[A cura di: Gianluca Palladino – Direttore Italia Casa e Quotidiano del Condominio] “Se registro degli amministratori deve essere, perlomeno lo si istituisca sulla base di un documento condiviso dalle associazioni rappresentative del settore, e con una formula che tuteli sia chi svolge questa professione secondo i dettami legislativi, sia i condòmini. Fare le cose in fretta e furia non può che rivelarsi un danno”. Il presidente nazionale di Anaip, Giovanni De Pasquale, morde il freno su quello che è diventato uno dei nodi più dibattuti in ambito condominiale. E lo fa dopo che la figlia Federica De Pasquale – seppur a titolo personale – aveva invece chiesto un colpo d’acceleratore sulla misura, attraverso una lettera aperta inviata a Italia Casa e Quotidiano del Condominio nella quale rivendicava la bontà e l’utilità del registro così come era stato approvato dal Senato nell’ordine del giorno di cui lei stessa – in quel caso nelle vesti di segretaria nazionale Anaip – si era fatta promotrice all’epoca del Governo Gentiloni, coinvolgendo diversi parlamentari nella proposta, poi riformulata lo scorso mese di luglio anche al cospetto del nuovo sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone.
Ma andiamo per ordine e vediamo il comunicato, a firma di Giovanni De Pasquale, diffuso da Anaip in data 12 dicembre: all’indomani, cioè, della pubblicazione della lettera.
“In questi ultimi mesi si è discusso molto se istituire un registro degli amministratori di condominio presso il Ministero della Giustizia e, a tal riguardo, sono emerse molte proposte incoerenti presentate da soggetti scarsamente rappresentativi della categoria che ad oggi avanzano richieste non idonee a risolvere le problematiche esistenti nel settore.
Prima di affrontare il problema del “registro degli amministratori di condominio” bisogna fare una premessa ed analizzare l’attuale situazione del mercato dei liberi professionisti non regolamentati. La legge 220/12 ha introdotto numerosi adempimenti per l’amministratore di condominio fra i quali l’obbligo di formazione ed aggiornamento professionale. L’ANAIP è stata la prima associazione di categoria a livello nazionale che sin dal 1992 ha promosso ed istituito corsi di formazione ed aggiornamento per amministratori di condominio in Italia e per questo motivo, dopo quasi ventisette anni d’impegno in prima linea nel settore, pare titolata ad illustrare quali siano le criticità nel percorso evolutivo della professione di amministratore condominiale.
La nuova normativa, oltre ad aumentare gli adempimenti a carico degli amministratori, ha visto un amplificarsi dei costi di gestione per quei soggetti che svolgono l’attività in modo professionale (rispettando tutti gli obblighi di legge) ma, di contro, in un mercato dove vige la legge del prezzo più basso a discapito della qualità, proprio i professionisti più virtuosi sono stati penalizzati a vantaggio di soggetti improvvisati.
A tal proposito si è creata una vera “selezione naturale” degli amministratori di condominio, dove chi non osserva tutte le norme va avanti e chi svolge l’attività in modo professionale soffre e, molto spesso, soccombe.
È per questo motivo che non si ritiene utile un registro degli amministratori di condominio con le forme ed i requisiti proposti di recente.
A parere dello scrivente, quale unico referente dell’ANAIP, e sulla base di quanto è emerso in una riunione con le principali associazioni di categoria, il registro degli amministratori, così come pensato da alcuni soggetti non rappresentativi non funziona e rischia di creare ancora più danni in un mercato già in crisi che stenta a ripartire. La storia dovrebbe insegnare che la burocrazia e le tasse non creano professionalità né tanto meno fanno ripartire i mercati.
Nei prossimi mesi le principali associazioni che rappresentano realmente la categoria degli amministratori si riuniranno per determinare quali siano i provvedimenti da proporre congiuntamente alle Istituzioni. Sono certo che le Istituzioni e le altre associazioni di categoria valuteranno positivamente le nostre proposte nell’interesse della categoria, delle imprese del settore e di tutta l’utenza condominiale”.
Ora, a una prima lettura, i toni non propriamente morbidi del comunicato sembrerebbero fin sovradimensionati a fronte di quella che, in fondo, altro non è che una legittima divergenza di vedute in seno alla famiglia De Pasquale. Se non fosse che, nelle scorse settimane, Anaip (insieme ad Anammi, Aiac, Anapi, Ap, Mapi e Unai) è stata tra le 7 associazioni che hanno avviato un confronto proprio sul registro degli amministratori al fine di trovare una sintesi tra le rispettive posizioni. E, dunque, al momento c’è in ballo anche la salvaguardia di un’unità d’intenti in ambito condominiale che si mira, a breve, a concretizzare in un documento condiviso da sottoporre all’onorevole Morrone.
Ma quali ne saranno i contenuti? E in che cosa essi dovrebbero divergere dall’ordine del giorno già approvato nel corso della passata legislatura? “Partiamo da un presupposto – spiega De Pasquale –: qui si tratta di mediare tra un no senza appello al registro degli amministratori, che alcune realtà in ambito condominiale vorrebbero pronunciare, ma che a questo punto non pare più una strada percorribile; e l’esigenza di pensare al registro come ad uno strumento di effettiva tutela dei condòmini e degli amministratori professionisti, dandogli quindi una connotazione diversa rispetto a quella cui si fa riferimento nel famoso ordine del giorno approvato dal Senato”.
E del quale sua figlia rivendica la validità… “Ecco, qui tengo a fare una precisazione – commenta il presidente Anaip -. Con il mio comunicato non ho voluto smentire Federica. Ho semplicemente rimarcato che spesso la fretta è cattiva consigliera, e che in questa fase, invece che spingere per il varo in tempi rapidi di un provvedimento che poi si rivelerebbe magari inadeguato, è necessario compiere i passi giusti, valutando i pro e i contro delle singole ipotesi sul tavolo e addivenendo ad un meccanismo che soddisfi tutti, senza creare ulteriori danni al comparto”.
Già, ma quali? “Parliamoci chiaramente – spiega De Pasquale -. Se il registro dovesse tradursi in un semplice elenco nel quale – magari con una banale autocertificazione – chiunque possa iscriversi, senza che il Ministero abbia le effettive forze per effettuare controlli a tappeto e stanare chi non possa vantare i requisiti di legge, a giovarsene sarebbero, ancora una volta, i furbetti. Quelli che rilasciano attestati di formazione privi di qualità e validità; quelli che sulla base di tali certificati sarebbero ancor più di adesso legittimati ad amministrare condomini che poi però non sarebbero materialmente in grado di gestire; quelli che, addirittura, farebbero direttamente a meno di qualunque formazione, limitandosi a dichiararla pur non essendone in possesso. Il tutto a discapito sia degli amministratori realmente preparati e formati; sia – cosa ancor più grave – degli utenti finali: di quei condòmini, cioè, che si troverebbero in balia di personaggi sprovveduti o senza scrupoli nominati in assoluta buona fede”.
Ma quali rimedi si possono mettere in campo per scongiurare tali scenari? “Personalmente una soluzione l’avrei trovata – chiosa il numero uno di Anaip -. Ma, prima di annunciarla pubblicamente, credo sia corretto sottoporla alle altre associazioni”.