[A cura di: Gabriele Bruyère – pres. naz. Uppi, nella foto con Maurizio Gasparri e Massimo Anderson]
In difesa di una proprietà immobiliare che continua ad essere colpita in maniera decisamente non più tollerabile, le associazioni che la rappresentano, e particolarmente l’Uppi, non possono che continuare nella richiesta di una reale diminuzione della pressione fiscale, vero cappio al collo dei proprietari di casa, anche per evitare che altri nuovi balzelli – mascherati da l’Europa lo vuole o l’Europa ce lo impone, ma in realtà voluti anche e soprattutto da lobby di imprenditori che hanno intravisto nella installazione delle valvole termostatiche e nella contabilizzazione del calore un notevole business – colpiscano indiscriminatamente coloro che sono (viene proprio da dire “sfortunatamente) proprietari di una casa.
L’Uppi ha pertanto voluto, e concordato con altre associazioni della proprietà immobiliare e con l’Anaci, la manifestazione che si è tenuta a Roma il 27 ottobre, perché è un dovere imprescindibile per le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative della proprietà immobiliare la difesa contro un provvedimento che non può essere ottemperato entro il termine del 31 dicembre 2016 da tutti i proprietari di casa, quale è quello previsto dal Dlgs 141/2016 correttivo del Dlgs 102/2014.
Vero è che la Direttiva 2012/27/UE stabilisce un quadro comune di misure per la promozione della efficienza energetica nell’Unione Europea al fine di garantire il conseguimento dell’obiettivo 20-20-20 entro il 2020, ma non si comprende cosa abbia a che vedere con la promozione della efficienza energetica la installazione entro il 31/12/2016 di contatori individuali per la misurazione del consumo di calore o raffreddamento o di acqua calda per ciascuna unità immobiliare su ciascun radiatore solo se tecnicamente possibile ed efficiente in termini di costi (art. 9 comma 5 lettera b). Peraltro, la questione non è così semplicistica posto che la nostra legislazione in materia di condominio è assai complessa e che appare quindi necessario potere coniugare le disposizioni sul condominio con l’aspetto tecnico per l’applicazione di questa direttiva. Necessario quindi, ed anzi imprescindibile, un rinvio del termine, non solo per potere permettere l’assunzione delle delibere condominiali, ma anche una corretta compenetrazione tra la normativa de qua ed i regolamenti di condominio, non essendo pacifico, così come da qualcuno assunto, che la normativa italiana sarebbe “imperativa”, proprio alla luce del fatto che essa non si applica a tutti i cittadini: non si applica infatti agli impianti autonomi, o laddove ci siano “impedimenti di natura tecnica”. È il caso, ad esempio, di case riscaldate da pannelli radianti o da termoconvettori.
Il punto dolens è che in un momento di difficoltà economica quale l’attuale, secondo alcune simulazioni, per un appartamento di 80 mq dotato di 6 caloriferi servono circa 1.055 euro di spesa per installare le valvole termostatiche (in media si tratta di un’operazione che costa 120 euro a calorifero), oltre i costi per adeguare le pompe di circolazione dell’impianto condominiale da portata fissa a variabile. Si può usufruire della detrazione fiscale del 65% – in dieci anni – solo se assieme ai contabilizzatori si cambia l’impianto di riscaldamento esistente con impianti dotati di caldaie a condensazione o con pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa entalpia. In questi casi il limite di spesa detraibile (per ogni contribuente) è di 30.000 euro, ma sempre in dieci anni. Se, invece, i contabilizzatori sono installati senza che sia sostituito, integralmente o parzialmente, l’impianto di riscaldamento, o qualora questo sia sostituito con uno che non presenta le caratteristiche tecniche richieste per accedere all’Ecobonus, le relative spese sono ammesse alla detrazione del 50% per le ristrutturazioni edilizie, sempre in dieci anni. Il rischio, più che concreto, è che i proprietari di casa si dovranno quindi sobbarcare di una spesa ingente, i cui risultati peraltro si sconteranno solamente tra circa 6 anni.
Ciò che sconcerta è il citato art. 9 della Direttiva Europea che fa riferimento specifico ai condomini e agli edifici polifunzionali. E il Titolo II del Dlgs 102/2014 art. 1 comma 2 specifica che la proposta di interventi riguarda gli edifici privati e pubblici, ma per gli edifici pubblici il termine è il 2020 (art. 5) e non sono previste ovviamente sanzioni mentre nulla si sa sugli edifici polifunzionali dello stato che sono interessati dalla normativa come i condomini.
