaduta per i soccorritori, idonei sistemi di ancoraggio e attrezzature necessarie per raggiungere il lavoratore incidentato.
Effettuate queste fasi e in attesa dell’arrivo di mezzi di soccorso avanzati, va applicata una specifica sequenza, che prevede l’immobilizzazione della testa dell’infortunato in posizione neutra e la formulazione di domande come test per verificare lo stato di coscienza.
Seguono la palpazione del torace e il conteggio dei respiri, il controllo di eventuali emorragie, la riverifica dello stato di coscienza e, infine, la scopertura del paziente con l’esame della testa e dei piedi e la sua copertura con una coperta termica.
Qualora il paziente non presentasse segni evidenti di vita come il respiro, va iniziata senza indugio la rianimazione cardiopolmonare con l’aiuto del defibrillatore, se disponibile, tenendo in asse testa, collo e tronco.
Questi e altri interventi di primo soccorso nei lavori in quota sono riassunti in un fact sheet pubblicato dall’Inail. Curata dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Istituto nell’ambito del consueto lavoro di divulgazione delle principali tematiche di sicurezza negli ambienti lavorativi, sintetica e comprensibile al vasto pubblico dei non addetti ai lavori, la nota è disponibile nella sezione “comunicazione” del portale dell’Istituto ed è liberamente consultabile e scaricabile.
Secondo la banca dati InforMo, il sistema nazionale di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi sul lavoro, che ne riporta dati sintetici, schede analitiche, caratteristiche descrittive e analisi delle dinamiche correlate in un arco temporale che va dall’inizio dell’incidente fino alle sue fasi definitive, gli eventi pericolosi da caduta dall’alto rappresentano un terzo degli incidenti lavorativi mortali, esponendo i lavoratori a gravi rischi per la loro salute. Si tratta di infortuni che ricorrono nei lavori in quota, attività professionali che sottopongono gli addetti al pericolo di cadute da un’altezza superiore ai 2 metri rispetto a una superficie stabile.
Nell’esaminare la dinamica degli infortuni nei lavori in quota, i ricercatori del Dimeila si soffermano sui principali rischi per la salute in cui incorre un lavoratore caduto, che può subire principalmente fratture alla colonna vertebrale e ulteriori traumi agli organi interni.
Un’altra lesione da considerare è poi la sindrome da imbraco, che si verifica quando gli arti inferiori si fermano con un conseguente arresto del flusso sanguigno e della diminuzione del ritorno venoso al cuore, con il pericolo di un collasso cardiocircolatorio o di un arresto cardiaco che può condurre fino alla morte.
Proprio per questi motivi, la scheda punta l’attenzione sull’importanza delle misure di primo soccorso, che qualora attivate prontamente possono ridurre efficacemente gli indici infortunistici mortali registrati nel settore edilizio. Nel caso di traumi da caduta la percentuale di morti prevenibili va infatti dal 33% al 73%.
Un numero che si può contribuire a ridurre, proseguono gli autori, attraverso una puntuale valutazione del rischio e con l’adozione di dispositivi di protezione. È fondamentale perciò puntare alla predisposizione di un piano di sicurezza efficace e idoneo per il recupero del lavoratore infortunato, e in una formazione adeguata degli addetti di primo soccorso, addestrati specificamente all’uso di strumenti anticaduta e di altre attrezzature come barelle, tavole spinali, collari cervicali.
Il lavoro in quota o in altezza riguarda tutte le attività lavorative che portano il lavoratore a operare a più di due metri di altezza rispetto al piano stabile (art. 107, d.lgs. 81/2008).