[Intervista di: Vincenzo Perrotta] È partito anchea Milano, lo scorso 24 luglio, il progetto “Badante di condominio”, il servizio
di assistenza condivisa gestito e fortemente voluto dall’Amministrazione
comunale. Il nuovo modello di welfare
può essere applicato in contesti diversi e si rivolge tanto ai soggetti che non
necessitano di un’assistenza continuativa, quanto alle famiglie che hanno
bisogno di specifiche forme di supporto. Il primo stabile scelto per
l’attuazione del progetto è quello di piazzale Dateo 5, sede di una postazione
di custodia sociale e di sei alloggi protetti, gestiti dal Comune di Milano.
Alle sei persone coinvolte nella sperimentazione viene messo a disposizione un
assistente familiare per un totale di 24 ore la settimana. Per sapere in cosa
consiste l’iniziativa abbiamo intervistato, in esclusiva per i lettori di
Italia Casa e di Quotidianodelcondominio.it, l’assessore alle Politiche Sociali
del Comune di Milano Pierfrancesco
Majorino:
Assessore,
come nasce l’idea della badante di condominio e a quali tipologie di utenza si
rivolge?
Il progetto nasce dalla valutazione che ci troviamo
in una fase storica particolare, in cui è sempre più importante da un lato
trovare strumenti nuovi per contrastare la solitudine delle fasce deboli della
popolazione, e dall’altro riuscire a reperire le risorse necessarie a
sviluppare azioni concrete, che siano più efficaci sul piano delle prestazioni,
e che rispondano a diverse tipologie di utenza e, quindi, di esigenze.
Le persone alle quali si rivolge l’iniziativa sono
prevalentemente anziani soli e anziani soli poveri. Molto spesso accade che non
abbiano bisogno di una badante 24 ore su 24, ma soltanto di qualche ora al
giorno. Grazie alla badante di condominio lo stesso operatore può seguire più
utenti, garantendo elevati standard di qualità assistenziale, in quanto si
tratta di personale formato e selezionato da noi.
Quali sono
le esigenze alle quali risponde?
Le esigenze sono varie. Dal punto di vista
dell’utenza, quella di avere un operatore dinamico, non soltanto ad alta
intensità assistenziale e, comunque sia, altamente qualificato. Per quanto
riguarda la badante, ha la possibilità guadagnare il giusto per il lavoro che
svolge, seguendo più utenti, e di essere formata e regolarmente assunta. Altro
aspetto cruciale insito nel progetto è il rafforzamento del presidio sociale
sul territorio, dal momento che negli stabili in cui viene inserita la badante
di condominio intervengono anche i “custodi sociali”. Siamo convinti che questo
strumento sia uno stimolo alla creazione di legami di solidarietà tra gli
utenti, in grado di dare vita nuovi precorsi di socialità.
Sostenibilità
e Tempistiche. Come viene finanziato il servizio e per quanto tempo?
Lo strumento della badante di condominio rientra, a
tutti gli effetti, nell’insieme dei servizi di assistenza domiciliare sostenuti
dal Comune, per cui vengono complessivamente impiegate risorse per circa 19
milioni di euro. Si tratta di una forma innovativa di assistenza che si
aggiunge e si integra a quelle già esistenti, in modo da fornire una risposta
più dinamica e mirata alle esigenze delle persone.
Ci tengo a sottolineare che per le fasce più povere
il servizio è (e sarà) gratuito, finanziato dal Comune di Milano; anche se un
domani si potranno trovare forme di finanziamento partecipativo, mantenendo
però misure di gratuità e la stessa attenzione ai più poveri.
Teoricamente la sperimentazione, si concluderà il
31 dicembre, per motivi legati alla chiusura del bilancio comunale. Nella
pratica, però, verrà reso permanente anche negli anni a venire. Crediamo sia
importante dare continuità a questo progetto e stiamo lavorando per far partire,
nel futuro, anche la “tata di condominio”.
È
possibile replicare il progetto in altri Comuni?
Come comune di Milano siamo ben contenti e
orgogliosi di inaugurare uno strumento nuovo, potenzialmente replicabile anche
in altri Comuni italiani. Nell’ottica della riproducibilità del modello abbiamo
creato un team di lavoro specifico che si occupa del monitoraggio della
sperimentazione, di valutare le mansioni e il tempo dedicato ad ogni assistito,
la qualità dell’assistenza erogata, l’appropriatezza dei diversi interventi e
l’integrazione del lavoro delle assistenti familiari nel progetto complessivo
di intervento domiciliare del Comune. Saranno valutati anche la qualità
percepita dagli utenti, i carichi di lavoro, l’adeguatezza dell’impegnativa
oraria dell’assistente familiare, la relazione con altre figure professionali
coinvolte.
I numeri
del progetto. Quanti sono i condomini coinvolti?
Nei primi sei mesi del 2015, già 1.779 persone
hanno dato la propria disponibilità come badanti e 646 come baby sitter, per un
totale di 2.425 domande. Un dato più che raddoppiato rispetto all’anno scorso,
quando le domande raccolte erano state 2.417 nell’arco dei 12 mesi del 2014.
Per il momento è il comune di Milano, insieme agli
attori del terzo settore a concordare quali siano i condomini in cui far
partire il progetto. Oltre al condominio di piazzale Dateo, a fine estate la
sperimentazione partirà in altri 15 condomini, con la previsione di arrivare a
45 entro la fine dell’anno 2015.
Come
bisogna fare e a chi rivolgersi per partecipare al progetto?
Il progetto rientra nell’ambito dello Sportello
CuraMi del Comune, che si occupa di mettere in contatto la domanda e l’offerta
di badanti e baby sitter. Per essere inseriti nelle banche dati comunali è
necessario effettuare un colloquio per definire le proprie capacità e
competenze oltre a possedere alcuni requisiti, tra cui la frequenza di appositi
corsi di formazione professionali: in questo modo garantiamo la professionalità
e la qualità del servizio e possiamo rispondere alle esigenze delle tante
famiglie milanesi alle prese con la necessità di assistenza dei soggetti più
fragili.