Infine le sanzioni – specifica l’art. 16 del predetto Dlgs – sono irrogate genericamente dalle Regioni (comma 14), o addirittura nei casi specificatamente previsti direttamente dal Ministero dello sviluppo economico, o dalla Autorità per l’energia, senza alcuna specificità in merito. Non possiamo pertanto che portare avanti questa nuova battaglia verso un provvedimento che anche sotto il profilo della costituzionalità nutre dubbi e perplessità, e che non commina, come al solito, sanzioni per gli immobili dello Stato, quasi questo non fossero toccati dalla Direttiva Europea. Non senza tenere presente che proprio il Dlgs 102/2014 nelle disposizioni di cui all’art. 13 disponeva espressamente che l’Enea in collaborazione con le associazioni di categoria, con le associazioni dei consumatori doveva predisporre un programma triennale di informazione e formazione finalizzato “a promuovere e facilitare l’uso efficiente dell’energia” e, tra l’altro a stimolare comportamenti dei dipendenti pubblici a ridurre i consumi energetici della pubblica amministrazione, ad educare gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado all’uso consapevole dell’energia, a sensibilizzare le famiglie in particolare quelle che vivono in condomini rispetto ai benefici delle diagnosi energetiche e rispetto ad un uso consapevole dell’energia, a favore la partecipazione delle Banche e degli istituti finanziari al finanziamento degli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, a sensibilizzare le imprese e i clienti domestici all’uso efficiente dell’energia, a promuovere programmi di formazione per la qualificazione dei soggetti che operano nell’ambito dei servizi energetici e degli installatori di elementi edilizi connessi all’energia.
Non consta che tutto questo sia stato fatto, soprattutto l’educazione degli studenti e, per quanto ci interessa, la sensibilizzazione delle famiglie e la partecipazione delle banche al finanziamento degli
interventi. Questo significava un lavoro immane che prevedeva lo stanziamento di un 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017. Nessuna associazione di categoria dei proprietari e degli amministratori di condominio è stata interessata, e non si sa a chi e dove siano finiti i suddetti fondi stanziati nel provvedimento. Ma le sanzioni incombono sulla testa dei condòmini e degli stabili in condominio, mentre, si ripete, non sono previste sanzioni per gli edifici pubblici. Assurdo.
Né si vede come l’Europa potrebbe essere intransigente tanto da sanzionare comunque l’Italia, in caso di una proroga necessaria al fine di potere applicare in modo più tecnico e razionale la direttiva in riferimento alla nostra legislazione e alla particolare conformazione delle nostre case, laddove si chiede solo tempo per potere ottemperare e, ad esempio, compiere il lavoro di informazione necessario alle famiglie sia da parte delle associazioni dei proprietari che di quelle degli amministratori di condominio.
La legge di Stabilità 2016 – già all’esame del Parlamento – potrebbe contenere agevolmente un provvedimento di proroga dovuto alle carenze delle Stato. Allora, di concerto con le associazioni, si può prevedere non solo di mantenere fede a quanto disposto dal provvedimento legislativo, ma di potere esporre proposte focalizzate sulla necessità di supportare la direttiva europea con le problematiche italiane e rendere in tal modo realmente efficace e razionale la necessaria riduzione dei consumi energetici. Nel caso la legge di Stabilità 2016 si facesse carico di quanto sopra non si potrebbe che esprimere un generale apprezzamento per lo sforzo del Governo nel predisporre una manovra espansiva, che intenda sostenere la direttiva europea e il necessario miglioramento della efficienza energetica e del risparmio energetico che potrà avvenire nel rispetto del provvedimento legislativo emesso, ma con l’indispensabile ausilio delle associazioni di categoria dei proprietari e degli amministratori (come peraltro previsto nel provvedimento stesso) depositarie di conoscenze e istanze utili e essenziali per individuare misure efficaci per sensibilizzare ed educare i proprietari di casa, come previsto e voluto nel provvedimento legislativo, tenendo conto anche delle esigenze degli stessi proprietari di casa. L’UPPI le altre associazioni di categoria chiedono solo una tutela maggiore dei proprietari di casa, anche nell’interesse del Paese.